Roma: La Leggenda I Gemelli Romolo e Remo (discendenti del troiano Enea) figli di Marte e Rea Silvia allevati da una lupa il 21 aprile del 735 a.C. è la.

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Transcript della presentazione:

Roma: La Leggenda I Gemelli Romolo e Remo (discendenti del troiano Enea) figli di Marte e Rea Silvia allevati da una lupa il 21 aprile del 735 a.C. è la data tradizionale della fondazione di Roma Romolo (753-715 a.C.) è il nome del leggendario fondatore di Roma, gemello di Remo, entrambi figli di Marte e Rea Silvia (figlia del re di Alba Longa, Numitore). Alla loro nascita, lo zio Amulio ordinò che fossero gettati nel Tevere; ma il servo incaricato di uccidere i due fratellini, non ebbe il coraggio di compiere un così grave e vergognoso delitto, pertanto li pose in una cesta di vimini abbandonandoli, poi, alle acque del Tevere con la speranza che qualcuno li salvasse. Furono salvati e allattati da una lupa. Il pastore Faustolo e sua moglie Laurenzia, li trovarono nel bosco mentre la lupa li allattava, li presero con loro e li allevarono; una volta adulti, conobbero la loro storia e Romolo depose lo zio usurpatore, restituendo il trono a Numitore che, per gratitudine fece loro dono di un appezzamento di terreno sul Colle Palatino, non lontano dal luogo dove il pastore li aveva trovati. I gemelli decisero di fondarvi una nuova città, secondo la tradizione era il 21 aprile del 735 a.C. La leggenda narra che i due fratelli vennero a contrasto perché ciascuno intendeva dare il proprio nome alla città. Non arrivando ad un accordo, decisero di affidarsi al volo degli uccelli: chi ne avesse visti di più sarebbe stato il designato. Remo vide sei avvoltoi, ma Romolo il doppio: per questo spettò a lui il diritto di dare il nome alla città. Fu stabilito che nessuno doveva oltrepassare il solco tracciato per il perimetro della nuova città, senza il permesso del capo. Ma Remo, in segno di derisione, o per sfogare il suo dispiacere, lo oltrepassò ridendo. Romolo, offeso, si scagliò contro il fratello e lo uccise esclamando: “Così perisca chiunque osi offendere il nome di Roma!”. Questa è la leggenda sulla fondazione dell’Urbe. Romolo divenne il primo re di Roma.

Roma: le basi materiali posizione interna ben difesa dal fiume, le alture (i 7 colli) nodo di incrocio tra la via Salaria (commercio del sale) e l’asse nord-sud tra Etruria e Magna Grecia fiume navigabile abbondanti terre fertili capacità di acquisire le tecnologie più avanzate dei popoli sottomessi: es. 1: siderurgia etrusca es. 2: cantieristica navale greca La tecnologia del ferro: i romani seppero impadronirsi delle potenzialità economiche e tecnologiche dei popoli che via via sottomettevano; in particolare, la base tecnologica della potenza romana fu la siderurgia etrusca. La posizione strategica: Roma era situata su un’ansa del Tevere, in posizione interna rispetto alla costa, elevata (i sette colli) e quindi ben difesa; vi si incrociavano due importantissime vie di comunicazione e di traffico commerciale: una sull’asse ovest-est costituito dalla via Salaria, lungo la quale il sale, prodotto nelle saline presso la foce del Tevere, affluiva all’interno della penisola; l’altra sull’asse sud-nord che poneva in comunicazione le fiorenti città della Magna Grecia con quelle etrusche. La geografia del territorio: non lontana dal mare era raggiunta da un fiume navigabile, il Tevere, e disponeva di abbondanti terre fertili.

Roma: I 7 re

Patrizi e Plebei PATRIZI I patrizi erano i patres, i “padri” fondatori della città. Essi erano i discendenti delle famiglie più antiche che per prime avevano occupato i sette colli, si erano appropriate dei terreni migliori, avevano creato le leggende della loro discendenza da Enea e formavano un gruppo ristretto e impenetrabile, l’aristocrazia.

Patrizi e Plebei PLEBEI CLIENTI I plebei facevano parte della plebs o plebe, un termine che significava “moltitudine”. Erano immigrati laziali arrivati dopo la fondazione di Roma e avevano dovuto accontentarsi dei campi meno redditizi. erano persone di libera condizione che, privi di mezzi di sussistenza, si ponevano alle dipendenze del patriziato. Il cliente riceveva dal proprio padrone, il patrono, terra da coltivare, bestiame da pascolare, difesa nei tribunali; in cambio doveva arruolarsi al suo servizio in caso di guerra ed eseguire gli incarichi che gli venivano assegnati.

Gli Schiavi in genere prigionieri di guerra oppure plebei che non erano riusciti a pagare i debiti, venivano utilizzati nei lavori più pesanti. Il padrone poteva disporne a proprio piacimento: non soltanto aveva facoltà di venderli o ucciderli, ma poteva anche donare loro la libertà. In questo caso diventavano Liberti.

I Comizi centuriati L'appartenenza alle Centurie richiedeva un possesso di tipo terriero. Secondo le proprietà si avevano più obblighi ma si aveva un maggior potere politico. Siccome si votava per centuria e la prima classe ne comprendeva 98 mentre tutte le altre solo 95, esse avevano sempre la supremazia. I Comizi si riunivano annualmente per eleggere i consoli e i pretori dell'anno successivo, e ogni 5 anni per eleggere i censori Il Comizio Centuriato, doveva riunirsi al Campo Marzio, e veniva utilizzato solo per l'elezione dei magistrati dell'anno successivo. @ Migliardi 2007

Le secessioni della plebe 494 a.C. prima secessione dell’Aventino 449 a.C. seconda secessione dell’Aventino Debiti Decreti dei consoli che lasciavano i debitori in preda ai creditori Dal 486 a.C. richiesta la divisione dell’ager publicus (forse un anacronismo data la disponibilità reale dell’ager solo dopo la conquista di Veio nel 396 a.C.) Rivendicazione di leggi scritte Istituzione dei tribuni della plebe Leggi delle XII tavole

Roma conquista l’Italia: il Lazio 496 a.C. popoli latini 343 - 304 a.C. sanniti 280 a.C. etruschi sabini umbri 280 - 272 a.C. Magna Grecia 225 - 222 a.C. Gallia padana espansione nel periodo dei re: territori sottomessi nel VII sec. territori sottomessi nel periodo dei re etruschi (VI sec.) nei primi decenni del periodo repubblicano: distruzione di Veio, città rivale, per il controllo della via Salaria sconfigge la Lega latina presso il lago Regillo (496 a.C.) Roma, sconfitta la Lega latina presso il lago Regillo nel 496 a.C. e minacciata da equi e volsgi, non infierì sui latini vinti ma stipulò con essi il Foedus Cassianum, un’alleanza che prevedeva la costituzione di un esercito comune e la divisione paritaria di terre e bottino conquistati.

Roma conquista l’Italia: la Campania 496 a.C. popoli latini 343 - 304 a.C. sanniti 280 a.C. etruschi sabini umbri 280 - 272 a.C. Magna Grecia 225 - 222 a.C. Gallia padana 390 a.C. Roma è saccheggiata dai galli senoni (Brenno) riorganizzato l’esercito e le difese murarie inizia il periodo più intenso di conquiste in Italia contro i sanniti (343-341; 326-304 a.C.) la Lega latina coalizione di galli etruschi e sanniti (295 a.C.) Il periodo più intenso di conquiste in Italia fu quello che si aprì nel 343 a.C. con la guerra tra Roma e i sanniti. Sia nella prima fase delle guerre sannitiche (343-341 a.C.) sia nella successiva (326-304 a.C.) non vi furono grandi battaglie decisive tra romani e sanniti: i primi prevalevano negli scontri in campo aperto, i secondi quando le legioni penetravano nelle valli impervie dove i sanniti controllavano il territorio. Per battere i sanniti, i romani dovettero sconfiggere una ad una le popolazioni che con loro si erano alleate o che approfittavano delle difficoltà di Roma per riaprire antiche ostilità.

Roma conquista l’Italia: l’Etruria 496 a.C. popoli latini 343 - 304 a.C. sanniti 280 a.C. etruschi sabini umbri 280 - 272 a.C. Magna Grecia 225 - 222 a.C. Gallia padana sottomessi i sanniti muove, dal 280 a.C., verso nord contro galli, etruschi, sabini e umbri 265 a.C. la conquista e la distruzione di Volsinii pone fine all’autonomia delle città etrusche contemporaneamente si è aperto un nuovo fronte in meridione con l’intervento di Pirro Nel 280 a.C. si apre un nuovo periodo di guerra contro i popoli italici a nord di Roma. Con la conquista della città etrusca di Volsinii nel 265 a.C., Roma chiuse la partita con i popoli dell’Italia centrale: etruschi, sabini, umbri, galli e sanniti si piegarono definitivamente alla rinnovata potenza militare di Roma. Ma nello stesso anno 280 il suo predominio era stato messo in discussione dalle città della Magna Grecia che ormai si sentivano minacciate direttamente.

Roma conquista l’Italia: la Magna Grecia 496 a.C. popoli latini 343 - 304 a.C. sanniti 280 a.C. etruschi sabini umbri 280 - 272 a.C. Magna Grecia 225 - 222 a.C. Gallia padana Taranto minacciata chiede aiuto a Pirro, re dell’Epiro 280 a.C. Pirro sbarca in Italia e sconfigge i romani a Eraclea e ad Ascoli dopo un tentativo fallito di invadere la Sicilia, Pirro è costretto alla battaglia di Maleventum, dove è sconfitto definitivamente Taranto capitola nel 272 a.C. Tra le città della Magna Grecia che si sentivano minacciate vi era Taranto i cui abitanti, assieme ai lucani e agli oschi, avevano chiesto aiuto e protezione a Pirro, re greco dell’Epiro. Pirro sbarcò in Italia nel 280 e sorprese i romani con un esercito di 25.000 uomini e con nuove “macchine da guerra” – gli elefanti – che i romani incontravano per la prima volta. Due vittorie, presso Eraclea nel 280 e ad Ascoli nel 279, costarono a Pirro più di quanto avesse potuto ottenere sui campi di battaglia. Indebolito da quelle che da allora si dissero “le vittorie di Pirro” e da un vano tentativo di conquistare la Sicilia, il re greco fu sconfitto definitivamente nel 275 a.C. presso Maleventum, città che i romani ribattezzarono, in quell’occasione, Beneventum, l’odierna Benevento. Nel 272 a.C. Taranto capitolava e Roma era ormai padrona di uno stato che si estendeva da Rimini allo stretto di Messina; i popoli sottomessi da questo momento in poi non ebbero più la forza di mettere seriamente in discussione il potere e l’autorità dei conquistatori.

L’Italia sottomessa la conquista dell’Italia fu completata, a nord nel periodo tra le due guerre puniche nel 222 a.C. Roma conquistò Milano l’idea di Italia quale entità storica unitaria compare più tardi, tra il 91 e l’89 a.C., durante la guerra “sociale”, ossia quando gli alleati (socii) italici scesero in guerra contro Roma per ottenere il riconoscimento della cittadinanza. Tra le due guerre con Cartagine, Roma fu minacciata da una grande mobilitazione delle tribù dei galli padani. Roma allora mise in campo tutte le sue forze allestendo un esercito con più di 200.000 uomini ed ebbe il facile appoggio degli alleati che temevano di cadere in balia di orde barbariche distruttrici. Nell’epica battaglia di Talamone del 225 a.C. i romani massacrarono 40.000 galli. Roma decise allora di chiudere i conti con loro: nel 223 invase la pianura padana, sul fiume Chiese sterminò 50.000 galli e nel 222 a.C. conquistò Milano. A quella data il dominio di Roma sull’Italia peninsulare era completo e aveva esteso la sua presenza nel nord i cui popoli saranno sottomessi nel II secolo a.C.