La liturgia: Il codice dei codici Comunicazione e missione [= CM], pubblicato il 18 giugno 2004.

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La liturgia: Il codice dei codici Comunicazione e missione [= CM], pubblicato il 18 giugno 2004

In otto capitoli, avvalorati da un indice analitico e da un Dvd con lipertesto e laudio del documento, il lettore constata nella prima sezione: Comunicare il Vangelo nella cultura mediale, quasi lo sviluppo e lattualizzazione del precedente breve documento; mentre nella seconda sezione: Percorsi e iniziative pastorali, si declinano le responsabilità e le attenzioni che sono chiamate in causa per la realizzazione della missione della Chiesa oggi.

N° 43 Comunicazione e Missione L a forza comunicativa della parola di Dio emerge in maniera precipua e singolare nella celebrazione liturgica. Qui lannuncio accade. Non più solo espressioni verbali, ma realtà. Il mistero salvifico viene consegnato agli uomini di tutti i tempi e di tutte le latitudini, rendendo contemporaneo – qui ed ora – il mistero di Cristo. Nel rito sacramentale cristiano la polivalenza propria del simbolo – cosa e gesto – è integrata dalla parola che sempre laccompagna esplicitandone i significati. I sacramenti realizzano ciò che annunciano verbalmente e diventano in tal modo luoghi di profonda comunicazione tra il mistero di Dio e lesperienza umana. La liturgia può essere considerata il codice dei codici, presupposto di ogni altro codice mediatico e paradigma di ogni autentica comunicazione.

N° 60 Comunicazione e Missione La liturgia come pienezza della comunicazione Liturgia e comunicazione hanno molti aspetti in comune: entrambe si realizzano attraverso segni e azioni simboliche; entrambe richiedono gestualità e partecipazione. Il rito liturgico esplicita il dialogo permanente tra Dio e il suo popolo: Dio lo raduna perché ha qualcosa da comunicare e il popolo, mosso da quella chiamata, è provocato a rispondere al dono offerto con latto di fede e il canto di lode.

La liturgia esprime questo meraviglioso scambio: è dunque un evento comunicativo perché in esso si attua il dialogo tra Dio e luo- mo. Nellesperienza liturgica accade quella forma di comunicazione della fede che altrove e altrimenti non potrebbe darsi. La forma rituale infatti, in quanto azione, coinvolge tutto luomo e i suoi sensi, con oggetti, suoni, colori, luci, parole e gesti.

N° 61 Comprensione simbolica La forma liturgica non ha come suo primo compito quello di narrare gli eventi fondanti o di illustrare i contenuti della fede, ma di ripresentare, qui e adesso, la loro forza che salva e trasforma. Una liturgia troppo preoccupata di rendersi comprensibile, presto o tardi smentisce se stessa: si fa pensiero o rappresentazione esteriore e cessa di essere celebrazione. La comprensione della liturgia, prima che concettuale, devessere simbolica.

N° 62 Ambiente comunicativo adeguato Un ambiente comunicativo adeguato favorisce la messa in opera della celebrazione liturgica. Valorizza i gesti e le parole, i segni e simboli, le luci e le ombre, i momenti pieni e i silenzi, i canti e le parole proclamate, gli spazi in cui si muove lassemblea. Il discernimento si nutre della consapevolezza che il linguaggio simbolico non aggiunge parola a parola, segno a segno, ma è luogo in cui si disvela un più vasto orizzonte di percezioni.

A queste condizioni – insieme ad altre ancora– si può guardare la liturgia come al «paradigma» di ogni autentica comunicazione con Dio, con i fratelli, con le realtà create. Se la comunicazione liturgica «avviene», è tutta la comunità che è «comunicativa»!

A colui che presiede e a coloro che esercitano un ministero nella liturgia è perciò richiesta una precisa competenza e un alto livello di sensibilità comunicativa. Si tratta anzitutto di attivare e modulare i diversi linguaggi, oltre la semplice formulazione verbale.

N° 63 Il linguaggio omiletico L omelia è «parte della stessa liturgia». Senza il rispetto della sua natura rituale, la predicazione corre il rischio di oscillare tra consolazione e apologetica, trasmissione sistematica di contenuti dottrinali e adeguamento alle mode e alle tendenze linguistiche del mondo.

«I fedeli ne ricavano frutto purché essa sia semplice, chiara, diretta, adatta, profondamente radicata nellinse- gnamento evangelico e fedele al Magistero della Chiesa, animata da un ardore apostolico equilibrato, piena di speranza, nutriente per la fede, generatrice di pace e di unità» (PVI, Evangelii nuntiandi, 43.)

Occorre rispettare le cinque finalità dellomelia precisate nellintroduzione al Lezionario: guidare i fedeli a intendere e gustare la Scrittura; aprire il loro cuore al rendi- mento di grazie; condurli allatto di fede per ciò che riguarda quella Parola che nella celebrazione si fa sacramento; prepararli a una fruttuosa comunione; esortarli ad assumersi gli impegni di una vita cristiana

I futuri presbiteri e i diaconi, nel periodo della formazione, dovranno essere adeguatamente aiutati ad acquisire le competenze utili per rendere lomelia più immediata e comprensibile a tutti. Nellomelia devono trovare spazio anche i riferimenti alle concrete situazioni di vita, in modo da favorire quel discernimento spirituale e culturale di cui luomo di oggi ha particolare bisogno. Occorre tener conto delluditorio e della mentalità diffusa, profondamente segnati dai processi mediatici, per calibrare nel migliore dei modi linguaggio, ritmo e tono.

N° 64 La Messa in TV Per la natura e le esigenze dellatto sacramentale non è possibile equiparare la partecipazione diretta e reale a quella mediata e virtuale, attraverso gli strumenti della comunicazione sociale. Pur rappresentando una forma assai valida di aiuto nella preghiera, soprattutto per chi è malato o impossibilitato a essere presente, in quanto offre «la possibilità di unirsi ad una Celebrazione eucaristica nel momento in cui essa si svolge in un luogo sacro» va evitata ogni equiparazione.

Per questo stesso motivo risulta fuorviante trasmettere celebrazioni sacramentali in differita o in modo ripetitivo attraverso i media. Tanto meno si può pensare che le celebrazioni sacramentali possano avvenire tramite i media, come ipotizzato da alcuni per il sacramento della penitenza

N° 65 criteri per la Messa in Tv Molte emittenti radiotelevisive trasmettono la santa Messa nei giorni feriali e soprattutto la domenica. Tale trasmissione deve essere autorizzata dallOrdinario del luogo e preparata adeguatamente seguendo i criteri stabiliti dallautorità ecclesiastica. Dove tali trasmissioni sono abituali, è necessario predisporre una convenzione tra la diocesi o la Conferenza episcopale (nazionale o regionale) e lemittente, affidando al competente ufficio per le comunicazioni sociali, coadiuvato dallufficio liturgico, la verifica delle modalità di ripresa e di trasmissione.

La comunità ecclesiale, da cui la santa Messa viene trasmessa, consapevole della peculiare situazione dovuta alla presenza di strumenti mediatici, si impegnerà a rendere la celebrazione esemplare, anche attraverso unaccurata preparazione dei fedeli e particolari accorgimenti da concordare con gli operatori della comunicazione, evitando alterazioni alla natura dellatto celebrativo

A queste condizioni – insieme ad altre ancora – si può guardare la liturgia come al «paradigma» di ogni autentica comunicazione con Dio, con i fratelli, con le realtà create. Se la comunicazione liturgica «avviene», è tutta la comunità che è «comunicativa»!