F. LAMBIASI – G. TANGORRA, Gesù Cristo comunicatore

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Transcript della presentazione:

F. LAMBIASI – G. TANGORRA, Gesù Cristo comunicatore F. LAMBIASI – G. TANGORRA, Gesù Cristo comunicatore. Cristologia e comunicazione, Paoline, Milano 1997. II parte: G. Tangorra, Cristologia e comunicazione A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

Capitolo terzo GESÙ CRISTO AUTOCOMUNICATORE Un’attenta lettura della definizione “Gesù perfetto comunicatore” della Communio et Progresso (11), offre altri spunti di riflessione. A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

Una primo elemento è la globalità ossia, Gesù non comunica solo con le parole, con la sua ideologia, ma con tutto se stesso (con i gesti, il modo di vivere e soprattutto con la sua capacità di donarsi, sempre nella prospettiva della globalità (Dei Verbum 2). Il parziale in Gesù non esiste. A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

Un secondo elemento è il livello comunicativo, la capacità cioè di Dio in Gesù, di farsi carne, e così entrare in relazione con la sua creatura dallo stesso suo livello (CP 11). “Il documento fonda quindi la sua convinzione sul fatto che Cristo ha saputo essere uomo del suo tempo ed ha saputo pronunciare una parola maturata dall’ascolto degli uomini. La perfezione e l’esemplarità in questo caso sono quelle della pedagogia, di una comunicazione che è efficace per il corretto procedimento di codificazione nel quale l’altro è considerato come un tu. Gesù si pone in relazione con la sua libertà, il suo modo esperienziale, il linguaggio della sua epoca, in modo da non rendere estraneo o unilaterale il messaggio che vuole trasmettere. Prima di ogni condivisione o comunione deve esserci la comprensione”. A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

Ultimo e decisivo elemento è la finalità della comunicazione di Cristo, ossia la comunione autentica (CP 8). Oggi che viviamo nel paradosso di un’epoca della comunicazione di massa, dove però gli uomini sembrano immersi in un clima di solitudine e di incomunicabilità, il Cristo si propone come modello, perché la sua trasmissione è finalizzata alla comunione di quelli che comunicano. A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

Egli lo fa privilegiando il piano della relazione, presentandosi come amico e come solidale, rifiutando le soluzioni opposte dell’individualismo e del collettivismo, ristabilendo l’interruzione di fondo, quella fra Dio e gli uomini. Comunicazione e comunione, nella pedagogia di Gesù, costituiscono una specie di circolo ermeneutico: l’una è al tempo stesso mezzo e fine dell’altra… la teologia giovannea mostra quanto detto: amatevi gli uni gli altri … da questo vi riconosceranno (cfr. Gv 13, 34-35). A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

Tre i momenti chiave della comunicazione di Gesù: la parola, la vita, la relazione. A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

Primo paragrafo LA PAROLA DI GESÙ In Lc 2, 46 Gesù è nel tempio coi dottori a discutere, ad ascoltare; in Lc 4, 14-20 Gesù prende la parola nella Sinagoga e legge il rotolo con la profezia di Isaia. Così inaugura la sua missione. Matteo fin dal primo momento lo presenta come “maestro” (Mt 5, 1-2). Gesù più che uno scriba sedentario è un maestro sui generis, di origine contadina e itinerante e il suo messaggio è “popolare”. A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

“Alcune caratteristiche permettono di qualificare la parola nell’ambito di un processo comunicativo autentico”. L’importanza del contesto. Gesù si rapporta agli interlocutori non con discorsi astratti, ma secondo le aspirazioni più intime degli interlocutori. “È messaggio ma anche risposta alle speranze degli uomini, indicazione, ma anche impegno a vivere in modo nuovo seguendo l’ideale del Regno. Gesù parla del Dio vicino, del senso dell’uomo, del bisogno di liberazione, di povertà e ricchezza, di gioia e dolore. Denuncia il ruolo frustrante della legge, critica gli autoritarismi, invita alla solidarietà. A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

Il metodo di insegnamento è maieutico Il metodo di insegnamento è maieutico. Per Gesù la verità è già dentro di noi, bisogna solo cavarla fuori, così pure la soluzione a tutti i problemi: «per questo il discepolo non deve in primo luogo imparare, ma riflettere e cercare. Un segno di questa convinzione è l’uso frequente delle domande. Esse mettono in imbarazzo l’uditore che si aspetta una risposta pre-confezionata, rivelano una sottile ironia, ma soprattutto servono ad aprire l’interrogante ad una dimensione nuova dei problemi, provocando un superamento della comoda certezza che la verità venga distribuita dall’esterno» A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

«I toni con cui viene pronunciata questa parola sono fermi e autorevoli, ma mai autoritari, (…) La sua parola è frequentemente chiara, diretta, esplicativa, priva di ambiguità. Non propone una ideologia, non fa teologia nel senso tecnico, ma comunica soprattutto la sua esperienza di uomo. Il suo scopo è quello di rivolgersi a tutti, non restringendo le parole nel cerchio delle persone di cultura superiore». A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

«Lo stile è audace, folgorante, tipico del linguaggio sapienziale, Gesù si serve spesso del paradosso: “Non affannatevi dunque per il domani: perché il domani avrà già la sua pena” (Mt 6,34); “Lascia che i morti seppelliscano i propri morti” (Mt 8,22); “Tutti quelli che mettono mano alla spada, periranno di spada” (Mt 26,52). Gesù usa un linguaggio analogico fatto di simboli, figure, metafore…che testimoniano il loro potere immaginativo ma anche il fatto che cerca, nella vita di tutti i giorni, cose che facciano da tramite per far capire bene il suo messaggio. Es. la parabola della pecorella smarrita; la dracma perduta, il buon samaritano ecc. tutti esempi incalzanti tratti dalla vita quotidiana A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

«Il linguaggio delle parabole compie un servizio indispensabile nei confronti del dato religioso perché “costringe a pensare: non definisce, ma allude, invita ad andare oltre. La parabola è un discorso globale che lascia intatto il mistero di Dio, mostrandone però con forza l’impatto con la nostra esistenza». A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

La tradizione orale del Vangelo e le incarnazioni di essa nelle varie comunità portarono a prendere coscienza che le parole del Vangelo fossero una ulteriore incarnazione del Logos, del Verbo di Dio. Giovanni soprattutto nel prologo (Gv 1,1 e ss.), «sviluppa il tema della preesistenza ponendo un’identità fra Gesù e la Parola creatrice, rivelatrice e redentrice. Dall’alto dell’eternità la Parola intraprende un cammino di discesa e in Gesù Cristo si fa carne, pone la sua tenda in mezzo agli uomini. Il Cristo non è più soltanto il comunicatore, il maestro espressivo e autorevole, ma il Logos stesso, la comunicazione divina personalizzata». A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

Secondo paragrafo IL COMPORTAMENTO DI GESÙ A proposito dei gesti e dei comportamenti di Gesù L. Boff scrive: “L’interesse per gli atteggiamenti e il comportamento di Gesù storico parte dal presupposto che in lui si rivelò ciò che vi è di più divino nell’uomo e ciò che vi è di più umano in Dio. Quello che emerse e si espresse in Gesù deve emergere ed esprimersi anche nei suoi seguaci: totale apertura verso Dio e verso gli altri, amore indiscriminato e senza limiti, spirito critico di fronte alla situazione sociale e religiosa vigente, perché essa non incarna semplicemente la volontà di Dio, fantasia creatrice, che in nome dell’amore e della libertà dei figli di Dio mette in questione le strutture culturali, primato dell’uomo-persona sulle cose dell’uomo e per l’uomo”. A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

Sempre Boff fa un lungo elenco delle possibili incarnazioni: l’amore ai bambini, l’affetto e l’attenzione verso i discepoli, l’accoglienza dei pagani, la compassione per la vedova di Nain, la pietà delle folle, l’indignazione per gli increduli, lo sdegno nei confronti dei farisei o dei profanatori del tempio, i miracoli nel giorno di sabato, la desolazione nel Getsemani, il senso dell’abbandono e della solitudine vissute sulla via della croce. A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

Sono tutti atteggiamenti che rientrano nel linguaggio analogico che a livello teologico dice quanta antropologia Dio abbia messo nella sua incarnazione-comunicazione e quanta comunicazione non-verbale. Sul piano dei contenuti tre sembrano essere i messaggi principali che Gesù vive e comunica con i suoi atteggiamenti: la paternità di Dio, la libertà, la gioia. A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

Gesù è soprattutto il comunicatore del Padre Gesù è soprattutto il comunicatore del Padre. «Egli vive, prima ancora di predicarlo, un rapporto religioso che, sotto il segno della paternità divina, è anzitutto sereno, tranquillo, armonioso. In Gesù non c’è niente dell’angosciante tormento di un uomo che cerca di salvarsi dalla dannazione, niente della paura di una punizione incombente, niente del fanatico messaggero ossessionato dalla conversione del mondo. Il Dio predicato da Gesù non è l’irascibile castigatore che sta per far cadere la mannaia sugli uomini impenitenti, o la divinità capricciosa e incontentabile che opprime gli uomini con le sue richieste di sovrano insindacabile. A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

È il Dio vicino al cuore ferito, che non spezza la canna incrinata, non finisce di spegnere lo stoppino fumigante, che fa festa per un peccatore pentito e lascia le novantanove pecore per andare a cercare quella smarrita». Gesù detesta che in nome della religione si metta pesi insopportabili sulla gente (Lc 11, 46). La paternità di Dio che in Gesù si fa presente fa vedere un Dio vicino, che ascolta, accoglie, perdona, rinfranca … A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

Alla scuola del Padre Gesù ha imparato ad essere libero Alla scuola del Padre Gesù ha imparato ad essere libero. Gesù non entra nello schema pietistico, né in quello bigotto, appare svincolato da ogni formalismo, culturale, religioso o sociale. È libero, sicuro di sé, deciso, parla chiaro e non cerca di conquistarsi il favore di alcuno o l’approvazione. A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

Non ha mai l’atteggiamento servile, che spesso si trova tra gli uomini mediocri, che s’inchinano davanti all’autorità. Gesù guarda l’umanità da un’ottica di uguaglianza, senza distinguere tra servi e padroni o fra superiori e inferiori, senza fare comode classificazioni, ma anzi abolendo la tradizionale divisione fra il puro e l’impuro (Mt 7, 14-15). Se entra in conflitto con le autorità del suo tempo è proprio per una questione di libertà (Lc 22,25). A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

Il lieto annuncio o euanghélion è il centro della vita di Gesù Il lieto annuncio o euanghélion è il centro della vita di Gesù. Lo stile di vita di Gesù è festivo (non festaiolo), distante da quello rigido di Giovanni Battista o quello farisaico. Gesù è un asceta (Mc 1,12-13), non un masochista, né un moralista. La sua religiosità è serena: parla di invitati alle nozze che non possono essere tristi perché lo sposo è con loro, di un dio che preferisce la misericordia al sacrificio (Mt 9,13)… A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

Non giudica gli uomini, non forza le conversioni Non giudica gli uomini, non forza le conversioni. Gli uomini sono liberi di allontanarsi o avvicinarsi. A Lui interessa far prendere consapevolezza che si è invitati al banchetto della salvezza … vuol far conoscere l’amore di Dio che ama l’umanità in qualsiasi situazione si trovi, anche nel peccato più nero … ed è pronto a raccogliere, a redimere, a salvare … A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

Secondo paragrafo L’UOMO DI RELAZIONE In varie discipline la relazione sta diventando il centro della ricerca. In filosofia (Buber: in principio è la relazione), in psicologia, la scuola di Palo Alto in California ha incentrato tutta la ricerca intorno alla comunicazione, partendo dalla possibilità della relazione, che avviene tra chi emette un messaggio e chi lo riceve. A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

Anzi si è scoperto che spesso i contenuti sono «al servizio della relazione e in molte comunicazioni più che prestare attenzione al messaggio, si deve guardare alla natura della relazione che quel messaggio intende stabilire (…) le cose che si dicono diventano meno importanti del chi le dice e del modo in cui le dice (…) Il tipo di relazione così è in grado di fecondare o frantumare la comunicazione, disturbarla o favorirla, guarire o deprimere i suoi protagonisti». A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

Anche la teologia sta puntando sulla relazione, basti pensare a quanto i “due comandamenti” stiano ritornando in superamento del legalismo e del formalismo. «Il principio antropologico determina anche la stessa idea di comunicazione salvifica». A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

Scrive Fransen: “La salvezza che si realizza mediante la grazia, deve purificare e intensificare il nostro essere uomini. Se la grazia distrugge qualcosa, è solo ciò che mette in pericolo il nostro essere uomini: il male e il peccato. In altre parole: quanto più intensa è la nostra umanizzazione, tanto più radicale è la nostra divinizzazione; e quanto più totale è la nostra divinizzazione, tanto più radicale sarà la nostra umanizzazione”. A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

Lo stesso Concilio nella Gaudium et spes al 32 dice: “Cristo santificò le relazioni umane”. Ci si chiede ora come siano state le relazioni di Gesù prima da un punto di vista storico e poi da quello propriamente teologico. A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

Terzo paragrafo LE RELAZIONI DI GESÚ «Gesù entra nel contesto esistenziale e sociale degli uomini: frequenta le strade, le piazze, le città, si circonda di amici e di amiche, cammina in compagnia e mangia con glia altri. È un uomo-con-gli-altri oltre che l’uomo-per gli altri, il co-esistente e non solo il pro-esistente». A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

Le qualità delle relazioni di Gesù Le qualità delle relazioni di Gesù. Gesù preferisce una qualità importantissima della relazione umana cosiddetta modello orizzontale, dove stare-con e la fraternizzazione prevalgono sulla gerachizzazione. (…) Mt 23,9 “non chiamate nessuno padre sulla terra; Mt 20, 25-27 “non vi fate chiamare rabbì, ma chi vuol essere il primo…”. «In questo modo Gesù reinquadra totalmente la posizione dell’altro, facendo percepire a ogni uomo il valore della propria soggettività» (p. 145). A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

L’autenticità. Spesso le persone sono bloccate nella comunicazione perché hanno poca stima in se stesse, sono frustrate ecc. Frequentemente per superare questo problema si rifugiano in un ruolo, presentandosi in modo diverso da quello che sono veramente. Davanti a Gesù nessuno deve ricorrere a questi sotterfugi per farsi accettare. Es. l’uomo ricco che cerca di blandire “maestro buono” (Mc 10, 17-23); la vedova che mette i pochi spiccioli riceve l’elogio perché è se stessa Mc 12, 41-44). Conviene conoscersi bene per gestire il proprio positivo. Bisogna uscire dai propri meccanismi di difesa. (…). A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

L’apertura a tutti. Molte volte le relazioni falliscono perché ci sono pregiudizi e precomprensioni che possono essere di tipo culturale, politico, sociale ecc. La relazione che insegna Gesù mira alla comunione con tutti (belli, brutti, simapatici, antipatici, amici e nemici…). L’utopia di Gesù: la comunione con tutti, dove i piccoli i poveri diventano i preferiti e vengono recuperati. A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

L’amico. “Ha amato con cuore di uomo” dice la GS, 32. La vecchia cristologia prediligeva titoli che sottolineavano la distanza, ma come suggerisce Moltmann il titolo di “amico” fa subito pensare alla comunione con Lui e tra fratelli. Gesù vive le sue amicizie sul piano dell’esperienza umana, deistituzionalizzando e deideologizzando i rapporti. A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

L’amicizia con Lazzaro è ricca di particolari (cfr. Gv 11, 1-44) L’amicizia con Lazzaro è ricca di particolari (cfr. Gv 11, 1-44). Il vertice di questa storia è in Gv 15, 13-15, quando Gesù esplicitamente rifiuta di chiamare i suoi discepoli servi e li chiama amici: «il risultato è quello di comprendere in questa ottica tutti i contenuti della comunicazione. L’amicizia diventa la chiave di comprensione che dà significato anche al gesto supremo del dare la vita: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 13)». A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

Il solidale. Soprattutto con gli ultimi tanto da prendersi i rimproveri di scribi e farisei (cfr. Lc 15,2; 7, 34; 7,39; Mt 9, 12-13). «L’incontro con Zaccheo è emblematico, il peccatore emarginato. Gesù supera le difficoltà della comunicazione leggendo a fondo il gesto del suo interlocutore di salire sull’albero e autoinvitandosi alla sua tavola. Qui, dando l’esempio di un processo che tende non a dire, ma ad ascoltare, egli non pronuncia giudizi o soluzioni, ma si limita a instaurare un clima di fiducia, di attenzione e di vicinanza. A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

In questo modo il messaggio penetra da solo e l’uomo impara a leggere dentro di sé. Nella solidarietà del maestro, Zaccheo, scopre le proprie interruzioni alla fraternità; nella stima e nella fiducia che gli vengono donate, verifica e riconosce i propri errori: ho peccato, ho rubato, sono stato un egoista, renderò a ciascuno il quadruplo di quello che ho tolto! Lo stupore di Gesù indica come egli non avesse strumentalizzato l’incontro e il pasto comune per ottenere una confessione. A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

Si era limitato ad andare incontro al bisogno interiore dell’uomo, ma ora può proclamare che “la salvezza è entrata …” (Lc 19, 1-10)». «Il punto di forza della solidarietà è la relazione con la comunità umana». Parte dall’io-tu per giungere al tutto. L’incontro con Gesù sana tutte le relazioni, con Dio, coi fratelli, col creato. Gesù così, non è un intimista isolato, ma si immerge nel sociale con tutto il peso delle sue opinioni: rifiuta le facili classificazioni razziali, le emarginazioni dovute alle malattie: puro-impuro (cfr. Mt 9, 10-20). A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

Critica la ricchezza e il potere (Mc 10, 23) Critica la ricchezza e il potere (Mc 10, 23). Giudica la società che calpesta la dignità degli uomini, imponendo pesanti fardelli in nome di Dio (Lc 11, 46; Mc 10, 42.25). La sua solidarietà si esprime mettendo in discussione le strutture del tempo, che opprimono, alienano, sfruttano, coinvolgendo tutte le dimensioni della persona: relazionale, sociale, politica, economica, culturale. A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

Quarto paragrafo L’ESSERE RELAZIONALE Oggi con le nuove riflessioni teologiche e cristologiche, si è giunti a dire che a costituirci persona è la relazione e non la “substatia”, l’ “ipostasi”. Si supera così la difficoltà scaturita dalla riflessione metafisica e filosofica che prendendo spunto da Boezio riteneva la persona: sostanza individua di natura razionale, ponendo una infinità di domande su come potessero sussistere le due nature, nel Cristo, senza essere due persone, ma una. A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

Guardando alla Trinità, si è giunti a dire che la persona è costituita dalla relazione con l’altro. «Poiché siamo più noi stessi quanto più siamo negli altri, allora siamo più uomini quanto più siamo nel totalmente altro, cioè Dio», e che nell’incontro con Gesù veniamo personificati in quanto ridona a chiunque incontra, la sua vera e propria dignità che il peccato tende a deturpare. A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione