La Natività a lume di notte Domenico Fiasella
La storia del dipinto La prima volta che possiamo rintracciare notizie sulla nostra opera è nel 1633. Durante una visita pastorale, avvenuta in quell'anno, vengono descritti gli arredi della Pieve di San Pietro, che allora era sita nell'odierna Piazza Aranci. Il dipinto era collocato nel transetto di destra sull'altare della Natività di Nostro Signore Gesù Cristo. Quando nel 1807 la Pieve fu demolita e gli oggetti sacri dispersi in altre Chiese, della nostra opera si persero le tracce, fino a rintracciarne le sorti nella chiesetta conventuale della Beata Vergine Addolorata (1844). Qui la tela, “rappresentante il Presepio, di buona maniera ma annerita e guasta dal tempo” (Guida delle chiese di Massa lunense di A. Matteoni), privata del suo altare, fu quasi dimenticata, appesa sopra un confessionale. Oggi, l’opera è stata completamente restaurata ed è esposta nel Museo Diocesano di Massa, in attesa di una sua prossima collocazione in una delle nostre belle chiese.
Ricostruzione della Pieve di San Pietro a opera dell‘architetto M Ricostruzione della Pieve di San Pietro a opera dell‘architetto M. Tonelli La chiesetta della Beata Vergine Addolorata
Domenico Fiasella Domenico Fiasella nasce a Sarzana il 12 agosto 1589, svolge il suo apprendistato presso la bottega del Paggi. Dopo questo iniziale studio della pittura si trasferisce a Roma (1607-1616).Per farsi notare il giovane pittore sarzanese ricorse ad un espediente: pose un suo quadro, una Natività del Signore, senza nome ma bene in vista in un'esposizione in Santa Maria della Scala. Il quadro venne notato e apprezzato da Guido Reni. Era un Notturno, genere più volte replicato dal pittore, e come tale mostra uno stretto legame con il caravaggismo, cui aderiva entusiasticamente il giovane Fiasella. Nel 1617 rientra a Sarzana e qui dipinse numerose opere. Dal 1618 dimora a Genova, divenendo rapidamente uno dei pittori più in vista. Il pittore mantenne stretti legami con la città natale, che conserva tuttora molte sue opere e lavorò a più riprese per i Cybo Malaspina di Massa e per altre città. Muore 19 ottobre 1669.
Analizziamo l’opera d’arte La “Natività a lume di notte” è un dipinto, una pala d’altare, ad olio su tela (1630). Non si conosce con certezza l'autore dell'opera ma viene attribuita a Domenico Fiasella o alla sua bottega. Il quadro raffigura la nascita di Gesù così come è narrata dall'evangelista Luca. Il quadro è molto scuro e le uniche fonti di luce sono la candela in mano a Giuseppe e quella che promana da Gesù. La tecnica è quella del caravaggismo appresa da Domenico a Roma. Giuseppe indossa una veste marrone e con la mano protegge la lieve fiammella della candela, quasi a nasconderla, come per dirci: “Guardate, la vera Luce non è questa, ma è Gesù!”. Maria, la Donna senza peccato nata per dare alla luce Colui che si sacrificherà per gli uomini, indossa un vestito rosso, segno di regalità e un velo azzurro segno di infinito, del cielo, attribuendo così alla Madre di Gesù la definizione di “Regina del cielo”.
come fa ogni mamma che adagia nel lettino il suo piccolino. E' sorridente, mentre depone dolcemente il Bambino nella umile mangiatoia, come fa ogni mamma che adagia nel lettino il suo piccolino.
Gesù, non ha vestiti, solo un telo bianco è sotto il suo corpo, un telo bianco come quello usato per la sua sepoltura. Come nel momento della deposizione Maria ha tra le sue braccia il corpo di Gesù. Gesù guarda, con fare birichino la madre, che viene illuminata dal suo amore.
E' Lui che illumina tutta la scena, il Suo amore è così grande che quando qualcuno lo incontra si sente colpito della luce del suo amore. Tale luce infatti fa da contrasto con il buio intorno, simbolo delle tenebre del male. Gesù è la vera luce che sconfigge la morte e prepara per l'umanità un mondo d'amore. “In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta......Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo” Gv 1,4.9
Sotto la mangiatoia c'è un angioletto che si avvicina con fare divertito al Bambino. Anche nella parte superiore del dipinto ci sono degli angioletti, due di loro hanno in mano un cartiglio dove c'è scritto “Gloria in excelsis Deo”, “Gloria a Dio nel più alto dei cieli”, il canto degli angeli ai pastori. “C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”. E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”. Lc 2, 8-14
Accanto alla mangiatoia un pastore incantato guarda a Gesù, quasi a volerlo abbracciare, a voler proteggere quel prezioso tesoro che gli viene donato. Sulla destra del dipinto si intravede il bue. Il dipinto purtroppo è incompleto, si capisce che è stato tagliato perché mancano parte del cartiglio, forse accanto al bue ci doveva essere anche l'asino, così come nella tradizione del presepio che, sulla scorta della profezia di Isaia 1,3 dice: «Il bue conosce il proprietario e l’asino la greppia del padrone, ma Israele non conosce e il mio popolo non comprende». Origene ricollega questo brano alla nascita di Cristo, interpretando il bue, animale ritenuto puro, come simbolo degli ebrei e l’asino, ritenuto impuro, come simbolo dei pagani: solo questi ultimi sapranno riconoscere la greppia del loro padrone.
Abbiamo osservato varie “Natività di notte” per evidenziare le somiglianze e le differenze con la nostra opera. G. de La Tour Anbetung der Hirten Il risultato emerso dopo la discussione è che nei dipinti osservati l’elemento predominante è sempre e solo l’intento dei pittori di manifestare agli uomini Gesù luce del mondo. Rubens
Riflessione dopo l’osservazione del dipinto da parte degli alunni: l’attenzione si è concentrata su Gesù luce per l’umanità, ma gli alunni sono rimasti colpiti dalla dolcezza dello sguardo di Maria, lo sguardo di una madre che ammirata guarda il proprio piccolo e della silenziosa presenza di Giuseppe. Nel quadro vediamo raffigurati Maria, Giuseppe che stanno adorando Gesù e sembrano dirgli: “Noi ti vogliamo bene e ti proteggeremo sempre”. La scena trasmette la gioia e la serenità che solo una famiglia può dare quando nasce un bambino. La famiglia, che qui è rappresentata, è il modello di famiglia che tutti noi vogliamo avere: la famiglia riscalda, dà amore, affetto e quando ci troviamo in difficoltà è un porto sicuro dove poi tutto riesce ad essere superato con l'amore e la comprensione. Ogni bambino vuole una famiglia tutta per sé, una famiglia che lo guidi, lo aiuti a crescere e che giochi con lui. Avere una famiglia è un diritto lo dice la “Convenzione dei diritti dei fanciulli”: ogni bambino deve crescere in un ambiente famigliare per un corretto e completo sviluppo della personalità. Ha diritto a crescere insieme ai genitori ed essere amato ed educato da loro. Sappiamo, però, che questo diritto non è rispettato, infatti, tanti bambini vivono senza genitori, senza affetti, senza la protezione necessaria che solo una famiglia può dare. La famiglia è per noi la cosa più importante, è come il sole per il mondo!
La nostra visita al Museo Diocesano di Massa per vedere l’opera restaurata