Il Comune
Il Comune Comune medioevale – comune politico modello della città-stato della Grecia classica modello amministrativo romano modello amministrativo contemporaneo (municipio) Governo cittadino fondato sull’assunzione del potere da parte di un’associazione libera comprendente prima le famiglie maggiori e poi le corporazioni artigianali e le organizzazioni popolari
La nascita del Comune Crisi politica del X secolo frammentazione territoriale, anarchia politica potere imperiale non più totale e primario, ma concorrenziale con quello delle nuove autonomie sviluppo dei comuni: libertà di elezione dei magistrati autodeterminazione politica e amministrativa Fine del sec. XI – metà del sec. XII: nascita del comune (Italia centrale e settentrionale)
Rinascita cittadina Dal sec. XII: città – centro della vita politica, economica, culturale Ripresa commerciale nascita e incremento di nuovi ceti sociali (commercianti, artigiani, salariati); esigenze nuove di organizzazione e tutela sociale nascita delle corporazioni (arti): medesima attività, protezione, assistenza, tutela commerciale milites secundi (piccoli feudatari) Comune: collegamento fra ceti diversi, fra nobili e cives (popolo cittadino)
La popolazione del Comune Comune: difesa del bene o di interessi comuni, ma disuguaglianza giuridica, profonda differenza di classe Nobili: palazzi da alti torrioni, associazioni di famiglie (consorterie); direzione della città Popolo grasso (ricca borghesia: mercanti, artigiani, banchieri e professionisti): Arti maggiori; diritti politici, ma esclusi dalla direzione della cosa pubblica Popolo minuto (artigiani, proprietari di piccole aziende): Arti medie e minori; esclusi dalla vita politica Plebe ("proletariato cittadino“: salariati, braccianti, operai): oppressi, esclusi dalla vita politica
Conflitti Lotte interne Conflitti esterni tra le varie classi (nobili popolo grosso e popolo minuto) tra le varie associazioni Conflitti esterni fra Comuni e grossi feudatari fra Comuni e Comuni
Ordinamento comunale Consoli (da due a venti): potere esecutivo fare pace o guerra stringere alleanze stipulare trattati Un anno di carica Consigli: potere legislativo Parlamento o Arengo: assemblea generale di tutti i cittadini nobili e borghesi Elezione dei Consoli e dei Consigli
Ordinamento comunale “I Lombardi sono tanto affezionati alle loro libertà che preferiscono essere governati da Consoli che non da Principi. E perché non sorga alcun desiderio di predominio, i Consoli vengono cambiati ogni anno. Inoltre non si vergognano di elevare al grado di cavalieri e di rivestire di ogni autorità anche giovani di bassi natali e perfino artigiani dediti alle più umili arti manuali, i quali dagli altri popoli sono tenuti lontani come la peste dalle attività più onorevoli e civili. In tali iniziative sono favoriti dalla lontananza dei sovrani, abituati a rimanere al di là delle Alpi. Inoltre, mentre si vantano di vivere secondo le leggi, alle leggi non obbediscono: infatti mai o quasi mai ricevono rispettosamente l’Imperatore, al quale dovrebbero offrire volontariamente il loro omaggio di sudditi, a meno che non ne sentano tutta l’autorità, costretti dalla forza di molti soldati imperiali.” (Ottone di Frisinga)
Ordinamento comunale Borghesia (popolo grasso): accresciuta potenza economica più forte limitazione del predominio politico dei nobili Governo dei Consoli (potenti famiglie) governo di un Podestà (fine XII secolo) da un'altra città governo imparziale estraneo alle contese locali estraneo ai rapporti di parentela o d'interesse con i cittadini un anno di carica Capitano del popolo (metà secolo XIII) accanto al Podestà tutela degli interessi dei "popolani“ (popolo grasso e minuto)
Podestà “Nel 1207 i Fiorentini ebbero il primo Podestà forestiero. La città fino allora s’era retta sotto la signoria di Consoli cittadini, col consiglio del Senato, cioè di cento uomini onesti e dabbene. I predetti Consoli, al modo di Roma, guidavano e governavano la città e rendevano giustizia: il loro ufficio durava un anno. Dapprima e finché la città restò divisa in quartieri i Consoli furono quattro, uno per ciascuna porta; poi furono sei, quando la città si divise in sestieri. Malgrado ciò, i nostri antenati non citavano tutti i nomi, ma soltanto quello di uno di loro, il maggiore per condizione e fama. Ecco perché dicevano: Al tempo del tale Console e dei suoi compagni.
Podestà Ma poi, cresciuta la città di gente e di vizi e divenendo sempre più numerose le cattive azioni, si accordarono a vantaggio del Comune, acciocché i cittadini non avessero più siffatto incarico di governo. E, acciocché non mancasse più la giustizia, decisero di chiamare un gentiluomo di un’altra città, che fosse loro Podestà per un anno.” (Giovanni Villani)
Il giuramento del Podestà di Verona Cap. 1) Giuro che pacificherò tutte le discordie che vi sono o saranno in Verona e nel suo territorio; che non sarò una spia ai danni di Verona e a vantaggio dei suoi nemici; che con buona fede reggerò il Comune e tutti gli uomini, maschi e femmine, poveri e ricchi, chierici e laici, vedove, chiese e monasteri che dipendono da Verona. Ascolterò inoltre le loro lagnanze e le esaminerò con animo giusto e sereno. Cap. 2) Condurrò a fine quanto più presto potrò ogni questione senza inganno da parte mia o delle persone che mi aiuteranno. Di ogni lite giudicherò in presenza di tutte e due le parti. Cap. 3) Non commetterò furto nelle cose del comune, né permetterò che altri lo faccia, e chi l’avesse fatto costringerò a restituire. Cap. 4) E sarò contento per il mio salario di 3.000 lire di danari veronesi e dell’alloggio e stallo del Comune di Verona e della mobilia che vi è ora nel Comune. Sarò contento di lire 1.000 per tutte le mie spese e di tutti coloro che saranno con me e dei miei soldati.
Il giuramento del Podestà di Verona Prenderò a mie spese a servizio del Comune per tutto il tempo del mio governo 12 soldati ben armati. Cap. 11) Cessato il mio ufficio, con i miei giudici e i miei soldati, mi fermerò in città per quindici giorni a spese del Comune di Verona per rispondere a tutti quelli che vorranno presentare lamentele contro di me, contro i miei giudici e i miei soldati. Cap. 80) Se qualcuno avrà tosato i denari veronesi, dopo che avrò conosciuto la verità su questo fatto, procurerò che sia punito con il taglio della mano. Cap. 170) Proibirò che durante il mio governo si giuochi d’azzardo in Verona e nel suo distretto. Statuto veronese (1228)
I limiti della “democrazia” comunale Comune: parzialmente democratico Partecipanti della vita politica del Comune: tutti gli appartenenti alle arti “Popolo“: cittadini qualificati per posizione sociale e per censo Assemblea cittadina consiglio di delegati (rappresentanti delle diverse forze sociali) Nomina dei magistrati: sistema diretto sistema indiretto ("consigli maggiori", "minori“) Decisioni fondamentali: in poche mani
I limiti della “democrazia” comunale Arti: struttura sociale fondamentale delle comunità rappresentanti della produzione, del lavoro, della proprietà fondiaria e immobiliare, delle imprese e del commercio Passaggio obbligato per la vita politica e amministrativa: carattere originario di tutela e promozione professionale organizzazioni politiche, collegi elettorali Ostili alla costituzione di nuove associazioni da parte del "popolo minuto“
Limiti geografici Nord Sud mondo cittadino e mercantile sviluppo delle forze della produzione e del lavoro, di impresa e di mercato Sud coltura estensiva di pochi tipi di cereali e allevamento impoverimento tecnico e produttivo della terra crisi del lavoro rurale e del mercato urbano
Cultura Volgare: linguaggio della comunicazione quotidiana espressione letteraria (Francesco d’Assisi, scuola siciliana) Arte romanica: espressione della vitalità culturale – ricchezza civile e politica cattedrali Studio del diritto romano: Bologna Studio scientifico (medicina): scuola salernitana Università: associazioni di insegnanti e studenti teologia, diritto, medicina, retorica Ricomparsa del pensiero filosofico greco (Aristotele) traduzioni arabe (Spagna); traduzione dal greco (Sicilia)