La Storia contemporanea

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La Storia contemporanea

Quali sono i limiti cronologici? L’oggetto di studio? I motivi per cui studiamo la Storia contemporanea

Nonostante l’aggettivo “contemporanea”, la Storia contemporanea non riguarda solo gli ultimi 3 o 4 decenni Essa si estende su una durata più lunga che va all’incirca dalla Rivoluzione francese (o dalla Rivoluzione industriale) ai nostri giorni

Certo, è strano considerarsi contemporanei di eventi che risalgono a 2 secoli fa. Ma il divenire storico è costituito da fatti, strutture e processi dotati di molteplici durate Alcuni di essi si protraggono più a lungo di una vita umana

In realtà, dal punto di vista storiografico, “contemporaneo” non significa simultaneo, bensì “relativo a fenomeni e processi ancora aperti, dagli esiti incerti e indefiniti” Il “divenire” opposto al “divenuto”

Alle fine del ‘700 si sono avviati dei processi i cui tragitti non si sono ancora compiuti E’ come viaggiare su un treno i cui orari di partenza e di arrivo si trovano fuori dai punti estremi della nostra vita. E’ il nostro treno, anche se in senso stretto non l’abbiamo mai “preso” (Claudio Pavone)

La periodizzazione Periodizzare non è una mera operazione cronologica Implica un impegno di ordinamento e lettura dei fenomeni e degli eventi, di individuazione di nessi e durate, di fratture e continuità del passato E’ l’elemento cruciale del lavoro storiografico

Politica In questo campo la S.C. si fa iniziare con la Rivoluzione francese (1789): Che cosa cambia con la R.F.?

Finisce l’Ancien Regime Con essa si afferma il sistema metrico decimale, il principio della codificazione, si abolisce il regime del privilegio e la proprietà feudale e si afferma il nuovo concetto di Nazione

Economia In tale ambito la S.C. comincia con la Rivoluzione industriale In tal caso non c’è una data convenzionale precisa (il brevetto della macchina a vapore di Watt, 1769?) Il suo “take off” si colloca in Inghilterra tra il 1760-70 e il 1790-1800

Che cosa cambia con la R.I.?

Effetti della R.I. Un effetto importante fu la fine delle condizioni di fissità dell’economia e della demografia; la fine della ripetitività dei cicli

Ma la vera modernizzazione si ebbe solo alla fine del XIX secolo Solo allora i contadini capirono che si poteva produrre non solo per la sussistenza ma anche per un guadagno

Il 900 Ma la contemporaneità in senso stretto è il XX secolo Esso, tuttavia, non coincide strettamente con il 1901-2000 Per alcuni storici è iniziato un po’ dopo (1914-17), per altri prima (1880) Per tutti è finito con i decenni 1970-90 lasciando il posto alla contemporaneità aperta del “presente come storia”

I periodizzazione Comunque è in questo secolo che prendono una determinata direzione dei processi avviati tra il 1750 e il 1830: industrializzazione, organizzazione capitalistica della produzione, rivoluzione democratica, affermazione delle identità nazionali, evoluzione del sistema internazionale, costruzione di un sistema mondiale sotto l’egemonia europea

1870-1914: una Belle époque? Gli esordi di fenomeni e tendenze che il ‘900 porterà al massimo sviluppo Prima apparizione di: petrolio, elettricità, telefono (1876), lampadina (1879), automobile, radio, cinema, pubblicità La superiorità dei paesi europei e degli USA sul resto del mondo (supremazia militare e tecnologica> imperialismo e colonialismo)

E. J. Hobsbawm Per H. il ‘900 è un “secolo breve”, compreso tra il 1914 e il 1991 E’ anche “l’età degli estremi” per la sua tendenza alla dismisura (2 guerre mondiali, totalitarismi, massacri, genocidi), per la redicalità dei suoi contrasti ideologici (fascismo contro comunismo, antifascismo e anticomunismo, nazionalismo e globalizzazione)

H. divide il XX secolo in 3 periodi: Età della catastrofe (1914-1945) Età dell’oro (1945-1972) La “frana” (1973-1991) La fine è rappresentata dalla fine dell’URSS il cui sistema economico, ideologico, politico si rivela incapace di competere con la società dei consumi che garantisce “libertà” e benessere

Il 1973 è l’anno dello shock petrolifero che mette in crisi le economie “fordiste” e le politiche economiche basate sul concetto di Welfare State mentre i processi di mondializzazione della economia mettono il capitalismo al di fuori della capacità di controllo degli Stati nazionali

Critiche a H.: Il “secolo breve” coincide troppo con la storia dell’URSS (H. è uno storico marxista), importante dal punto di vista della storia politica e istituzionale ma non per altri ambiti Ma è innegabile che la fine dell’URSS e la caduta del muro di Berlino sono stati universalmente avvertiti come dotati di un impressionante valore epocale

E’ vero che il XX secolo, in molti casi, ha portato a termine quel processo, avviato dalla Rivoluzione francese e americana, delle rivoluzioni democratiche e ha visto la vittoria della democrazia sui totalitarismi fascista e comunista e sui regimi autoritari e fascisti sorti in America latina negli anni ’60 e ’70, l’affermazione della democrazia anche in molti paesi dell’est asiatico (India e Giappone ecc)

Ma subito dopo il 1989 l’ottimismo si è attenuato e ridimensionato rapidamente Molte unificazioni prodotte dalla I guerra mondiale sono fallite (Jugoslavia, Cecoslovacchia, la stessa federazione delle repubbliche sovietiche) producendo frammentazioni dagli esiti anche drammatici

La decolonizzazione Un’altra storia che scorre all’interno di questo ‘900 è quella della fine del dominio coloniale di origine sette-ottocentesca Le origini della decolonizzazione si trovano nell’indebolimento dell’egemonia europea provocata dalla I guerra mondiale che vede l’emergere di nuovi protagonisti (USA) e lo spostamento del baricentro dell’egemonia mondiale (verso Ovest e verso Est> URSS)

II periodizzazione Un’altra periodizzazione sposta il 900 all’indietro di circa 30 anni E’ il periodo della II Rivoluzione industriale che va dal 1870/80 al 1970/80 Dopo la I Rivoluzione industriale (carbone, ghisa, macchina a vapore, treno) è l’era dell’acciaio, elettricità, petrolio, automobile

E’ l’età del “capitalismo organizzato”, delle grandi imprese anonime, della fusione tra industria e finanza, dei monopoli statali, della produzione e della società di massa, dell’organizzazione “fordista” della produzione industriale (ma anche della società)

In questo lungo ‘900 il capitalismo si mostra come potente forza di sviluppo economico (alla fine vincente sul modello comunista) ma anche come pericoloso fattore di disgregazione e di instabilità sociale E’ quindi anche il periodo delle alternative al capitalismo puro, individualista, liberista e liberaldemocratico: il comunismo, il nazionalismo, il fascismo e il nazionalsocialismo

I totalitarismi cercano di trasformare il sistema del profitto in strumento al servizio dello Stato totalitario Ma un’altra alternativa fu quella del “capitalismo addomesticato” dalla legislazione sociale e dal Welfare State Alla fine vengono al pettine anche i nodi dello sviluppo industriale, dell’inquinamento, della distruzione delle risorse naturali e dell’aggressione agli equilibri ambientali

Questa II periodizzazione si concluderebbe negli anni 1970 con l’emergere di nuovi fenomeni: La III Rivoluzione industriale dell’informatica e del silicio, la new economy, la finanziarizzazione, la globalizzazione, la nuova era dell’elettronica, delle nanotecnologie, dei processi di comunicazione e di informazione

Il “modo di produzione” passa dal “fordismo” al toyotismo (la “lean production”, il ritorno alla produzione di qualità quasi artigianale, le squadre integrate e “trasversali”) Il Welfare State entra in crisi a causa dei costi sempre crescenti della macchina socio-assistenziale, dell’inflazione (per l’alto costo dell’energia)

Ritorna il liberismo sfrenato e selvaggio, un capitalismo restio a qualsiasi “laccio e lacciuolo” Il capitale si snazionalizza all’interno dei processi di globalizzazione dell’economia

III periodizzazione Una terza periodizzazione fa arretrare il ‘900 fino al 1860/70 ma non da un punto di vista economico bensì istituzionale-politico Charles Mayer assume come elemento discriminante quello territoriale, dello Stato nazione

Lo Stato nazione si afferma alla metà del XIX secolo, insieme all’altro modello di organizzazione territoriale che è l’impero coloniale Il I arriva fino ai nostri giorni Il II finisce con la II guerra mondiale facendo nascere anche nel III Mondo nuovi Stati indipendenti che aspirano al modello di Stato nazione

Questo ‘900 finisce nell’ultimo quarto del XX secolo con il trionfo della mondializzazione e l’indebolimento della territorialità nazionale come principio organizzatore diffuso. Tutte le decisioni più importanti vengono prese oggi al di fuori degli spazi territoriali delimitati in cui ancora, formalmente, sembra svolgersi la vita dei popoli

Protagonisti non l’ONU, le sue agenzie e il Consiglio di sicurezza ma il G8, la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, la Nato, le multinazionali Il termine “a quo” di Mayer è diverso da quello di H. ma il termine “ad quem” è lo stesso

Entrambi considerano il recente processo di crisi degli Stati nazionali come fattore decisivo che chiude una vecchia fase e ne apre una nuova

Tutte e 3 le periodizzazioni, comunque, ci dicono che siamo già da un pezzo dentro una nuova età, una nuova contemporaneità Con questo corso cercheremo di coglierne i dati originari fondamentali per meglio comprendere questa nuova contemporaneità

Itinerari 1) Stati e Imperi: dalla nazione al sistema politico internazionale 2) L’economia: le rivoluzioni industriali e le crisi; il fordismo e la società dei consumi 3) Guerre e paci 4) Le democrazie e i diritti 5) Autoritarismi e totalitarismi 6) La storia sociale

Dietro il fordismo, il totalitarismo, le guerre novecentesche, le violenze e i genocidi, i consumi e i (mass) media c’è un elemento comune: LE MASSE Il periodo in cui tutto ciò assume una dimensione imponente è quello tra le due guerra (“La grande trasformazione” K. Polanyi)

Le masse Le masse: prodotto di 5 fattori 1) Crescita demografica 2) Urbanizzazione 3) Taylorismo 4) Consumi di massa 5) Alfabetizzazione

La domanda di integrazione sociale e il nuovo protagonismo politico Socialismo, nazionalismo e fascismo sono le ideologie che esprimono questa volontà di integrazione e di rottura dell’ordine sociale preesistente (l’elitarismo liberale ottocentesco)

Le guerre, le ideologie, i partiti politici, il mercato nel ‘900 sono di massa Democrazia e totalitarismo sono risposte alla richiesta di integrazione delle masse

La democrazia prevede una integrazione “dal basso”, fondata sulla partecipazione politica, il welfare e il conflitto organizzato degli interessi Il totalitarismo una integrazione “dall’alto” che mette l’accento sul primato dello Stato sulla società e sulla centralità del capo carismatico

Sono accomunati dall’esigenza di allargare la sfera pubblica, della ridefinizione del rapporto tra cittadini e Stato nell’epoca della società di massa Il ‘900 finisce con la crisi degli anni ’70 quando finisce il rapporto tra fordismo e Stato nazione

Oggi lo spazio di attività del capitalismo e molto più vasto del campo d’azione delle entità nazionali nelle quali opera La rivoluzione informatica consente di superare ogni dimensione spaziale e temporale: il mondo è simultaneo e “in tempo reale” Le identità collettive sono messe in discussione da un processo di omologazione globale