IV modulo L’industria televisiva

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IV modulo L’industria televisiva

UNA STORIA SOCIALE La storia della televisione - come quella della radio - è stata strettamente legata ad una vicenda importante nella cultura del Novecento: il trasferimento della comunicazione e dell’intrattenimento all’interno dell’ambito domestico. La tv fu familiare perché esplicitamente destinata alle famiglie, ma anche perché fin dall’inizio si dimostrò facilmente integrabile nel contesto quotidiano, a far da ponte tra questo e il mondo esterno. Questa situazione di equilibrio tra spazio privato e sfera pubblica, caratteristica della prima fase di sviluppo del mezzo, si andò modificando nella fase della sua piena maturità, sotto la spinta di grandi trasformazioni.

UNA STORIA GLOBALE Nel corso degli anni Ottanta guardare la televisione diventa, in tutte le società urbanizzate, la prevalente attività domestica e la seconda, in assoluto, dopo il lavoro. A fine decennio si contano nel mondo un miliardo di apparecchi televisivi: il 32% in Europa, il 32% in Asia, il 20% nell’America del Nord, l’8% nell’America del Sud, il 4% in Medio Oriente e l’1% in Africa. Il messaggio televisivo si cala in contesti specifici diversi tra loro e viene elaborato dalle persone con un certo grado di autonomia: esso, tuttavia, costituisce la base materiale del processo di comunicazione collettiva, la fonte principale di riferimento, il bagaglio simbolico e analogico più diffuso. Parallelamente, però, i prodotti delle nuove tecnologie ampliano lo spettro delle possibilità e delle scelte individuali.

UN PROCESSO DI LEGITTIMAZIONE Da genere culturale “basso”, tollerato per la sua gestione pubblica e per il suo largo seguito popolare, ma sempre circondato di un alone di volgarità, non amato da buona parte degli intellettuali e della classe dirigente, la televisione diventa industria culturale mainstream, principale luogo dei gusti e delle mode culturali di massa, sede privilegiata dell’intrattenimento, agenzia informativa per l’intero paese e arena politica per eccellenza. (E Menduni, 2002)

LE NOVITA’ DEGLI ANNI ‘80 gli sviluppi della tecnologia (telecomando e zapping, videoregistratore) l’aumento degli apparecchi domestici e la loro diversificazione e polifunzionalità la moltiplicazione dei canali lo sviluppo esplosivo della pubblicità e i mutamenti nel sistema di raccolta l’aumento dei tempi di trasmissione, fino alla copertura totale la concorrenza delle reti tra loro, e della Rai con la Fininvest ( la “guerra dei palinsesti”) la conseguente evoluzione del concetto stesso di servizio pubblico.

LE CONSEGUENZE DELLE NOVITA’ (A.Agostini, 2004) Sotto i colpi del conflitto tra Rai e Fininvest cade in frantumi l’approccio illuministico e pedagogizzante che aveva caratterizzato l’affermazione del servizio pubblico (e buona parte dell’ideologia professionale della carta stampata). La nuova idea del “mercato televisivo” elimina ogni valutazione “istituzionale” della funzione del medium, e fa emergere la centralità delle concessionarie di pubblicità in un settore così delicato dell’industria culturale. Attorno alla televisione si combattono battaglie politicamente ed economicamente decisive. Muta tutto il quadro di riferimento, sia nei linguaggi e nei contenuti che nei rapporti con il mondo politico che nei rapporti con il pubblico. Nulla più “esiste” se non transita in televisione.

IL PALINSESTO E’ il prospetto delle trasmissioni programmate da una rete per un certo periodo (un giorno, una settimana, un mese…). Contiene titoli, caratteristiche, durate e orari dei programmi. 1954-1960: 17,30-19,30; 20,30-23. La logica dominante è quella dell’appuntamento settimanale. 1968: si aggiunge la “meridiana”, dalle 12,30 alle 14. Per i più piccoli le trasmissioni pomeridiane anticipano alle 17. 1973: nasce la fascia del “preserale”, 18-20,30. A partire dagli anni ‘80, sotto la spinta della concorrenza, il palinsesto si allarga all’intera giornata, nella logica della tv di flusso.

LA CONCORRENZA Gli strumenti a disposizione nella guerra dei palinsesti sono quelli codificati dalla televisione americana: la controprogrammazione (target diverso) l’antiprogrammazione (stesso target) striscia (stessa fascia oraria) traino (da un programma all’altro) hammocking (tra due programmi di forte ascolto) bridging (programmi di forte ascolto nell’orario d’inizio della concorrenza) stunting (cambiamenti improvvisi in un programma) spinoff (costruzione di un programma su un personaggio)

LA PROGRAMMAZIONE (dati annuali) RAI : ore spot 1976: 5.951 1978: 6.820 1980: 9.225 1983: 12.225 40.134 1986: 14.500 1987: 15.900 58.651 1989 62.058 FININVEST spot ore 1986: 19.500 1987: 19.650 284.817 1989: 465.449

LA NEO TV (definizione di U.Eco, 1983) LA PALEO TV Vuol trasmettere contenuti - tempo misurato, spezzato - programmi scanditi (tv di palinsesto) - pubblicità esterna, tollerata purché non interferisca coi programmi (Carosello) - evento rituale (il tempo tv è “eccezionale”). LA NEO TV Vuol costruire rapporti - tempo indefinito, continuo - programmi a incastro (tv di flusso) - pubblicità interna e ubiqua, muove e costituisce i programmi da protagonista - pratica quotidiana (tempo tv e tempo sociale e vissuto coincidono).

IL LINGUAGGIO (U.Eco, 1983; F.Casetti, 1988) PALEO TV - debitore rispetto ad altri mezzi (teatro, ecc.) - produzione per lo più italiana - aulico, ingessato e letterario - rigidamente scandito nei generi - ispirato a valori tradizionali, etici e politici NEO TV - specifico (con l’acquisto all’estero di nuovi formati) - seriale e ripetitivo - popolare, colloquiale e breve - autoreferenziale - prevede un accorpamento dei generi - ispirato ai valori del consumo e allo show business (apparente trasgressività)

IL PUBBLICO NEO TV PALEO TV consumatore suddito o cittadino - individuo - compagno di svago - vicino, intimo, complice - coopera (evocato, o partecipante, o plaudente) - presta una fiducia negoziata. PALEO TV suddito o cittadino - comunità, famiglia - destinatario di educazione - distante, diverso - assiste - accetta l’autorità della tv.

IL PROGRAMMA CONTENITORE Il contenitore è la forma con cui la neotelevisione pubblica comincia a fare i conti con un intrattenimento, non più relegato alle ore serali del sabato ma dilatato ai ritmi del weekend e poi delle intere mattinate televisive. La cifra della trasmissione non è data dai singoli contenuti, ma dalla sua capacità di proporre una selezione credibile di tutti i generi televisivi, dallo sport al telefilm, dai giochi all’informazione, in una miscela gradevole. Un conduttore personalizza lo spazio, organizza la composizione dei frammenti, è garante del programma verso il pubblico.

IL TALK SHOW E’ il prodotto tipico della neotelevisione: un neogenere che mescola generi prima separati, e in cui il conduttore ( che spesso è un giornalista ) fa da cerimoniere. Ha natura dialogica e coloritura affettiva, da salotto confidenziale e domestico, in cui si attinge al “sapere comune” del pubblico. E’ economico, espressivo, influente. E’ assurto a ruolo politico, nuova palestra della sfera pubblica, perché è diventato luogo di produzione delle notizie concorre alla formazione delle opinioni chiama in causa le istituzioni mobilita il pubblico inventa i personaggi.

IL RAPPORTO CON LA REALTA’ Nella neotelevisione la realtà mostrata non è più registrata, ma provocata, costruita e preordinata in un formato, in una struttura narrativa standardizzata e di facile memorizzazione. Nasce il reality show; nasce la cosiddetta “tv verità” (per lo più sono format importati dall’estero), con una grande proliferazione di programmi: in ambedue i confini tra la cronaca e la fiction si frantumano. Oltre che personaggi e azioni, la tv esibisce se stessa. L’equilibrio e l’ambiguità tra recita e realtà diventano la regola. La distinzione tra giornalismo e intrattenimento si perde. Il pubblico assume consapevolmente lo sguardo e la curiosità del voyeur.

IL REALITY SHOW Nasce dall’equivoco che sia possibile rendere il mezzo televisivo “trasparente”, puro canale di trasmissione del reale. E’ invece un genere narrativo e spettacolare, che mostra un carattere dominante della tv moderna: mostrare non la verità dell’enunciato ma la verità dell’enunciazione (U.Eco, 1983). Ha numerosi filoni: Utility television (Forum , Mi manda Raitre...) Light show: - emotainment (Amici, Stranamore, C’è posta per te…) - people show (La corrida…) - celebrity show (La talpa, Scherzi a parte…) Real tv (Chi l’ha visto, Un giorno in pretura…)

IL RACCONTO DELL’ INTIMITA’ Nelle pratiche produttive e nei palinsesti televisivi la neo-tv registra un grande aumento della sfera del privato, anche oltre e al di fuori dei generi della fiction, e una ridefinizione dei confini stessi tra pubblico e privato. La progressiva emersione del tema dell’intimità in tv si declina su diversi versanti: personalizzazione e individualizzazione delle tematiche slittamento dei confini della “trasgressione” emotivizzazione dei toni programmazione anche in fasce che presuppongono uno spazio recettivo solitario diverse modalità di relazione media-pubblico.

L’ INTIMITA’ RAPPRESENTATA: l’offerta di un simulacro La rappresentazione dell’intimità può avvenire a diversi livelli (tutti contraddittori con la natura pubblica dei media): simulazione di situazioni reali a carattere personale, messa in scena della confidenza e della confessione simulazione di una relazione intima e di un coinvolgimento emotivo tra partecipanti al programma simulazione di intimità relazionale ( i “consigli”) con il pubblico, in un rapporto di complicità autorappresentazione del mezzo come soggetto capace di incidere concretamente sulla realtà.

EDUCARE Educare è una delle finalità che la televisione pubblica si propone fin dalla sua nascita, assumendola come proprio mandato in funzione complementare rispetto alla scuola, sul fortunato modello della britannica BBC. La tendenza dominante fa coincidere l’educazione con la divulgazione, relativa a diversi campi del sapere, dalla letteratura alle scienze. L’illustrazione dei programmi di divulgazione scientifica assume forme specifiche (A.Grasso, 2000): le parole dell’esperto, ospitato nelle trasmissioni la vera e propria lezione, sul modello scolastico (“Telescuola”) il documentario o il filmato, inseriti nei programmi rubriche ad hoc, con la presenza in studio di un conduttore.

FARE STORIA L’archivio televisivo è diventato uno degli strumenti più importanti per ricostruire le vicende della storia recente e per cogliere i tratti di una identità nazionale. In tv la storia tende a diventare “di largo consumo”: una storia rassicurante attraverso cui identificarsi con facilità. Molto spesso essa viene letta attraverso il racconto di storie private proposte come esemplari, o inserite sullo sfondo di grandi eventi collettivi. Talvolta essa viene declinata in trasmissioni specializzate, a intento culturale e divulgativo. Ogni televisione pubblica d’Europa possiede un archivio (per la Rai, le “Teche”) che contiene tutti i materiali utili a ricostruire la storia del paese attraverso le parole e le immagini che l’hanno narrata.

L’ EVENTO MEDIALE (D.Dayan-E-Katz, 1993) E’ la messa in onda di un fatto o di una serie di fatti giudicati importanti, memorabili o addirittura “storici” dai responsabili delle reti e da un pubblico molto vasto. Gli eventi mediali rompono la normale routine della programmazione e vengono vissuti dalle persone che li seguono in tv come cerimonie cruciali, o perché mettono in gioco valori fondamentali o perché sono considerati “appassionanti” e “irrinunciabili”. Oltre ad avere caratteristiche precise di messa in scena, l’evento mediale è importante perché interrompe il normale flusso di attività sociali della comunità, offrendole una forma nuova di ritualità condivisa.