Università degli Studi di Catania Facoltà di Scienze Politiche A. A

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Università degli Studi di Catania Facoltà di Scienze Politiche A. A Università degli Studi di Catania Facoltà di Scienze Politiche A.A. 2004 - 2005 Sociologia dei media a cura di Graziella Priulla e Guido Nicolosi

Il sistema dei media in Italia I modulo Il sistema dei media in Italia

CHE COS’ E’ UN SISTEMA ? Un sistema è un oggetto complesso, formato da componenti distinte collegate tra loro da un certo numero di relazioni dinamiche. Il sistema possiede un livello di complessità maggiore delle sue parti, cioè dispone di proprietà irriducibili a quelle dei suoi componenti.

UNA CRONOLOGIA ITALIANA 1875 - 1914: la rivoluzione industriale e l’apertura di nuovi pubblici di massa 1914 -1940: la razionalizzazione del controllo la conquista dello spazio domestico 1954 - 1975: l’esplosione dei consumi la colonizzazione dell’immaginario la democratizzazione della politica anni ‘80: la diversificazione del panorama mediatico la supremazia del mezzo televisivo l’industrializzazione del sistema l’esplosione del mercato pubblicitario e delle tecniche di marketing

LE RISORSE COMUNICATIVE DELLE FAMIGLIE (fonte: Censis, 2003) (In giallo la disponibilità, in rosso l’uso abituale)

GLI UTENTI DEI MEDIA (fonte: indagine Censis, 2002) Definizione dei gruppi % sulla popol. Marginali (un solo mezzo utilizzato) 9,1 Poveri di media (due/tre) 37,5 Consumatori medi (quattro/cinque) 36,3 Onnivori (sei/sette) 14,8 Pionieri (otto e oltre) 2,3

% DI NON UTENTI (fonte: indagine Censis, 2002) Televisione 1,5 Radio 34,6 Cellulare 24,7 Quotidiani 43,9 Libri 57,5 Computer 63,6 Internet 72.2 Settimanali 55,7 Tv satellitare 87,7 Mensili 76,0

% DI ABITANTI CHE SI INFORMA SOLO DALLA TV IN EUROPA (dati 2002) % DI ABITANTI CHE SI INFORMA SOLO DALLA TV Italia 67 Francia 53 Spagna 51 Gran Bretagna 48 Germania 47 Grecia 45

L’ EDITORIA LIBRARIA (fonte: ISTAT) Percentuali di titoli pubblicati e di copie vendute (1991 = 100)

LE GRANDI TESTATE DI QUOTIDIANI anno di nascita Il Corriere della Sera 1876 La Stampa 1895 Il Messaggero 1878 La Nazione 1859 Il Resto del Carlino 1885 La Repubblica 1976 Il Giornale 1978 La Gazzetta dello Sport 1896

LE VENDITE DEI QUOTIDIANI (fonti: Isedi, Ispi, Audipress) Anni ‘70: 4.500.000 copie complessive 1982: 5.400.000 1985: 6.000.000 1988-90: 6.800.000 1991-92: 6.500.000 1994: 6.200.000 1995: 5.970.000 1997: 5.870.000 2000: 6.000.000

I LETTORI DI QUOTIDIANI I quotidiani più diffusi (Dati Audipress, primavera-autunno 2003) Gazzetta dello Sport 3.364.000 lettori Corriere della Sera 2.813.000 La Repubblica 2.794.000 La Stampa 1.613.000 Corriere dello Sport – Stadio 1.466.000 Il resto del Carlino 1.274.000 Il Sole – 24 Ore 1.218.000

UN CONFRONTO (dati 2003) Quotidiani copie per 1000 abitanti fonte: Word Association of Newspapers

IL PARALLELISMO POLITICO DELLA STAMPA Indicatori: Prevalenza dei temi del “teatrino della politica” (political issues più che policy issues) Forte presenza di editoria di partito Testate e giornalisti schierati (“Comprati e venduti”) Debole capacità di controllo del potere istituzionale Editoria “impura” a scarsa valenza imprenditoriale

ORIGINI STORICHE DELLA SCARSA AUTONOMIA Matrici letterarie e politiche dei fondatori del giornalismo; funzione educativa e di propaganda assunta dai giornali nel Risorgimento ( cfr. P.Mancini, Il sistema fragile, 2002) Eredità del ventennio fascista, che aveva fatto della negazione della libertà d’informazione un tratto costitutivo Assenza di rotture radicali con un passato di ossequio al potere politico Debolezza e sudditanza del sistema industriale dei media.

I CAMBIAMENTI DEGLI ANNI OTTANTA La prima legge di sistema sui media (la 416 del 1981), “Disciplina delle imprese editrici e provvidenze per l’editoria”, dopo anni di aspre battaglie sindacali e politiche e una cresciuta domanda d’informazione nel paese fissa limiti antitrust nel settore della stampa e regolarizza i contributi pubblici alle imprese editoriali. Con quel denaro le imprese attuano il risanamento e introducono le tecnologie elettroniche in redazione, mentre prende le mosse un sistema razionale di raccolta pubblicitaria e gi introiti aumentano. Nascono sinergie che ottimizzano i costi, collegando tra loro i piccoli giornali e iniziando processi di differenziazione produttiva. Il panorama della stampa italiana si ridefinisce in senso industriale e di mercato.

GLI IMPERI EDITORIALI Mediaset (Berlusconi): Rti spa (Canale 5, Italia1, Retequattro),Videotime (programmi), Publitalia (pubblicità), Telecinco, Publieuros (marketing), radio locali, ed.Mondadori, Pagine Utili, Blockbuster, Jumpy, Medusa film, Panorama, Il Foglio, Il Giornale, Sorrisi e Canzoni tv. Rcs (Mediobanca, Gemina, Fiat, Generali, Pirelli, Ligresti et al.): Il Corriere della Sera, La Gazzetta dello Sport, City, radio locali, quotidiani locali, 8 settimanali, 15 mensili, El Mundo, Agenzie Stampa, 6 case editrici. Cir (De Benedetti) e Caracciolo: La Repubblica, L’Espresso, Radio Deejay, Radio Capital, radio M2O, 1 bimestrale, 2 trimestrali, 2 mensili,quotidiani locali, Kataweb, la pubbicitaria Manzoni spa. Gruppo Caltagirone: Il Messaggero, Il Mattino, Leggo, quotidiani locali. Itedi (gruppo Fiat): La Stampa, Publikompass. Confindustria: Il Sole 24 Ore, Radio 24, 24ore tv, agenzia Radiocor, periodici finanziari. Poligrafici Editoriale (Monti Riffeser): Il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno, France Soir, Gamma Radio 1 e 2.

LE DIMENSIONI DELLE IMPRESE (2003) RAI Mediaset RCS Mediagroup Mondadori Fatturato (milioni di euro) 2.786 3.011 2.169 1.538 Abbonamenti o vendite 51,4% 4,6% 71,5% 76,6% Pubblicità 38,4% 95,4% 28,5% 23,4% Dipendenti 11.447 5.633 5.580 4.791 Di cui Giornalisti 14,6% 7,3% 25,5% 9,5% Utile 83 370 46 82

DUE MODELLI DI BROADCASTING Fin dagli anni Venti del secolo scorso si affermarono nel mondo occidentale principalmente due modelli di broadcasting: quello britannico, basato sul monopolio statale quello statunitense, basato sulla commercializzazione e sulla concorrenza. Come molti altri paesi europei, anche se per ragioni diverse, l’Italia scelse il primo modello.

LA RADIOFONIA L’interesse per le nuove tecnologie della radiocomunicazione aveva avuto sia negli Stati Uniti che in Europa un grande impulso durante la prima guerra mondiale. 1920: nasce la RCA, Radio Corporation of America, che accanto ai servizi di telegrafia transoceanica inizia ad offrire il primo network radiofonico (in seguito anche televisivo), la NBC. La radio ottiene subito un grandissimo successo. In Gran Bretagna è lo stato che, assorbendo alcune aziende private, costituisce la radio come servizio pubblico: è la BBC. 1922: in Francia e in Germania si sviluppano parallelamente un settore radiofonico pubblico e numerose radio private.

L’EVOLUZIONE DELLA RADIO IN ITALIA 1923: il governo Mussolini riserva allo Stato l’impianto e l’esercizio di radiocomunicazioni e stabilisce la facoltà di accordare il servizio in concessione 1924: prima convenzione e avvento della radiodiffusione in Italia, con il primo programma trasmesso a Roma dall’URI (poi EIAR) 1926: Mussolini capisce il grande potere della radio, e installa apparecchi in tutti i luoghi pubblici 1930: la rete di diffusione aumenta, soprattutto al Nord, ma è ostacolata dagli alti costi 1935: l’EIAR emette i primi giornali radio 1937: la Radio Balilla costa 430 lire 1944: in seguito alla caduta del fascismo, la Rai diventa Radio Audizioni Italia (RAI) Nel corso della II guerra mondiale la radio è diventata un vero e proprio medium di massa. 1969: nascono le radio libere. Anche la RAI moltiplica i canali.

L’ AUDIENCE DELLA RADIO dati Audiradio I trimestre 2004 Ascolti medi giornalieri (in migliaia) Pubblica Rai Radiouno 7.128 Rai Radiodue 4.794 Rai Radiotre 2.099 Private Radio Deeiay 5.494 R.D.S. 4.367 RTL 102.5 4.195 Radio Italia 3.639 Radio 105 3.399 Radio MonteCarlo 2.198 Radio Capital 1.957 Radio Maria 1.660 Radio 24 1.467

LA COMUNICAZIONE RADIOTELEVISIVA COME SERVIZIO PUBBLICO La legislazione italiana privilegia il carattere di servizio pubblico delle comunicazioni radiotelevisive, riconoscendo loro il carattere di interesse e utilità generale. Tale indicazione si concreta nell’intervento dello Stato come: proprietario (es. RAI) regolatore (emanatore di norme) finanziatore (fornitore di sussidi). L’accezione di servizio pubblico può significare: agenzia educativa, culturale e socializzante sede e garanzia di pluralismo, soprattutto politico garanzia del diritto alla libertà di espressione e di informazione sancito dalla Costituzione.

LA PREISTORIA DELLA TELEVISIONE 1929, Milano: si fanno i primi esperimenti di trasmissione a distanza dell’immagine 1935, Parigi: si collauda il trasmettitore sulla Tour Eiffel 1936, Londra: nasce la BBC 1939, New York: nascono la CBS e la NBC 1939, Milano: si registra il primo programma sperimentale Roma: si installa il trasmettitore di Monte Mario 1949, Torino: entra in funzione il trasmettitore televisivo, e si costruisce il primo studio di ripresa 1952: una convenzione tra lo Stato e la Rai concede a quest’ultima in esclusiva i servizi di raudioaudizioni circolari e di telediffusione su filo. 1952: entrano in funzione il trasmettitore e il Centro di produzione di Milano 1953: si fanno le prove di una settimana-tipo.

PENETRAZIONE DEL MEZZO TELEVISIVO 3/1/’54: si inaugura la televisione in rete dicembre: 88.118 abbonati 1957: nasce “Carosello” (e la pubblicità in tv) 1959: un milione e mezzo di abbonati 1964: cinque milioni di abbonati 1972: 92% delle famiglie 1977: tv a colori anni ‘80: 99% delle famiglie

GLI ABBONAMENTI ALLA TELEVISIONE Milioni di famiglie (fonte: RAI)

UN CONFRONTO N. televisori per mille abitanti

I TELESPETTATORI Audience totale emittenti: Ore 7.00/9.00 4.632.000 ( Dati Auditel, martedì 17 febbraio 2004) Audience totale emittenti: Ore 7.00/9.00 4.632.000 “ 9.00/12.00 3.862.000 “ 12.00/15/00 14.460.000 “ 15.00/18.00 10.024.000 “ 18.00/20.30 19.025.000 “ 20.30/23.00 28.069.000 “ 23.00/2.00 8.445.000

SHARE A CONFRONTO (dati 2003)

UNO SGUARDO ALL’ EUROPA (dati 2003, fonte El Pais)

Audience giornaliera delle principali (marzo 2004) LE EMITTENTI TV LOCALI Sono circa 600. Occupano una quota del mercato pubblicitario pari al 6% del totale televisivo. Audience giornaliera delle principali (marzo 2004) Telelombardia Milano 1.622.000 Telenorba Bari 1.602.000 Telepadova 1.400.000 Antenna 3 Lombardia 1.180.000 Telecapri 1.159.000 Teleradiocity Milano 1.124.000

I CANALI SATELLITARI (dati gennaio-marzo 2004) Parabole: 26,7% dell’universo dei telespettatori italiani Ascolto medio 7 giorni: Sky cinema 1 4.156.000 Grande fratello 3.933.000 Calcio Sky 3.823.000 Sky sport 1 3.539.000 Sky cinema 2 3.445.000 Sky cinema 3 3.181.000 Cartoon network 2.963.000 Disney Channel 2.814.000 Sky sport 2 2.793.000 Sky cinema max 2.710.000

DIMENSIONI DEL MERCATO PUBBLICITARIO (fonte: UPA) 1980: 1.242 miliardi di lire 1990: 8.069 miliardi di lire 2000: 15.626 miliardi di lire

TUTTE LE VOCI DELLA PUBBLICITA’ (fonti varie; dati 2003, in milioni di euro) tv nazionale 4.123 tv locali 330 (stima), di cui 40 pubblicità nazionale stampa quotidiana 1.705 stampa periodica 1.165 radio nazionali 329 radio locali 140 (stima) cinema 83 (nelle 1.393 sale di prima visione) internet 103 affissioni 884 promozioni 4.100 (stima Assocomunicazione) sponsorizzazioni 1.300

PROPORZIONI DELLA PUBBLICITA’ SUI PRINCIPALI MEDIA (Fonte: FIEG)

ALCUNE CIFRE DELLA PUBBLICITA’ (dati 2002) Costo massimo di uno spot di 30”: mezzo milione di euro. Compenso come testimonial di un calciatore famoso: mezzo milione di euro. (una top model 30.000). Costo di una campagna ben pianificata: almeno 2 milioni di euro. Prezzo di ogni break durante le tre serate più importanti del Festival di Sanremo: 500.900 euro, per 41 milioni di contatti = ogni contatto 1,22 centesimi.

Le fasi della storia della tv italiana IL SISTEMA TELEVISIVO Le fasi della storia della tv italiana Istituzionale (1954-1975): Palinsesto pedagogizzante (l’impronta democristiana del monopolio) Lottizzazione (la spartizione nell’ ”arco costituzionale”) Commerciale: Sistema misto (tv pubblica - molte tv private) 1975-1990 Duopolio (Rai-Mediaset), 1990-…….

LE REGOLE DEL SISTEMA TV CRONOLOGIA ESSENZIALE- 1 Dal 1952, a norma di legge, solo la tv pubblica – la RAI – può trasmettere via etere sul territorio nazionale, per concessione delle frequenze hertziane (che sono in numero limitato) da parte dello Stato che ne è l’unico proprietario. 1961: con l’avvento del centro-sinistra nasce il secondo canale RAI. 1972: scade la concessione ventennale della RAI, mentre l’opinione pubblica preme perché venga promulgata una legge di riforma globale del settore radiotelevisivo, che lo adegui alle mutate esigenze della società italiana. 1971-1975: grazie anche ai progressi della tecnologia, nascono in Italia decine di piccole emittenti semiclandestine, come la pioniera Telebiella in Piemonte, o TeleToscana, che trasmettono via cavo in ambito locale. 1974: entra in funzione la tv di quartiere “Telemilano cavo”, entro la “Città satellite” Milano 2, del costruttore edile Silvio Berlusconi. Trasmette notizie di quartiere, e qualche film (dal 1976 anche trasmissioni elettorali).

CRONOLOGIA tv- 2 1974: la Corte Costituzionale riconosce ai privati il diritto di ripetere programmi esteri e quello di trasmettere via cavo in ambito locale. 1975: viene approvata la legge di riforma della RAI (n.103), che prefigura un terzo canale televisivo pubblico, deputato al decentramento, e trasferisce il controllo della RAI (di cui ribadisce il monopolio) dal Governo al Parlamento. La legge ribadisce limiti precisi alla raccolta pubblicitaria. 1976: la Corte Costituzionale (sentenza 202) conferma la legittimità del monopolio RAI su scala nazionale, ma dichiara legittime anche le tv private via etere, purché limitate all’ambito locale. Le emittenti private si moltiplicano in tutta Italia (arrivano a 434). Si parla di “privatizzazione selvaggia dell’etere”. 1977: le emittenti commerciali incassano 14 miliardi di lire di pubblicità. Telemilano passa dal cavo all’etere. 1978: soci anonimi fondano la Fininvest Roma srl: è la prima pietra di un intrico societario che originerà il gruppo Fininvest. 1979: inizia a trasmettere la Terza Rete RAI, che dà spazio all’informazione regionale e ad innovativi esperimenti di nuovi linguaggi televisivi. Politicamente essa fa capo all’opposizione di sinistra.

CRONOLOGIA tv - 3 1979: Silvio Berlusconi è nominato presidente della Fininvest. Essa origina una serie di società (Publitalia, Video Time, Rete Italia, Cofint, ecc.), e quindi Canale 5, alla quale viene conferita la proprietà di Telemilano. Compra frequenza in tutta la penisola per ripetere il segnale. Il vero motore della Fininvest è Publitalia, che raccoglie pubblicità con metodi completamente nuovi ( nessuna legge regolamenta il settore). 1979-1980: Fininvest compra per 2 miliardi di lire in America film e programmi per migliaia di ore, mentre Canale 5 comincia ad ingaggiare con cifre da capogiro star della RAI ( in primis Mike Bongiorno). Le piccole stazioni non reggono alla concorrenza e vendono frequenze e risorse tecniche e professionali. Per eludere la sentenza della Corte, Berlusconi ricorre ad un espediente: compra o affilia emittenti in tutte le regioni, le coordina in un network nazionale, e trasmette in tutte gli stessi programmi, con minime differenze di orario.

Ha inizio l’era del duopolio. CRONOLOGIA tv - 4 1980: le emittenti tv private sono ormai 600, con un’audience dell’11,7%, e incassano 144 miliardi di lire con la pubblicità. 1981: mentre Fininvest ha comprato i diritti televisivi per il “Mundialito” di calcio (per la prima volta la nazionale appare su una tv privata), la Corte Costituzionale (sentenza 148) ribadisce il divieto di trasmettere a livello nazionale, e rileva “la permanente inerzia del legislatore”. 1982: arrivano sull’etere nazionale anche Italia 1 (editore Rusconi) e Retequattro ( editore Mondadori). Il governo craxiano manifesta contrarietà al fatto che le case editrici possiedano televisioni. Rusconi vende Italia 1 alla Fininvest. 1983: Fininvest compra “Sorrisi e canzoni tv”. Non ci sono regole in materia, e le tv private mandano in onda spot elettorali di qualunque tipo e durata. 1984: Fininvest compra Retequattro. Ha inizio l’era del duopolio. Programmi: dosi massicce di intrattenimento, varietà, telequiz, serial, soap, cartoni animati. Un diluvio di pubblicità e di televendite.

CRONOLOGIA tv - 5 1984: il fatturato di Publitalia supera quello della Sipra, la concessionaria di pubblicità della RAI. 1984: i pretori di tre città ordinano la disattivazione e il sequestro degli impianti di interconnessione del network Fininvest nelle loro regioni. Si scatena una martellante campagna di protesta, capeggiata dai divi tv. Il governo Craxi - con le proteste della sinistra democristiana - vara e conferma per tre volte un decreto legge che autorizza le trasmissioni nazionali della Fininvest, “fino all’approvazione di una legge generale sul sistema radiotelevisivo”. Intanto, come chiede la Dc, al direttore generale della RAI vengono attribuiti maggiori poteri. 1985: il governo Craxi reitera ancora il decreto, che poi viene convertito in legge in Parlamento con i voti determinanti del Msi. La legge precede un termine provvisorio per la distribuzione delle frequenze, ma il regime transitorio viene continuamente prorogato. L’opposizione - forse per timore di impopolarità, forse per l’acquisizione di qualche spazio in RAI - non attua forme incisive di protesta. Berlusconi compra il Milan, squadra di calcio pluriblasonata.

CRONOLOGIA tv - 6 1986: per dividere la torta pubblicitaria, viene creata Auditel. 1987: mentre Fininvest ingaggia a peso d’oro Pippo Baudo,Raffaella Carrà e altri divi della RAI, durante la campagna per le elezioni politiche in RAI vige il divieto di diffondere propaganda elettorale. I canali privati vengono invece invasi da spot di candidati e di partiti. 1988: esce una sentenza (n.826) della Corte Costituzionale, che ribadisce i concetti già espressi nelle sentenze precedenti e impone di metter fine al regime transitorio. 1990: tra roventi polemiche le Camere approvano la Legge Mammì, che sostanzialmente ratifica il duopolio esistente. 5 ministri e 11 sottosegretari della sinistra DC si dimettono per protesta (presidente del Consiglio è Giulio Andreotti). La legge attribuisce la “diretta” ai privati, con l’obbligo di fare informazione. Non fa nessun accenno alle nuove tecnologie di distribuzione e alla tv non generalista (Fininvest intanto ha fondato Telepiù,1,2,3).

CRONOLOGIA tv - 7 1990: una dura e complicata battaglia giudiziaria sulla proprietà della Mondadori viene vinta da Berlusconi (gli strascichi giudiziari sono vivi ancor oggi). Nasce un impero multimediale che oltre all’editoria libraria comprende settimanali come Panorama, molti femminili, il popolarissimo Sorrisi e Canzoni, il quotidiano Il Giornale e molti quotidiani locali. 1992: Canale 5 comincia a trasmettere il suo telegiornale, diretto da Enrico Mentana, in concorrenza con i telegiornali RAI. 1992-1993: L’inchiesta “Mani pulite” mette in crisi tutto il sistema politico, e azzera il Psi craxiano. L’indebitamento della Fininvest è intanto arrivato a 4.528 miliardi.

CRONOLOGIA tv - 8 1994: Berlusconi ufficializza la nascita di “Forza Italia” e la propria candidatura politica. Impiega nella campagna elettorale tutte le risorse organizzative delle sue aziende. (Per non doverne sostenere la campagna elettorale, Indro Montanelli abbandona la direzione del “Giornale” ). Il 28 marzo Forza Italia, alleata al nord con al Lega, al centro-sud con Alleanza Nazionale, vince le elezioni. Il 10 maggio nasce il primo governo Berlusconi. Il 7 dicembre la Corte Costituzionale boccia la legge Mammì, giudicandola non idonea a garantire il pluralismo televisivo, e anzi tale da legittimare una posizione dominante. Il 22 dicembre – la Lega ha revocato l’appoggio al governo – Berlusconi si dimette. 1995: alcuni settori della sinistra promuovono un referendum popolare, per abrogare gli articoli più importanti della legge Mammì: vince il no, dopo una forte pressione di tutte le star del firmamento televisivo. 1996: il centro-sinistra vince le elezioni.

CRONOLOGIA tv - 9 1993-1996: il gruppo Fininvest, che ha ancora una forte esposizione debitoria, si ristruttura grazie all’appoggio delle banche, con l’arrivo di nuovi soci e con l’attribuzione delle attività tv a Mediaset, che viene quotata in Borsa. 1997: dopo molti mesi di patteggiamenti e trattative, viene approvata la proposta di legge Maccanico (legge 249), che istituisce un’Authority per le Telecomunicazioni e stabilisce che Retequattro non possa più trasmettere via etere, attribuendone le frequenze a Europa 7, che ha vinto la gara per l’aggiudicazione delle medesime. La legge pone un tetto massimo alla raccolta di risorse economiche nel settore audiovisivo da parte di un unico soggetto. 1999: nella gara pubblica d’appalto per assegnare le concessioni delle frequenze nazionali, Mediaset le ottiene per Canale 5 e Italia 1, ma non per Retequattro (che dovrebbe spostarsi sul satellite). Ottiene invece il rilascio Europa 7, società che coordina un circuito di tv locali. 2001: il centro-destra vince le elezioni. Berlusconi è di nuovo presidente del Consiglio. Retequattro continua a trasmettere, mentre Europa 7 è ancora in attesa delle frequenze.

CRONOLOGIA tv - 10 2002: l’Europarlamento esprime “preoccupazione per la situazione dell’informazione in Italia”. La questione torna alla Corte Costituzionale, che (sentenza 466) boccia la legge Maccanico, che “non garantisce alcun pluralismo televisivo”. La Corte conferma che entro il 31 dicembre 2003 Mediaset dovrà liberarsi di almeno una rete (Retequattro), mentre la RAI dovrà sgravare almeno una rete dalla pubblicità (RaiTre, di servizio e fortemente legata al territorio). 2003: l’attivo del gruppo Fininvest viene stimato intorno ai 30.000 miliardi. La “legge Gasparri”, che dovrebbe riordinare il sistema, viene approvata dal Parlamento, ma il Presidente della Repubblica rifiuta di firmarla, poiché “permette la formazione di posizioni dominanti” e “pregiudica la libertà di informazione”. 2004: la legge Gasparri (n.112) viene approvata: essa proroga Retequattro, e istituisce il Sistema Integrato della Comunicazione (Sic), che corrisponde all’intero ammontare delle risorse che fanno capo al mondo editoriale e pubblicitario (26 miliardi e mezzo di euro?). Sul Sic si dovranno d’ora in poi calcolare le percentuali- soglia per evitare gli oligopoli.