I movimenti e la contestazione

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Transcript della presentazione:

I movimenti e la contestazione 1968-73

Introduzione 1967-68: mobilitazioni e occupazione università→scontri con le forze dell’ordine Oggetto della contestazione: sistema dell’istruzione e capitalismo Cause: la nuova scuola superiore di massa, il sistema universitario arretrato ed elitario, il distacco tra scuola e mondo del lavoro Inoltre: riforme nella Chiesa, Vietnam, rivoluzioni

Un fenomeno nuovo: i ceti medi a sinistra, contro il sistema, la tradizione, la famiglia, la scuola, l’autorità ecc Ma anche contro la sinistra “istituzionale” (il PCI) Dalle scuole alla fabbriche

Gli operai giovani immigrati del Sud La meccanizzazione e l’aumento dei ritmi del lavoro La scarsa rappresentatività delle commissioni interne

1968: l’anno dei miracoli 1962-68: fallimento politica di riforme 1968: Dall’inerzia dei vertici all’attività della base La fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70 fu un periodo di straordinario fermento sociale, della più grande stagione collettiva nella storia della Repubblica, in cui l’organizzazione della società italiana fu messa in discussione a tutti i livelli (Ginsborg)

La riforma della scuola media del 1963→una scuola di massa, una università di massa Studenti universitari: 1960-61→268.000; 1967-68→500.000 (le donne 1/3) Un sistema ingessato e arretrato Pochi docenti, con poche ore di insegnamento (52 h), con altri lavori

Gli studenti lavoratori I pochi laureati La dispersione La selezione classista Scuole sovraffollate, insegnanti impreparati, disoccupazione intellettuale

Gli studenti contro i valori del “miracolo economico”: individualismo, tecnologia, famiglia, consumi Contro le ortodossie (Chiesa cattolica e PCI)

La Chiesa I fermenti innovatori 1967: don Lorenzo Milani e “Lettera a una professoressa” Giovanni XXIII e il Concilio Vaticano II Le comunità di base La giustizia sociale

Il marxismo “Quaderni rossi” Marcuse e “L’uomo a una dimensione” L’analisi della società con gli strumenti del marxismo La fine del mito americano: il Vietnam e il napalm La vera America: quella dei campus, della controcultura, del Black power

1966-67: La Rivoluzione culturale in Cina 1966-67: La Rivoluzione culturale in Cina. Mao e l’invito alla gioventù cinese ad “aprire il fuoco contro il quartier generale” 1967: la morte di Che Guevara in Bolivia I preti rivoluzionari del sud america e della “teologia della liberazione” (cattolicesimo e marxismo)

Una rivolta generazionale La coscienza di essere una generazione nata dopo la scoperta della bomba atomica. Il rifiuto del “ricatto tecnologico” contro una società che non poteva subire cambiamenti e trasformazioni Il rifiuto della società capitalistica che basava il proprio potere sulla bomba e che perpetuava le ingiustizie e le disuguaglianze Oltre alla persuasione di abitare un mondo dove piuttosto che a conoscere la scienza e la tecnica servono a dominare, e talvolta a sterminare, la prima generazione dell’era atomica possiede appunto la coscienza di essere una generazione. Nel ’68 una generazione entrò in guerra contro il ricatto nucleare che condannava l’umanità alla perpetuazione di tutte le disuguaglianze e di tutte le ingiustizie.

La contestazione I Autunno 1967: occupazione università di Trento (sociologia), Cattolica di Milano, Lettere a Torino Contro la riforma dell’università proposta da Gui (limiti di accesso e tre diversi percorsi di laurea) Febbraio 1968: Roma e la “battaglia di Valle Giulia”

La contestazione II La violenza da una parte e dall’altra I valori del movimento: l’antiautoritarismo (Chiesa, scuola, famiglia, PCI), la democrazia diretta, il comunitarismo e il collettivismo, il libertarismo, la rivoluzione sessuale, la rivoluzione sociale

Gli studenti e gli operai 1968-69: L’alleanza con il movimento operaio e l’autunno caldo del ’69 “Andare verso il popolo” Le fabbriche: la ristrutturazione del 1964-65, la meccanizzazione, il cottimo e i capi-squadra, la sorveglianza padronale Gli operai comuni

Marzo 1968: sciopero generale Gli studenti e i picchetti davanti alle fabbriche Il sogno di un nuovo partito rivoluzionario di sinistra, operaista 1968: la Nuova Sinistra Italiana (leninista)

I gruppi rivoluzionari I maoisti di Servire il popolo (attenzione per i contadini e disciplina) Avanguardia operaia (leninisti, antistalinisti, filomaoisti) Movimento studentesco Lotta continua: libertaria, irriverente e caotica (Sofri)

Potere operario (leninista) Il Manifesto: intellettuali che avevano rotto con il PCI da sinistra→quotidiano Tutti: settari, ideologici, atteggiamento ambiguo verso l’uso della violenza, convinti della imminenza della rivoluzione in occidente

Mancò in essi una seria analisi della società italiana e gli ostacoli alla diffusione di una coscienza rivoluzionaria, la consapevolezza che nell’Italia rurale e provinciale questi temi non attecchivano

Autunno 1968-69: la Pirelli a Milano (il Comitato unitario di base) Le richieste operaie: miglioramento condizioni di lavoro, fine delle “gabbie salariali” Le prime vittorie

Gli scioperi: alternato, autolimitazione del rendimento, il salto della scocca, a singhiozzo, lo sciopero attivo, il blocco delle merci (la creatività) Luglio 1969: sciopero generale, la Fiat di Mirafiori e la “battaglia di Corso Traiano”

I sindacati La tradizionale fedeltà dei lavoratori ai sindacati La capacità dei sindacati di “cavalcare la tigre” dell’attivismo operaio incanalandolo in una strategia di medio periodo per ottenere risultati duraturi Le conquiste: nuovo contratto nazionale

Aumenti salariali uguali per tutti, la settimana di 40 ore, diritto di organizzare assemblee nelle fabbriche durante l’orario lavorativo (max 10 ore l’anno), le 150 ore di studio

Le elezioni del 1968: DC 39,1%, PCI 26,9%, PSU 14,5%, PSIUP 4,4% 1968-72: governi brevi La debole politica riformatrice: l’istituzione delle regioni (1970), l’introduzione del referendum, le pensioni (il 74% del salario degli ultimi 5 anni dopo 40 anni di lavoro)

Maggio 1970: lo Statuto dei lavoratori Diritti dei lavoratori: di assemblea, di organizzazione sindacale, di appellarsi alla magistratura contro i licenziamenti ingiusti (la “giusta causa” dell’articolo 18) 1970: la legge Fortuna-Baslini sul divorzio 1971: la riforma sulla casa (potere di esproprio agli enti locali, l’edilizia pubblica)

Gli imprenditori La maggior parte del settore imprenditoriale reagì in modo negativo e tradizionale. L’inflazione continuò a crescere, gli imprenditori esportarono i capitali all’estero, gli investimenti crollarono Nel 1973 la lira fu lasciata fluttuare e svalutare Le importazioni divennero più care proprio quando il prezzo del petrolio quadruplicava

La strategia della tensione La risposta eversiva alla contestazione Protagonisti furono pezzi deviati dello Stato e dei servizi segreti, ambienti dell’estrema destra alcune alte cariche delle forze dell’ordine Attentati per destabilizzare e creare panico tra l’opinione pubblica favorendo richieste di normalizzazione e di ritorno all’ordine

Attentati e tentati colpi di Stato 12 dicembre 1969 Piazza Fontana a Milano, Banca dell’agricoltura, 16 morti: La falsa pista degli anarchici (innocenti) e i depistaggi I veri responsabili: neofascisti del Veneto (Freda e Venturi) e agenti del Sid (Servizio informazioni della Difesa)

Si tramava un complotto contro la democrazia: attentati per creare panico e insicurezza e le condizioni per un colpo di Stato (come in Grecia dove era stata instaurata la “dittatura dei colonnelli”) L’insabbiamento delle inchieste

Il tentato colpo di Stato 8-9 dicembre 1970 Junio Valerio Borghese (X Mas) Un battaglione di guardie forestali Il ministero degli Interni fu occupato per alcune ore ma non successe niente e Borghese si ritirò