Il rischio sismico conseguenze di un potenziale danno economico, sociale ed ambientale derivante da eventi sismici pericolosi, in un certo territorio.

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Transcript della presentazione:

Il rischio sismico conseguenze di un potenziale danno economico, sociale ed ambientale derivante da eventi sismici pericolosi, in un certo territorio in un dato periodo di tempo.

Che cos’è? Si parla di rischio sismico quando in un territorio è possibile subire un danno a causa del terremoto. Si definisce come l’insieme dei possibile effetti che un terremoto di riferimento può produrre in un determinato intervello di tempo, in una determinata area, in relazione alla sua probabilità di accadimento ed al relativo grado di intensità. La determinazione è legata a tre fattori principali: -PERICOLOSITA’: esprime la probabilità che in un certo intervallo di tempo avvenga un terremoto. -ESPOSIZIONE: è una misura di importanza dell’oggetto esposto al rischio in relazione alle principali caratteristiche dell’amobiente costruito -VULNERABILITA’: Consiste nella valutazione della possibilità che persone, edifici o attività subiscano danni o modificazioni al verificarsi dell'evento sismico.

Prevenire il rischio sismico Prevenire il rischio sismico significa ridurre gli effetti di un terremoto, intervenendo prima di tutto sulla qualità degli edifici. Come si può intervenire: costruire nuovi edifici con criteri antisismici intervenire sugli edifici antichi e sul patrimonio culturale, per ridurre la loro vulnerabilità - contrastare l’edilizia abusiva a fare in modo che tutte le costruzioni siano in regola con le leggi.

Informazioni varie sulle leggi antisismiche Secondo il provvedimento legislativo del 2003, i comuni italiani sono stati classificati in 4 categorie principali, in base al loro rischio sismico, calcolato in base alPGA (Peak Ground Acceleration, ovvero picco di accelerazione al suolo) e per frequenza ed intensità degli eventi. La classificazione dei comuni è in continuo aggiornamento man mano che vengono effettuati nuovi studi in un determinato territorio, venendo aggiornata per ogni comune dalla regione di appartenenza. Zona 1: sismicità alta, PGA oltre 0,25 g. Comprende 708 comuni. Zona 2: sismicità media, PGA fra 0,15 e 0,25 g. Comprende 2.345 comuni (in Toscana alcuni comuni ricadono nella zona 3S che ha lo stesso obbligo di azione sismica della zona 2). Zona 3: sismicità bassa, PGA fra 0,05 e 0,15 g. Comprende 1.560 comuni. Zona 4: sismicità molto bassa, PGA inferiore a 0,05 g. Comprende 3.488 comuni. Tra esse la zona 1 è quella di pericolosità più elevata, potendosi verificare eventi molto forti, anche di tipo catastrofico. A rischio risulta anche la zona 2 (e zona 3S della Toscana), dove gli eventi sismici, seppur di intensità minore, possono creare gravissimi danni. La zona 3 è caratterizzata da una bassa sismicità, che però in particolari contesti geologici può vedere amplificati i propri effetti, come nel caso del terremoto di Tuscania del 1971 (il comune è classificato in tale zona). Infine, la zona 4 è quella che nell'intero territorio nazionale presenta il minor rischio sismico, essendo possibili sporadiche scosse che possono creare danni con bassissima probabilità. La normativa precedente sulle costruzioni in zona sismica (D.M. LL.PP. 16 gennaio 1996) suddivideva il territorio nazionale nelle seguenti zone sismiche: zona di I categoria (S=12) zona di II categoria (S=9) zona di III categoria (S=6) zona non classificata.

In Italia L’Italia è uno dei Paesi a maggiore rischio sismico del Mediterraneo, per la sua particolare posizione geografica, nella zona di convergenza tra la zolla africana e quella eurasiatica. La sismicità più elevata si concentra nella parte centro- meridionale della Penisola, lungo la dorsale appenninica ,in Calabria e Sicilia e in alcune aree settentrionali, come il Friuli, parte del Veneto e la Liguria occidentale. Solo la Sardegna non risente particolarmente di eventi sismici. 5

TERREMOTI RECENTI E PASSATI Guardando la mappa degli ultimi 31 anni di sismicità (1981-2011) si nota che i terremoti recenti sono localizzati in aree distribuite principalmente lungo la fascia al di sotto degli Appennini, dell’arco Calabro e delle Alpi. Negli ultimi 31 anni la Rete Sismica Nazionale ha registrato più di 150.000 eventi sismici in Italia, la maggior parte dei quali non è stata avvertita dalla popolazione. Più di 50 terremoti hanno avuto una magnitudo Richter superiore a 5.0. I più forti terremoti di questo periodo sono avvenuti in Abruzzo il 6 aprile 2009, Ma =6.3, e in Emilia Romagna il 20 maggio 2012, Ma =5.9 TERREMOTI RECENTI E PASSATI

Rischio sismico in Italia   In 2500 anni, l’Italia è stata interessata da più di 30.000 terremoti di media e forte intensità superiore al IV-V grado della scala Mercalli) e da circa 560 eventi sismici di intensità uguale o superiore all’VIII grado della scala Mercalli (in media uno ogni 4 anni e mezzo). Solo nel XX secolo, ben 7 terremoti hanno avuto una magnitudo uguale o superiore a 6.5 (con effetti classificabili tra il X e XI grado Mercalli). I terremoti che hanno colpito la Penisola hanno causato danni economici consistenti, valutati per gli ultimi quaranta anni in circa 135 miliardi di euro, che sono stati impiegati per il ripristino e la ricostruzione post-evento. A ciò si devono aggiungere le conseguenze non traducibili in valore economico sul patrimonio storico, artistico, monumentale.  In Italia, il rapporto tra i danni prodotti dai terremoti e l’energia rilasciata nel corso degli eventi è molto più alto rispetto a quello che si verifica normalmente in altri Paesi ad elevata sismicità, quali la California o il Giappone. Ad esempio, il terremoto del 1997 in Umbria e nelle Marche ha prodotto un quadro di danneggiamento (senza tetto: 32.000; danno economico: circa 10 miliardi di Euro) confrontabile con quello della California del 1989 (14.5 miliardi di $ USA), malgrado fosse caratterizzato da un’energia circa 30 volte inferiore. Ciò è dovuto principalmente all’elevata densità abitativa e alla notevole fragilità del nostro patrimonio edilizio.    Rischio sismico in Italia

A ROMA Il territorio del Comune di Roma ha una sismicità modesta, determinata soprattutto dagli effetti dei terremoti con epicentro nell'area dei Castelli romani e nell’Appennino abruzzese e umbro. Questa sismicità non è però trascurabile, per il valore elevato dei beni monumentali e architettonici della città e per la vulnerabilità del patrimonio edilizio. Nel corso della storia, i terremoti con epicentro nelle aree dell'Appennino centrale (soprattutto Umbria e Abruzzo) e dei Colli Albani hanno prodotto danni agli edifici della Capitale generalmente non gravi, riferibili al VI-VII grado della scala Mercalli, come lesioni agli intonaci, caduta di comignoli e cornicioni.  In alcuni casi, questi eventi hanno causato danni più gravi (fessure nelle pareti, crolli parziali di solai e mura), legati alla fatiscenza delle costruzioni o, probabilmente, a effetti locali causati dalla natura dei terreni.  I terremoti con epicentro nel Comune di Roma, invece, risultano poco frequenti e di bassa intensità, anche se hanno raggiunto il VI-VII grado Mercalli nel 1812 e nel 1909.

TERREMOTI ACCADUTI A ROMA QUANDO DOVE INTENSITÀ DISTRUZIONI 26 dicembre1927 Lazio, Colli Albani, Roma 5,0 Richter VIII Mercalli Il paese più danneggiato fu Nemi, dove quasi tutte le abitazioni subirono crolli e gravi lesioni e vennero dichiarate inabitabili. Furono seriamente danneggiati anche tutti gli edifici pubblici e il medievale castello Orsini. Danni gravi furono riscontrati anche a Genzano, dove la scossa causò il crollo totale di una casa e moltissimi altri edifici risultarono "completamente sventrati", in particolare nella parte alta del paese, a ridosso del cratere vulcanico; A Lanuvio si ebbero lesioni, più o meno gravi, in tutti gli edifici. A Roma si ebbero lesioni in vari edifici ed una vittima; Danni discreti furono segnalati anche ad Ariccia, Albano Laziale e Velletri.

QUANDO DOVE INTENSITÀ DISTRUZIONE QUANDO DOVE INTENSITÀ DISTRUZIONE 6 febbraio 1971 Zona tra Tarquinia e Tuscania 4,46 scala Richter VIII Mercalli Il bilancio della catastrofe è stato di trentuno morti ed un centinaio i feriti, alcuni trasferiti negli ospedali della provincia, oltre a 5.000 senzatetto. QUANDO DOVE INTENSITÀ DISTRUZIONE 11 marzo2000 Lazio orientale 4,1 Richter VI Mercalli Il paese più colpito dal sisma è Canterano dove circa l'80 per cento delle abitazioni sono state seriamente lesionate, come pure la palazzina del comune e l'edificio scolastico, dichiarati entrambi inagibili. Una grossa lesione si è aperta anche nella volta della chiesa di Santa Maria Assunta, da poco restaurata.

Una casa dopo il terremoto a Tuscania Torre della basilica di Santa Maria Maggiore dopo il terremoto Un altro edificio danneggiato dal terremoto Una via del centro storico dopo il terremoto A Tuscania

Informazioni varie sulle leggi antisismiche Secondo il provvedimento legislativo del 2003, i comuni italiani sono stati classificati in 4 categorie principali, in base al loro rischio sismico, calcolato in base alPGA (Peak Ground Acceleration, ovvero picco di accelerazione al suolo) e per frequenza ed intensità degli eventi. La classificazione dei comuni è in continuo aggiornamento man mano che vengono effettuati nuovi studi in un determinato territorio, venendo aggiornata per ogni comune dalla regione di appartenenza. Zona 1: sismicità alta, PGA oltre 0,25 g. Comprende 708 comuni. Zona 2: sismicità media, PGA fra 0,15 e 0,25 g. Comprende 2.345 comuni (in Toscana alcuni comuni ricadono nella zona 3S che ha lo stesso obbligo di azione sismica della zona 2). Zona 3: sismicità bassa, PGA fra 0,05 e 0,15 g. Comprende 1.560 comuni. Zona 4: sismicità molto bassa, PGA inferiore a 0,05 g. Comprende 3.488 comuni. Tra esse la zona 1 è quella di pericolosità più elevata, potendosi verificare eventi molto forti, anche di tipo catastrofico. A rischio risulta anche la zona 2 (e zona 3S della Toscana), dove gli eventi sismici, seppur di intensità minore, possono creare gravissimi danni. La zona 3 è caratterizzata da una bassa sismicità, che però in particolari contesti geologici può vedere amplificati i propri effetti, come nel caso del terremoto di Tuscania del 1971 (il comune è classificato in tale zona). Infine, la zona 4 è quella che nell'intero territorio nazionale presenta il minor rischio sismico, essendo possibili sporadiche scosse che possono creare danni con bassissima probabilità. La normativa precedente sulle costruzioni in zona sismica (D.M. LL.PP. 16 gennaio 1996) suddivideva il territorio nazionale nelle seguenti zone sismiche: zona di I categoria (S=12) zona di II categoria (S=9) zona di III categoria (S=6) zona non classificata.

Classificazione sismica del Comune di Monterotondo In basso è riportata la zona sismica per il territorio di Monterotondo, indicata nell'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274/2003, aggiornata con la Delibera della Giunta Regionale del Lazio n. 387 del 22 maggio 2009. I criteri per l'aggiornamento della mappa di pericolosità sismica sono stati definiti nell'Ordinanza del PCM n. 3519/2006, che ha suddiviso l'intero territorio nazionale in quattro zone sismiche sulla base del valore dell'accelerazione orizzontale massima su suolo rigido o pianeggiante ag, che ha una probabilità del 10% di essere superata in 50 anni. Zona sismica 2B: zona con pericolosità sismica media dove possono verificarsi terremoti abbastanza forti. La sottozona 2B indica un valore di ag < 0,20g. Classificazione sismica del Comune di Monterotondo

Lavoro svolto da : Arianna Dulcis Alice Rinaudo Chiara Cosimi Claudia Bellucci Eleonora Rossi Rossella Speranza Marco Filipponi Gabriele Ievolella Lorenzo Ievolella