Platone.

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Aspetti Epistemologici dell’Informatica Prof.ssa Stefania Bandini Dott. Gianluca Colombo Dott. Luca Mizar Federici Dipartimento di Informatica, Sistemistica.
Transcript della presentazione:

Platone

Contesto La morte di Socrate mette in crisi il rapporto di Platone con la città. La Grecia è avviata verso la disgregazione della sua struttura politica: alla lunga guerra del Peloponneso (431-404) fa seguito un periodo di lotte conclusosi con la breve supremazia tebana, che prepara la strada alla definitiva conquista macedone, prima con Filippo II, poi con Alessandro Magno. Platone si colloca alla fine dell'età delle poleis. Egli tenta di ricreare il riferimento collettivo, dipingendo lo Stato perfetto che garantisca la realizzazione della virtù dei cittadini e della giustizia sociale. Uno stato "ideale", come modello cui guardare per trasformare la realtà, come cercherà più volte di fare con i suoi viaggi a Siracusa. Al tempo stesso, Platone si preoccupa di garantire l'universalità dei valori contro il relativismo sofistico.

Il problema del relativismo Il problema principale che Platone si trova ad affrontare è lo stesso con cui si è confrontato Socrate: il relativismo sofistico. Socrate aveva cercato la soluzione nella ragione, che poteva fondare l'universalità della virtù sulla base di argomentazioni che ogni essere razionale avrebbe dovuto condividere. La soluzione socratica si fonda sull'accordo tra i soggetti conoscenti, dato che il ragionamento sui valori non può avere la stessa forza conclusiva di quello matematico. Quindi la ricerca è inesauribile, dove si procede verso una sempre migliore definizione del problema, ma non si giunge mai a una dimostrazione definitiva. Platone, invece, individua nelle idee un riferimento oggettivo, sia dei valori sia della conoscenza. Esiste la giustizia in sé, come idea mediante la quale definire "giusto" o meno un individuo... Esistono anche le idee di cose concrete, come il cavallo, conoscendo le quali siamo in grado di conoscere gli oggetti dell'esperienza nei loro aspetti universali e permanenti, cioè scientifici.

Essere e divenire In questo modo Platone dà una risposta anche ai problemi lasciati aperti dalla filosofia presocratica, come quello del rapporto fra essere e divenire (unità e molteplicità): per Parmenide la ragione richiede che l'essere sia unico e uguale a se stesso, mentre l'esperienza attesta la molteplicità e il divenire. Per Platone, se esistono le idee, ai molti uomini concreti, corrisponde un'unica idea di uomo, immutabile, eterna e perfetta, che ne costituisce l'essenza e ne permette la conoscenza razionale. Chi conosce le idee è sia sapiente (conoscenza del vero) sia saggio (conoscenza di ciò che è giusto), quindi i filosofi devono anche guidare lo Stato.

La conoscenza Se le idee sono oggettive, esistono indipendentemente da noi e dalla nostra esperienza, come possiamo conoscerle? Attraverso la reminiscenza, per spiegare la quale Platone ammette l'innatismo e la metempsicosi: l'anima è immortale e quando è separata dal corpo può conoscere direttamente le idee, ma le dimentica quando torna a incarnarsi, per ricordarle poi nel corso della vita sotto lo stimolo dell'esperienza e grazie alla guida di chi già le conosce.

Attraverso quale disciplina Platone è solito esemplificare la teoria delle idee e il rapporto fra le idee e le cose La grammatica La geometria L’astronomia La musica

La teoria delle idee Tutti abbiamo l’idea del triangolo isoscele, ma non l’abbiamo ricavata dall’esperienza, dove ci sono solo figure irregolari, mentre l’idea è unica e immutabile. Secondo Platone non potremmo definire una superficie esistente come «triangolo isoscele» se non avessimo già in mente l’idea di triangolo e quella più specifica di triangolo isoscele. Le superfici esistenti non sono che esempi imperfetti di questa idea, a partire dalla quale possiamo interpretarle e ricondurle a un modello, o forma, generale (eidos = forma, modello)

Le idee valgono Esclusivamente sul piano ontologico Esclusivamente sul piano etico Esclusivamente sul piano mentale Sia sul piano ontologico che etico

La teoria delle idee Le idee valgono anche sul piano etico. Nel Fedone, Platone parla del «bello in sé», «buono in sé», «giustizia in sé»… «in sé» significa che le idee sono separate dalle cose e anche dal fatto che noi le pensiamo, esistono oggettivamente

Secondo la formulazione della teoria presente nella Repubblica Esistono tante idee quanti sono gli oggetti concreti Esistono tante idee quante sono le classi di oggetti Esiste un’unica idea, uguale per tutti gli oggetti a prescindere dalla classe a cui appartengono

La teoria delle idee Attraverso le idee, Platone intende superare il relativismo etico dei sofisti: se le idee sono oggettive, valgono in assoluto, non dipendono dal soggetto morale (individuo o popolo) Le idee hanno consistenza ontologica, sono realtà sussistenti di per sé, non prodotti del pensiero esistenti solo nella mente umana. Nella Repubblica si parla di un’idea singola «per ciascuno di quei gruppi di molti oggetti, ai quali riferiamo il medesimo nome… Ci sono molti letti e molti tavoli… ma le idee che ricordano questi oggetti sono due: l’una del letto, l’altra del tavolo» In alcuni miti (del carro alato, nel Fedro), Platone descrive il mondo delle idee, l’Iperuranio

Quale fra quelle seguenti è la modalità che descrive meglio il rapporto fra le cose concrete e le idee Mimesi Metessi Parusia

Le idee e le cose (mimesi) Diversi tipi di idee: 1) forme o modelli universali delle cose; 2) idee-valori (virtù); 3) idee matematiche Le cose concrete sono copie delle idee, hanno un rapporto di imitazione (mimesi) con l’idea corrispondente. I tavoli sono copie dell’idea di tavolo. Dato che l’esistente è materiale e che la materia è imperfetta, le cose imitano l’idea corrispondente in modo imperfetto, ciò spiega le caratteristiche individuali e quindi la molteplicità

Le idee e le cose (metessi) Per le idee-valori, il legame è di partecipazione (metessi). Socrate è un uomo in quanto imita l’idea di uomo ed è giusto in quanto partecipa dell’idea di giustizia: l’imitazione definisce l’essenza dell’esistente (l’essenza di Socrate consiste nell’essere uomo, in quanto imita questa idea), mentre la partecipazione definisce la qualità (i predicati) dell’esistente. Mentre l’idea imitata è unica, le idee di cui un individuo partecipa sono molteplici

Le idee e le cose (parusia) Per l’idea della bellezza si parla di parusia: essa si manifesta nelle cose, diviene visibile in esse In altri passi Platone parla anche di koinonia: le cose hanno qualcosa in comune con le idee

Il problema del divenire Il divenire non sembra conciliarsi con la razionalità del reale. Se Socrate da bambino diventa ragazzo, poi adulto e infine vecchio, chi è veramente Socrate? Come posso attribuire lo stesso nome (permanenza) a ciò che muta continuamente? Parmenide aveva per questo negato il divenire, ritenendo che implicherebbe un assurdo logico (continuo passaggio dall’essere al non essere) I filosofi pluralisti avevano cercato di riconciliare i piani dell’essere e del non essere spiegando il divenire come aggregazione e disgregazione di enti immutabili (gli atomi di Democrito, gli elementi di Empedocle, ecc.) Platone separa i due mondi (dualismo) e considera le idee come l’essenza stabile dell’esistente in continuo divenire. L’intelletto coglie le idee e conosce il mondo immutabile, che è oggetto della conoscenza scientifica, al contrario ciò che i sensi attestano è solo illusorio

Il problema della molteplicità Anche la molteplicità pone un problema logico. Socrate, Aristide, Aristofane sono tutti «uomini». Che cosa li unisce, autorizzandoci a comprenderli sotto un solo concetto (uno stesso nome?). Sono imitazioni di un’unica idea, quella di uomo. Conoscendo l’idea di uomo, conosciamo la vera realtà degli individui (l’essenza, il tì esti), la struttura razionale al di là delle frammentazioni

Per Platone la pistis rappresenta L’immaginazione La credenza La conoscenza deduttiva La conoscenza intellettiva

La teoria della conoscenza nel mito della caverna Separazione tra il mondo della doxa (opinione, conoscenza sensoriale; nel mito: la caverna) e quello dell’epistéme (scienza, conoscenza intellettuale; nel mito: il mondo vero) La doxa comprende l’eikasìa (congettura, immaginazione; simboleggiata dalle ombre) e la pìstis (credenza; simboleggiata dalle statuette che sono copie delle cose vere) Anche il segmento della conoscenza scientifica è suddiviso in due livelli. Il primo, la diànoia, cioè il ragionamento, rappresentato nel mito dalle immagini delle cose riflesse nell’acqua, ovvero la conoscenza deduttiva o matematica, che partendo da premesse e da principi già dati, dimostra le verità che da essi possono essere derivate. L’ultimo livello, il più elevato, è la conoscenza intellettiva (nòesis), la visione delle idee (rappresentate nel mito dalle cose reali), che permette di cogliere direttamente i principi dai quali deriva tutta la conoscenza.