L‘ L’art. 13 del ddl: “SuperComitato”, Valutazione e Premialità al contrario “Solo ciò che è misurabile è migliorabile” Thomas Samuel Kuhn “Non tutto ciò.

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L‘ L’art. 13 del ddl: “SuperComitato”, Valutazione e Premialità al contrario “Solo ciò che è misurabile è migliorabile” Thomas Samuel Kuhn “Non tutto ciò che conta può essere contato, non tutto ciò che può essere contato conta” Albert Einstein

La Valutazione nei sistemi di istruzione e formativi Nel campo della valutazione dell’istruzione in Italia si continua ad eludere il fatto fondamentale (volontariamente o per superficialità) che come per tutte le buone prassi sulla valutazione di sistema maturate negli altri settori anche per la scuola, la valutazione, sia di sistema che in materia didattica, richieda competenze professionali e tecniche specifiche. Qualsiasi modello di valutazione messo a punto dovrebbe costituire sempre il prodotto di una ricerca qualitativa effettuata dentro un particolare contesto di procedure, pratiche, valori, esperienze condivise. Invece nella maggior parte dei casi si assiste ad una semplice trasposizione di procedure da un settore all’altro

CARATTERI SPECIFICI DELL’ISTITUZIONE CHE VALUTA (PER UN MODELLO POSSIBILE DI VALUTAZIONE) La scuola svolge compiti di valutazione degli esiti di apprendimento. In questo senso fa della valutazione: 1. il mezzo più importante per promuovere in senso ampio il successo scolastico 2. lo scopo/strumento dell’istituzione scolastica, esercitato a tutti i livelli dell’esercizio della collegialità 3. un complesso apparato di procedure burocratiche gestite dal docente limitatamente standardizzabili perché nella valutazione didattica interferiscono aspetti etici e deontologici 4. un elemento che diversamente dalle competenze che si possiedono nei saperi specifici accomuna la professione docente e trascende metodologie, approcci, teorie, visioni della scuola

La Valutazione di Sistema: genesi e funzione, in Italia e in UE La valutazione costituisce un’area di interesse nel sistema dei servizi pubblici a partire dagli anni ‘80 Inizialmente è presente in tutti i settori in cui l’intervento pubblico è caratterizzato da investimenti dello Stato (Sanità, Industria, Agricoltura, Trasporti) e politiche di sviluppo A partire dalla seconda metà degli anni Novanta la Valutazione di Sistema viene introdotta nei settori dell’Istruzione, della Formazione, dei servizi socio-assistenziali e servizi socio-sanitari Oggi è considerata indispensabile per orientare la spesa pubblica, soprattutto in ambito di programmazione europea Nel campo dell’istruzione la valutazione costituisce un effetto del decentramento e della autonomia delle scuole (art. 21 della legge 15 marzo 1997, che istituisce l ‟ autonomia delle scuole, comma 9) (1)

LA VALUTAZIONE DI SISTEMA Il modello della valutazione di sistema, maturato nell’esperienza pratica dell’organizzazione aziendale si è imposto come atteggiamento culturale in tutte le aree geopolitiche in cui i servizi pubblici sono effetto di politiche e programmazioni rigorose Perché? Quali criteri ispirano la valutazione di sistema? Gli investimenti ormai richiedono: una programmazione annuale/pluriennale un impegno di spesa che varia in percentuale del PIL da Paese a Paese e condiziona pesantemente i bilanci degli Stati una rendicontazione rigorosa ed una razionalizzazione del rapporto costi-benefici che si valuti preventivamente ciò che viene percepito come un valore economico che si può razionalizzare

Quanto si valuta nel servizio pubblico? (Sanità, Istruzione, politiche di sviluppo sociale, terzo settore) Paradosso (intrinseco al modello di valutazione di sistema che si è diffuso in UE) Si valuta di più se lo Stato non può disporre di molte risorse (effetto della razionalizzazione della spesa, oggi ed è la giustificazione dei decisori) Si valutava meno quando vi era una buona disponibilità di risorse (i decisori indicano questi periodi come caratterizzati da spreco). La spending review si alimenta del paradosso

UN ESEMPIO DI VALUTAZIONE DI SISTEMA: IL MODELLO INGLESE Chi svolge la valutazione? L’Ofsted (Office for Standards in Education, Children’s Services and Skills ), un’agenzia indipendente ed esterna, accreditata presso gli istituti di ricerca sulla valutazione e qualità più importanti del mondo accademico britannico Quali compiti svolge? Monitoraggio e valutazione dell’efficacia nel settore dell’istruzione pubblica e privata Chi svolge i compiti di valutazione? I team sono composti da valutatori (non ispettori come in Italia) che interagiscono con le singole istituzioni scolastiche nel corso dell’anno, campionando in maniera variabile diversi segmenti del servizio scolastico, didattici e gestionali, con una quantità enorme di contatti partecipati Quale scopo? Suggerire piani di miglioramento alle singole istituzioni che tengano conto dei fattori-chiave e delle risorse materiali, umane, tecnologiche, professionali Come comunica e come sensibilizza su questi temi? Pubblicando un report annuale che serve anche ai fini dell’orientamento delle famiglie e degli alunni

MODUS Una proposta di modello valutativo dal basso (Regione Abruzzo e Usr) Perché legittimare una valutazione di sistema nella scuola? Nei processi educativi, autonomia e valutazione della scuola rappresentano un binomio imprescindibile per innescare azioni di innovazione e sviluppo. L’autonomia rafforza il sistema delle responsabilità, aumenta le occasioni e gli spazi di confronto e implementazione dell’offerta educativa, e impegna la scuola alla produttività culturale, con la diretta conseguenza di diventare capace di valutare se stessa (valutazione interna) e di essere disponibile a farsi valutare dagli altri (valutazione esterna).

MODUS Prima fase: condivisione di esperienze valutative e di modelli teorici già noti, attività di studio e ricerca, consultazione di testi di carattere teorico e di materiali informativi prodotti nell’ambito di esperienze di valutazione condotte sul territorio nazionale Seconda fase: costituzione sottogruppi di ricerca, con la finalità di individuare presupposti teorici e percorsi chiave; analisi comparativa di alcuni modelli considerati significativi, analisi del contesto ed elaborazione di un modello strutturato in quattro macroaree: leadership, processi, efficacia (contesto, risorse, risultati), soddisfazione. Terza fase: Individuazione di possibili set di criteri di qualità e/o indicatori e sviluppo di segmenti di ricerca a unità o gruppi di unità scolastiche per definire metodologie di indagine e strumenti di osservazione.

COMITATO DI VALUTAZIONE (Art. 13) Che cosa prevede? stanziamento aggiuntivo di 200 milioni di euro da parte del Miur, in proporzione alla dotazione organica dei docenti riconoscimento compensi ai docenti “bravi” sulla base di “criteri” individuati dal “Comitato per la valutazione dei docenti” presieduto dal DS e costituito da due docenti e due genitori (nel 2° grado da un genitore ed uno studente). Per la valutazione dell’anno in prova del docente neoimmesso il Comitato viene integrato della figura del tutor L’art. 13 legittima una Meritocrazia ed una Premialità fittizia perché: Si valorizza quasi esclusivamente lo staff del DS o lo staff nominato dal Consiglio di Istituto con una dotazione esigua di risorse finanziarie (circa euro lordi per scuola) Si distribuiscono premi attraverso l’esercizio di funzioni affidate a genitori e alunni

Art. 11 Periodo di formazione e prova del personale docente ed educativo Il DS valuta il docente neoimmesso sulla base di una istruttoria preparata dal tutor, sentito il comitato di valutazione. Il Miur deve ancora predisporre la formazione ed i criteri di valutazione. Sono previste anche verifiche ed ispezioni in classe Chi effettuerà le verifiche e le ispezioni? OGGI: Con l’attuale sistema di valutazione dell’anno di prova si opera, tenuto conto che il docente neoimmesso ha già superato diverse prove di sbarramento all’accesso alla professione, un tipo di valutazione ‘fra pari’, poiché il docente neoimmesso dal 1 settembre opera nel contesto di una collegialità (cdc, dipartimento, collegio dei docenti). DOMANI: L’ Effetto dell’art. 11 del ddl determinerà la burocratizzazione di una procedura con l’ingerenza di fattori discrezionali ed estranei alla valutazione ed alla didattica Capovolgimento del paradigma della valutazione scolastica. Gli insegnanti da soggetti principali del processo valutativo diventano oggetto misurabile sulla base di criteri pervasivi con una confusione di ruoli, competenze e compiti. Quale sarà l’effetto di questa rivoluzione copernicana al contrario? La crisi del rapporto fiduciario tra gli attori della scuola

Desiderata per una Valutazione di sistema possibile Lo scopo della valutazione di un sistema di istruzione non può essere assorbito da esigenze di giustificazione della spesa sostenuta nelle politiche scolastiche Nessun criterio di valutazione può essere esportato sic et simpliciter da un settore ad un altro Per Valutare occorre sempre partire da una prassi sperimentata in un contesto didattico In Italia si dovrebbe tenere conto del dibattito (interdisciplinare) tra sostenitori della quantità e sostenitori della qualità. Non si può inseguire un modello di valutazione assoluta e oggettiva, piuttosto modelli dinamici e aperti, calati nella scuola dell’autonomia, nel sistema di interessi e di valori della comunità Favorire esperienze di rete, di scambio di buone prassi maturate nel territorio assumendo la scuola come istituzione portante e non come istituzione che insegue solo il mercato del profitto e dei numeri

Sistema nazionale di valutazione della scuola (SNV) Stanziati 8 milioni di euro per il quadriennio al fine di: realizzare le rilevazioni nazionali degli apprendimenti (prove INVALSI); partecipare alle indagini internazionali (OCSE-PISA, ecc.) procedere alle visite qualitative (non si esplicitano i criteri che dovrebbero orientare le visite, sino a questo momento le visite sono state condotte in maniera ispettiva e sulla base delle sole difformità documentarie segnalate o denunciate). Allo stato di fatto vi sono scuole che si sono accreditate presso agenzie che certificano la qualità, con esperienze diversificate

La vita pitagorica di Giamblico In questo scritto si documenta la valutazione in ingresso di un nuovo adepto. La valutazione consisteva nell’esecuzione non di prove oggettive e misurabili (…e stiamo parlando di pitagorici che con i numeri erano fissati!), quanto in una informazione precisa acquisita sulla vita del giovane e sul suo passato: famiglia, parenti, amici, stile di vita, occupazioni. Siccome però in un esame di questo tipo si poteva incorrere nell’errore di valutazione, l’adepto veniva osservato per un altro lungo periodo, tre anni, e sino a quel momento tenuto ai margini della comunità. Successivamente lo si obbligava a dar prova di autocontrollo delle passioni e gli si imponeva il silenzio per altri 5 anni. Il tirocinio terminava con un prudente giudizio formulato da una ‘commissione di filosofi’. Se oggi proponessimo questo modello per valutare un dirigente filogovernativo, in alcuni casi potrebbe pure risultare interessante. Ma sarebbe folle, almeno quanto l’idea di affidare il futuro di un docente ad un supercomitato così come previsto nel ddl, con la differenza che nel primo caso le competenze sono contestualizzate in una visione del mondo e della conoscenza, nel secondo ci sono solo numeri assegnati con arbitrio e da personale incompetente.