Max Scheler 1874-1928.

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Transcript della presentazione:

Max Scheler 1874-1928

Concretezza della persona umana affermazione dell’importanza e dell’insostituibilità delle scienze della vita creatrici dello spirito, in contrapposizione a coloro che considerano la vita mentale esclusivamente empirica Occorre porre al centro la sfera degli interessi vitali su cui lo spirito viene ad innestarsi e in cui trova le sue basi e il suo fondamento

intenzionalità della coscienza Appare come il garante di una radice spirituale ed immateriale della conoscenza e come la possibilità di superare ogni oggettualità o dato empirico e, al contempo, ogni impostazione trascendentale e formalistica dell’a priori nel fluire esperienziale del soggetto.

Intenzionalità Non esiste coscienza senza contenuto, senza un oggetto. Non è soltanto una modificazione della coscienza, ma è un qualcosa di autonomo e distinto e pur legato a essa da una relazione inscindibile.

Il formalismo nell’etica e l’etica materiale dei valori 1913-1916 Fondazione contenutistica e non formale dell’etica, che gli permetta da un lato di mantenere l’idea kantiana di un’etica non relativistica, non utilitaristica e non eudemonistica, ma dall’altro di liberare la morale kantiana da quei condizionamenti formali che l’avevano privata di ogni contenuto

Critica a Kant Etica a priori che, nel tentativo di liberarsi da ogni condizionamento materiale, ha svuotato il suo imperativo categorico di ogni contenuto, divenendo così astratta e formale, assolutamente chiusa alla comprensione del valore e del significato delle emozioni. L’errore è stato quello di non inserire i valori etici nella vita dell’uomo.

A priori materiale La nuova etica di Scheler si fonda sulla possibilità di un “a priori materiale”, che si origina dal superamento del falso dualismo tra ragione (Vernunft) e sensibilità (Sinnlichkeit). “In contrapposizione a Kant, noi tendiamo quindi a sviluppare decisamente un apriorismo emozionale e a spezzare la falsa identità sinora operata tra apriorismo e razionalismo. L’“etica emozionale” a differenza dell’ “etica razionale” non è necessariamente un empirismo che desumerebbe i valori etici dall’osservazione e dall’induzione”.

“Amore e odio” La percezione affettiva, il preferire e il posporre, l’amare e l’odiare hanno nello spirito un loro contenuto a priori specifico che è indipendente dall’esperienza induttiva come lo sono le pure leggi del pensiero. Nell’uno e nell’altro ambito sussistono l’“evidenza” e la più rigorosa esattezza dell’“accertamento fenomenologico”.

Come si costruisce l’etica materiale dei valori Primo livello: riconoscimento dei valori assoluti. “Lo spirito che caratterizza la presente etica è quello di un rigoroso assolutismo etico e dell’oggettivismo”.

Come si costruisce l’etica materiale dei valori Secondo livello: la facoltà adatta a riconoscere questi valori è un’intuizione emozionale; l’etica scheleriana può venir definita come “intuizionismo emotivo e come apriorismo materiale”. Riconosciuta l’esigenza di valori assoluti e stabilito che sono raggiungibili attraverso la facoltà conoscitiva dell’intuizione Scheler può passare al terzo livello del suo programma filosofico.

Come si costruisce l’etica materiale dei valori Terzo livello: costruzione di un’etica personalistica “il principio basilare per cui tutti i valori, ivi compresi quelli reali e quelli della comunità e delle organizzazioni impersonali, debbano essere subordinati al valore della persona”.

valori Sono entità oggettive, anteriori alla coscienza e immutabili. La nostra coscienza non è colei che li produce ma il luogo dove si rivelano. Essi non sono oggetti, mentre i beni sono oggetti che hanno un valore. I beni sono fatti concreti, i valori sono essenze. Sono beni le cose in quanto sono oggetti di possesso e di uso: un libro interessante, uno strumento musicale un quadro. I valori sono le qualità che le cose posseggono e che li rendono cose buone: nel caso del libro è l’interesse che suscita, dello strumento l’armonia della musica, del dipinto il valore della bellezza.

beni-valori I beni sono fatti reali, mentre i valori sono essenze a priori, unità di significato che si rivelano a una intuizione. Sulla base della percezione affettiva del valore, Scheler giunge a tracciare una scala gerarchica lungo la quale si dispongono i valori.

valori sensoriali Che si esplicano tra le modalità estreme di piacere-dolore, di godere-patire e di gioia-pena.

valori tecnici o valori civili Che si esplicano tra le modalità estreme dell’utile e del dannoso. Mentre i precedenti valori riguardano soprattutto la persona singola e il suo benessere, questi ultimi si riferiscono alla società e per questo vengono chiamati valori civili, in quanto producono miglioramenti nelle condizioni di vita dei gruppi e degli agglomerati urbani, per esempio con la costruzione di ospedali, autostrade e scuole.

valori vitali Si collocano all’interno dell’antinomia tra nobile e volgare. Sono questi i valori del benessere e della prosperità; le condizioni che ad essi corrispondono sono tutti i “modi” del sentimento vitale, come l’affermarsi o lo scomparire della vita, la salute e la malattia, il sentimento di prostrazione o quello di esuberanza e le corrispondenti reazioni di risposta impulsiva come il coraggio, l’angoscia, la collera, l’ira.

valori spirituali Denotano già nel loro manifestarsi una particolare autonomia rispetto ai condizionamenti sia del corpo sia dell’ambiente. Questi valori si riferiscono agli atti del preferire, dell’amare o dell’odiare spirituali, distinti dalle analoghe funzioni e atti vitali. Essi si suddivono a loro volta in tre categorie: a) valori estetici (bello-brutto) b) valori giuridici (giusto-ingiusto) c) valori filosofici o della “pura” conoscenza della verità (vero-falso)

valori religiosi Si collocano all’interno della polarità sacro-profano e si realizzano sempre in “oggetti assoluti” o facenti parte della “sfera assoluta”. Si concretizzano in stati affettivi, che si trovano fra la beatitudine e la disperazione e che suscitano reazioni di risposta quali la fede, l’incredulità, la venerazione, l’adorazione. L’atto in cui si realizzano i valori del sacro è sempre un atto d’amore interpersonale che si manifesta nel culto e nei sacramenti.

valori e gerarchia dei valori I valori e la loro gerarchia sono colti e riconosciuti dall’uomo attraverso l’intuizione o la visione emozionale che lo mette immediatamente in contatto con la loro dimensione più nascosta: in tal modo essi si rendono disponibili per lui, gli vengono incontro attraverso un atto spirituale specifico, tramite una sorta di sensibilità particolare. La dicotomia tra comprensione razionale e conoscenza basata sull’esperienza sensibile viene superata da Scheler con quell’attività spirituale extra-teoretica che egli identifica con l’intuizione emozionale.

intuizione emozionale Vi è una modalità dell’esperienza i cui oggetti sono completamente inaccessibili alla ragione – irraggiungibili dalla ragione come lo è il colore per l’orecchio e per l’udito; è però una modalità dell’esperienza che ci manifesta autentici dati oggettivi e un ordine eterno tra essi, appunto i valori e la rispettiva gerarchia.

persona “Persona è l’unità-di-essere concreta e in se stessa essenziale di atti di diversa natura, tale da darsi in sé prima di ogni essenziale differenza d’atto e, in particolare, prima della differenza tra percezione interna ed esterna, tra volontà interna ed esterna, tra sentire, amare, odiare nella propria interiorità o nella sfera dell’alterità ecc. L’essere della persona ‘fonda’ tutti gli atti essenzialmente diversi”.

ma che cosa è la persona? In quanto essa è inoggettivabile e quindi indefinibile, la sua essenza spirituale può essere intuita solo dopo che sono state rimosse tutte quelle barriere che impediscono il contatto con la sua essenza. Per superare questa difficoltà, sarà meglio cominciare da una serie di caratterizzazioni negative della persona, evidenziando ciò che essa non è, più che definire ciò che è.

che cosa la persona non è Non è l’io penso, in quanto l’io è il centro di funzioni che possono essere materia di studio oggettivo e impersonale da parte della psicologia scientifica, mentre la persona esegue azioni e partecipa agli atti che essa stessa compie in questo caso sia l’atto che la persona non possono mai essere oggetto di analisi e di osservazioni.

che cosa la persona non è Non è la ragione e in particolare la ragione trascendentale kantiana, perché se c’è un principio razionale, logico, di carattere sovrapersonale del quale l’individuo concreto è una semplice manifestazione transitoria, non sarebbe possibile ammettere l’“individualità” degli uomini, che a questo punto andrebbe ricercata nel corpo o nelle funzioni psichiche. Per Scheler invece la persona è sin dall’inizio “individuata”, ogni uomo è un essere unico e diverso da tutti gli altri, così come il suo valore è specifico e singolare.

che cosa la persona non è Non è il corpo, perché non può coincidere con la persona di cui è soltanto uno strumento. Ritorna nella fenomenologia scheleriana la distinzione tra corpo-fisico (Körper) e corpo-proprio (Leib): il primo è inerte ed esteriore e si presenta come resistenza ed ostacolo, il secondo è il corpo vissuto, che il soggetto percepisce come proprio, come punto di riferimento delle proprie esperienze e di inserimento nel proprio ambiente.

che cosa la persona non è Non è l’anima della vecchia psicologia sostanzialistica, per la quale l’individualità proveniva dalla materializzazione dell’“anima”, entità spirituale, per mezzo del corpo, entità materiale. Anche in questo caso vi sarebbe una profonda contraddizione con il significato che Scheler attribuisce alla persona, considerata un’unità psicofisica indissolubile.

che cosa la persona non è Non è una sostanza, in quanto Scheler rifiuta qualsiasi concezione sostanzialistica che tenda a ridurre l’essere-persona a un oggetto; la persona non si riduce a una somma di atti vissuti, ma è l’unità co-vissuta di questi atti. “All’essenza della persona pertiene il fatto di esistere e vivere unicamente nel processo di compimento di atti intenzionali. Per essenza essa non è quindi un oggetto”.

che cosa la persona non è Non è il mondo, poiché la persona vive nel mondo, ma non è una parte di esso, né del mondo-fisico, né del mondo-ambiente, ma ne è piuttosto il corrispettivo; si attua una corrispondenza tra il macrocosmo, un mondo unico, identico e reale e il microcosmo, cioè tutti i mondi personali e individuali.

che cosa la persona non è Non è l’uomo, in quanto l’uomo è una semplice unità psicofisica, mentre la persona è il suo principio spirituale. Pur se solo l’uomo può essere persona, non tutti gli uomini lo sono: né il bambino, né il pazzo, né lo schiavo, in quanto non basta soltanto la psichicità a definire una persona, ma occorre la capacità di effettuare atti intenzionali collegati in un’unità di significato.

che cosa la persona è Scheler ha tentato di avvicinarsi alla comprensione della persona tramite delle caratterizzazioni negative che corrispondono all’esigenza del metodo fenomenologico di preparare il terreno, dopo averlo sgombrato dagli ostacoli, all’intuizione dell’esser persona. Quest’ultima non è dunque una realtà raggiungibile tramite la conoscenza, ma soltanto attraverso il suo stesso “compimento d’atto”. L’uomo è persona in quanto è un soggetto spirituale centro di atti intenzionali.

la persona Raggiunge la completezza del suo essere soltanto quando esercita le facoltà superiori dello spirito, mentre diventa sempre più simile agli altri esseri viventi e quindi facilmente sostituibile, quando si limita all’ambito delle funzioni vitali. Questa persona, indefinibile, inoggettivabile, autonoma nella sua capacità di cogliere lucidamente i valori, stabilisce anche un rapporto particolare con la natura, con il prossimo e con Dio. Non assume nei confronti della natura un atteggiamento aggressivo, considerandola soltanto un deposito di energia da sfruttare, ma si apre ad un atteggiamento di ascolto e di ricerca, che deve servire ad aiutare la natura a realizzare le sue potenzialità ancora inespresse.

socialità Il rapporto con le altre persone si basa sulla comprensione e sulla partecipazione, e va dalle forme più basse di socialità alla sua più alta espressione che si realizza nel rapporto d’amore. La prima di queste forme è la massa, che si origina dal contagio emotivo; poi viene la società che si basa sul contratto; seguono la comunità vitale o nazione, la comunità giuridico-culturale, come lo stato, la scuola, i gruppi, le associazioni; infine la comunità d’amore, la Chiesa

simpatia ed altre forme di partecipazione emotiva Il fondamento di tutti i rapporti intersoggettivi è identificato da Scheler nella simpatia. Provare immediatamente lo stesso sentimento di un altro, perché si condivide la stessa esperienza (il lutto, per esempio) Contagio emotivo (processo involontario che si manifesta nelle masse). Unipatia, unificazione affettiva del proprio io con quello di un altro soggetto in maniera inconscia (ipnosi, riti totemici e giochi infantili).

L’essenza dell’uomo e la sua “posizione nel cosmo” Solo l’antropologia filosofica è in grado di servirsi dei risultati delle scienze per trascenderli in una concezione unificante. Il pensiero contemporaneo infatti si trova di fronte alla molteplicità dei dati forniti dalle scienze dell’uomo senza un collegamento, senza l’integrazione in una immagine dell’uomo.

Antropologia su basi biologiche Tenta di unificare e interpretare i dati forniti dalla scienza, i quali, se restano sull’esclusivo piano scientifico rimangono isolati e privi di connotazione esistenziale; l’altra è l’esigenza di un tipo di riflessione filosofica più corposa che morda veramente la realtà concreta ma, nello stesso tempo, conquisti quel livello definito “metabiologico”.

“La posizione dell’uomo nel cosmo” 1928 Chiarimenti sull’essenza dell’uomo in rapporto alla pianta e all’animale e sulla sua particolare posizione metafisica. La sua indagine mira ad accertare se il concetto che attribuisce all’uomo come tale una posizione particolare del tutto differente da quella di ogni altra specie vivente sia legittimo o meno.

“La posizione dell’uomo nel cosmo” 1928 Di qui la necessità di rivolgersi alle scienze, specialmente alla biologia e alla psicologia. La posizione particolare dell’uomo può essere chiarita solo esaminando l’intera struttura del mondo biopsichico.

“La posizione dell’uomo nel cosmo” 1928 Di qui la necessità di rivolgersi alle scienze, specialmente alla biologia e alla psicologia. La posizione particolare dell’uomo può essere chiarita solo esaminando l’intera struttura del mondo biopsichico.

“La posizione dell’uomo nel cosmo” 1928 Dall’esame delle teorie biologiche e psicologiche dell’epoca allora in vigore, Scheler estrapola una visione unitaria e organica del mondo vivente, basata sulla costruzione di una gerarchia delle energie e delle facoltà psichiche nell’ordine in cui sono state via via poste in evidenza dalla scienza.

“La posizione dell’uomo nel cosmo” 1928 La novità non consiste tanto nei contenuto, bensì nel modo in cui è stata ottenuta: attraverso un’interpretazione dei risultati delle scienze tramite una specifica metodologia che individua e fonda l’antropologia filosofica.

impulso affettivo è il gradino più basso delle energie e facoltà psichiche; è privo di coscienza, di sensazione e di rappresentazione.

istinto Viene definito a partire da concetti psicologici e dall’osservazione del comportamento dell’essere vivente. Ogni comportamento è allo stesso tempo espressione di stati interni, perché non vi è nulla che che appartenga alla interiorità psicologica che non si esprima anche nel comportamento in maniera immediata o mediata. È il campo intermedio dal quale si deve partire.

istinto Deve avere un senso ben preciso Deve essere finalizzato all’utilità dell’individuo che lo compie Deve mantenere un ritmo rigido e costante Deve rivelarsi utile alla specie Deve essere innato ed ereditario Deve essere completo anche se suscettibile di specializzazione ad opera dell’esperienza Sono automatismi perfezionati L’uomo, in cui l’intelligenza e la memoria associativa si rivelano più plastiche e meglio individualizzate, ha istinti molto più retrogradi

memoria associativa Conforme all’abitudine. È attribuibile a tutti gli esseri viventi che sono in grado di modificare il loro comportamento in maniera lenta, costante e biologicamente utile. Il cambiamento è basato sul principio del successo e dell’errore. Emerge con il declino delle rigidezza istintiva e con la crescente emancipazione dell’individuo dalla costrizione degli istinti.

intelligenza pratica Capacità di rispondere ad una situazione nuova mai precedentemente sperimentata, diversamente da quanto consente la memoria associativa ce permette solo un comportamento acquisito tramite addestramento. Si attua all’improvviso. È indipendente dal numero delle prove ed errori che lo hanno preceduto.

Può un comportamento intelligente essere attribuito anche agli animali? Gli studi sui primati sembrano suggerire una risposta positiva. Scheler si chiede vi è tra questo e l’uomo qualcosa in più rispetto ad una semplice differenza di grado? Vale a dire una differenza di essenza?