INTERVISTA AL GRANDE INFORMATICO LADY LOVELACE
Ada Augusta Byron (1815-1852), figlia del poeta Lord Byron e della matematica Annabella Milbanke, è un personaggio singolare. Prima di tutto, una donna del suo tempo. Moglie e madre secondo regole sociali che lasciavano poco spazio all’iniziativa personale. Ma anche, e soprattutto, una donna desiderosa di avere una professione e - come direbbe Virginia Woolf - una stanza tutta per sé. Il suo contributo fondamentale è stato quello di aver compreso meglio di chiunque altro - meglio dello stesso ideatore, lo scienziato Charles Babbage (1791-1871) - la differenza tra la prima macchina da calcolo, la macchina alle differenze, e quella macchina analitica che oggi viene indicata come il primo antenato del moderno computer.
L’eredità di Ada consisteva in due punti di vista diametralmente opposti: quello di sua madre (l’archetipo della nuova era industriale, analitica e razionale) e quello di suo padre, il poeta romantico, che prendeva la vita come veniva e che morì combattendo per l’indipendenza e la liberazione di una nazione straniera. Per Ada, la scienza costituiva il terreno fertile in cui avere la possibilità di integrare le abilità analitiche con l’immaginazione e l’uso della metafora.
Signora Lovelace, può brevemente raccontarmi la sua intensa vita? Sono nata il 10 dicembre 1815 a Londra e sono l’unica figlia del poeta lord Byron e di sua moglie, Anne Isabella “Annabella” Milbanke. Ho vissuto sempre con mia madre e mio padre poi morì quando io avevo solo 9 anni. La mia salute fu sempre molto precaria: all’età di otto anni soffrivo di cefalea che mi procurava problemi alla vista. A giugno del 1829, a causa di una malattia il “morbillo”, rimasi paralizzata e costretta a rimanere a letto per quasi un anno. Solo nel 1831 fui in grado di camminare con l’aiuto di grucce. Nonostante ciò continuai la mia istruzione. L’8 luglio 1835 sposai William King e con lui ebbi tre figli.
Cosa ci puoi dire riguardo alla sua istruzione? Da bambina ricetti una educazione eccellente: in Matematica venni seguita da Mary Somerville - un’eminente scienziata nota soprattutto per aver tradotto i lavori di Laplace - e dal logico e matematico Augustus De Morgan. La mia educazione matematica risultava inconsueta all’epoca, anche per un nobile. A differenza di quanto avveniva nell’Europa continentale, in Inghilterra, nella prima metà dell’Ottocento, la Matematica era in declino. L’istruzione matematica dei giovani - soprattutto delle ragazze - rimaneva molto modesta. Nondimeno, sotto la guida di De Morgan, divenni esperta nei principi dell’Algebra, della Logica e del Calcolo.
Che rapporto ha avuto con i suoi insegnanti? Mi hanno sempre sostenuto e spinto a continuare gli studi, a trovare risposte alle mia mille curiosità e domande. In una lettera a mia madre, De Morgan l'informò della mia attitudine alla matematica e le disse che poteva portarmi a diventare “un eccellente ed originale matematico”.
L’incontro più importante della Sua vita è stato quello con Charles Babbage, ci racconta? Il 5 giugno 1833, all’età di 17 anni, incontrai ad un ricevimento Charles Babbage, vedovo quarantaduenne, uno dei più famosi geni del XIX secolo, celebre per il suo attivismo politico e le sue idee oltranziste non meno che per i suoi lavori in Matematica ed Economia. Rimasi subito affascinata dallo scienziato, dall’universalità delle sue idee, dalla sua prima macchina da calcolo, la macchina alle differenze e, in seguito, dalle speculazioni di Babbage su un’altra macchina - la macchina analitica - considerata ora l’antenata dell’odierno computer.
Lei che lo ha conosciuto cosa ci può dire di C. Babage? Charles Babbage fu Professore di matematica all'università di Cambridge e dedicò tutta la vita allo studio di due macchine calcolatrici, una differenziale, l'altra analitica, che precorrevano largamente i tempi.
Babbage era un genio creativo Babbage era un genio creativo. Era Orgoglioso e battagliero, divenne celebre per il vigore e il sarcasmo delle sue pubbliche accuse all'ambiente scientifico; quando dovette abbandonare il progetto della macchina da calcolo, nelle sue diatribe assunse un tono di amarezza, recriminazione e addirittura disperazione.
Ha sempre avuto l’immagine di eccentrico testardo ma in realtà era un personaggio assai diverso: un inventore meticoloso i cui progetti erano estremamente ambiziosi, ma senza dubbio realizzabili. Il desiderio di Babbage di meccanicizzare il calcolo derivava dalla sua esasperazione per l'imprecisione delle tavole numeriche pubblicate. Scienziati, contabili, impiegati, piloti di nave, ingegneri e molti altri si affidavano a queste tavole per eseguire calcoli che richiedessero una decisione migliore di poche cifre decimali. Ma la produzione tavole era un compito tedioso e soggetto a errori in ogni fase della preparazione, dal calcolo alla trascrizione alla composizione a stampa.
In un'occasione collaborò con l'astronomo John Herschel nel verificare due insiemi di calcoli svolti indipendentemente per tavole astronomiche; i due furono costernati dalle molte discrepanze. <<Se solo questi calcoli fossero stati eseguiti meccanicamente!>> Scrisse Babbage nel 1821.
A suo parere, i calcolatori meccanici avrebbero dovuto fornire 1 A suo parere, i calcolatori meccanici avrebbero dovuto fornire 1.30 per eliminare in un solo colpo tutte le fonti di errori delle tavole numeriche. Quella che egli immaginava era una macchia capace non solo di eseguire calcoli con la massima esattezza, ma anche di evitare errori di trascrizione e di composizione imprimendo automaticamente i propri risultati strisce di cartoncino o su lastrine di metallo tenero; da queste si poteva poi ottenere direttamente una versione a stampa, eliminando così qualunque opportunità della genesi di errori.
Che peccato che il suo progetto fu abbandonato nel 1833, dopo un decennio di ideazione, sviluppo e fabbricazione di componenti!!!!!
A lei si deve la traduzione in lingua inglese di alcuni interessanti articoli di Luigi Federico Menabrea a proposito degli sviluppi della macchina proposta appunto da Babbage. Giusto? Nel 1840, Babbage presentò pubblicamente - per la prima e unica volta - la macchina analitica a un gruppo di matematici e ingegneri a Torino. Tra il pubblico, si trovava un giovane ingegnere, Luigi Federico Menabrea (che in seguito sarebbe diventato primo ministro) il quale prese minuziosi appunti e, con alcune note aggiuntive di Babbage, pubblicò in Francia un articolo intitolato Breve presentazione della macchina analitica (1842).
Appena dopo la sua pubblicazione, lessi l’articolo di Menabrea e lo tradussi in inglese, aggiungendovi delle considerazioni del tutto originali. Quando Babbage venne a farmi visita all’inizio del 1843 e vide la traduzione che ne avevo fatto, rimase sbalordito.
Perché Babbage rimase sbalordito? Racconti ? Avevo corredato l’articolo originale di sette Note (da A a G) che, insieme, davano un testo di lunghezza più che doppia rispetto all’articolo originale di Menabrea e in cui, per la prima volta, si trattava approfonditamente la programmazione di un computer (con una pubblicazione che, per un secolo, sarebbe rimasta l’unica del genere).
Le sue note sono notevoli perché dimostrano la sua comprensione concettuale della macchina analitica, quando pochi ne comprendevano il valore….. Affermai che la macchina analitica sarebbe stata cruciale per il futuro della scienza, anche se non ritenevo che la macchina potesse divenire pensante similmente agli esseri umani.
Usò anche metafore ed esempi visivi. Ahah, si… ho molto usato le descrizioni Sottolineai per esempio con una bella metafora l’importanza della possibilità di programmare la macchina analitica con schede perforate: “possiamo effettivamente dire che la macchina analitica tesse disegni algebrici proprio come il telaio Jacquard tesse fiori e foglie”.
Riuscii, inoltre, a selezionare un modello matematico perfetto per illuminare la differenza tra la prima macchina di calcolo, la macchina alle differenze, e la macchina analitica: i numeri di Bernoulli. Per calcolarli si devono fare molte operazioni, poi prendere i risultati di quelle operazioni e usarli in altre operazioni: fare addizioni, poi dividere, poi elevare a potenza e così via. Nessun semplice calcolatore o macchina calcolatrice, come la macchina alle differenze, avrebbe potuto raggiungere quest’impresa. Solo la macchina analitica sarebbe stata in grado di farlo grazie alle schede perforate che le avrebbero fornito i numeri, le operazioni e le variabili.
Lei non solo ampliò le descrizioni di Menabrea ma esaminò anche dettagliatamente la programmazione della macchina analitica.. Si, sottolineai l’importanza (dal punto di vista del calcolo) della capacità della macchina di passare a istruzioni differenti in base a determinate condizioni e tracciai la distinzione tra ciò che era teoricamente possibile calcolare e ciò che era irrealizzabile nella pratica. Inoltre, spiegai che la macchina di Babbage non opera tanto sui numeri quanto su relazioni astratte tra elementi.
Lei espresse il proprio scetticismo riguardo all’idea che la macchina potesse essere “pensante”.. Si, la macchina analitica non ha alcuna pretesa di originare qualcosa ma può fare qualsiasi cosa noi sappiamo come ordinarle di eseguire.
Per concludere..Che cos’è per lei la scienza? È L’unione tra il raziocinio e immaginazione La ringrazio moltissimo per l’intervista! Grazie a lei
Il contributo di Ada Byron alla nascita dell’antenato del moderno computer è rimasto sconosciuto per molto tempo. Come pure poco compresi furono i progetti di Babbage, forse troppo innovativi per quel periodo e sicuramente malamente proposti da parte del suo irrequieto e irascibile inventore.
Ma, se allo scienziato va riconosciuta la paternità dell’idea della macchina analitica è ad Ada che va ascritto l’intuito della sua potenza. E’ a lei che si deve l’invenzione del suo linguaggio, contenuto nelle Note, quello che oggi chiamiamo programma. Insomma, per usare una metafora, il calcolatore ha trovato sua madre.