Il Vangelo di Giovanni: Cap. 11

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V DOMENICA DI QUARESIMA ANNO a Gv 11, b-45.
Transcript della presentazione:

Il Vangelo di Giovanni: Cap. 11 La morte di Lazzaro

Morte di Lazzaro, amico di Gesù “Colui che tu ami è malato!” È molto importante mettere in evidenza l’amore di Gesù per noi. Il fondamento di tutta la fede cristiana sta qui, nel fatto che Gesù ci ama e ci ama con lo stesso amore con cui il Padre ama lui! Ma come ci ama?

Morte di Lazzaro, amico di Gesù Non tanto facendoci dei doni, quanto facendoci capaci di amare “come ama lui”. E ci rende desiderosi di amare così, perché nel suo agire manifesta a noi e in noi come il Padre ama lui. Questo avviene nella misura in cui ci apriamo a Gesù, lo cerchiamo, lo ascoltiamo, meditiamo la sua Parola.

La morte di Lazzaro, amico di Gesù La nostra pace e la nostra gioia derivano da questa coscienza di “essere amati da Dio”. In Lazzaro e nella malattia in genere, c’è una umiliazione dello stato di creatura, un decadimento dal progetto creatore di Dio. La malattia segue il suo corso!!

La morte di Lazzaro, amico di Gesù Gesù in Lazzaro e con le sue sorelle ha saputo vivere le nostre amicizie, purificandole. L’amicizia: è un gran bene da coltivare e da diffondere; l’amicizia umana non allontana dall’amore di Dio e del prossimo, ne è il frutto e l’anima! Chi è nella luce, non deve avere paura!!

La morte di Lazzaro, amico di Gesù Gesù ribadisce il perché del segno che sta per compiere: non solo la gloria del Padre, ma la conferma della fede dei discepoli. Questo comportamento di Gesù porta a convincerci che gli ostacoli, le prove, le croci che ci accompagnano tutta la vita – nella loro situazione positiva- sono un aiuto a credere.

La morte di Lazzaro, amico di Gesù È difficile dire queste cose a chi è nel dolore o nella precarietà, ma se le sperimentiamo su di noi, ci accorgiamo che nulla come la croce o la prova ci aiuta a credere. Il coraggio un po’ presuntuoso di Tommaso va accolto: occorre anche credere alla generosità di questo apostolo ed essa non va frenata.

La morte di Lazzaro, amico di Gesù Generosità ed umiltà, giustizia e benevolenza, vanno d’accordo con l’aiuto di quattro cose: la fiducia, la fedeltà, la perseveranza, la gratuità.

Gesù incontra Marta e Maria Il rimprovero di Marta a Gesù è unito a una fede un po’ vacillante e confusa sulla vera identità di Gesù, ma piena di speranza. Marta non è soddisfatta e vuole un pronunciamento chiaro: non risurrezione “nell’ultimo giorno” ma “adesso”. Come siamo vicini a Marta, anche noi, dalla fede talvolta traballante, mescolata con speranza e incertezza!!.

Gesù incontra Marta e Maria Gesù preferisce portare Marta a una fede nella sua stessa persona, nel suo essere - Gesù - la risurrezione e la vita. La fede non è qualcosa che si aggiunge a noi, ma è qualcosa che ci trasforma: è Qualcuno che viene a vivere in noi, e a vivere in eterno! È strabiliante!

Gesù incontra Marta e Maria Marta accetta e fa la sua brava professione di fede. Fino a che punto è sincera? A noi importa di imparare a essere più fermi nelle nostre espressioni e manifestazioni di fede: senza ostentazione, ma con molta sincerità e fiducia.

Gesù incontra Marta e Maria Le parole con cui Marta va’ a chiamare Maria sono stupende: “Il Maestro è qui e ti chiama”. Sì anche Gesù è qui e ci chiama. Non è mai lontano da nessuno: ma non è facile discernere la sua presenza, avvertire il fatto che Egli ci chiama, si interessa di noi!

Gesù incontra Marta e Maria Gesù si commuove, si turba. Stupenda questa debolezza umana, immagine perfetta della fortezza divina! Gesù giunge al sepolcro e scoppia in pianto!! Forse poche parole pronunciate da Gesù nella sua vita pubblica hanno la potenza di espressione e la pienezza di verità di queste lacrime.

Gesù incontra Marta e Maria Il commento della gente, se per un verso spiega l’amore e la tenerezza di queste persone, per l’altro dimostra la loro, e anche la nostra, miopia. Noi andiamo solo all’obiettivo prossimo. Quanto ci sarebbe da dire, a proposito di certe manie di assistenzialismo, in cerca di una emotività pacificata, che tamponi le falle della nostra debolezza, non preoccupata di portare alla fede del Crocifisso!

Gesù risuscita Lazzaro E il segno comincia nel modo più solenne: dal PRINCIPIO! Dovrebbe essere l’atteggiamento permanente di tutti i nostri istanti di vita, delle nostre scelte, il motivo della nostra gioia e della nostra speranza. “Lazzaro vieni fuori”

Dalla Lettera Apostolica “Porta Fidei” (n.7) Conclusione Dalla Lettera Apostolica “Porta Fidei” (n.7) “Caritas Christi urget nos” (2Cor 5,14): è l’amore di Cristo che colma i nostri cuori e ci spinge ad evangelizzare. Egli, oggi come allora, ci invia per le strade del mondo per proclamare il suo Vangelo a tutti i popoli della terra (cfr Mt 28,19). Con il suo amore, Gesù Cristo attira a sé gli uomini di ogni generazione: in ogni tempo Egli convoca la Chiesa affidandole l’annuncio del Vangelo, con un mandato che è sempre nuovo. Per questo anche oggi è necessario un più convinto impegno ecclesiale a favore di una nuova evangelizzazione per riscoprire la gioia nel credere e ritrovare l’entusiasmo nel comunicare la fede. Nella quotidiana riscoperta del suo amore attinge forza e vigore l’impegno missionario dei credenti che non può mai venire meno.

Conclusione La fede, infatti, cresce quando è vissuta come esperienza di un amore ricevuto e quando viene comunicata come esperienza di grazia e di gioia. Essa rende fecondi, perché allarga il cuore nella speranza e consente di offrire una testimonianza capace di generare: apre, infatti, il cuore e la mente di quanti ascoltano ad accogliere l’invito del Signore di aderire alla sua Parola per diventare suoi discepoli. I credenti, attesta sant’Agostino, “si fortificano credendo”. I suoi numerosi scritti, nei quali vengono spiegate l’importanza del credere e la verità della fede, permangono fino ai nostri giorni come un patrimonio di ricchezza ineguagliabile e consentono ancora a tante persone in ricerca di Dio di trovare il giusto percorso per accedere alla “porta della fede”. Solo credendo, quindi, la fede cresce e si rafforza; non c’è altra possibilità per possedere certezza sulla propria vita se non abbandonarsi, in un crescendo continuo, nelle mani di un amore che si sperimenta sempre più grande perché ha la sua origine in Dio.