Diplomazia e documentazione «internazionale» 23 ottobre.

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Diplomazia e documentazione «internazionale» 23 ottobre

Storia delle relazioni internazionali R. Giraud: «La storia delle relazioni internazionali è la storia di tutto ciò che ha attraversato un confine» (confine geografico, politico). In questa definizione diamo per implicito che qualsiasi relazione umana trans- confinaria sia oggetto di questa materia Si può anche dire “Storia dei rapporti politici fra gli Stati / della politica estera” : dunque non solo delle relazionidiplomatiche e dei rispettivi documenti, che non esauriscono le informazioni sui rapporti int.).

I SOGGETTI PROTAGONISTI seguendo la concezione ottocentesca, essi sono gli Stati sovrani,cioè “superiorem non recognoscens”. Questa dizione fa si che lo Stato sovrano non può accettare ordini da alcuno ---> in una visione classica del diritto internazionale, per fare ciò bisogna sconfiggere in guerra lo Stato sovrano, che accetterà l'ordine in maniera coatta. Al giorno d'oggi gli Stati sovrani sono ancora protagonisti fondamentali ma non esclusivi:

. cisono infatti altri soggetti non sovrani che fanno sicuramente politica estera,come le Organizzazioni internazionali (governative e no) i grandi gruppi industriali, le confessioni religiose (non tramite gli Stati teocratici ma attraverso i capi religiosi),persino i grandi gruppi criminali

. Trattato di Westfalia sancisce la nascita degli stati nazionali e delle dinamiche ad esso connesse Svolta decisiva: lo si comprende da subito e anche da particolari “secondari”, come ad esempio il fatto che il trattato di Westfalia sia il primo scritto e diffuso (e valido) nelle lingue volgari (cioè nazionali),non più solo in latino. In questa occasione compaiono per la prima volta le figure dei mediatori inter -nazionali.

. (i negoziati durano 10 anni). Fanno parte di 2 Stati non direttamente coinvolti in quella guerra, Roma (Fabio Chigi) e Venezia (Alvise Foscarini).Viene creata, in maniera “spontanea”/non intenzionale, la diplomazia multilaterale

.. Vengono anche poste le basi delle organizzazioni internazionali (che altro non sono che conferenze rese permanenti). Nasce anche il protocollo diplomatico: tutto l'insieme di usi, costumi e modi di comportamento che regola la vita diplomatica Si cominciano ad archiviare ora i documenti diplomatici dei singoli paesi, che sono rintracciabili negli archivi di corte

, Non sono solo formalità, dietro di essi si celano rapporti di potere: infatti la prima volta nella storia che per un lungo periodo di tempo convivono folte delegazioni diplomatiche ---> sono necessarie regole di comportamento

. LE FONTI: in ordine importanza: Documenti primari : è un'enorme mole di materiali e costituiscono la base fondamentale, scritte di prima mano daiprotagonisti degli avvenimenti studiati. C'è un problema: gli Stati si tutelano ponendo un limite temporale alla consultazione/apertura dei documenti ufficiali (in USA 25 anni, in Italia circa 50 anni e fino a 70 per singole persone) che finché non sono consultabili non hanno neanche un nome/titolo, solo un numero di serie. L'obiettivo ovviamente è proteggere le proprie informazioni mentre vengono prese le decisioni, per tutelare se stessi e i soggetti coinvolti.

. Questo limite temporale va distinto dalla classifica di segretezza che il documento ha: questa infatti determina solo la circolazione che il documento può avere al momento della sua stesura(segreto, ecc). In uno stato democratico non si può obbligare nessuno a rendere pubblici i suoi documenti: questo vale anche una volta scaduto il limite per la pubblicazione, perché ci sono documenti che volendo possono non essere mai resi pubblici per vari motivi: gettano particolare discredito sull'immagine del paese (es. carte per l'organizzazione di un colpo di Stato in altri paesi) o su un personaggio di rilievo pubblico

. - motivo o principio della reciprocità: se un altro paese/organizzazione chiede che determinati documenti vengano tenuti segreti, fa parte del bon ton internazionale acconsentire alla richiesta.

. Gradazioni nella segretezza gli accordi generali sono resi pubblici nei tempi standard dagli accordi di implementazione,cioèquelli relativi ai dati tecnici/militari: planimetrie/spazi aerei/rotte di avvicinamento/ecc.)

Georg Friedrich von Martens

.

Martens

L’età comunale Non si devono cercare analogie con la diplomazia moderna in forme di rappresentanza che, al contrario, poco hanno di quelle posteriori. A livello generale, l’ambasciata medievale rimane relegata alla funzione di missiva vivente, di azione, dunque, solenne, straordinaria e finalizzata allo svolgimento di un unico e ben delineato compito, concluso il quale l’ambasciata stessa è esaurita. diverse sfere e i differenti soggetti che potevano essere coinvolti in missioni all’estero. Rapporti commerciali, patti collegati, disbrigo di questioni particolari: tutti rientrano nelle sfere d’azione dell’ambasciatore – in senso lato – comunale.

L’età comunale La stessa delineazione di una figura chiara e precisa, per l’età comunale, di addetti alla diplomazia è impossibile in genere appartenenti all’élite cittadina, per grado di rappresentanza necessaria alla formalità dell’ambasciata i caratteri dell’ambasciatore comunale si delineano quasi più in negativo che in positivo egli non è un officiale nel pieno senso del termine detiene un mandato strettissimo, oltre il quale sembra non potere agire nella maggior parte dei casi il suo compito pare principalmente quello di riferire verbalmente un messaggio

. Il quadro si complica per la compresenza di figure dedicate a negozi latamente diplomatici (procuratori, sindaci), dotati senza dubbio della capacità di intervento, ma i cui confini sono sfumati e mai del tutto chiari. La dottrina del tempo non viene in aiuto, restando in genere legata a motivi tradizionali della giurisprudenza; né più di tanto le fonti normative, il cui interesse per il tema è discontinuo e occasionale

. I trattati commerciali e le alleanze politiche, bilaterali o più, frequentemente attestati in diversi ambiti, rappresentano il momento di massima espressione della diplomazia comunale, anche se è difficile vedervi agire direttamente i titolari di quell’azione. i congressi della lega lombarda: societas prettamente militare, i suoi ambiti di interesse si allargarono a questioni di natura giurisdizionale e, in alcuni casi, anche commerciale. partecipavano i rappresentanti dei diversi comuni: soprattutto quando i rettori della lega non coincidevano con i rettori comunali, è possibile riconoscere loro una capacità negoziale anche attiva e non un ruolo di semplici latori di messaggi o di mera rappresentanza formale.

, Un caso particolare riguarda la rappresentanza diplomatica pontificia. Tradizionalmente ritenuta la più precoce (anche “in ricezione”), essa si caratterizza per la sua capillare diffusione. Anche in questo caso, però, è difficile potersi orientare con chiarezza tra i diversi soggetti che potevano detenere funzioni di rappresentanti dotati di capacità di agire, di informatori, di messaggeri.

Diplomazia pontificia Anche in seno al papato: differenziazione di partenza tra nunzio e legato de latere il primo analogo al tradizionale ruolo di lettera vivente e, soprattutto, maggiormente legato alla figura del pontefice il secondo, dotato di capacità di iurisdictio e di un più alto grado di rappresentatività, in quanto emanazione del Sacro Collegio, e dunque dell’intera Chiesa)

. Nel corso del Quattrocento, infatti, anche per la diplomazia pontificia si assiste alla prevalenza di inviati fiduciari del pontefice, alla stabilizzazione, dunque, dell’istituto della nunziatura, prodromo della rappresentanza stabile di età moderna, a discapito del tradizionale ruolo del legato de latere.

Le novità del Quattrocento. Con il Quattrocento, le scritture diplomatiche conoscono un’esplosione quantitativa senza precedenti: si tratta del risultato di un mutamento cruciale nella diplomazia medievale, a sua volta frutto di una serie di trasformazioni profonde del sistema degli stati italiani tra il secondo Trecento e la metà del secolo successivo

- In generale: l’intensificarsi delle interazioni fra i diversi potentati italiani nei secoli del tardo medioevo si traduce in forme diverse di confronto: dal conflitto aperto, la guerra, che si scatena per un’egemonia territoriale sempre più estesa nel corso del Trecento sino ai primi decenni del Quattrocento, al controllo reciproco, la diplomazia, allorché il frammentatissimo mondo italiano giunge al massimo di unificazione possibile, quella che vede la penisola egemonizzata da cinque stati maggiori – Milano, Venezia, Firenze, Roma e Napoli – cui si rapportano in una complessa rete di alleanze, resistenze e soggezioni i minori poteri autonomi superstiti. La pace di Lodi, Lorenzo il Magnifico ago della bilancia politica….

Le novità del Trecento e Quattrocento l’innovazione più evidente nella diplomazia quattrocentesca: la creazione di una prassi diplomatica (da un punto di vista giuridico e dottrinario si resta legati alla tradizione medievale e la “nobilitazione” delle ambasciate in officia fu un processo lento e complicato) che prevede l’uso di personale strettamente legato al potere emanante (che è sempre più il solo detentore del potere esecutivo) – il principe, negli stati a reggenza monarchica, i consigli ristretti in cui era espressa l’oligarchia dominante, in quelli repubblicani – facendone uno strumento strettamente politico. Tale processo si esplica parallelamente nella progressiva trasformazione dell’ambasciata da rappresentanza dell’intero comune – di volta in volta in uno, più o tutti i suoi ordini e ceti – a rappresentanza dell’unico reggimento.

, All’interno del sistema politico, l’autorità concretamente esercitata dai singoli sovrani, principi, città dominanti, mira a conservare un dominio sostanziale su territori che continuano ad essere aggregati di particolarismi locali. (gli stati restano diversi, ma nelle relazioni tra di loro si comportano allo stesso modo, si «riconoscono» reciprocamente, si legittimano reciprocamente I problemi sono comuni: la guerra, le risorse economiche e fiscali…. Nell’esercitare questo controllo i diversi stati elaborano tecniche e strategie di governo che rivelano tratti comuni, logiche simili: con qualche precauzione, si possono dunque comparare e collocare in un panorama unitario.

. Una diplomazia che nasce, quindi, quale espressione di una interessata amicizia politica, segnatamente tra Milano di Francesco Sforza e Firenze di Cosimo de’ Medici, per poi essere rapidamente adottata in tutti gli Stati italiani e, progressivamente, dalla fine del secolo, in Europa.

, ricorso a un personale diplomatico nuovo (generalmente homines novi, legati al potere da vincoli fiduciari e personali, e caratterizzati da una sempre maggiore professionalizzazione), Giuristi, soprattutto un diverso processo di nomina degli ambasciatori e un diverso inserimento degli stessi nell’organigramma istituzionale, È una diplomazia che prende vita da una peculiare realtà politica, quella dell’interdipendenza necessaria fra gli Stati italiani: essa è uno dei mezzi, se non il principale, attraverso cui formazioni statuali dotate ambiguamente di legittimità tradizionale possono riconoscersi reciprocamente e, dunque, legittimarsi.

CANCELLERIE Il luogo per eccellenza dove questi caratteri comuni vengono elaborati e definiti è la cancelleria: qui tra la fine del Trecento e il pieno Quattrocento viene articolandosi un complesso di pratiche che sostanzia la quotidana prassi di governo dei singoli stati e si compone di tecniche amministrative, strategie documentarie, scelte politiche – persino, e non per ultimo, personale qualificato – fortemente interconnessi, spesso itineranti, quasi sempre derivati, sia pure con diverse alchimie, da un comune sostrato duecentesco. Un

- Un interesse concreto per le scritture pubbliche elaborate nelle cancellerie, tanto principesche quanto repubblicane, può partire dunque dal riconoscimento della sostanziale centralità delle cancellerie italiane nei processi di trasformazione degli stati peninsulari tardomedievali e protomoderni e della loro profonda comparabilità

. Le cancellerie, per quanto strutturate in sezioni, sovente multiple e divise per competenze, operano su di un complesso di scritture pubbliche ben individuabile carteggi, libri di nomine, inventari camerali, fonti maturate nel medesimo contesto politico, amministrativo, documentario,

R. FUBINI, La figura politica dell’ambasciatore negli sviluppi dei regimi oligarchici quattrocenteschi. Abbozzo di una ricerca (a guisa di lettera aperta), in Forme e tecniche del potere nella città (secoli XIV-XVII), a cura di S. Bertelli, in «Annali della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Perugia», 16 ( ), pp ;

Dalla rappresentanza sociale alla rappresentanza politica. Sviluppi politico-istituzionali in Firenze dal tre al Cinquecento, ora in Italia quattrocentesca cit., pp Si vedano inoltre F. LEVEROTTI, Diplomazia e governo dello stato. I «famigli cavalcanti» di Francesco Sforza ( ), Pisa 1992, e F. SENATORE, «Uno mundo de carta». Forme e strutture della diplomazia sforzesca, Napoli Sull’evoluzione e sull’importanza della figura del cancelliere-segretario, vd. ora M. SIMONETTA, Rinascimento segreto: il mondo del segretario da Petrarca a Machiavelli, Milano 2004

. Alla documentazione per così dire preparatoria (registri di nomine e di andate, registri di commissioni o singole istruzioni) e conclusiva (registri o fascicoli sparsi di relazioni finali), si affianca la documentazione direttamente relativa alla missione (registri o filze di missive, cioè di lettere spedite dall’oratore o da diversi, e registri o filze di responsive di lettere di risposta

Principati e signorie Nei principati esiste una sorta di incardinamento diretto fra il principe e la cancelleria, che agisce come un ganglio di mediazione fra il signore e l’apparato di potere urbano e territoriale: questa situazione semplifica e riduce le forme di controllo dell’attività della cancelleria

. Nei principati la pratica di inviare ambasciatori residenti per lunghi periodi prende piede con una relativa precocità intorno alla metà del XV secolo, per quanto a questi oratori continuino ad affiancarsi inviati diversi per trattare vicende particolari

la linea diretta fra il principe e l’oratore consente una ricostruzione pressocché quotidiana e seriale del maneggio diplomatico. Anche per quanto riguarda la documentazione che si è definita di II livello (inerente cioè alla nomina, alla remunerazione, al controllo, alle condizioni materiali delle missioni diplomatiche), per quanto si può giudicare da quel che è rimasto, che non è davvero molto, il carattere immediato della nomina e la natura personale del controllo esercitato sull’attività degli ambasciatori danno origine a forme documentarie rela-

Cancellerie repubblicane Le cancellerie repubblicane si distinguono da quelle principesche per essere una parte fra le altre di un apparato di governo policentrico e dai diversi e vari equilibri La cancelleria sviluppa dunque un rapporto complesso con i diversi centri del potere politico: Più soggetti sono competenti (a Venezia, il Doge, il Consiglio dei Dieci, il Senato…) In secondo luogo, le competenze e gli ambiti delle cancellerie repubblicane, come di ogni altro organo repubblicano, sono molto più analiticamente e rigidamente descritti e normati.

Nelle repubbliche In merito alla diplomazia, manca in buona misura sino alla fine del XV secolo una coincidenza significativa fra segretari- cancellieri e oratori varietà e molteplicità degli interlocutori istituzionali della cancelleria moltiplicano i momenti e le forme del controllo sull'attività diplomatica e sull'operato degli ambasciatori. Oltre a ciò, i regimi repubblicani adottano relativamente tardi (a partire dagli anni Ottanta del secolo) e con evidente riluttanza la pratica di inviare oratori residenti. La prassi di inviare al contrario ambasciatori incaricati di gestire un singolo evento perdura a lungo

Cancellerie repubblicane Grande importanza storiografica : produzione storiografica di matrice prevalentemente angloamericana sui vari cancellieri fiorentini, R. C. WITT, Hercules at the Crossroad: the Life, Works and Thought of Coluccio Salutati, Durham (N.C.) 1983 D. DE ROSA, Coluccio Salutati: il cancelliere e il pensatore politico, Firenze 1980 R. BLACK, Benedetto Accolti and the Florentine Renaissance, Cambridge 1985 A. BROWN, Bartolomeo Scala ( ) cancelliere di Firenze. L’umanista nello stato, Firenze 1990 (ed. or. 1977)

Cancellerie repubblicane cancelleria fiorentina, D. MARZI, La cancelleria della repubblica fiorentina, Rocca S. Casciano 1910 (rist. anast.Firenze, Le Lettere, 1987); Venezia, POZZA, La cancelleria M. NEFF, Chancellery secretaries in Venetian Politics and Society, , PhD Thesis, UCLA, 1985