L’evoluzione del poema epico- cavalleresco Torquato Tasso L’evoluzione del poema epico- cavalleresco Appunti di Lett. Italiana- Prof.ssa Di Deco
La vita Nacque a Sorrento l'11 marzo 1544. Il padre Bernardo era un letterato e cortigiano bergamasco al servizio del principe di Salerno Ferrante Sanseverino del vicereame di Napoli, mentre la madre Porzia de' Rossi era una nobildonna pistoiese. Pochi anni dopo il principe fu bandito dal regno e Bernardo seguì il suo padrone, trascorrendo la vecchiaia tra occupazioni di corte faticose e poco remunerative.
Egli rimase fino ai dieci anni a Napoli con la madre, poi seguì il padre prima alla corte di Urbino, quindi a Venezia; nel frattempo gli morì la madre, rimasta a Napoli, probabilmente avvelenata dai suoi fratelli per motivi d'interesse.
Tra il 1560 ed il 1565, Tasso compì i suoi studi a Padova e a Bologna, dove studiò diritto, letteratura e filosofia. All’età di diciotto anni, pubblicò con successo il poema epico cavalleresco Rinaldo, incentrato sulle avventure del cugino di Orlando e si cimentò anche nella lirica amorosa.
A Ferrara Nel 1565 giunse a Ferrara in occasione delle nozze del duca Alfonso II d'Este, al servizio del fratello del duca, e dal 1570 passò al servizio del duca stesso. Questo fu il periodo più felice della vita di Tasso, in cui il poeta visse apprezzato dalle dame e dai gentiluomini per le sue doti poetiche e per l'eleganza mondana. La ricchezza culturale della corte estense costituì per lui un importante stimolo; ebbe infatti modo di conoscere i principali intellettuali dell'epoca. Per il divertimento della corte fece rappresentare nell'estate del 1573 il dramma pastorale Aminta.
Aminta Dramma pastorale in cinque atti con un prologo e un coro Rispetto del principio aristotelico dell’unità di tempo, luogo e azione Atmosfera di mito e sogno Posizione idealizzata della vita di corte Conflitto tra edonismo e norme morali e civili Rappresentazione multiforme dell’amore: sentimento puro, forza naturale, istinto bestiale, piacere sensuale
Il poema sulla prima crociata Pubblica il Gottifredo; il poema venne ultimato tra il 1570 e l'aprile del 1575 e presentato a corte nell'estate di quell‘ anno. Ad esso seguì la stesura del Discorso sull'Arte Poetica, un trattato teorico sulla poesia. Tasso sottopose il suo poema al giudizio di cinque autorevoli letterati romani, colpito da alcuni intellettuali che gli avevano rivolto critiche di stampo moralistico. In replica a questo giudizio il poeta scrisse, nel 1576, Allegoria. Agli scrupoli letterari si unirono ben presto quelli religiosi, che assunsero la forma di vere e proprie manie di persecuzione.
Delacroix: Tasso all'ospedale di Sant'Anna Le manie di persecuzioni divennero sempre più evidenti e il duca Alfonso lo fece allora rinchiudere nel convento di San Francesco, ma egli ne fuggì. Nel 1579 ritornò a Ferrara; poiché non trovò a corte l'accoglienza calorosa sperata, diede in escandescenze durante le terze nozze di Alfonso II con Margherita Gonzaga, figlia del duca di Mantova Guglielmo. Il duca Alfonso II lo rinchiuse quindi nell'Ospedale Sant'Anna, nella celebre cella detta poi "del Tasso", dove rimase per sette anni. Delacroix: Tasso all'ospedale di Sant'Anna
Nel 1580 durante la prigionia venne pubblicata a Venezia, senza il suo consenso, la prima edizione del poema iniziato all'età di quindici anni, con il nome di Goffredo, composto di 14 canti. L'opera ebbe un grande successo. Il poeta decise allora di pubblicare a Ferrara nel 1581 la Gerusalemme liberata. Nel 1586 fu liberato. Frontespizio dell’edizione Ferrara, Baldini, 1581
Nel marzo del 1588 Tasso, ripreso il frenetico peregrinare tra le corti e le città italiane, ritornò a Napoli. Anche questo periodo napoletano si rivelò problematico per Tasso, a causa delle sue precarie condizioni di salute e delle ristrettezze economiche, a cui si aggiunsero anche nuove polemiche letterarie e religiose sulla Gerusalemme liberata. Tasso protetto da Eleonora d’Este
Tasso morì a Roma nel 1955 a 51 anni, poco prima di ricevere la laurea poetica promessagli dal papa Clemente VIII. Venne sepolto nella Chiesa di Sant'Onofrio al Gianicolo, il cui convento aveva ospitato il poeta in cerca di sollievo spirituale nell'ultimo periodo della sua vita. Monumento in Sant’Onofrio
La Gerusalemme Liberata Il poema narra la fase conclusiva della prima Crociata (1096- 1099) a partire dall’elezione, ispirata da Dio, di Goffredo a capo dell’esercito cristiano. L’esercito cristiano è da 6 anni in oriente e l’arcangelo Gabriele esorta Goffredo a portare a termine l’impresa di liberare il Santo Sepolcro dai musulmani. Il soggetto è storico, ma viene arricchito dal “meraviglioso”, consistente nel diretto intervento di forze divine o infernali, le prime a favore dei crociati, le altre a sostegno degli infedeli.
Genesi dell’opera 1559- 1561: Gierusalemme 1575: Goffredo 20 canti in versi endecasillabi, raggruppati in ottave, è dedicato al duca Alfonso II d'Este, della cui famiglia Rinaldo è il leggendario capostipite. L’argomento era estremamente attuale, anche perché in quegli anni l’espansionismo dei Turchi, di fede islamica, rappresentava un pericolo, malgrado la sconfitta nelle acque di Lepanto (1571).
POETICA E IDEOLOGIA DELLA Lungo lavoro di revisione sullo stile e sulla correttezza ideologico- religiosa POETICA E IDEOLOGIA DELLA GERUSALEMME LIBERATA (1581) Influenza del modello classico e della Contro- riforma Principio aristotelico dell’unità Scelta del tema religioso Elaborazione di un nuovo tipo di poema epico Unità e varietà Storia e finzione Meraviglioso cristiano Diletto e utile morale
Ricerca teorica sul genere epico La grande fortuna dell’Orlando furioso aveva acceso la polemica sul genere epico: molti letterati lo criticavano alla luce della poetica aristotelica e delle sue regole di unità e verosimiglianza. Al Furioso veniva rimproverata: l’inattendibilità storica la mancanza di un centro narrativo la comicità la licenziosità. C’era chi, come Giorgio Trissino, auspicava la rinascita del poema epico di argomento storico, rispettoso delle regole aristoteliche.
L’ideale unitario classico Unità di luogo, di tempo e di azione Un solo eroe protagonista Spazio circoscritto Unico tema per dare coesione Tasso si inserì nel dibattito sul poema epico con il trattato Discorsi dell’arte poetica e in particolare del poema eroico (1567- 1570, pubblicato nel 1587, cui seguì una nuova edizione riveduta nel 1594, dal titolo Discorsi sul poema eroico)
Tasso assume una posizione più moderata, riconoscendo l’importanza dell’unità dell’argomento storico, ma salvaguardando la varietà tematica delle azioni secondarie e le invenzioni fantastiche. In sostanza, l’idea del Tasso era volta a “superare” la visione laica ed edonistica rinascimentale, di cui il Furioso era espressione. Ariosto Tasso
Ariosto Tasso Varietà della materia cavalleresca Unicità e storicità della materia Notazione autobiografica della Musa ispiratrice Ispirazione cristiana Estrosità e varietà di tono Stile aulico e solenne Diletto Uso pedagogico dell’arte Argomento Invocazione Stile Finalità
Il proemio Canto l'arme pietose e 'l capitano che 'l gran sepolcro liberò di Cristo. Molto egli oprò co 'l senno e con la mano, molto soffrí nel glorioso acquisto; e in van l'Inferno vi s'oppose, e in vano s'armò d'Asia e di Libia il popol misto. Il Ciel gli diè favore, e sotto a i santi segni ridusse i suoi compagni erranti O Musa, tu che di caduchi allori non circondi la fronte in Elicona, ma su nel cielo infra i beati cori hai di stelle immortali aurea corona, tu spira al petto mio celesti ardori, tu rischiara il mio canto, e tu perdona s'intesso fregi al ver, s'adorno in parte d'altri diletti, che de' tuoi, le carte. Invocazione Protasi
Il proemio (vv. 17- 24) Sai che là corre il mondo ove piú versi di sue dolcezze il lusinghier Parnaso, e che 'l vero, condito in molli versi, i piú schivi allettando ha persuaso. Cosí a l'egro fanciul porgiamo aspersi di soavi licor gli orli del vaso: succhi amari ingannato intanto ei beve, e da l'inganno suo vita riceve. Uso pedagogico dell’arte
I personaggi CRISTIANI vs PAGANI Le imprese, gli atti eroici, i desideri che sorgono dall'iniziativa dell'esercito crociato, si alternano alle difese, alle astuzie, agli inganni (ma anche alle gesta valorose) delle forze islamiche e pagane. CRISTIANI vs PAGANI Il campo del bene e il campo del male sono insomma irrevocabilmente separati, anche se non mancano episodi nei quali si ha modo di apprezzare anche le qualità dei nemici.
Goffredo di Buglione I personaggi non sono caratterizzati solo dal loro valore, ma sono spesso travagliati da incertezze e contraddizioni. Goffredo di Buglione è ispirato in parte dall'Enea virgiliano ed è caratterizzato da atteggiamenti morali e religiosi che ne fanno un esemplare di eroe cristiano, anche se talvolta egli è insidiato dal dubbio, dalla difficoltà di prendere rapide decisioni e di tenere unito l'esercito cristiano. Ciò che accomuna Torquato a Goffredo è infatti l’animo pensoso dell’eroe, la sensazione di insufficienza, il frustrante fallimento del suo nobile progetto di costruire una comunità di uomini forti, generosi e leali alla quale si contrappone una realtà fatta di meschinità, di ambizione, di ricerca del piacere.
Rinaldo e Armida (1813) - Francesco Hayez Rinaldo rappresenta invece l'eroismo allo stato puro, la giovinezza tutta rivolta all'azione, è un eroe “solare” che, anche se cade vittima della magia di Armida, trova poi con facilità la via della purificazione. Rinaldo e Armida (1813) - Francesco Hayez
Tiepolo, Rinaldo abbandona Armida, 1753 Rinaldo è trascinato via da Ubaldo davanti allo sguardo disperato di Armida
Eroine pagane Le eroine pagane hanno la funzione di distogliere gli eroi cristiani dai loro obiettivi, ma che si impongono come immagini di affascinante femminilità, molto lontane dalla tradizione romanzesca; tre figure che corrispondono ad altrettante proiezioni sociali ed individuali della donna. Clorinda, donna guerriera, Armida, maga allettatrice che travia con la sua bellezza i cavalieri, Erminia,che vive il suo amore inconfessato per Tancredi.
Poussin, Rinaldo ed Armida, 1629 La maga Armida, affiancata da Cupido seduce il cavaliere cristiano ormai libero delle sue armi.
Tancredi Figura malinconica è invece quella di Tancredi, chiuso in un dramma interiore generato dall'amore per la guerriera pagana Clorinda. E' quest’ amore a separarlo dall'esercito cristiano, a provocare in lui distrazioni e atti mancati. Canto 19 (Erminia trova Tancredi ferito) Nicolas Poussin (1594-1665)
Tancredi e Clorinda I due vennero a scontrarsi in battaglia dove Tancredi, non riconoscendo Clorinda a causa dell'armatura, la ferì a morte. Ella, sentendosi morire, chiese allo sconosciuto cavaliere di essere battezzata. Il giovane si tolse l'elmo per attingere dell'acqua, scoprì il capo della morente per battezzarlo e riconobbe la sua amata.
I temi: la religiosità Al fondo del poema è il motivo religioso, seguono poi quello della guerra, dell’eroismo, della gloria, dell’amore, della fortuna. La religiosità che traspare dal poema appare ora come sfoggio esteriore e conformismo, che trovavano la loro spiegazione nell’Italia della Controriforma; ora come autentico sentimento, angoscia del peccato, bisogno di purezza. Una religiosità quest’ultima, che trova la sua altissima espressione nell’episodio in cui Rinaldo sale sul Monte Oliveto e vince gli incanti demoniaci, potendo così godere, con purezza di cuore, l’alba che sta per nascere.
Bifrontismo spirituale Figlio dell’Umanesimo e del Classicismo, Tasso è però un figlio insicuro, problematico. Lo spaventa l’autonomia umana prospettata dal pensiero laico, perché sente in sé un bisogno di superiori certezze.Vive così in pieno questo travaglio epocale, con totale coinvolgimento e grande tormento interiore, perché non sa rinunciare completamente all’orizzonte umanistico ma non sa nemmeno approdare completamente a quello post-rinascimentale.
I temi: l’amore Il motivo dell’amore si articola in episodi diversi per svolgimenti e soluzioni. Al fondo delle varie storie d’amore, di Erminia e Tancredi, Rinaldo e Armida, Tancredi e Clorinda, Sofronia e Olindo, vi sono, pur nella diversità, alcune caratteristiche comuni: amore come spasimo, corsa affannosa dietro un uomo o una donna, più insomma uno struggimento, un dolore, che una certezza e un piacere.
I temi: la fortuna Ovunque diffuso è poi il motivo della Fortuna, del Fato, della vanità di tutte le cose, un motivo questo che era stato al centro della speculazione politica del Machiavelli. In Tasso questo motivo non è tanto un problema teorico da risolversi, quanto un modo per rendere grave, solenne, il suo verso, quando si avvicinano grandi momenti di sventure o di morte: “Ma ecco ormai l’ora fatale è giunta che ‘l viver di Clorinda al suo fin deve….”.