Francesco Petrarca Il Canzoniere.

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Transcript della presentazione:

Francesco Petrarca Il Canzoniere

Il Canzoniere La raccolta di liriche in volgare è chiamata in questo modo dal XVI secolo: Petrarca aveva scelto il titolo di Rerum vulgarium fragmenta. Comprende 367 liriche scritte da Petrarca dagli anni della giovinezza sino alla fine della sua vita. La versione definitiva racconta la storia dell’amore per Laura e continua anche dopo la morte di lei, avvenuta 21 anni dopo il primo incontro.

Petrarca e il volgare Petrarca era convinto che il latino avesse maggiore dignità letteraria del volgare e che la letteratura latina avesse raggiunto un livello tale di perfezione da non poter essere superato. Petrarca si rivolge quindi al volgare cercando di elevarlo alla stessa dignità letteraria del latino: il volgare doveva modellarsi alla raffinatezza, all’armonia, alla regolarità del latino classico.

Struttura organica Petrarca selezionò e dispose i suoi fragmenta in modo da consegnarli ai posteri come diario di un’anima, l’itinerario morale di un uomo che ricerca la verità nelle profondità del suo IO e si confronta con l’eterno. Manoscritto vaticano 3195 manoscritto in parte autografo che risale al1374 e contiene la sistemazione definitiva dell’opera “Codice degli abbozzi” codice petrarchesco della Biblioteca Vaticana, che contiene diverse stesure di alcuni componimenti, con note a margine dell’autore

L’amore Nel Canzoniere confluisce tutto il repertorio tematico e formale della tradizione poetica cortese- stilnovista, ma esso presenta anche caratteri del tutto nuovi, che testimoniano i tormenti del poeta e una nuova percezione della realtà.

Laura 1327 – 1348 Rime in vita e rime in morte di Laura L’immagine di Laura è quella di una donna bionda e affascinante, incorniciata in un locus amoenus.

AMORE simbolo di una generale condizione interiore La figura di Laura Il critico BOSCO definisce Laura è un fantasma poetico nel quale si concreta liricamente il senso irrimediabile della caducità. AMORE simbolo di una generale condizione interiore La figura di Laura resta evanescente, indefinita: i particolari fisici (capei d’oro, dolce sorriso, bel fianco…) rientrano in una rappresentazione stereotipata della donna.

Il rapporto tra donna e poesia Come Dante, Petrarca decide di narrare la propria esperienza amorosa dopo la morte dell’ amata, però Dante fa di Beatrice una figura sacra e metafisica, mentre Petrarca non scioglie il conflitto fra anima e corpo, fra colpa e redenzione, che lo lacera e che attraversa tutta la opera. Anche quando Laura è paragonata a un angelo o ad una creatura sovrumana lo è non in virtù di un’esperienza religiosa e teologica, ma di un’esperienza psicologica tutta umana e soggettiva del poeta.

Le rime sparse Divenuto maturo e saggio, il poeta riflette sulle lacrime versate per amore, per un’illusione nutrita a lungo e che lo fa vergognare di se stesso: il frutto di questa riflessione è il Canzoniere, nato dalla volontà di porre ordine alle lacerazioni della propria anima oltre che alle rime sparse che gli sopravviveranno, vincendo la morte e il tempo.

Il sonetto d’apertura Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono di quei sospiri ond’io nudriva ’l core in sul mio primo giovenile errore quand’era in parte altr’uom da quel ch’i’ sono, del vario stile in ch’io piango et ragiono fra le vane speranze e ’l van dolore, ove sia chi per prova intenda amore, spero trovar pietà, nonché perdono. Ma ben veggio or sì come al popol tutto favola fui gran tempo, onde sovente di me medesmo meco mi vergogno; et del mio vaneggiar vergogna è ’l frutto, e ’l pentersi, e ’l conoscer chiaramente che quanto piace al mondo è breve sogno. Il poeta si rivolge a lettori ideali che abbiano vissuto le pene dell’amore e chiede comprensione e perdono. Il poeta manifesta pentimento e vergogna per essere stato oggetto di derisione e mostra di avere consapevolezza della vanità dei beni terreni.

Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono Petrarca sembra sconfessare quel sentimento, lo chiama errore, (v. 3) un’illusione che lo ha distolto da Dio, e lo colloca in un tempo passato, nella gioventù, quando lui era un uomo diverso anche se soltanto in parte. L’amore per Laura non è però rinnegato, come testimonia l’ultima terzina: il conflitto psicologico tra la follia d’amore (vaneggiar, v. 12) e il pentimento (pentersi, v. 13) sfuma nella riflessione sul carattere fuggevole delle esperienze umane. Con il vocativo voi, il poeta si rivolge in modo esplicito ad un pubblico “ideale” che lo ascolta e che può comprendere la sua sofferenza: l’io poetante cerca la pietà di un lettore complice.

FUNZIONE CATARTICA DELLA SCRITTURA Lo stile La tensione concettuale del componimento si riflette nella raffinata cura formale, che conferisce armonia e unità alle contraddizioni dell’io lirico (CONTINI: unilinguismo). FUNZIONE CATARTICA DELLA SCRITTURA I versi sono fluidi, musicali, le passioni vengono “filtrate” ed espresse con una certa disciplina formale e si compongono in una poesia armoniosa ed elegante. Tendenza all’unità di tono e di lessico, tonalità media, sempre costante Lavoro continuo di revisione, correzione e rielaborazione.

I temi: 1.a l’inquietudine d’amore Il tema centrale è l’amore irrealizzato per Laura. Con la sua irragiungibilità, Laura domina la mente del poeta, è un amore vissuto come una dolce prigione, i cui simboli sono i nodi dal quali l’innamorato non può liberarsi. L’io lirico oscilla tra sentimento religioso e amore sensuale, tra la tendenza a cedere alle illusioni e alle vane speranze e il sentimento di vuoto e di infelicità per la lontananza della donna. La presenza e bellezza fisica dell’amata turbano il poeta, che teme di cadere nel peccato e di allontanarsi da Dio.

1.b l’inquietudine d’amore Lode della donna Descrizione dei luoghi Celebrazione del tempo dell’innamoramento Dolcezza- crudeltà della donna Effetti dell’amore Morte dell’amata tensione angosciosa (guerra= amore nemica= donna) Elementi esterni Temi di riflessione

2. La rievocazione memoriale La donna di Guinizzelli, Cavalcanti, Dante è statica nella sua bellezza, è oggetto di contemplazione più che di rievocazione memoriale, come accade invece nel Canzoniere. Petrarca canta la bellezza fisica di Laura, il luogo in cui l’ha incontrata, il tempo dell’innamoramento; la descrive con vitalità e movimento su uno sfondo naturale, che ne esalta la dolcezza.

3. Il paesaggio Prigioniero dell’amore per Laura, il poeta ricerca talvolta i luoghi solitari, che plachino o consolino la sua passione, Altre volte, al contrario, li fugge, per paura di restare solo con la propria angoscia. I paesaggi, con la loro mutevolezza (acqua e vento sono gli elementi naturali dominanti), evocano il senso di precarietà della vita, la vecchiaia che spegne la giovinezza.

4. Il sentimento dello scorrere del tempo A differenza della donna di Cavalcanti o della Beatrice dantesca, immersa in una dimensione eterna, Laura è soggetta allo scorrere del tempo che ne offusca la bellezza. Comunque sempre ripiegato in se stesso, l'io dolente s'interroga, riflette sul tempo, sulla morte e sulla vanità dell'uomo e delle cose, oppresso dall'incombente caducità. Il tema della morte è presente nel Canzoniere, insieme alla riflessione sulla labilità e la precarietà della vita. La morte non è vista però come porto a cui approdare, ma come dubbioso passo.

Il senhal Un particolare rilievo assumono gli aspetti legati al nome della donna amata. In primo luogo Laura richiama l’aura, il vento, e per estensione indica anche il respiro e i sospiri dell’amore. Ma il nome dell’amata richiama anche il lauro, l’alloro, che è simbolo: 1. dell’irraggiungibilità di Laura, come Dafne inseguita da Apollo, poi trasformata in alloro 2. della poesia e della gloria letteraria 3. dell’eternità sempreverde dell’amore

Il dissidio interiore "Quello che amavo oramai più non amo; mentisco: amo ancora, ma con più temperanza; ecco, ho mentito di nuovo: amo ancora, ma con più vergogna, con più tristezza; finalmente, questo è il vero. È proprio così, amo, ma quello che vorrei non amare, quello che vorrei odiare; amo tuttavia, ma nolente, a forza, con mestizia e con pianto".

Il dissidio interiore Così scriveva il Petrarca nella celeberrima Epistola del 1336. Il poeta aveva allora 32 anni. La lettera contiene il racconto di un'escursione al Monte Ventoso fatta insieme al fratello Gherardo ed è indirizzata a Dionigi da Borgo San Sepolcro, il monaco che fece conoscere al Petrarca le “Confessioni” di S. Agostino. La metaforica rappresentazione del dissidio interiore nella descrizione dell’ascesa di un monte…

Significato allegorico dell’ascesa La curiosità di scoprire e di vedere, spinge il Petrarca ad affrontare la salita (“spinto dal solo desiderio di vedere un luogo celebre per la sua altezza”). Durante la scalata Francesco e Gherardo incontrano un vecchio pastore che tenta di persuaderli a lasciare il cammino. Una volta raggiunta la cima, il significato allegorico dell'ascesa, che prima voleva simboleggiare la conquista del “mondo esteriore”, si tramuta in una ricerca intrinseca che mira ad una conoscenza di se stesso, e della propria anima.

Il dissidio interiore Inizia così un travagliato esame di coscienza che porta Petrarca a disprezzare la stoltezza degli uomini “ i quali trascurano la loro parte più nobile, si disperdono in mille strade e si perdono in vani spettacoli, cercando all'esterno quello che si potrebbe trovare all‘ interno…”.

Debolezza della volontà Tutta l'opera di Petrarca è caratterizzata dal dissidio interiore e dalla centralità dell'io che, cosciente di se stesso e del mondo, si riconosce limitato, debole nella volontà, fin troppo allettato dalle materialità come iscritto in un destino di fragilità, dominato fin dalla nascita dalla Morte. amore gloria ricchezza

“… quanto piace al mondo è breve sogno.” Crisi interiore In tutto ciò l'uomo riconosce come "colpa" gli oggetti dei suoi desideri (la donna, la sensualità e la fama), di qui il dissidio, la disarmonia tra la moralità della sua vita e l'aspirazione al puro, al divino, il pentimento ed il proposito di riscatto: “… quanto piace al mondo è breve sogno.”