Giovanni Boccaccio Appunti di Letteratura italiana Prof.ssa Di Deco
Matteo Villani ne fece il ritratto in queste poche parole: Fu il poeta di statura alquanto grossa, ma grande, faccia tonda, col naso sopra le nari un poco depresso: labbri alquanto grossi, niente di meno belli e ben lineati : mento forato che nel suo ridere mostrava bellezza; giocondo ed allegro aspetto simile in tutto al suo sermone; in tutto piacevole e umano, e del ragionare assai si dilettava.
Se è ben vero che Dante viene (e venne ) considerato il fondatore del poema didattico- allegorico e Petrarca il fondatore del genere "canzoniere" e di un modello privilegiato di poesia lirica, a Boccaccio si guarda (e si guardò), come al fondatore della 'prosa' volgare italiana.
Confronto con Dante Boccaccio crebbe con il culto di Dante, ma apparteneva ad un mondo totalmente differente. Formatosi in una società sempre più lontana dal misticismo e dalla spiritualità medievali, come pure dalla passione politica, Boccaccio ne espresse la visione naturale e sensuale dell’uomo, il culto dell’intelligenza, il disprezzo per i creduloni e gli incolti. Per tale società concepì la letteratura come forma d’ intrattenimento a un tempi piacevole e istruttiva.
“Fin da quando ero nel seno materno ho avuto per natura la vocazione alla poesia e, per quel che ne posso giudicare, sono nato soltanto per questo …” (Boccaccio, Genealogia deorum gentilium)
Vita Nasce a Certaldo (o a Firenze?) nel 1313 dal ricco mercante Boccaccino di Chelino (figlio illegittimo, ma riconosciuto) Viene avviato alla mercatura
1327-1340 – Periodo napoletano Non ha inclinazione per la mercatura: il padre lo indirizza agli studi di diritto canonico A Napoli si appassiona alla letteratura in volgare Si crea un mito letterario: l’amore per Fiammetta
Fiammetta Secondo alcuni riferimenti, si tratterebbe di Maria dei Conti d’Aquino di Napoli, ma secondo altri non è neppure mai esistita (quindi si può pensare ad una figura esclusivamente letteraria frutto dei vari amori che hanno coinvolto il poeta nel corso della sua vita).
Filocolo, Filostrato, Teseida Durante il suo soggiorno alla corte angioina, Giovanni Boccaccio scrive: Caccia di Diana, Filocolo, Filostrato, Teseida Chiesa di S. Lorenzo, dove Boccaccio incontra Fiammetta il sabato Santo del 1336
Lo sperimentalismo Il forte interesse per la letteratutra originò la tendenza a sperimentare generi letterari diversi (poesia, forme narrative in versi, racconto in prosa), a mescolare con fantasia modelli classici e medievali, a rivisitare la tradizione mitologioca ed epico- cavalleresca, anche se in una prospettiva più sensibile ai temi amoroso- sentimentali che a quelli ideali ed eroici.
Caccia di Diana 1334 Poemetto mitologico in terzine dantesche Amore sensuale e sentimentale Idea dell’amore che ingentilisce e nobilita Disobbedienza alle ninfe dell’obbligo di castità
FILOSTRATO “vinto d’amore” poemetto scritto in ottave (strofe di otto endecasillabi). Troilo, figlio del re di Troia, si innamora della prigioniera greca Criseida, ma in seguito ad uno scambio di prigionieri, torna al campo greco e dimentica Troilo; questi, disperato, muore per mano di Achille.
Filostrato 1335- 1340 Poema narrativo in ottave (utilizzate per la prima volta): fino ad allora l’ottava era usata dai cantari; Boccaccio le conferisce dignità letteraria Storia tragica di un amore infelice, ispirato ad un cantare francese; tono elegiaco- amoroso più che epico Esaltazione della bellezza femminile contrapposta alla misoginia medievale
FILOCOLO “pena d’amore” opera in prosa basata sulla leggenda di Florio e Biancifiore Durante l’era cristiana, Biancifiore, figlia di un nobile romano ucciso dai Saraceni, perde anche la madre che muore nel darla alla luce, e viene accolta dal re di Spagna. Cresce insieme a Florio, figlio del re e i due si innamorano. Il re, contrario, vende Biancifiore a dei mercanti e la ragazza viene rinchiusa in una torre dall’ ammiraglio di Alessandria. Florio dopo varie peripezie tenta di salvarla, ma viene catturato e condannato al rogo con l’amata. Con l’agnizione si scopre che l’ammiraglio è lo zio di Florio e i giovani vengono liberati.
Origini leggendarie di Certaldo (Florio avrebbe fondato la cittadina toscana) FILOCOLO 1336- 1339 Romanzo in prosa (il primo della letteratura italiana), 7 libri, stile elegante Ricerca dell’amata e Amor cortese (gli ambienti rinviano alla corte angioina) Vicende sentimentali di un cristiano e una pagana, ispirata ad una leggenda orientale diffusa nel cantare toscano Fiorio e Biancifiore
Ultima opera del periodo napoletano, poi completata a Firenze TESEIDA 1340- 1341 Poema in ottave, dedicato a Fiammetta Amore e Amicizia (vicenda di Arcita e Palemone, giovani tebani) Imprese di Teseo, mitico re di Atene, contro le Amazzoni e nozze con la loro regina, Ippolita
1341-1350 – Primo decennio di attività fiorentina Rientra col padre a Firenze (rimpiange Napoli) Non ha un’occupazione stabile Si inserisce nella vita culturale cittadina Nel 1348 è a Firenze durante la peste
La “Peste Nera” Boccaccio è a Firenze nel 1348, anno in cui imperversa il flagello della “Peste Nera”, l’epidemia che colpì l’Europa tra il 1347 e il 1352, uccidendo almeno un terzo della sua popolazione (25-30 milioni di morti). Giovanni perde tra gli amici Matteo Frescobaldi e Giovanni Villani. Lutti dolorosi investono anche la stretta cerchia famigliare, con la scomparsa del padre e della matrigna, in seguito alla quale Boccaccio eredita l’intero patrimonio parentale e ne assume la gestione assieme alla tutela del fratello minore.
Svolge numerosi incarichi diplomatici e onorifici per conto del Comune di Firenze: - ambasciatore in Romagna (1350); inviato a Ravenna per la consegna di una sovvenzione a suor Beatrice, figlia di Dante Alighieri (1350), - a Padova per restituire al Petrarca il patrimonio familiare confiscatogli dal Comune e per offrirgli una cattedra del nuovo Studio; nasce tra i due un’importante amicizia
1351-1360 – secondo decennio di attività fiorentina La vita di Boccaccio ha una svolta decisiva: l’amicizia con Petrarca, che incontra nuovamente, lo avvicina sempre più agli interessi umanistici il comune di Firenze gli affida una serie di incarichi prestigiosi
Durante il periodo fiorentino Scrive: Amorosa visione, Elegia di Madonna Fiammetta, Comedìa delle ninfe fiorentine, Ninfale fiesolano Nel 1349 inizia la composizione del Decameron (terminata nel 1351)
narrazione in prosa inframmezzata da terzine COMEDIA DELLE NINFE FIORENTINE narrazione in prosa inframmezzata da terzine Ameto, rozzo pastore, incontra delle ninfe e si innamora di una di esse, Lia. Nel giorno della festa di Venere, le ninfe narrano al pastore i loro amori. Ameto è immerso in un bagno purificatore e può così apprendere il significato allegorico della sua esperienza: le ninfe rappresentano le virtù e l’incontro con esse ingentilisce l’animo di Ameno.
Comedìa delle ninfe fiorentine ( o Ninfale d’Ameto) 1341- 1342 Amore sensuale e fonte di civiltà e nobilitazione Romanzo pastorale ed allegorico in versi e in prosa Incontro tra un pastore e 7 ninfe (allegoria delle virtù)
Sapienza Gloria Avarizia Amorosa visione 1342- 1343 Poema allegorico- didascalico in terzine (50 canti) Con la guida di una donna gentile, visita in sogno un castello, ove vede dipinti i trionfi di: Sapienza Gloria Avarizia Amore Fortuna Trionfo dei beni mondani
Elegia di Madonna Fiammetta 1343- 1344 Il romanzo è scritto sotto forma di lettera da parte di Fiammetta, che innamorata di Panfilo, viene dimenticata dallo stesso in seguito al suo ritorno in patria. Fiammetta attende il giovane invano ricordando i bei tempi. Il tormento è accentuato dal fatto che Fiammetta è sposata e deve nascondere le sue sofferenze al marito che per confortarla la conduce nei luoghi in cui aveva passato i momenti più belli con Panfilo. Elegia di Madonna Fiammetta 1343- 1344
Ninfale fiesolano Poemetto in ottave Origini mitiche dei torrenti Africo e Mensola e di Fiesole Versione laica della forza naturale della vita dell’amore
1361-1365 – ritiro a Certaldo Una congiura contro la Repubblica fa cadere anche su di lui vari sospetti: è pertanto esonerato da ogni incarico Si ritira a Certaldo Scrive il Corbaccio (dalla filoginia alla misoginia)
Il Corbaccio (1365 ca) Corbaccio brutto corvo e va riferito alla vedova, vestita di nero Corbacho frusta, poiché questa opera “frustra” le donne. Il titolo Corbaccio si trova di solito accompagnato dal sottotitolo Laberinto d'Amore. Causa della composizione si dice che fosse una poco brillante avventura amorosa del Boccaccio, ormai quarantenne, che, invaghitosi di una vedova, le rivelò per lettera il suo "ardente desiderio". Ne ricevette in risposta una letterina alla quale il Boccaccio credette, spiegandosi con maggior ardore e precisione in una seconda lettera. La donna mostrò le due lettere ad un suo spasimante, divertendosi poi pubblicamente a spese del Boccaccio che si trovò schernito "a guisa d'uno beccone" e con il libro fece la sua vendetta.
1365-1375 – ultimo decennio La situazione politica a Firenze cambia e lui è reintegrato negli uffici Nel 1373 accoglie l'invito a commentare pubblicamente la Commedia di Dante nella chiesa di Santo Stefano di Badia a Firenze. Queste letture, interrotte al XVII dell'Inferno dalla cattiva salute e dalle critiche dei letterati conservatori, ci sono tramandate nelle Esposizioni sopra la Comedia, delle quali è ideale anticipazione la Vita di Dante.
Lecturae Dantis CXXIII Se Dante piange, dove ch'el si sia, che li concetti del suo alto ingegno aperti sieno stati al vulgo indegno, come tu di', della lettura mia, ciò mi dispiace molto, né mai fia ch'io non ne porti verso me disdegno: come ch'alquanto pur me ne ritegno, perché d'altrui, non mia, fu tal follia. Vana speranza e vera povertade e l'abbagliato senno delli amici e gli lor prieghi ciò mi fecer fare. Ma non goderan guar di tal derrate questi ingrati meccanici, nimici d'ogni leggiadro e caro adoperare. A Boccaccio vengono attribuiti 4 sonetti (CXXII, CXXIII, CXXIV, CXXV) nei quali il poeta si rammarica di aver svelato “al vulgo indegno” gli “alti concetti” dell’Alighieri: alcuni lo accusavano di “prostituire le Muse” dando in pasto il Poema sacro al volgo ignorante.
La casa a Certaldo
Sonetto in morte del Petrarca Or sei salito, caro signor mio, nel regno, al qual salire ancor aspetta ogn'anima da Dio a quell'eletta, nel suo partir di questo mondo rio. Or se' colà, dove spesso il desio ti tirò già per veder Lauretta; or sei dove la mia bella Fiammetta siede con lei nel cospetto di Dio. Or con Sennuccio e con Cino e con Dante vivi, sicuro d'eterno riposo mirando cose da noi non intese. Deh, s'a grado ti fui nel mondo errante, tirami drieto a te, dove gioioso veggia colei che pria d'amor m'accese. Si trova a Certaldo quando apprende della morte dell’amico Francesco Petrarca, avvenuta nella notte tra il 18 e il 19 luglio 1374:
La salute peggiora (è malato di obesità e di scabbia) Muore a Certaldo nel 1375. La stanza del poeta nella casa a Certaldo
l’altro vedeva con il Boccaccio la fine di ogni poesia: Due ammiratori ne piangono la perdita: Coluccio Salutati e Franco Sacchetti. Il primo componeva in versi l’epitaffio che tuttora si legge sul cenotafio di Certaldo; l’altro vedeva con il Boccaccio la fine di ogni poesia: Or è mancata ogni poesia e vote son le case di Parnaso po’ che Morte n’ha tolto ogni valore.
Questo l’epitaffio del Salutati, che si dice fu composto dallo stesso Boccaccio: HAC SUB MOLE IACENT CINERES AC OSSA JOHANNIS, MENS SEDET ANTE DEUM MERITIS ORNATA LABORUM MORTALIS VITAE; GENITOR BOCCACIUS ILLI, PATRIA CERTALDUM STUDIUM FUIT ALMA POESIS (Sotto questa pietra giacciono le ceneri e le ossa di Giovanni; l’anima sta davanti a Dio ornata dei meriti dei travagli della vita mortale, ebbe come genitore Boccaccio, Certaldo come patria, la sua passione fu la divina poesia) Chiesa di SS Jacopo e Filippo
Grande lastra marmorea pavimentale, al centro della navata della Chiesa, realizzata tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, replicante con poche varianti il famoso affresco di Andrea del Castagno facente parte della celeberrima serie di uomini illustri da lui dipinta, oggi agli Uffizi. Le spoglie del Boccaccio non sono sotto la lastra citata, bensì sotto una piccola mattonella bianca nelle immediate vicinanze.
Fine