Dante Alighieri.

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IL DOLCE STIL NOVO.
Transcript della presentazione:

Dante Alighieri

La vita Dante Alighieri nacque a Firenze nel 1265. Abbiamo numerose informazioni sulla sua vita, ma non esiste alcun documento scritto personalmente da Dante, nemmeno la copia originale della Divina Commedia.

“Ebbe il volto lungo e il La vita “Ebbe il volto lungo e il naso aquilino, le mascelle grandi e il labbro sotto proteso tanto, che alquanto quel di sopra avanzava.” (Boccaccio,Trattatello in laude di Dante)

La vita La famiglia appartiene alla piccola nobiltà cittadina 1277: a soli 12 anni è promesso sposo a Gemma Donati Dal matrimonio nasceranno 3 o 4 figli La formazione è vasta e varia: - filosofia - teologia - letteratura classica - letteratura volgare Importante è il rapporto con gli Stilnovisti e Guido Cavalcanti

Dante e la politica Dalla metà degli anni Novanta inizia l’impegno politico con vari incarichi È iscritto all’arte degli speziali (emendamento ai provvedimenti antinobiliari di Giano della Bella) 1300: carica di Priore Dante nacque nell'importante famiglia fiorentina degli Alighieri, legata alla corrente dei guelfi, un'alleanza politica coinvolta in una complessa opposizione ai ghibellini; gli stessi guelfi si divisero poi in guelfi bianchi e guelfi neri.

Dante e la politica I merli presentano due stili architettonici: si definiscono merlature ghibelline quelle che presentano sommità a coda di rondine…

Dante e la politica … mentre merlature guelfe a corpo quadrato. Tuttavia questa definizione è impropria poiché anche se guelfi e ghibellini effettivamente utilizzarono queste divisioni, negli anni successivi le merlature furono costruite a discrezione dei progettisti.

Lo scenario politico a Firenze Guelfi bianchi: - famiglia dei Cerchi sostenitori del popolo grasso (finanzieri e ricchi mercanti) autonomia esterna del Comune Guelfi neri: - famiglia dei Donati - sostenitori del potere nobiliare - hanno il sostegno del papa Dante è difensore dell’autonomia comunale E’ schierato con i Bianchi: nonostante l'appartenenza al partito guelfo, egli cercò sempre di osteggiare le ingerenze del suo acerrimo nemico Bonifacio VIII 1300: scontro fra Bianchi e Neri al culmine Dante, come priore, firma il provvedimento che esilia i capi-fazione dei due gruppi (fra cui Guido Cavalcanti) 1301: Dante ambasciatore a Roma per sondare le intenzioni del papa

L’esilio 1 novembre 1301: Carlo di Valois (alleato del papa) entra a Firenze e rovescia il governo dei Bianchi Repressione da parte dei Neri Dante riceve la notizia della vittoria dei Neri sulla via del ritorno da Roma 17 gennaio 1302: riceve la condanna (multa di 5000 fiorini e 2 anni di esilio) Non si riconosce colpevole (baratteria) e rifiuta di presentarsi a pagare condanna a morte e confisca dei beni

L’esilio Non poteva che essere Verona il primo rifugio e ’l primo ostello di Dante Alighieri (Paradiso, canto XVII, v. 70). Con la signoria Scaligera e in particolare con Cangrande della Scala , la città, all’apice della sua potenza, divenne un polo culturale primario in Italia e si guadagnò la fama di città-rifugio dei numerosi esuli delle lotte di fazione. Il giovane signore scaligero accolse il “ghibellin fuggiasco” con l’ospitalità e la generosità di un mecenate. A Verona Dante visse in tutto circa sette anni: dal 1303 al 1304 e dal 1312 al 1318, ospitato dallo stesso Cangrande.

L’esilio Durante l'esilio, Dante fu ospite di diverse corti e famiglie della Romagna, fra cui gli Ordelaffi, signori ghibellini di Forlì. Dopo i falliti tentati colpi di mano del 1302, Dante, in qualità di capitano dell'esercito degli esuli, organizzò insieme a Scarpetta Ordelaffi, capo del partito ghibellino, un nuovo tentativo di rientrare a Firenze. L'impresa, però, fu sfortunata: il podestà di Firenze riuscì ad avere la meglio nella battaglia di Castel Puliciano. Dante, deluso, anche se tornò a Forlì, decise di fare parte per se stesso e di non contare più sull'appoggio dei ghibellini per rientrare nella sua città.

L’esilio Casa dell’esilio di Dante a Padova

Gli ultimi anni 1318: si trasferisce a Ravenna, presso Guido Novello da Polenta, ove muore fra il 13 e il 14 settembre 1321. I funerali, in pompa magna, vennero officiati nella chiesa di San Francesco, dove, sotto un portico laterale, venne posto il primo sarcofago del poeta, intorno al quale nel 1483 venne costruita una cella. Nel 1780 fu progettato il tempietto neoclassico tuttora visibile.

Il sepolcro Nel sepolcro di Dante, sotto un piccolo altare si trova l'epigrafe in versi latini dettati da Bernardo da Canaccio nel 1366: « IVRA MONARCHIE SVPEROS PHLAEGETONTA LACVSQVE LUSTRANDO CECINI FATA VOLVERVNT QVOVSQVE SED QVIA PARS CESSIT MELIORIBVS HOSPITA CASTRIS ACTOREMQVE SVVM PETIIT FELICIOR ASTRIS HIC CLAVDOR DANTES PATRIS EXTORRIS ABORIS QVIA GENVIT PARVI FLORENTIA MATRIS AMORIS. » « I diritti della monarchia, i cieli e le acque di Flegetonte (gli inferi) visitando cantai finché volsero i miei destini mortali. Poiché però la mia anima andò ospite in luoghi migliori, ed ancor più beata raggiunse tra le stelle il suo Creatore, qui sto racchiuso, (io) Dante, esule dalla patria terra, cui generò Firenze, madre di poco amore. »

Il sepolcro Subito cominciarono le vicissitudini delle sue spoglie mortali, poiché i fiorentini insistevano nel rivendicarle. Un rischio che parve diventare certezza quando salirono al soglio pontificio due Medici, Leone X e Clemente VII.  Il primo, infatti, a seguito di una supplica caldeggiata anche da Michelangelo, concesse ai fiorentini il permesso di prelevare le ossa del poeta per portarle a Firenze, ma quando   scoperchiarono l'ara,  la trovarono vuota. Le ossa erano state trafugate dai frati della vicina chiesa, che misero in salvo le spoglie. Rimasero lì fino al 1810, quando i frati, per effetto delle leggi napoleoniche che sopprimevano gli ordini religiosi, dovettero lasciare il convento. Allora i frati seppellirono le ossa, custodite in una cassetta,  in una porta murata dell'attiguo oratorio :  solo nel 1865 le spoglie vennero ritrovate durante i restauri all' edificio, e nel sesto centenario della nascita di Dante (maggio 1865), vennero definitivamente tumulate nel tempietto costruito da Camillo Morigia,  dove riposano tuttora, salvo una breve parentesi (marzo 1944-dicembre 1945) in cui furono tolte di nuovo e tumulate in giardino per preservarle dalla guerra.

Piazza Santa Croce, Firenze

La tomba nella basilica di Santa Croce A Firenze, nella (finora vana) speranza che le reliquie fossero restituite, fu eretto nel 1829, in stile anch'esso neoclassico, un grande cenotafio in Santa Croce, raffigurante il poeta seduto e pensoso, innalzato in gloria dall'Italia, mentre la Poesia piange, china sul sarcofago.

L’incontro con Beatrice

L’incontro con Beatrice Beatrice viene da Dante definita nel sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare in un modo straordinario, cioè come una cosa venuta / di cielo in terra a miracol mostrare. "Cosa" è il termine dell'indefinibile e le parole di Dante indicano che Beatrice fu, insieme, una donna realmente vissuta, una creatura celeste, un riflesso dell'ansia di ascesa spirituale e di purificazione del poeta.

Beatrice donna appartiene alla sfera privata della vita di Dante, alla sua giovinezza fiorentina, agli anni della maturazione umana e poetica. Anche se i riscontri storici sono scarsi, nessuno dubita che Beatrice sia realmente esistita e che sia da identificare con la Beatrice, o Bice Portinari, sposa di Simone De' Bardi, morta giovanissima l'8 giugno del 1290.

Beatrice: persona e personaggio Dante, all'inizio l'amò secondo i canoni dell'amor cortese, cantando la dolcezza del suo sguardo, che 'ntender no la può chi no la prova, la bellezza del suo volto, la grazia e la modestia dei suoi gesti. Presto, tuttavia, quell’ amore acquisì un significato diverso, libero da ogni aggancio con la realtà terrena, stimolo per una profonda introspezione umana e morale. La morte di Beatrice segna una svolta profonda nella vita del venticinquenne poeta. La prima opera di questa nuova fase è intitolata significativamente Vita Nuova (1292- 1295): in essa sono raccolte poesie scritte da Dante prima e dopo la morte di Beatrice, collegate da passi in prosa che raccontano la storia idealizzata dell’amore del poeta per la sua donna e le vicissitudini interiori.

Beatrice: persona e personaggio L'incontro con Beatrice diventa il punto di svolta della maturazione umana e poetica di Dante, la cui vita è, da quel momento rinnovata dall'amore.

vita rinnovata spiritualmente Vita Nuova Non un'autobiografia reale, non una semplice storia d'amore, ma una vicenda simbolica L'amore per Beatrice è preFIGURAzione di un amore più alto (per Dio) Vita Nuova vita rinnovata spiritualmente Prosa (42 capitoli) + poesie (31) prosimetro

FASE DELL’ AMOR CORTESE Vita Nuova: le fasi Primo incontro con Beatrice (Dante ha 9 anni) impressione indelebile Secondo incontro (dopo 9 anni) descrizione dei mirabili effetti del suo saluto (che gli dona felicità) Dante tenta di tener nascosta l'identità della donna amata donne dello schermo (per evitare l'invidia dei mal parlieri) FASE DELL’ AMOR CORTESE

Vita Nuova: le fasi La finzione suscita delle chiacchiere: sdegno di Beatrice che gli nega il saluto profondo stato di sofferenza (alla maniera di Cavalcanti) poi Dante cerca conforto nelle parole che lodano Beatrice: Le rime della lode AMORE FINE A SE STESSO

Vita Nuova: le fasi Preannuncio della morte di Beatrice: visione durante una malattia; Beatrice muore veramente; giorni di grande dolore Dante trova consolazione nello sguardo pietoso di una "donna gentile" nuova visione di Beatrice (appare come la prima volta): rimorso di Dante ultima "mirabile visione" di Beatrice che lo induce a non parlare più di questa donna fino a quando non riuscirà a "dicer di lei quello che mai non fue detto d'alcuna“ AMORE MISTICO

Vita Nuova Nella Vita Nuova viene delineato il cammino interiore che porta il poeta a comprendere come il fine del suo amore non sia legato a nulla di materiale, neppure al semplice saluto, elemento pur così caro all'amor cortese. Unico fine dell'amore è per il poeta cantare le lodi della sua donna: Beatrice è per Dante uomo stimolo per l'introspezione spirituale e per Dante poeta fonte di ispirazione letteraria. SUPERAMENTO DELLO STILNOVISMO Dante, ammettendo di aver pensato solo alla propria sofferenza, riconosce la colpevolezza morale dello stilnovismo.

Vita Nuova: le fasi STILNOVISMO: Poeta DANTE: DIO Donna Poeta DIO

Chiesa di Santa Margherita dei Cerchi Vita Nuova Al termine della Vita Nuova Dante, che ha compreso la svolta impressa dalla donna alla sua spiritualità ma è ancora incapace di trasferire nella realtà questa acquisizione dell'anima, promette di non scrivere più di lei se non quando potrà farlo in modo completamente degno. Nella Vita Nuova Beatrice conserva sempre la sua precisa individualità storica, ma è, al tempo stesso, "figura" di Cristo, e, come Lui, incarna la rivelazione divina. Tale funzione è, tuttavia, riservata esclusivamente all'uomo Dante, e solo nella Divina Commedia potrà estendersi all'intera umanità. Chiesa di Santa Margherita dei Cerchi

Vita Nuova Dietro le apparenze di una vicenda d'amore Dante narra dunque di un'esperienza mistica, di un viaggio dell'anima verso Dio. Il libro quindi può essere letto come la storia di un PROCESSO DI ELEVAZIONE MORALE E SPIRITUALE, una ricerca delle vere ragioni di vita (Dio). Beatrice è una DONNA ANGELO, intermediaria fra uomo e Dio. L'amore non è più una passione terrena, sia pure sublimata e raffinata, non si limita ad ingentilire l'animo: è un aspetto di quell'amore di cui parlano mistici e teologi, la forza che muove tutto l'universo, che innalza le creature sino a ricongiungersi con Dio.