Vittorio Alfieri e il “Saul”

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Transcript della presentazione:

Vittorio Alfieri e il “Saul”

La vita Nasce nel 1749 ad Asti, in Piemonte Dopo la morte del padre e il nuovo matrimonio della madre, passa l’infanzia affidato ad un precettore è da qui che derivano la sua indole solitaria e il suo spirito d’indipendenza Riceve un’educazione classica, di cui andrà sempre molto fiero, all’interno di un collegio militare Riconosce il piccolo centro di Asti come chiuso e tradizionalista, sceglie dunque di distaccarsene, di “spiemontizzarsi”, per raggiungere una cultura più ampia Muore nel 1803 a Firenze, dopo una vita di insoddisfazione e d’insofferenza nei confronti del mondo

L’insoddisfazione di Alfieri La sua personalità bisognosa di libertà, ribellione e affermazione di sé L’ambiente nobiliare bigotto e refrattario alle novità illuministe Alfieri sarà sempre estraneo alle vicende storiche del suo tempo, e ciò darà un carattere di astrattezza ai suoi studi e ai suoi pensieri

I numerosi viaggi Il “grand tour” tutti i nobili giovani del tempo compivano una serie di viaggi con scopi di svago, ma anche di educazione (così potevano sperimentare su loro stessi “come va il mondo”) E’ attraverso questi viaggi che Alfieri attua la sua “spiemontizzazione” fuori dal centro chiuso piemontese amplia le sue vedute e le sue conoscenze La sua indole irrequieta e continuamente insoddisfatta lo porta a desiderare sempre di essere in un luogo diverso rispetto a quello dov’è I viaggi: Primo viaggio in Italia, nel 1766 Secondo viaggio in Europa (mentre è in Francia vive gli anni della rivoluzione) Terzo ed ultimo viaggio ancora in Europa, nel maggio del 1769 Torna in Piemonte, a Torino, nel 1772

Il suo pensiero: premessa Alfieri si colloca in una tradizione tra: l’introduzione del genere tragico (lui è imitatore del teatro francese, grande amante di Shakespeare, ma ancora fedele al classicismo) la nascita del gusto neoclassico, successivo ai ritrovamenti archeologici di Pompei ed Ercolano sviluppo del classicismo libresco, che aumenta il carattere di astrattezza degli studi alfieriani il preromanticismo che porta alla RICERCA DEL SUBLIME

Alfieri e l’Illuminismo Una unica affinità opposizione ai monarchi assoluti della corrente apprezza solo l’ideale democratico Tante diversità non sostiene le idee di uguaglianza degli illuministi; non condivide l’ottimismo politico dato dalla fiducia nella ragione L’intero pensiero di Alfieri si sviluppa prima ancora di venire a conoscenza dell’Illuminismo, a cui il Piemonte era precluso

Le diversità le idee di uguaglianza degli illuministi Alle masse insignificanti, cieche e passive nei confronti della tirannia, Alfieri oppone grandi personalità (interesse prettamente preromantico nel Titanismo), che impegnate nella lotta per la libertà trovano corrispondenza nel suo animo l’ottimismo politico Non vuole nessuna forma, benché moderata, di costrizione, né politica né sociale non crede nel passaggio graduale di risoluzione dei problemi attraverso l’uso della ragione alla ragione contrappone il sentimento, l’impeto, vero motore dell’uomo

Alfieri, poeta preromantico La rivolta contro l’Illuminismo La libertà assoluta concepita come scontro con qualunque tipo di regime e non come razionalizzazione della realtà Il tema dell’isolamento i suoi personaggi sono soli sulla scena, impegnati in relazioni che sono sempre e solo scontri

Alfieri, poeta preromantico L’ideale di “Titanismo” Corrispondente “pragmatico” del “Genie” dello Sturm und Drang (come il Genio tedesco aveva capacità innate superiori a quelle altrui, per esempio nell’ambito della letteratura piuttosto che dell’arte, il Titano prevale in virtù pratiche, come forza, coraggio e generosità) Il titano è Colui che in modo eccezionale si erge contro il potere pur sapendo che molto probabilmente risulterà sconfitto, spesso addirittura ucciso Colui che è caratterizzato da un forte dissidio interiore, dato dalla sua aspirazione di grandezza ed eroismo speciale e i limiti della sua condizione umana

Alfieri, poeta preromantico La fusione tra natura ed intelligenza, sentimenti e ragione In uno stile volutamente classico, esprime tematiche forti, con alla base passione ed impeto

Il compromesso L’ideologia astratta di libertà assoluta ( lat. Ab solutus= sciolto da tutto), non è però realizzabile nel mondo… Dopo la delusione per il fallimento delle due rivoluzioni, Francese ed Americana, che hanno portato non tanto ad una libertà “anarchica”, quanto ad una nuova forma di regime, propone una mediazione tra i tre tipi di potere che di essi prenda gli aspetti migliori

Della Tirannide Scritta a Siena nel 1777, “di getto e sull’onda dell’emozione”, è diffusa solo dal 1801. La prima versione viene rivista tra 1789 e 1790 ma fatta stampare con la data fittizia di 1809 (non aveva ancora intenzione di diffonderla in Italia). Contro la sua volontà però, è comunque diffusa nel 1801 a Parigi. Nella prima versione, l’obiettivo era un’opposizione molto forte alla monarchia assoluta, forma ambigua e subdola di tirannide  per eliminarla, occorre eliminare la classe che la sostiene, ossia la nobiltà. NELLA SECONDA VERSIONE QUESTO IDEALE E’ TEMPERATO. È suddiviso in due libri nel primo sono trattati i vari aspetti della Tirannide nel secondo sono trattati i modi con cui è possibile opporsi ad essa (astratti ed estremi, es. suicidio, tirannicidio o isolamento)

Tirannide: la definizione "...Tirannide indistintamente appellare si deve ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzione delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto eluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono o tristo, uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammetta, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo".  (“Della Tirannide”)

Origini della tragedia Quello tragico è uno dei più antichi generi letterari, nato nel VI secolo nell’antica Grecia in onore del dio Dioniso, il quale veniva festeggiato annualmente con danze, canti e concorsi letterari. L’origine del nome “Tragedia” è rimasta misteriosa: le ipotesi più accreditate la riconducono ai termini greci “tràgos” e “oidè” (“canto del capro”, o “per il capro”). i coreuti indossavano il premio per il vincitore maschere con sembianze consisteva in un caprone caprine

Cos’è la tragedia Sofocle: “la tragedia rappresenta il dolore e l'infelicità dell'uomo che non accetta mai compromessi”. Eschilo: “la tragedia è quella della giustizia divina, del rapporto dell’uomo e dell’intera stirpe umana con tutte le divinità”. Aristotele: “imitazione di un'azione seria e compiuta in se stessa, che abbia una certa ampiezza, un linguaggio ornato in proporzione diversa a seconda delle diverse parti, si svolga a mezzo di personaggi che agiscano sulla scena e non narrino”.

Perché la sceglie Alfieri desidera trattare in maniera forte ed alta il tema del contrasto tra l’io e il mondo  sceglie un genere da sempre esposto a trattare con passione ed impeto la concezione drammatica della vita Il suo temperamento individualista e conflittuale gli fa mettere in scena situazioni e personaggi che siano espressione di questi diversi aspetti della sua personalità  le tragedie hanno un aspetto autobiografico se viste come lotta tra sé e il mondo, tra il poeta-titano e il tiranno Desidera confrontarsi con grandi autori dell’antichità, come Eschilo (forte ideale di classicismo) : riprende deliberatamente temi e argomenti già trattati per esibire la sua superiorità “Gli scrittori si volgono allo scrivere perché si trovano nell’impossibilità di agire”, e ad Alfieri mancava proprio, più di qualunque altra cosa, l’azione politica

La poetica del “forte sentire” Alla base della composizione della tragedia, per Alfieri, deve esserci il “forte sentire”, talvolta addirittura detto “bollore”, ossia un’ispirazione data da passioni profonde, da un’esigenza interiore Nella “Vita”, l’autore spiega come la realizzazione della tragedia preveda: L’”ideazione”  individuazione del soggetto e del carattere dei personaggi La “stesura”  svolgimento dell’azione scritto in prosa La “versificazione”  scrittura definitiva in endecasillabi sciolti i tre “respiri”, che sono indici di una grande cura volta al raggiungimento del sublime

Lo stile sublime Alfieri è preromantico nella delineazione del personaggio, non nello stile, che mantiene volutamente classico: sono mantenute le tre unità aristoteliche di tempo, luogo e azione  rendono più chiara e intensa, poiché concentrata, l’azione ed il messaggio che essa reca La lingua è molto alta La sintassi è articolata i versi sono endecasillabi sciolti che fanno sì che spesso le frasi risultino inconcluse nel verso o addirittura nella strofa per essere riprese nel succesivo

Il “Saul” I tre “respiri” del “Saul”: L’”ideazione” risale al 30 marzo del 1782 La “stesura” fra il 2 e l'8 aprile La “verseggiatura” finisce il 26 settembre dello stesso anno La realizzazione è accompagnata da un’intensa lettura del Primo Libro dei re, in cui sono narrate le vicende di David e re Saul

La trama Saul è roso dalla gelosia per il successo di David L’invidia lo porta a cacciare David dall’accampamento, impedendogli di partecipare all’imminente battaglia contro i Filistei David, sfidando il divieto, si reca al campo per discutere con Saul e convincerlo della sua fedeltà Saul ormai sospettoso nei confronti di tutti (anche dei figli), subisce uno sconvolgimento tale da non credere alle parole dell’amico Questo stato d’animo lo porta a voler uccidere David,e solo l’intervento dei figli scongiura la minaccia Il re capisce la sua follia e si uccide, pensando che sia l’unico modo per liberarsi dalla tirannia che lo possedeva

Tratti principali Per la prima volta, Alfieri non mette più in scena figure che incarnano individualmente caratteri unici, e che si scontrano con altri personaggi della stessa opera, ma rappresenta la battaglia psicologica all'interno di un unico personaggio Alfieri giunge con il Saul alla consapevolezza della reale miseria della condizione umana, che è ben rappresentata dal titano orgoglioso che scopre la sua intima debolezza, e non ha la forza di opporvisi attivamente

David: caratteristiche del titano Devoto  “Miseri noi! Che siamo se Iddio ci lascia?” Umile  “In campo non vil soldato, e tuo genero in corte mi tengo; e innanzi a Dio, nulla mi estimo” Virtuoso  “Dio giusto, premiator non tardo di virtù vera; egli è con te” Pronto a sacrificarsi per la patria  “Compagno, scudo, vittima, a te m’offro” Coraggioso  “Meglio è morir che trarre selvaggia vita in solitudin, dove a niun sei caro e di nessun ti cale” Buono  “Ei mi vuol spento, io lo voglio salvo, felice e vincitor”

Saul: caratteristiche del tiranno Infelice  “Quanti anni or sono che sul mio labro il riso non fu visto spuntare?” Irascibile  “Impaziente, torbido, adirato sempre; a me stesso incresco ogn’ora” Debole  “Sì, questo giorno è finale; a noi l’estremo, è questo” Insaziabile –> “Io ria di regno insaziabil sete” Blasfemo  “I passi tuoi hai ritorti dal sentier, che al Signor mena” Superbo  “Io solo basto ad ogni pugna, qual sia… duce è Saul” “Fui padre. Eccoti solo, o re; non un ti resta dei tanti amici o dei servi tuoi”. Saul è insieme eroe e tiranno, che unisce nella sua interiorità slanci ed entusiasmi eroici, di un lontano eroismo avuto in gioventù, e ombrosità, suscettibilità e malvagità tiranniche. La figura del tiranno come la intendeva Alfieri è l’immagine riflessa della follia di Saul stesso.

Eschilo e “I Persiani”

La vita nasce nella colonia attica di Eleusi, nel 525, da una famiglia di illustre casato Le date importanti della sua vita sono tre: 484- prima vittoria in un concorso tragico 490- battaglia di Maratona 480- battaglia di Salamina Si forma nell’Atene della caduta pisistratica e della riforma di Clistene L’epigramma tombale, dettato da lui stesso, non menziona la sua attività di drammaturgo, bensì solo quella di combattente Muore nel 456 a Gela, Sicilia

Fondatore della tragedia? Eschilo viene spesso riconosciuto come padre della tragedia; questo attributo è legittimo se si considerano le innovazioni che apportò al genere Gli attori divennero 2 Introduce le “trilogie”: mette in scena drammi che sono anelli di un’unità più grande

“I Persiani” Costituisce la più antica tragedia greca superstite. Fu messa in scena la prima volta nel 472. Fa parte di una trilogia comprendente anche “Fineo” (sulla liberazione di Fineo ad opera degli Argonauti), “Glauco Potnieo” (l’eore dilaniato dalle sue cavalle) e “Prometeo purkaeus” (sul furto del fuoco in favore degli uomini).

La trama Il dramma è ambientato nella corte di Susa, in stato di apprensione per l’esito della battaglia di Salamina Il coro riceve la regina Atossa, che racconta di un sogno portatore di cattivi presagi Giunge un messaggero, che annuncia la sconfitta e la distruzione dell’esercito Persiano: Serse è tra i pochi rimasti in vita Viene invocata l’ombra di Dario, l’unico tanto grande da potere dare aiuto Dario è l’unico che insinua il dubbio dell’attiva colpevolezza del figlio Serse (ricorda che davanti a Zeus le responsabilità si pagano sempre)

L’innovazione ne “I Persiani” La vicenda è collocata nella capitale dei Persiani e narrata dalla parte dei nemici  lo scopo dell’autore non era né rievocare una vicenda storica né fare riferimenti alla politica ateniese, bensì verificare nella storia contemporanea il trionfo del bene e della giustizia sulla Hybris Υβριϛ = “nell'antica Grecia, presunzione di forza e potenza, propria dell'uomo che offende gli dei e ne provoca la vendetta” Un episodio glorioso per i Greci diventa un messaggio di condivisione del dolore e di condanna nei confronti della guerra e delle conquiste

Regalità barbara vs Ελευθερία greca “Se gli Elleni fossero scampati a mala morte… per tutti i suoi era prevista la decapitazione” “Di nessun uomo sono schiavi, né sudditi”