Sociologia visuale
L'immagine nelle scienze sociali
Cambiamento nell’utilizzo dell’immagine nelle scienze sociali Cambiamento nell’utilizzo dell’immagine nelle scienze sociali. Si parte dalla fotografia antropologica e sociale: l’immagine è specchio della realtà; l’osservatore è forte. Si arriva ad una concezione dell'immagine che reintegra il ruolo dell’osservatore, divenuto “debole”: l'immagine è una rappresentazione della realtà, non la realtà. Non è oggettività, bensì un medium, ovvero il veicolo della visione soggettiva di un fenomeno.
L'immagine viene utilizzata in molti settori disciplinari, che ne danno un'interpretazione diversa. Può essere considerata: - riproduzione fedele della realtà (es. fotografia giornalistica) - mezzo che aiuta ad aprire una riflessione sulla realtà e non semplice mezzo di riproduzione della stessa - non può cogliere la realtà nella sua interezza, ma soltanto frammenti di vita; quando sono allontanate dal contesto di origine, assumono altri significati
Le immagini sono dei mezzi per veicolare particolari significati, ma non possono essere identificate con la realtà oggettiva. Le fotografie si presentano come un’interpretazione della realtà e, come tale, implicano la considerazione di una molteplicità di variabili, che agiscono sulla sua produzione e interpretazione. Per evitare di incappare in interpretazioni fuorvianti, esse sono generalmente affiancate da una didascalia o commento
Presupposti della sociologia visuale: Il ruolo giocato dalla percezione visiva nel processo di conoscenza e apprendimento (memorizzazione di categorie visive) La comunicazione per immagini: per comunicare e gestire le relazioni sociali si utilizza anche un linguaggio visivo. Le immagini costituiscono dei dati sociologici. L’uso sociologico delle immagini in due sensi: l’analisi delle immagini che già esistono nel mondo sociale; la produzione e l’uso di immagini per i fini della ricerca.
Uso delle immagini in sociologia Scopi: - per illustrare una ricerca svolta attraverso altre metodologie - come uno degli strumenti di ricerca - come rinforzo alle tesi della ricerca Fasi della ricerca in cui può essere utilizzata: - come documentazione di sfondo - come raccolta di dati - come strumento di verifica del processo di ricerca
L’immagine: quali caratteristiche? Si regge su un codice debole o assente: è un messaggio senza codice È polisemica: è capace di generare significati e interpretazioni plurimi nel processo di osservazione È il regno della soggettività: sia di chi la produce, sia di chi la osserva. Le immagini assumono significato dal modo in cui le persone le capiscono e le interpretano
Può essere vista come un “surrogato” della realtà: produce le stesse emozioni che si proverebbero davanti all’oggetto riprodotto. Il suo codice debole può aiutare il ricercatore a cogliere la soggettività del soggetto studiato, che posto di fronte all’immagine ha una reazione di tipo emotivo
Nell’analisi di un’immagine si distinguono: Il livello plastico(relazione spettatore-superficie) concerne più che altro il riconoscimento di ciò che è raffigurato. Il livello figurativo(spettatore-scena rappresentata) si declina su tre aspetti: movimento, azione e passione.
3 aree applicative della sociologia visuale [Grady 1991; 1996] Vedere (seeing) Comunicare con le immagini (communications with icons) Fare sociologia visualmente (doing sociology visually): studiare la società attraverso le immagini
3. “fare sociologia visuale”: Sociologia sulle immagini: analisi di immagini che già esistono Sociologia con le immagini: produzione e/o uso strumentale di immagini nella ricerca sociale Si sviluppano 6 campi di applicazione per la sociologia visuale
La visualizzazione: rappresentazione/organizzazione di concetti e informazioni La ricerca (soc. con le immagini): produzione e uso di immagini come strumenti di ricerca o come “informazioni elementari” per lo studio della realtà sociale La produzione: presentazione dei risultati di una ricerca sotto forma di un “saggio sociologico visuale”
4. l’interpretazione: comprensione dei significati simbolici delle immagini 5. spiegazione: individuazione delle possibili connessioni tra immagini e contesto sociale in cui sono state prodotte 6. insegnamento: uso delle immagini applicato alla comprensione dei concetti e dei temi sociologici; decodifica delle immagini che costituiscono la comunicazione visuale del mondo sociale
Il potenziale euristico dell'immagine Vedo l'immagine (input sensoriale) OGGETTIVAZIONE RIFLESSIVITÀ: mi chiedo (o mi chiedono) che cosa rappresenta l'immagine per me CATEGORIZZAZIONE/ SELEZIONE SIGNIFICAZIONE: attribuisco un senso all'immagine INTERPRETAZIONE
OGGETTO SIMBOLO Memorizzazione di categorie visive Selezione tra le memorizzate e significazione delle immagini
RAPPORTO DI INDICALITÀ TRA IMMAGINE E REALTÀ es. immagine fotografica: 3 funzioni [Peters] 1. funzione SOSTITUTIVA: l'immagine è un surrogato della realtà; suscita le stesse emozioni che proveremmo se ci trovassimo di fronte all'oggetto reale
2. funzione DOCUMENTARIA: l'immagine al servizio della realtà; alla funzione sostitutiva si aggiunge una funzione informativa/conoscitiva 3. funzione ESTETICA: la fotografia artistica ha valore in sé e ha una funzione prevalentemente espressiva (ma può comunque conservare funzioni sostitutive o informative)
RAPPORTO TRA COMUNICAZIONE VISUALE E COMUNICAZIONE VERBALE problema dell'interpretazione delle immagini: come “tradurre” un'immagine e le emozioni che suscita in linguaggio (in una comunicazione verbale) L'immagine fotografica è un messaggio senza codice (R. Barthes), con codice debole (U. Eco), è polisemica (R. Barthes)
2 livelli di significato per l'immagine fotografica: - significato denotativo: si riferisce al contenuto dell'immagine (input sensoriale, oggettivazione) - significato connotativo: processo di significazione/interpretazione
Il significato connotativo può essere ancora distinto in: - significato “interno” all'immagine o “auto- riferito” : si riferisce al senso attribuito da chi ha prodotto l'immagine (stile della riproduzione) - significato “esterno” all'immagine o “etero- riferito”: è il senso attribuito da chi osserva l'immagine senso auto-riferito ed etero-riferito possono non coincidere
R. Barthes e il paradosso della fotografia: nella foto coesistono 2 messaggi, uno denotativo (senza codice o con codice debole), l'altro connotativo (con un codice: il senso dell'autore, ma non solo...) anche il messaggio connotativo può avere un codice debole, perchè intervengono sia la soggettività di chi produce l'immagine, sia la soggettività di chi la osserva/interpreta
“le immagini non parlano da sole...” Poche immagini esplicitano chiaramente un senso connotativo: si tratta di immagini che contengono un messaggio denotativo di forte impatto emotivo (es. immagini di guerre, catastrofi, ecc.) Tutte le altre immagini hanno bisogno di un CONTESTO affinchè senso auto ed etero- prodotto coincidano
Un'immagine decontestualizzata è anche priva di continuità storica: il codice è così debole, aumenta l'ambiguità del messaggio; la decodifica di chi la osserva è complicata e può condurre a interpretazioni scorrette rapporto di complementarietà tra comunicazione visuale e verbale
IMMAGINE OGGETTO DI STUDIO STRUMENTO DI RICERCA SOCIOLOGIA SOCIOLOGIA SULLE IMMAGINI SOCIOLOGIA CON LE IMMAGINI
Tecniche di sociologia con le immagini Photo elicitation: intervista con foto-stimolo Native image making: produzione soggettiva di immagini Ricerca video-fotografica sul campo Videoregistrazione dell’interazione Immagini seriali prodotte dai nativi o dall’etnografo
Intervista con foto-stimolo si tratta di una tipologia particolare di intervista semi-strutturata Le immagini possono essere istituzionali, tratte da repertori, prodotte dall’osservatore sul contesto dell’osservato, prodotte dall’osservato o provenienti dal suo contesto (es familiare) Il risultato è una negoziazione di significati attribuibili all’immagine
La foto-stimolo La “forza” dell'immagine utilizzata in un contesto di intervista sta nel suo codice debole a livello denotativo. Intervistare utilizzando le immagini al posto delle domande, permette agli intervistati
2 - Produzione soggettiva di immagini E’ una specie di storia di vita o tranche de vie visuale L’auto-fotografia o l’auto-video sono utilizzati per consentire al’intervistato di raccontare la propria vita visualmente (immagine del self dei soggetti osservati) Accompagnate spesso da commento scritto del nativo
Griglie analitiche Quantitativa: classifica le foto sulla base dell’oggetto fotografato Genere o codice comunicativo: reportage giornalistico, album di famiglia, metafora Qualitativa (grado di approfondimento): in crescendo: descrizione, valori, opinioni, emozioni, sentimenti
Fornire categorie ai soggetti che si auto-rappresentano In un’indagine sociologica sulla rappresentazione della città attraverso gli occhi dell’Altro (Faccioli&Losacco 2003) sono state fornite categorie entro cui collocare le foto: lavoro, famiglia, tempo libero, rapporti tra culture, controllo sociale
Tipi di foto auto-prodotte Rappresentazioni di ambienti, persone, luoghi di incontro, di lavoro, di studio Simboli: un libro per uno studente, un’automobile come traguardo ecc Metafore: es. un’immagine della torre di Pisa come paura di crollare, o un temporale come metafora di una crisi (le foto metaforiche comunicano emozioni e sentimenti)
Stili di foto auto-prodotte Giornalistiche: event-centered Album di famiglia Monumentali: ambienti, panorami urbani e non Compositive-metaforiche: usate come simboli, basate sul topic-ground-vehicle (il significato attribuito al significante rimanda a un mondo culturale individuale e collettivo specifico)
3 – Ricerca video-fotografica sul campo E’ un’osservazione partecipante che ha la videocamera al posto del registratore e del taccuino Il sociologo realizza lo scatto o la ripresa quando giudica che l’immagine sia un buon indicatore visivo delle ipotesi e dei concetti sociologici
4 – Videoregistrazione dell’interazione Filmare l’intervista per cogliere gestualità e mimica dell’intervistato, la comunicazione sulla comunicazione (non verbale), ossia la metacomunicazione
Parametri del comportamento non verbale (Watzlavick et al Parametri del comportamento non verbale (Watzlavick et al. 1971) nel corso dell’intervista Configurazione spaziale dei soggetti interagenti (senso della territorialità, spazio personale) Angolazione dei soggetti in interazione (faccia a faccia, fianco a fianco ecc) Postura: posizione tronco braccia e gambe, mimica, gestualità, espressione facciale Comportamento paralinguistico: tono della voce, punteggiatura, pause, enfasi ecc
Analisi della vita quotidiana (Goffman 1969, 1974, 1988) Il soggetto (attore) rappresenta se stesso sulla ribalta della vita quotidiana (personaggio) La ribalta si oppone al backstage L’analisi del frame dà significato dell’interazione L’intervista sociologica come frame di un gioco con regole chiare e di mosse (chi fa le domande, chi risponde, dove ecc)
L’analisi delle mosse del gioco (Goffman 1981) Ogni soggetto comunica in modo intenzionale e non intenzionale (spesso non verbale) Mossa non intenzionale: comunicazione sincera, priva di difesa dell’immagine del self Mossa ingenua: quando si accetta la presentazione dell’altro, non si mette in dubbio la sua sincerità
Mossa di controllo (o di mascheramento): azione di difesa per tenere sotto controllo l’impressione che si fa sull’altro Mossa di smascheramento: in risposta a una mossa di mascheramento (es. domanda tranello all’intervistato) Mossa di contro-smascheramento: reazione all’intervistatore che mette in crisi la presentazione del self, serve a convincere l’altro della propria sincerità
L’analisi del frame d’intervista Accettazione del frame d’intervista: i due attori accettano i reciproci ruoli, il flusso comunicativo è relativamente autentico, le mosse sono non intenzionali e ingenue Accettazione condizionata del frame: rispettivi ruoli accettati, ma l’intervstato è reticente su certi contenuti
Disconferma totale del frame: reciproco non riconoscimento dei ruoli, non legittimazione dell’intervistatore, mosse di mascheramento, smascheramento e contro- smascheramento Disconferma parziale del frame: attraverso il keying (cambio di frame) i due attori recuperano la comunicazione (es. si passa a un piano amicale)
B - Tecniche di sociologia sulle immagini: Iconologia di Panofsky (Scuola di Warburg) Visual Cultural Studies: studiano sia la cultura egemone che le subculture (differenze socio-culturali etniche e di genere) attraverso le loro dimensioni visuali (fiction e altro) Analisi semiotiche, psicoanalisi e analisi del discorso iconico (Gillian 2001)
Fonti Archivi storici fotografici e cinematografici: analisi delle immagini come costruzioni sociali di realtà Graffiti: linguaggi e codici, subculture; poster; magliette personalizzate; tatuaggi Analisi seriali: raccolte, collezioni; sequenze prodotte dal sociologo (processione) Segni di “distinzione” (Bourdieu): oggetti religiosi, tatuaggi, oggetti di status;You tube, fotoshop Home mode communication (Chalfen 1981, 1991, 1997): analisi delle immagini prodotte in un “mondo” (es familiare, “famiglia ideale”) come rappresentazioni visuali di una comunità simbolica (che è in qualche relazione con quella reale)
Funzioni dell’album di famiglia (e vacanze) (Chalfen 1997) Appartenenza socio-culturale: ritrae una cerchia ristretta ed è mostrato a una cerchia ristretta, rafforzando il senso della comunità e il Noi; disegna una mappa delle reti di relazioni, che diventano indici di appartenenza socio-culturale; Interazione: stringere e allargare i confini delle reti di relazioni; comunicare
Presentazione di sé: individuo e gruppo famigliare costruiscono la propria immagine del self e lo mostrano agli altri; modelli culturali, idealizzazioni; come vorremmo essere Memoria: del gruppo familiare, riordino periodico dei ricordi e negoziazione dei significati, aggiustamenti progressivi della memoria collettiva Documentazione: del cambiamento, del tempo che passa, della storia della famiglia nel contesto, storia del self collettivo
Restituzione dei risultati
Monografia visuale: vedere viene prima delle parole (Berger 1998) Il saggio sociologico visuale (Losacco 1996, 1999; Simoni 1999, 2003) è un testo audiovisivo sociologicamente orientato Si distingue dal film scientifico (materiali etno-antropologici), dal documentario a sfondo sociale (commerciale o didattico), dai film di fiction (ricostruzioni di problemi sociali)
Il saggio sociologico visuale sintetizza i tre tipi delineati perché: Ha una metodologia rigorosa come il film scientifico Focalizza sui temi sensibili e ha una struttura narrativa simile al documentario Usa sceneggiature e personaggi come la fiction, ma come tipi ideali weberiani
Coinvolge i nativi nell’interpretazione E’ coinvolgente ma non emozionale (Losacco 2003) Garanzia di scientificità: ancoraggio delle immagini a un percorso metodologico di ricerca Utilizza didascalie e/o un classico report metodologico in cui sono chiariti punti sensibili dell’argomentazione sociologico- filmica e le scelte iconiche E’ un “ibrido-sincretico” (Canevacci 1995)