I PROBLEMI
Successo nei problemi Hanno successo i bambini che non pensano al mondo della matematica Non pensano alle operazioni contrassegnate dai segni + - : x , perché non esistono nella nostra mente. Non esistevano all’epoca delle piramidi e dei templi greci quando la matematica era già ampiamente presente. Non esistevano fino a duecento anni fa nella scuola quando per editto è stato imposto l’uso degli algoritmi.
Vedono le operazioni come in windows “copia taglia e incolla” addizione è incolla sottrazione è taglia moltiplicazione è incolla tante volte divisione è taglia tante volte
I bambini che invece non hanno successo pensano subito agli algoritmi delle operazioni Sono proiettati nel “tempio” della disciplina Non formano immagini nella mente Non vivono il film del problema.
A scuola si impara il linguaggio della matematica cioè tutti gli strumenti prodotti dagli altri per fare meno fatica. Ma con la mente, anche un analfabeta può risolvere ogni problema, con più genialità. Per fare i problemi ci vuole tutta l’immaginazione di cui siamo capaci. Prima pensi alla situazione e solo alla fine scegli le operazioni come strumenti.
Consigli per i problemi 1. Focalizzare l’attenzione sui problemi Se gli algoritmi sono gli strumenti, i problemi sono solo l’applicazione di questi strumenti E’ umano occuparsi di una cosa alla volta Prima si fa il calcolo per il calcolo Poi si fanno problemi per i problemi
2. Restringere la pratica dei problemi verbali I problemi “verbali” non si incontrano nella realtà, fanno parte di una consuetudine scolastica di inizio 1900, quando tutta la didattica era intesa come controllo e verifica. Inoltre , decontestualizzati dal vissuto, presumono un aspetto fittizio a cui molti bambini con senso pratico si adattano difficilmente .
3. Ritardare i problemi In prima ritardare i problemi alla fine dell’anno dando precedenza all’impegno sul calcolo mentale. Tenere in considerazione che alcuni bambini non saranno in grado di dedicare investimento e immaginazione per questo tipo lavoro.
In seconda posticipare i problemi ai mesi finali quando i bambini sapranno operare con moltiplicazioni e divisioni per non sommare alle ansie per il calcolo quelle per il problema. Dare per scontato che non tutti i bambini della classe raggiungeranno l’obiettivo di saper distinguere quando usare la moltiplicazione e divisione.
In classe terza Svolgere sempre i problemi nella seconda parte dell’anno privilegiando le situazioni già tradotte in immagini e usare con parsimonia il testo verbale
In quarta dare spazio ai problemi fin dai primi mesi dell’anno, sapendo che la presenza del testo verbale costituisce sempre una grande difficoltà per alcuni bambini.
In classe quinta dedicarsi ai problemi anche verbali con assiduità come un gioco, come una sfida cognitiva
Evitare verifiche frustranti Considerare che il momento dell’apprendimento non è la prova di verifica. Svolgere quindi più volte oralmente i problemi demandando l’esecuzione scritta quando le incertezze sono superate perché ogni insuccesso traccia il nostro cervello.