Convegno internazionale di studi “I novellieri italiani e la loro influenza nelle letterature europee del Rinascimento e del Barocco” Dalla novella alle scene: Giletta di Narbona nella Virginia di Bernardo Accolti Matteo Bosisio Università degli Studi di Milano
Dante, Commedia, con commento di Cristoforo Landino, Venezia, Pocatela, 1529.
Fortuna a stampa della Virginia 13 edizioni nel Cinquecento Siena, Nardi-Landi, 1512; Firenze non prima del 1513, s.t.; non prima del 1513, s.n.t.; Firenze, Rosselli, 1513; Firenze, 1514, s.t.; Venezia, Zoppino, 1515; Firenze, 1518, s.t.; Venezia, Zoppino, 1519; Firenze, 1524, s.t.; Venezia, Zoppino, 1530; Venezia, Zoppino, 1535; Venezia, Cesano, 1553; Venezia, Mammello, 1565.
Giletta (Dec III, 9) “Di chi alcuna cosa molto disiderata con industria acquistasse o la perduta ricuperasse” (Concl II). Maturazione, “onesta cagione”, “onesta via”. “Fanciulla”, “giovane”, “damigella”, “donna”, “contessa”.
Elementi ‘fiabeschi’ e fantastici: riferimenti storici poco definiti (“saputo che i fiorentini guerreggiavano co’ sanesi”); miracolosa guarigione del re di Francia; nascita dei gemelli; avventure intraprese da Giletta e ruoli svolti di medico, governatrice di uno stato, pellegrina.
Virginia: pubblico e riuso 1494: matrimonio senese; Spannocchi-d’Aldello Placidi. Trasposizione struttura novella all’interno genere comico. Allusioni alla contemporaneità (II, 41-44: “inteso ho come el Duca di Milano / ha gran guerra col nobil Re di Franza, / lì voglio andar et qual buon capitano, / fama acquistar con spada et con la lanza”).
Amplificazioni (aggiunta di nuovi personaggi e molte scene). Inserite trattazioni morali inedite, conformi al gusto umanistico (Fortuna, morte, pazienza). Personaggi: non seguono modello del Decameron, ma quello plautino.
Personaggi: Virginia-Giletta Virginia: insicura, timorosa; non rappresenta un’eroina fantastica e cortese, bensì una figura succube, debole e spesso indecisa. I, 4: “semplice et inexperta damigella”.
I, 310: “fanciulla pia”. II, : “hor che ha facto Virginia innocente, / che di lei non si chiede altro che sangue? / Son io ruina della mortal gente? / O gitto tosco qual mortifero angue?”.
Costanza e Ruffo “Onestà” / “uscire d’affanno” (IV, 441). Ruffo: servo impertinente, adulatore, raggira padrone; ruolo tradizionale.
Beltramo – Principe di Salerno Ricorda Tancredi (provenienza e atteggiamento). Signore dispotico e autoritario, ma anche iuvenis amans. Lettera all’amata Camilla: II, : “aurate chiome”, “potenti occhi”, “candido pecto”; vv : “tu puoi col volto adolcire ogni fera, / tu ritenere le sagipte adirate”; v. 273: “piangon gli occhi, arde l’alma et la man trema”; v. 270: “fare e monti gire et stare e fiumi”.
Riconoscimento parziale (V, ): “io ti perdono ogni tua colpa forte, / io per miei ricognosco e tuoi figliuoli, io t’accepto per sposa et per consorte”. Dec (§ 61): “pose giù la sua obstinata gravezza e in piè fece levar la contessa e lei abbracciò e basciò e per sua legittima moglie riconobbe”.
Conclusione Trasposizione da un genere a un altro. Decameron come ipotesto, ma sottrazioni (“industria”, filoginia, connotazione fantastica, dimensione eroica della protagonista). Riscrittura secondo un ulteriore modello, plautino e drammatico.