Il ruolo del Centro per l’Impiego - La l. 68/99

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Transcript della presentazione:

Il ruolo del Centro per l’Impiego - La l. 68/99 “ cosa farò da grande?” Il ruolo del Centro per l’Impiego - La l. 68/99 A cura di Patrizia Barbieri Coordinatrice Provinciale l. 68/99 e Area Svantaggio Responsabile Ufficio Svantaggio del Centro per l’Impiego di Vicenza

Cosa vuol dire essere disabili? Non si tratta di una categoria sociale, perché la disabilità è insita nella condizione umana, che è fragile e limitata, sempre esposta agli imprevisti. In qualunque momento della nostra esistenza possiamo sperimentare, magari solo temporaneamente, una situazione di disabilità causata da una malattia, un incidente, dall’invecchiamento, o semplicemente da un cambiamento nell’ambiente che ci circonda.

A volte si tratta di una condizione che sappiamo essere transitoria o che è possibile superare, a volte invece dobbiamo imparare a convivere con il nostro limite, e trovare il modo per adeguarci. Ma questo lavoro di adattamento va aiutato e sostenuto; la persona con disabilità va considerata nella sua interezza, e non soltanto focalizzando la limitazione funzionale di cui soffre. Il problema va individuato e valutato in rapporto con l’ambiente, per capire il bisogno che ne deriva, cercando di dare risposte appropriate e davvero efficaci.

IL PROGETTO DI VITA

Per introdurre il concetto di “Progetto di Vita”, è utile un breve cenno all’ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute) che è il nuovo documento elaborato nel 2001 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per descrivere e misurare la salute e la disabilità della popolazione. L'ICF cerca di cogliere e classificare ciò che può verificarsi in associazione a una condizione di salute, cioè le «compromissioni» della persona o, per utilizzare un vocabolo neutro, il suo «funzionamento».

Non è una classificazione che riguarda soltanto le condizioni di persone affette da particolari anomalie fisiche o mentali, ma è applicabile a qualsiasi persona che si trovi in qualsiasi condizione di salute, dove vi sia la necessità di valutarne lo stato a livello corporeo, personale o sociale. Si tratta di una vera e propria rivoluzione della percezione delle disabilità, che tiene conto per la prima volta dei complessi rapporti esistenti tra corpo, mente, ambiente, contesti e cultura.

È un capovolgimento di logica: l’ICF pone, infatti, come centrale la qualità della vita delle persone affette da una patologia. Permette quindi di evidenziare in quale modo esse convivano con la loro condizione e come sia possibile migliorarla affinché possano contare su un’esistenza produttiva e serena: se una persona, per un motivo di salute, non riesce a lavorare, ha poca importanza che la causa sia di origine fisica, psichica o sensoriale o sia originata da una causa civile, di lavoro o di guerra.

Ogni persona nasce con un Progetto di Vita che, per quanto poco consapevole, approssimativo, confuso o “minimale” è sempre presente nella “testa” di qualcuno. Nel primo periodo di vita spesso trova espressione soprattutto nei sogni, nelle speranze, nelle aspettative, come pure nei timori dei genitori del bambino; col tempo, si arricchisce significativamente dei contributi di altri adulti appartenenti per lo più alle diverse istituzioni educative e formative. Crescendo, la persona assume, come proprio, parte del Progetto di Vita designato da altri, lo caratterizza, lo diversifica e lo “direziona”, compatibilmente con i limiti personali e quelli che la realtà pone.

Anche la persona disabile fin dalla nascita deve avere (ed inevitabilmente ha) un Progetto di Vita ; anche per lei si devono realizzare i processi e i percorsi necessari affinché un Progetto di Vita si concretizzi nella maniera più completa possibile. Sotto il profilo del principio, del diritto e delle opportunità non devono esistere differenze tra la persona normodotata e quella disabile.

Nel riconoscere le differenze sostanziali che uno stato di handicap segnala rispetto al quadro della “norma”, appare comunque importante che tra tutti gli operatori che a diverso titolo si occupano dei disabili si condivida un linguaggio ed una visione complessiva del Progetto di Vita .

Quale senso dare allora al Progetto di Vita di una persona disabile? Esso è innanzitutto un progetto permanente, ideato a più mani e promotore di cambiamenti tendenti al miglioramento ed al soddisfacimento dei bisogni della persona in situazione di handicap. Lo scopo fondamentale è favorire i processi costitutivi della persona stessa in tutti i suoi aspetti, fisici, psichici e sociali, facilitare lo sviluppo delle autonomie, l’integrazione nella società e nel mondo del lavoro. La finalità è migliorare la qualità della sua vita, in modo tale che possa risultare soddisfacente anche per l’ambiente in cui vive.

Il Progetto di Vita della persona disabile trova le prime configurazioni significative nell’immaginario conscio ed inconscio della famiglia non appena nasce il bambino e/o non appena viene conosciuto il suo stato di svantaggio. Su questo iniziale insieme di immagini, spesso condizionate da complessi e limitanti vissuti, si innesta quello degli operatori scolastici, socio-sanitari e educativi che negli anni successivi seguiranno il bambino.

In termini sociali, infatti, il Progetto di Vita trova una forma più rappresentativa con le prime ipotesi di interventi educativi promossi dagli operatori che ruotano intorno al soggetto. Nel tempo esso si modifica necessariamente per adattarsi alle peculiarità del soggetto stesso, al fine di garantirgli le migliori condizioni e le più ampie possibilità di espressione.

Il Progetto di Vita si svolge attraverso continue ridefinizioni e adattamenti ai cambiamenti, insieme alla messa in atto di risorse personali e socio-ambientali; non tutte le persone disabili riescono a raggiungere questa autonomia nonostante l’inserimento lavorativo e sociale e necessitano, quindi, di un supporto per gestirsi il proprio Progetto di Vita , soprattutto nei momenti più difficili e critici.

Tale progetto, essendo continuo e flessibile, tenta di accompagnare la persona disabile in tutte le fasi importanti della sua crescita; in ognuna di queste fasi viene verificato e aggiornato tenendo conto degli obiettivi raggiunti, delle risorse espresse dalla persona stessa, innanzitutto, e dall’ambiente che lo circonda. Ogni progetto prevede alla base un’azione educativa generale, intesa come un processo di comunicazione avente lo scopo di agire su una parte del tutto, con funzioni di osservazione, attivazione, cura e cooperazione relativamente alle circostanze contingenti.

La stessa azione tende a generare squilibri, conflitti, L’azione educativa, svolta dall’intera “Comunità Educante” (famiglia, docenti, educatori professionali, operatori socio-sanitari, specialisti, personale assistenziale, tutor, operatori negli enti locali, ecc.), risulta essere un aggregato relazionale propositivo ed operativo, che si manifesta attivamente attraverso i diversi atteggiamenti, comportamenti, interessi e competenze degli attori partecipanti al progetto. La stessa azione tende a generare squilibri, conflitti, attese di cambiamenti, sia prevedibili che imprevedibili, fungendo così da stimolo positivo, sia per gli operatori, sia per il soggetto a cui è rivolta.

Per concretizzare questi processi è importante che il Progetto di Vita della persona disabile sia il più possibile consapevole, esplicito, comunicato e condiviso tra i diversi componenti della “Comunità Educante” e il diretto interessato (tenendo conto dei tempi e dei modi opportuni), affinché egli possa col tempo diventare sempre più protagonista attivo.

Del Progetto di Vita è possibile trovare traccia in Il Progetto di Vita è una definizione concettuale che non si specifica in un documento cartaceo unico. Del Progetto di Vita è possibile trovare traccia in singoli documenti relativi a specifiche fasi, attività (sociali, occupazionali, cognitive, ecc.) o a contesti istituzionali socio-educativi, il più rappresentativo dei quali è il PEI (Piano Educativo Individualizzato), definito dalla L.104/92 e previsto per tutto il percorso scolastico del soggetto disabile.

aiutano nelle scelte e garantiscono una continuità al progetto. Due soggetti, la famiglia e l’équipe di territorio, accompagnano, per così dire, tutta la vita della persona disabile, ne sono i “tutor”, i punti di riferimento più importanti: aiutano nelle scelte e garantiscono una continuità al progetto.

La persona disabile, già nella prima infanzia ha diritto ad un percorso specifico attrezzato per garantirle una crescita umana e sociale quanto più equilibrata e concreta possibile. Dall’età di 3 anni e sino ai 14 vi è il percorso obbligatorio all’interno della scuola, garantito dalla costituzione e che prevede risorse e strumenti specifici.

Dai 14 ai 18 anni si attua la scelta di un percorso nella scuola di secondo livello oppure nella formazione professionale (alternativa obbligatoria per legge). Per la persona disabile diventa di assoluta importanza il percorso di orientamento che vede coinvolta la scuola (in modo particolare in seconda e terza media) e la formazione professionale.

Il progetto di vita si completa inoltre con l’indispensabile “progetto salute” (possibili interventi terapeutici e/o riabilitativi) e con il “progetto tempo libero” sempre più importante per evitare che il tempo libero si possa trasformare, per la persona disabile, ma non solo, in arido e avvilente “tempo vuoto”.

Definizione di Percorsi Misti e Percorsi Integrati La recente evoluzione normativa impone una precisazione ed una condivisione di concetti base in modo che tutti i soggetti che intervengono nel Progetto di Vita dell’alunno disabile utilizzino gli stessi termini con lo stesso significato.

Per Percorso Misto (scuola/scuola) si intende un progetto strutturato, definito in ambito scolastico, con titolarità della scuola, che prevede il coinvolgimento di più istituzioni scolastiche e di soggetti e risorse presenti sul territorio per lo svolgimento di attività complementari al percorso educativo. Il documento di riferimento è il PEI (Piano Educativo Individualizzato). Il PM si realizza, dunque, essenzialmente in un percorso interno alla scuola, con una forte valenza ancora educativa e disciplinare.

Per Percorso Integrato (scuola/formazione professionale) si intende un progetto strutturato, definito nell’ambito dell’istruzione o della formazione professionale. La titolarità potrà essere della scuola o degli enti di formazione professionale accreditati. Nel caso di titolarità del percorso da parte della scuola il documento di riferimento è il PEI (Piano Educativo Individualizzato). Il Percorso Integrato prevede il coinvolgimento degli enti preposti alla formazione professionale, della scuola, degli enti locali, e di altre risorse presenti sul territorio.

N.B. La L. 53/2003 (riforma Moratti) conferma l’obbligo di istruzione fino ai 14 anni e l’obbligo formativo fino ai 18 anni (L. 144/99, art. 68). La riforma prevede l’avvio per tutti gli studenti di percorsi integrati scuola – formazione professionale esplicitati nell’art. 2 (Sistema educativo di istruzione e di formazione) «garantendo, attraverso adeguati interventi, l’integrazione delle persone in situazione di handicap a norma della legge 5 febbraio 1992, n. 104». Stabilisce, inoltre, che «la frequenza positiva di qualsiasi segmento del secondo ciclo comporta l’acquisizione di crediti certificati». L’art. 7, comma 1. b), stabilisce che, con opportuni provvedimenti normativi, si provveda «alla determinazione delle modalità di valutazione dei crediti scolastici».

IL COLLOCAMENTO MIRATO

COLLOCAMENTO MIRATO La disciplina del Collocamento Obbligatorio è stata profondamente innovata con l’entrata in vigore, in data 18 gennaio 2000, della Legge 12 marzo 1999, n° 68 “ Norme per il diritto al lavoro dei disabili”. COS’E’ IL COLLOCAMENTO MIRATO? E’ l’attivazione di servizi integrati di accompagnamento ed inserimento mirato di lavoratori disabili, o comunque destinatari delle norme sul Collocamento Obbligatorio, in aziende private od enti pubblici.

Gli obiettivi del collocamento Mirato Conoscere le capacità, le attitudini e le potenzialità di ogni persona disabile, conoscere le posizioni lavorative effettivamente presenti nel contesto produttivo, per consentire al collocamento disabili della Provincia di realizzare un positivo incontro fra domanda e offerta di lavoro. Incentivare l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro, promuovendo iniziative volte ad incrementare l’occupazione. Favorire l’inserimento lavorativo di chi si trova in condizione di disagio. Diffondere i servizi e le informazioni in rete sul territorio provinciale.

A CHI E’ RIVOLTO IL SERVIZIO DEL COLLOCAMENTO MIRATO? La legge 12/03/99 n°68 si rivolge alle persone disabili in età lavorativa, che rientrano nelle seguenti tipologie di disabilità: Invalidi civili, con minorazioni “fisiche” “psichiche” e “sensoriali” e portatori di “handicap intellettivo” con una percentuale d’invalidità del 46% e oltre; Invalidi del lavoro, con una percentuale d’invalidità del 34% e oltre; Non vedenti; Sordomuti; Invalidi di guerra, invalidi per servizio con minorazioni comprese fra la prima e l’ottava categoria. L’insieme di queste tipologie di disabilità costituisce un elenco unico.

La legge si rivolge anche a: Profughi italiani rimpatriati; Orfani e coniugi di deceduti per cause di servizio, di lavoro o di guerra o coniugi e figli di soggetti riconosciuti grandi invalidi per causa di guerra, di servizio o di lavoro. Questi clienti sono raggruppati e costituiscono un elenco unico delle persone non disabili. I datori di lavoro, sia pubblici sia privati, sono tenuti ad assumere persone appartenenti alle categorie protette.

REQUISITI PER L’ISCRIZIONE La prima azione delle persone che intendono usufruire del Servizio del Collocamento Mirato consiste nell’ISCRIZIONE, questa viene effettuata presentandosi personalmente o tramite persona delegata all'ufficio suddetto. Per potersi iscrivere occorre essere in possesso dei seguenti requisiti: Essere in età lavorativa ovvero da 15 anni fino a 60 anni per le donne e 65 anni per gli uomini; Essere disabile o appartenente alle altre categorie protette (vedi il paragrafo "A chi è rivolto il Servizio del Collocamento Mirato"); Essere privo di lavoro o svolgere un'attività lavorativa con un reddito non superiore a € 8.000,00 per redditi di lavoro dipendente o € 4800,00 per redditi di lavoro autonomo; Essere immediatamente disponibile al lavoro.

DOCUMENTI PER L’ISCRIZIONE I documenti necessari per l’iscrizione agli elenchi del Collocamento Mirato sono: Documento d’identità; Codice fiscale; Certificato d’invalidità (originale oppure copia conforme all’originale); Reddito lordo percepito per l’anno in corso e quello precedente (autocertificabili); Titolo di studio, corsi di formazione e/ o di qualifica (autocertificabili); Attività lavorative svolte precedentemente, sia in forma subordinata, che autonoma (autocertificabili).

Inoltre dovrà essere presentato uno dei seguenti documenti : · Invalidi civili e sordomuti: - verbale d’invalidità civile rilasciato dalla ULSS; · Invalidi del lavoro: - dichiarazione rilasciata dall’INAIL originale o copia conforme all’originale · Invalidi per servizio: - decreto del ministero del Tesoro, oppure dichiarazione della commissione medica dell’ospedale militare. · Profughi: - dichiarazione della prefettura o del consolato · Orfani e coniugi di deceduti per cause di lavoro - dichiarazione INAIL · Orfani e coniugi di deceduti per cause di servizio - dichiarazione dell’Ente di appartenenza del deceduto.

Con l’iscrizione, la persona disabile o appartenente alle altre categorie protette, entra a fare parte degli elenchi e successivamente della graduatoria. A tutti gli iscritti viene rilasciato un certificato che attesta l’iscrizione.

QUALI TIPI DI AVVIAMENTI VENGONO EFFETTUATI? Avviamento numerico: l’avviamento lavorativo è effettuato dalla Provincia rispettando la posizione in graduatoria; Avviamento nominativo: l’azienda sceglie la persona da assumere mediante consultazione degli elenchi indipendentemente dalla posizione in graduatoria.

CANCELLAZIONE - rifiuto per due volte consecutive, senza giustificato motivo, del posto di lavoro offerto; - avviamento al lavoro a tempo indeterminato o a tempo determinato, con contratto di lavoro pari o superiore a 8 mesi ovvero a 4 mesi nel caso di giovani ( i periodi fino a quindici giorni, all’interno di un unico mese, non si computano, i periodi superiori a quindici giorni si computano come un mese intero), ad eccezione di rapporti lavorativi che non comportino il superamento dei limiti reddituali. Le persone iscritte negli elenchi del Collocamento Mirato saranno cancellate nei seguenti casi:

E’ un importante strumento che consente la programmazione di CONVENZIONI La Convenzione (artt. 11/ 12 legge 68/99) è un contratto stipulato fra la Provincia e l’azienda o ente pubblico. E’ un importante strumento che consente la programmazione di inserimento lavorativo delle persone disabili e delle altre categorie protette presso i datori di lavoro sia privati che pubblici. Nella Convenzione sono stabiliti i tempi e le modalità di assunzione che il datore di lavoro si impegna ad effettuare; tra le modalità di assunzione possono essere previsti lo svolgimento di tirocini formativi o di orientamento. Tramite le convenzioni, il datore di lavoro può ottenere sgravi contributivi e contributi all’assunzione di disabili.

Validi aiuti per l’inserimento nel mercato del lavoro sono il tirocinio e la formazione professionale; sono occasioni per riflettere sulle proprie capacità, abilità, interessi, su come prendere una decisione e come progettare la scelta per il proprio futuro. Il futuro è per tutti una sfida e un impegno.

Il modo migliore per affrontarlo è l’investimento sulla propria professionalità in relazione ai problemi di cambiamento sempre più veloci. Si investe per il proprio futuro con abilità e competenze richieste dal lavoro di oggi e di domani.

TIROCINIO Il tirocinio è un progetto formativo individuale che si svolge presso aziende ed enti pubblici finalizzato ad acquisire o migliorare le competenze possedute dal disabile. Al termine di questo percorso in azienda viene rilasciato una dichiarazione di competenze. Questo strumento orientativo e formativo offre un valido aiuto all’incrocio tra domanda – offerta di lavoro, i tirocinanti seguiranno un preciso programma formativo svolto in azienda, dove, seguiti da tutors, acquisiranno una conoscenza diretta del mondo del lavoro e competenze professionali specifiche. La Provincia si riserva di valutare se il tirocinio è necessario per favorire l’inserimento lavorativo del disabile e la qualità e durata del progetto. I tirocini effettuati in convenzione sono espressamente finalizzati all’assunzione e vengono considerati validi al fine delle coperture delle quote d’obbligo.

Istruzione ed integrazione scolastica L’integrazione sociale delle persone con disabilità, obiettivo riconosciuto e perseguito dalle politiche nazionali ed Europee, trova un suo passaggio fondamentale nell’accesso all’istruzione. L’Italia ha pienamente riconosciuto l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità nella “scuola normale” già dagli anni '70, assumendosi un ruolo leader, anche in ambito europeo, nelle politiche di istruzione e formazione.

L'istruzione e l'integrazione scolastica in cifre…... Gli Alunni Nell'anno scolastico 2007-2008 gli alunni con disabilità nelle scuole normali (statali e non statali) sono 188.713, pari al 2,1% di tutti gli alunni, di questi 174.404 (pari al 92,4% di tutti gli alunni con disabilità) frequentano le scuole statali (SIMPI, 2007-2008). Nell'anno scolastico 1999-2000, per effetto dell'estensione dell'obbligo scolastico, nelle scuole medie inferiori si è assistito ad un incremento superiore all'1% del numero totale degli alunni, mentre per per gli alunni con disabilità tale incremento è stato pari allo 0,5% (SIMPI, 1999-2000).

(per rifiuti, incollocabilità, richiesta dell’interessato) ALCUNI DATI ISCRITTI ALLA L. 68/99 ANNO 2008 – 4482 ANNO 2009 – 1883 (graduatoria 2009) ANNO 2010 – 2119 (graduatoria 2010) Nuovi iscritti 2009 - 590 CANCELLAZIONI 2009 - 354 (per rifiuti, incollocabilità, richiesta dell’interessato)

NOMINATIVI a seguito di preselezione da parte del CPI: 88 IL LAVORO NEL 2009 AVVIAMENTI: 442 NUMERICI: 354 tra inserimenti diretti (119) e inserimenti che hanno visto nella prima fase un tirocinio finalizzato all’assunzione (235) NOMINATIVI a seguito di preselezione da parte del CPI: 88

CONVENZIONI DI PROGRAMMA - 600 (IMPEGNI AZIENDALI DI ASSUNZIONE DI DISABILI NEL TRIENNIO 2009/2011) Le aziende si sono impegnate alla totale copertura nel triennio. Sospende loro l’obbligo : CASSA INTEGRAZIONE STRAORDINARIA, MOBILITA’ CONTRATTO DI SOLIDARIETA’. PER LA CIGO LA PROVINCIA POTRA’ ATTIVARE UNA SOSPENSIONE

Dall’analisi dei dati si evidenzia un aumento di iscrizioni. Tale aumento si è verificato per l’effetto della crisi economica, che ha visto l’espulsione di lavoratori disabili dal mondo del lavoro per chiusure aziendali, e una richiesta maggiore di riconoscimento dello stato di disabilità, disabilità ora vista anche come strumento per maggiori possibilità di inserimento.

Le difficoltà che si presenteranno nei prossimi mesi per favorire l’inserimento lavorativo dei disabili sono da ricondurre alla bassa professionalità degli iscritti e basso livello di istruzione, e alla mancanza totale di figure generiche nella richiesta aziendale per effetto della dislocazione in altri stati della manodopera semplice. A tutto ciò si deve aggiungere anche la valutazione della commissione medica integrata (accertamento 68/limitazioni) che pone ulteriori difficoltà nell’inserimento es. posizioni sedute, no movimentazioni carichi, no pesi, no responsabilità.

grazie per l’attenzione……