La psicologia dell’emergenza

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Transcript della presentazione:

La psicologia dell’emergenza Prof. Salvatore Sasso docente di psicologia clinica

Qual è la finalità della Psicologia dell’emergenza? La psicologia dell’emergenza si occupa dello studio dei fenomeni psichici, cognitivi e comportamentali che insorgono nelle situazioni di emergenza, ossia di shock

Qual è l’oggetto di studio e di intervento? Il singolo individuo La comunità

Analisi della comunità coinvolta in un disastro (Gordon, 1991) Fase del pre-impatto (informazione e formazione) –bonding- Fase dell’impatto –rebonding- Fase del post-impatto –debonding- Fase della ricostruzione –rebondind-

Di cos’altro si occupa la psicologia dell’emergenza? Dello studio e del trattamento del trauma psichico come conseguenza ad eventi critici che hanno colpito una persona

Uno sguardo alle vittime Di primo livello (quelle direttamente coinvolte) Di secondo livello (i parenti e gli amici) Di terzo livello (i soccorritori) Di quarto livello (la comunità coinvolta nel disastro) Di quinto livello (persone che anche se non coinvolte direttamente reagiscono con un disturbo emozionale) Di sesto livello (persone che avrebbero potuto essere vittime del primo livello)

Le situazioni critiche sotto la lente della Psicologia dell’emergenza Prima di un evento critico (l’intervento è volto a preparare le persone a rischio a fronteggiare gli eventi che si prevede possano accadere) Durante il loro svolgimento (l’azione mira ad attuare interventi di pronto soccorso psichico volti al sostegno dell’io della persona coinvolta Dopo che si è verificato (l’attività è volta a ridurre o superare i danni psicologici riportati dalle vittime attraverso interventi di riabilitazione del loro quadro psichico)

Gli eventi critici i disastri propriamente detti (mondo della natura -terremoti, alluvioni ecc.- , quelli prodotti a causa di “imperizie” dell’uomo o derivanti da attacchi terroristici); le guerre e i conflitti etnici; le emergenze quotidiane (incidenti stradali e sul lavoro)

Le reazioni emozionali L’angoscia o la paura La perdita di energia, la fragilità, la debolezza nei momenti successivi allo shock La tristezza, la nostalgia, il senso di colpa Il disagio, la vergogna La rabbia, la collera La solitudine I ricordi L’alternarsi di speranza e disperazione

Le sensazioni fisiche L’emergere dei sentimenti non porta alla perdita di controllo di se stessi, ma il lavoro di elaborazione e superamento dei sentimenti spiacevoli può provocare problemi nervosi o fisici quali Stanchezza Mancanza di sonno, incubi Perdita di memoria e di concentrazione Vertigini, palpitazioni, tremori Difficoltà di respiro, “nodi” alla gola Nausea, diarrea Mal di testa, di collo e di schiena Disordini mestruali Variazioni del desiderio sessuale Se tali sensazioni non diminuissero spontaneamente, allora è il momento di chiedere aiuto

I disturbi comportamentali-relazionali L’attività (professionale-personale) La solitudine Il torpore Senso di realtà Assumere alcool e droghe Alterazione della vita sessuale Clima familiare Amicizie Evitamento di situazioni Evitamento di pensieri

È possibile modificare la reattività allo stress?

Il disturbo post-traumatico da stress Se i disturbi della reazione traumatica acuta perdurano più 4 settimane si attribuiscono ad una sindrome post-traumatica (Post TraumaticStress Disorder, PTSD). Spesso vi si associano strategie e comportamenti di evitamento per poter ridurre l’apparizione di ricordi intrusivi ricorrenti detti anche flashback che riportano in tutta attualità la sintomatologia di una reazione acuta. Subentrano poi facilmente disturbi psicosomatici o somatoformi negli organi più svariati, molto spesso legati pure a disturbi del sonno e ad irritabilità. Ansietà, nervosismo, attacchi di panico e vere e proprie sindromi depressive possono esserne la conseguenza.

Intervento dello psicologo Generalizzato su tutta la popolazione in emergenza (vittime, parenti, sfollati, soccorritori –per questi lo stress può essere prevenuto attraverso corsi di formazione) Tecniche di intervento specifiche (individuali, di gruppo e di supporto: Defusing e debriefing)

Programma CISM (Critical Incident Stress Management – Gestione dello Stress da Incidenti Critici È un programma globale che consente di attenuare lo stress legato a eventi critici. Permette di affrontare le situazioni del momento dovute all’evento critico e non le situazioni personali, a meno che non emergano Può essere applicato a gruppi di vittime in stato di crisi e a soccorritori ad alto rischio

Tra le 24 e le 72 ore successive Smobilitazione Defusing Debriefing Disastro Evento eccezionale Evento eccezionale Parlare 10 min. Da 20 a 40 min. Da 2 a 5 ore Intervento immediato Nelle prime 8 ore Tra le 24 e le 72 ore successive

Defusing e debriefing

I punti chiave per la preparazione individuale dei soccorritori secondo il documento proposto dalla Comunità Europea (Seynaeve, 2001) 1. Prima Addestramento alla gestione dello stress autoconsapevolezza 2. Durante Autosupporto Automonitoraggio 3. Dopo (a breve termine) Accettare le reazioni (DEFUSING) Attività di gestione dello stress Informare i propri familiari 4. Dopo (a lungo termine) Metodi di rilassamento di autoaiuto Accettare l’aiuto, se necessario (DEBRIEFING)

Cosa fare e non fare (Centro Eos, Pavia) Non reprimere i propri sentimenti, anzi condividerli con i membri della propria famiglia Non evitare di parlare di quanto accaduto, ma cogliere ogni situazione per rivivere l’esperienza Non chiudersi in se stessi e consentire agli altri di poter parlare Non aspettarsi che i ricordi possano svanire velocemente Non dimenticarsi che i figli, i familiari possono provare le stesse emozioni Prendersi il tempo per dormire, riposare, pensare, stare con la propria famiglia e gli amici più cari Esprimere i propri bisogni con chiarezza e onestà alla propria famiglia, agli amici, alle autorità Cercare di condurre una vita normale, per quanto è possibile Lasciare che i propri figli parlino delle loro emozioni e che le esprimano nei giochi e nei disegni Mandare i fligli a scuola Guidare con prudenza e fare più attenzione in casa Evitare di assumere alcool o droghe

Le unità di crisi (modello francese) Le cellule medico-psicologiche L’équipe specialistica (psichiatra, psicologo, infermiere) L’obiettivo è concorrere alla prevenzione dei disturbi psichici immediati o differiti Il contesto è però “fuori del comune”, “fuori dell’ordinario” e spesso “fuori richiesta” La sua formazione all’emergenza, affinché abbia un senso, deve essere finalizzata all’ascolto (ascolto di una parola, ascolto di un tragitto, ascolto di una interruzione pur nella continuità).