Le dinamiche gestionali Giuseppe Squeo
La riclassificazione dei bilanci bancari Il bilancio, come detto nell’apposita lezione, è il principale strumento di informativo sulle imprese e tra queste, ovviamente anche la banca. Esso è rivolto a tutti gli stakehoders, ma solo alcuni di questi hanno l’interesse e la capacità di analizzarlo: le altre banche per effettuare confronti e studiarne le strategie, gli investitori e per loro gli analisti finanziari per definirne le dinamiche reddituali e di rischio associato, le autorità di controllo per verificare la qualità informativa ed effettuare ulteriori verifiche sulla gestione, infine, i giornalisti per descrivere il settore creditizio e, oltre a fornire l’informazione, fare confronti e classifiche più o meno sofisticate. Le analisi normalmente sono effettuate riclassificando il conto economico e lo stato patrimoniale.
Chi è interessato al bilancio bancario clienti azionisti altri banche analisti Bankit bilancio giornali Consob depositanti altri Stato dipendenti
Stato patrimoniale riclassificato Attivo 1) Attivo finanziario fruttifero di interessi 2) Attivo finanziario non 3) Attivo non finanziario Passivo 1) Passivo oneroso di interessi 2) Passivo non oneroso 3) Patrimonio
Riclassificazione conto economico Margine interesse Ricavi non finanziari Costi operativi Risultato lordo gestione Rettifiche nette, accantonamenti Risultato gestione straordinaria F.do rischi bancari gen.li Utile lordo Imposte dirette Utile netto
La riclassificazione dei bilanci bancari per area di gestione aziendale Le principali aree di redditività della banca sono: quella finanziaria della clientela ordinaria, che evidenzia il contributo al margine di intermediazione delle operazioni di credito e di raccolta; finanziaria dei titoli, che evidenzia il contributo degli investimenti in titoli per la parte reddituale; quella interbancaria; quella della negoziazione; quella della gestione del risparmio gestito; quella dei servizi alle imprese.
Risultato complessivo rettificato Utile netto Servizi tradizionali Clientela Interbancaria Titoli Servizi Risparmio gestito Margine interesse rettificato Servizi corporate Margine Intermed.ne rettificato Gestione straordinaria Altri servizi Risultato complessivo rettificato Accanton.nti Gestione operativa Utile netto Imposte
Riclassificazione per gestioni: il sistema bancario italiano
L’analisi del ROE Una volta effettuata la riclassificazione si tratta di individuare degli indici di bilancio che siano rappresentativi dei fenomeni che si intendono analizzare. Grosso modo si possono individuare tre categorie di indicatori: gli indicatori di redditività, volti ad evidenziare la capacità dell’azienda di generare reddito. Tra i principali il roe, il roa ed il roi; gli indicatori di efficienza, volti ad evidenziare la capacità della banca di trovare il giusto equilibrio tra costi e ricavi. In tal senso il principale indicatore è il “cost/income”. In questa area rientrano anche gli indicatori di produttività; gli indicatori di solvibilità, volti ad evidenziare sia la rischiosità degli impieghi sia la capacità del patrimonio di coprire i rischi, il principale è l’indice di solvibilità.
I principali indicatori bancari Il roe (utile netto su patrimonio), che misura la redditività del patrimonio investito, utilizzabile, oltre che per fare confronti con altre banche, anche per fare confronti con investimenti alternativi. Il rapporto utile netto su utile lordo, come indicatore implicito del carico fiscale gravante sulla banca. Infatti, un indicatore pari a 80% indica un prelievo di imposte pari al 20%. Il rapporto utile lordo/risultato di gestione, per individuare il peso assunto dalle componenti straordinarie di reddito che darebbero un risultato superiore al 100. L’indice interessi attivi su totale attivo, per misurare la redditività finanziaria media degli investimenti effettuati. Se rapportato solo all’attivo fruttifero si otterrebbe una misura dell’interesse attivo unitario medio.
I principali indicatori bancari (2) Il rapporto interessi passivi su passivo fruttifero di interessi, come indicatore del costo unitario medio della raccolta. Il rapporto margine di intermediazione su margine di interesse, come indicatore indiretto del contributo fornito dai servizi alla redditività bancaria. Il rapporto risultato di gestione su margine di intermediazione, come indicatore implicito del rapporto cost/income.
I principali indicatori bancari (3) Il rapporto risultato di gestione su margine di intermediazione, come indicatore implicito del rapporto cost/income. Questo è un rapporto molto importante che consente alla banca di definire quante lire di costi operativi sono necessari spendere per generare 100 lire di margine di intermediazione. Il rapporto (raccolta+impieghi)/sportelli (o addetti), per misurare la produttività degli addetti o degli sportelli in funzione o della raccolta diretta, o degli impieghi o di entrambi. La leva finanziaria (debiti/patrimonio), adatta rapportando il totale attivo al patrimonio. Essa è importante perché: in positivo, a parità di altre condizioni, una maggiore leva consente un maggiore reddito; in negativo, perché una maggiore leva comporta una maggiore fragilità finanziaria.
I principali indicatori bancari (4) Bisogna fare attenzione nel confrontare voci di stato patrimoniale con quelle di conto economico, considerando che le prime sono consistenze e le seconde flussi. In tal senso, se esistono, le voci patrimoniali dovrebbero essere riferite alla consistenza media annuale. Una proxy di quest’ultima è la media aritmetica del valore di bilancio al tempo n-1 e al tempo 1. Questi indicatori sono associabili in vari modi, anche in funzione di alcuni artifici matematici.
L’analisi del ROE Una possibile formula di analisi gestionale che parta dal roe è la seguente: UN Pat UN UL UL Rlg MI TA Mint MI RLG Mint TA Pat x x x x x =
L’analisi del ROE ROE 8,5% L’efficienza interna condizionamenti esterni Il peso implicito dei costi Le imposte 26,7% RLG Mintermed. Utile netto Utile lordo 77,3% L’efficienza di mercato Fattori extragest. ROE 8,5% Redd.tà unitaria interessi 81,9% Le politiche Minteresse Tot. attivo Utile lordo RLG 2,3% Il peso dei servizi La leva fin.ria 16,4 Mintermed. Minteresse 136,2% Totale attivo Patrimonio
Una visione alternativa Efficacia commerciale 112,6 102,4 Rischiosità congiunturale dell’attivo 0,7 0,9 Fatturato Patrimonio Svalutazioni nette Impieghi Efficienza gestionale 87,8 74,1 La banca Produttività 5,8 5,2 Costi operativi Margine intermed.ne Redditività 3,1 1,5 Impieghi+raccolta Costo personale Utile netto Patrimonio
Il roe della gestione denaro Roe gestione denaro = margine interesse/patrimonio è pari agli interessi attivi meno quelli passivi riportati al patrimonio MI/Pat = (IA/AF*AF/Pat) – (IP/PO*PO/Pat) = (IA/AF*CCN/pat) + (IA/AF – IP/PO)*PO/Pat Posto CCN = AF-PO L’analisi statica per diventare dinamica deve passare dalla logica dei costi e ricavi medi a quella dei costi e ricavi marginali
Il ROE della gestione denaro (2) Disponibilità a costo zero Tasso medio attivo Effetto raccolta IA AF CCN Pat x Tasso medio attivo Tasso medio passivo Effetto struttura patrimoniale IA AF IP PF - + Forbice interessi MI Pat x + Leva finanziaria La redditività del patrimonio in termini di margine di interesse è scomponibile in due effetti, influenzati in tutto da 4 fattori (tasso medio attivo, passivo, disponibilità a costo zero e leva. Raccolta Patrimonio
Il pool di tesoreria Nell’organizzare i dati e nel calcolare i risultati della gestione denaro delle singole filiali, sorge il problema di definire un margine di interesse più vicino alla realtà, nell’ipotesi che la filiale sia unica e non inserita in un rete. Infatti o per specializzazione voluta o per difficoltà insite nell’area di insediamento, la filiale può risultare specializzata nella raccolta o negli impieghi. Calcolando il margine di interesse solo utilizzando i dati reali della filiale, si commetterebbe un grande errore, privilegiando le filiali di impiego e danneggiando quelle di raccolta. Con l’utilizzo del sistema del pool di tesoreria si evita questo inconveniente. Nel pool le filiali versano la raccolta ad un tasso di trasferimento interno ed attingono i fondi allo stesso tasso per effettuare gli impieghi.
Tasso interno di trasferimento: caratteristiche Deve riflettere reali opportunità di tesoreria con cui coprire (allocare) gli sbilanci di filiale; Deve indurre comportamenti ottimali delle unità periferiche, cercando le migliori condizioni di mercato sia nel costo della raccolta che nei ricavi degli impieghi. Deve essere uno standard di riferimento obiettivo e facilmente riconoscibile dai responsabili delle unità periferiche. Deve essere facilmente e frequentemente aggiornabile. Spesso viene collegato al tasso interbancario
Il pool di tesoreria: esempio Filiale A Raccolta 100 Impieghi 200 Tasso attivo 10% Tasso passivo 5% Tit 7,5% Filiale A Raccolta 200 Impieghi 100 Pool di tesoreria Raccolta 300 Impieghi 300 Senza tit Mint = 15 Senza tit Mint = 0 Margine interesse Raccolta 100*0,05= 5 Impieghi 200*0,1= 20 Tesoreria 100*0,075=7,5 Margine netto 7,5 Margine interesse Raccolta 200*0,05= 10 Impieghi 100*0,1= 10 Tesoreria 100*0,075=7,5 Margine netto 7,5
Equilibrio marginale della filiale Costi, ricavi marginali, tit depositi C D E A B impieghi a c d b impieghi, depositi Il punto E rappresenta il punto di equilibrio tendenziale della filiale in assenza di tit. Invece, A e B i punti di equilibrio dei depositi e degli impieghi in presenza di tit più basso del tasso di equilibrio; al contrario, C e D l’equilibrio con tit superiore al tasso di equilibrio.
Equilibrio marginale della filiale ( IP-RS+ CO)/ D Costi, ricavi marginali, tit IP/ D IA/ I ( IP-RS)/ D a b c d impieghi impieghi, depositi Il punto di equilibrio tra raccolta e tit si sposta da “c” in “b” e in “d” a seconda che si consideri la variazione marginale completa dei costi comprensiva della variazione positiva dei ricavi e negativa dei costi operativi o il solo effetto aggiuntivi dei ricavi.