Le DONNE: Croce e Delizia dell’homo “sapiens”

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Le DONNE: Croce e Delizia dell’homo “sapiens”

delle diversità che nel tempo trasformò in differenze, Provo a pensare ad un lontano immaginario punto di partenza, laddove l’individuo iniziò il proprio viaggio alla pari, sia uomo che donna, plasmato nell’identica natura, là constatò delle diversità che nel tempo trasformò in differenze, STRUMENTALIZZANDOLE. Graziella Boccardo *CGIL, Dal Progetto “Investiamo sulle donne”, Milano, 07\07\2008

Le riflessioni fatte arrivano ai giorni nostri ed evidenziano che una parte di umanità è stata per lunghi anni condizionata nelle sue scelte: parliamo delle DONNE. Private per lungo tempo della cittadinanza, negandone insindacabilmente con essa il riconoscimento di appartenenza ad uno stato, hanno subìto,per secoli, la conseguente mancanza di diritti di parola ed uguaglianza.

Intorno alla metà del XIX sec Intorno alla metà del XIX sec. si è evidenziata l’iniziale assenza di una visione egualitaria in tema di genere. Sono un miliardo e duecento milioni le donne che lavorano nel mondo. Un numero che negli ultimi dieci anni è cresciuto quasi del 20%. Ma per lo più sono confinate nei settori meno produttivi, sopportano i maggiori rischi economici e sono ancora molto lontane da un lavoro decente, private dell’accesso alla protezione sociale e ai diritti fondamentali. (cit. Diego Carmenati, da Repubblica miojob.repubblica.it ) E’ come se si fosse creata una sorta di “parete di cristallo” , una sottile, trasparente ma robustissima pellicola che divide le donne dai posti che contano … LI POSSONO SFIORARE MA MAI AFFERRARE!

In un articolo pubblicato sul noto giornale Espresso di Repubblica,il 10 maggio 2008 (reperibile in web al sito www.espresso.repubblica.it )è stata fatta una sorta di rassegna di tutte quelle che sono le tappe fondamentali che hanno segnato e segnano la vita della donna. L’articolo spiega infatti che per secoli la donna ha vissuto in una società impostata da e per gli uomini e ha dovuto pagare a caro prezzo ogni conquista di libertà e indipendenza. Anche se un’immagine oleografica consacrata da una tradizione di stampo maschilista rappresenta la donna nel ruolo di angelo del focolare, sappiamo che il lavoro femminile è esistito da sempre e che non si è mai veramente limitato alle attività domestiche.

Nella società preindustriale infatti, la donna contribuiva al lavoro nei campi lavorando quanto l’uomo per il sostentamento del nucleo familiare e ancora oggi presso alcuni villaggi in paesi non tecnicamente avanzati sono le donne a svolgere la maggior parte dei lavori agricoli. Più tardi la rivoluzione industriale diede inizio ad un sistematico sfruttamento della manodopera femminile. Gli uomini vennero cosi via via sostituiti dalle donne, le quali potevano essere sottopagate e dimostravano una migliore capacità di adattamento alle rigide regole del lavoro di fabbrica.

Oggi l’emancipazione femminile ha invece permesso alle donne di stabilire un rapporto di parità con gli uomini sia in campo sociale che in campo lavorativo. Le donne hanno ormai conquistato un loro posto nel mondo del lavoro,dapprima in quei settori che sembravano più congeniali all’ attività femminile come la moda, il commercio,il turismo, l’insegnamento,poi in ambiti che per molto tempo erano stati riservati esclusivamente agli uomini.

Tuttavia,ciò ha comportato per le donne una nuova condizione di svantaggio, perché il lavoro extradomestico si è sommato a quello domestico, tradizionalmente di sua competenza,dalla condizione della casa agli impegni connessi all’educazione dei figli. Se in ufficio l’uomo riesce a distaccarsi dalle responsabilità domestiche,la donna si sente maggiormente coinvolta e finisce per vivere con stress e insoddisfazione sia la sua vita di lavoratrice che quella di madre. Se alcune riescono a conciliare i due ruoli, è perche possono contare sulla collaborazione del marito o su un aiuto esterno,altre invece vivono con profondo disagio questa situazione e spesso si sentono costrette a rinunciare al lavoro e quindi alla propria indipendenza per soddisfare le esigenze della famiglia. La cura della famiglia incide profondamente sulle scelte delle donne in tema di lavoro. Il problema è noto: conciliare vita professionale e famiglia, la cui cura poggia quasi interamente sulle spalle delle donne. www.espresso.repubblica.it

Un'accurata analisi dell'ultimo rapporto Istat in un ottica di genere  è quella curata da Fiorella Farinelli (disponibile sul sito della Consigliera di Parità della Regione Lombardia). L'analisi illustra come, pur in una situazione di incremento dell'occupazione femminile esistono criticità che impediscono l'effettiva parità di accesso delle donne al mercato del lavoro. I suoi dati parlano da soli: l'occupazione femminile fra le donne sole e senza figli, si attesta all'87%, ma scende al 50% tra quelle che vivono in coppia e hanno dei bambini.

Dai vari dibattiti sul tema delle differenze di genere, è emerso che sussistono ancora importanti squilibri tra uomo e donna nel mondo del lavoro, evidenziati in particolare da differenze nelle retribuzioni. In particolare, gli stipendi delle donne sono inferiori del 15% rispetto a quelle dei colleghi maschi, perchè impiegate in modo prevalente in settori ritenuti femminili, generalmente meno retribuiti. Tuttavia la nostra Costituzione a tal riguardo sembra tutelarci e non poco! Poniamo all’attenzione la direttiva 75/117/CEE - Riavvicinamento delle legislazioni degli stati membri relativi all’applicazione del principio di parità delle retribuzioni tra lavoratori di sesso maschile e quelli di sesso femminile. Viene introdotto il concetto di uguale retribuzione per lavoratori di uguale valore, superando il solo riferimento di “stesso lavoro”. Viene definita inoltre l’adozione di criteri comuni tra lavoratori e lavoratrici nei sistemi di classificazione.

Quello che resta ancora oscurato relativamente alla posizione della donna nel sociale è che il posto di lavoro è fondamentale per il raggiungimento delle pari opportunità e per l’avanzamento della donna nella società. Promuovendo il lavoro dignitoso per le donne, le società si rafforzano e si sostiene il progresso economico e sociale. Il peso delle donne nel mondo imprenditoriale è importante e significativo non solo in termini di titolarità di imprese ma anche per la presenza di ruoli di rappresentanza in realtà aziendali non necessariamente femminili: sono state registrate 21.752 donne che ricoprono carichi di responsabilità in imprese attive rivestendo il 32,84% del totale delle cariche provinciali ( dati resi disponibili dalle numerose ricerche della Camera di Commercio di Ancona che ha analizzato le cariche di impresa ricoperta dalle donne nella provincia di Ancona nel dicembre 2006).

Più donne al lavoro quindi, ma per la maggior parte i problemi restano e le grandi ingiustizie continuano a permanere sui posti di lavoro di tutto il mondo. “Fornire alle donne una base di uguaglianza nel mondo del lavoro non solo è eticamente giusto,ma è anche un investimento intelligente nel lungo termine!!!” Pascal

Alle soglie del 2010 in Italia si riesce a contare ANCORA solo il 46,3% delle donne impegnate in concrete e stabili attività lavorative; al sud il tasso di occupazione crolla al 34,7% (dati reperibili in web al sito www.jobtel.it ,ricerca gennaio 2008). * Facile da spiegare, visto che il 77,7% del lavoro domestico è sulle spalle delle donne!!!

“CONCILIARE” : una questione al femminile. Sono le donne l’anello di cerniera che tiene insieme la dimensione pubblica e quella privata, come due lembi di una stessa parte, “destreggiandosi” e “arraggiandosi” tra lavoro, attività di cura e maternità, in un processo continuo di negoziazione tra una sfera e l’altra. Conciliare lavoro e figli è “ la sfida delle donne”.

Famiglia e lavoro … due realtà INSCINDIBILI!!! La doppia presenza nel mercato del lavoro e nella vita familiare è un elemento ormai irreversibile dell’identità femminile. Tuttavia la persistenza di stereotipi di genere legati al ruolo sociale e professionale della donna nei media generalisti, ha limitato la promozione di modelli sociali innovativi come quello della conciliazione, che resta una questione femminile. Le stesse abitudini di uomini e donne rispetto agli impegni familiari e di cura dei figli dipendono, oltre che da variabili culturali e da dinamiche interne alla famiglia, soprattutto dall’organizzazione all’interno dei luoghi di lavoro. Per superare questa condizione occorrono sacrifici,organizzazione,aiuto dal compagno, ma soprattutto TUTELA.

Introduciamo l’inserzione normativa che,stando al mondo teorico e puramente illusorio,è impegnato a dare garanzie e tutela alle donne nell’ambito lavorativo,con un articolo cardine della Nostra Storia: La DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI del 1948, che proclama l’uguaglianza di tutti gli esseri umani,indipendentemente dalla razza,dal SESSO e da ogni altra condizione.

… pilastro portante della tutela della differenza di genere,è stato ripreso in seguito dalla legge n.903 del 9 dicembre 1977 ,di cui ne riportiamo il primo articolo: Articolo 1 – E’ vietata qualsiasi discriminazione fondata sul sesso per quanto riguarda l’accesso al lavoro indipendentemente dalle modalità di assunzione e qualunque sia il settore o il ramo di attività, a tutti i livelli della gerarchia professionale.

L’Unione Europea,oltre alle direttive, ha prodotto altri importanti atti (raccomandazioni,risoluzioni,codici di comportamento) in materia di pari opportunità e diritti delle donne. 1984: Raccomandazione della Commissione sulle azioni positive. Prevede la promozione di interventi ad hoc a favore delle donne, per superare tutte le forme di discriminazione in campo lavorativo e realizzare una uguaglianza di opportunità. La filosofia di questa raccomandazione è stata recepita in Italia dalla legge 125/9 sulle azioni positive.

1992: “ Azioni positive per l’imprenditorialità femminile”. Si tratta di un’importante norma nazionale finalizzata a favorire la creazione e lo sviluppo dell’imprenditoria femminile. Essa mette a disposizione finanziamenti a fondo perduto per le donne che vogliono avviare un’attività imprenditoriale o che sono proprietarie di imprese già avviate e desiderano sviluppare progetti aziendali innovativi,o investire in nuove tecnologie.

1996: Codice di condotta per l’applicazione della PARITA’ RETRIBUTIVA tra uomini e donne per lavori di pari valore. Il testo propone alle parti l’adozione, su base volontaria, di interventi di monitoraggio delle retribuzioni per identificare le cause delle discriminazioni salariali e piani d’azione per rimuoverle.

MATERNITA’ come ostacolo L’esperienza della maternità segna e condiziona in modo significativo la possibilità\ volontà di lavorare,e crea una prima differenziazione all’interno dell’universo femminile fra chi è madre e chi non lo è. La maternità,oltre ad esporre le donne a numerose “trappole di genere” segna un momento decisivo di scelte dove la permanenza nel mercato del lavoro cosi come le modalità della presenza,dipende dall’interazione di diversi fattori. E’ dall’intreccio tra opportunità e condizionamenti che occorre partire per capire i tanti aggiustamenti che le donne devono compiere per rendere compatibili genitorialità e lavoro.

Alla tutela del “PANCIONE”… Le donne lavoratrici godono di una particolare protezione legislativa durante la gravidanza e dopo la nascita del figlio. Legge n. 1204 del 1971 sulla tutela delle lavoratrici madri. Decreto legislativo n. 645 del 1996, Recepimento della direttiva 92\85\CEE,concernente il Miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento : prevede un congedo di maternità di almeno 14 settimane ininterrotte ripartite prima e/o dopo il parto; il mantenimento della retribuzione e/o il versamento di un’indennità adeguata durante il periodo di congedo; il divieto di licenziamento dall’inizio della gravidanza fino al termine del congedo; la riorganizzazione temporanea delle condizioni e dei tempi di lavoro o l’esonero da esso,se rischioso per la salute della donna.

La donna lavoratrice ha diritto alla conservazione del posto di lavoro dall’inizio della gravidanza fino al compimento del primo anno di vita del bambino, a meno che non abbia un contratto a termine, oppure l’azienda non cessi l’attività. In caso di licenziamento durante il periodo protetto la lavoratrice ha diritto ad ottenere il ripristino del posto di lavoro. In caso di congedo di paternità il divieto di licenziamento si applica anche al padre lavoratore per la durata del congedo stesso e si estende fino al compimento di un anno di età del bambino.

Anche se è inutile negare che il peso di una maternità, della gestione e crescita di un figlio ricade nella maggior parte dei casi sulle spalle della sola donna che rischia,con una maternità,desiderata o meno, di perdere la stabilità di un posto di lavoro decente . In sostanza,infatti,per gli uomini la condizione di padre continua ad influire relativamente poco sulle proprie carriere professionali e, se una pressione c’è,è casomai quella che spinge verso un maggiore impegno lavorativo.

La donna,invischiata in una lotta continua per il raggiungimento degli obiettivi di uguaglianza e di pari opportunità, si trova a dover piegare la sua stessa professionalità a imposti e condizionati part-time, che pur continuando a diffondersi nel mondo del lavoro di oggi,in Italia ancora continuano a non essere contemplati nelle organizzazioni lavorative e quindi non ricompensate con il giusto merito. Difficile sembra quindi essere,oltre che il riconoscimento delle capacità della donna,una volta entrata con dure battaglie nel mondo del lavoro,anche il suo conseguente,oltre che meritato, reinserimento nella società lavorativa stessa in seguito ad un congedo per la maternità.

La dimensione femminile: portatrice di Democrazia Paritaria… “Non c’è occupazione che sia propria dell’uomo e della donna necessariamente … Se una donna ha l’attitudine a governare,lo può fare meglio di un uomo … rendiamole giustizia,rendiamole gli spazi, e impariamo a vivere delle sue sole percezioni … solo così arriveremo lontano!!!” Platone V Dal Libro della Repubblica.

E … sperando di non avervi annoiato troppo … Vi ringraziamo dell’attenzione!!! D’angelo Francesca Landinetti Annamaria

Bibliografia