Simona Beretta Borgosesia, 10 marzo 2010

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Simona Beretta Borgosesia, 10 marzo 2010 Dov’è Abele, tuo fratello? (Gen. 4,9) Economia e finanza tra etica ed antropologia e la chiave di lettura della fraternità Simona Beretta Borgosesia, 10 marzo 2010

La natura e le funzioni della finanza Tempo, incertezza : ineludibili “fatti” della esperienza economica elementare Finanza, “patto” che possa reggere alla prova del tempo e della incertezza Asimmetrie informative: inevitabili Quindi inevitabile il problema della fiducia

La dimensione relazionale della finanza Relazioni personalizzate, patti che riflettono lo spessore della fiducia reciproca … … oppure soluzioni alternative: Il mercato (transazioni anonime, dalle quali essere sempre in grado di “uscire”) I meccanismi di reputazione (fino alle agenzie di rating)

Dalla gestione dell’emergenza alla radice della crisi usciremo dalla crisi quando non solo l’emergenza sarà stata tamponata, ma si sarà arrivati ad affrontare le radici della crisi. Si è giunti all'emergenza finanziaria dopo un lungo periodo di “sonno della ragione” Pressati dall'obiettivo immediato di perseguire risultati finanziari a breve, si è dimenticata la vera natura della finanza Essa consiste nell’indirizzare l'impiego delle risorse là dove esse favoriscono il lavoro, il bene-essere, lo sviluppo “di tutto l'uomo e di tutti gli uomini”

Crisi, cioè “passaggio” “La crisi ci obbliga a riprogettare il nostro cammino, a darci nuove regole e a trovare nuove forme di impegno, a puntare sulle esperienze positive e a rigettare quelle negative. La crisi diventa così occasione di discernimento e di nuova progettualità. In questa chiave, fiduciosa piuttosto che rassegnata, conviene affrontare le difficoltà del momento presente” (CV, 21)

Le cause del sottosviluppo non sono primariamente materiali “(Paolo VI) ci invitava a ricercarle in altre dimensioni dell'uomo. Nella volontà, prima di tutto, che spesso disattende i doveri della solidarietà. Nel pensiero, in secondo luogo, che non sempre sa orientare convenientemente il volere. … Servono «uomini di pensiero capaci di riflessione profonda… che permetta all'uomo moderno di ritrovare se stesso ». Ma non è tutto. Il sottosviluppo ha una causa ancora più importante della carenza di pensiero: è « la mancanza di fraternità tra gli uomini e tra i popoli ». (CV 19)

Vicini, non fratelli! Questa fraternità, gli uomini potranno mai ottenerla da soli? La società sempre più globalizzata ci rende vicini, ma non ci rende fratelli. La ragione, da sola, è in grado di cogliere l'uguaglianza tra gli uomini e di stabilire una convivenza civica tra loro, ma non riesce a fondare la fraternità. Questa ha origine da una vocazione trascendente di Dio Padre, che ci ha amati per primo, insegnandoci per mezzo del Figlio che cosa sia la carità fraterna. (CV, 19)

“Tutti gli uomini … avvertono l'interiore impulso ad amare in modo autentico: amore e verità non li abbandonano mai completamente, perché sono la vocazione posta da Dio nel cuore e nella mente di ogni uomo. Gesù Cristo purifica e libera dalle nostre povertà umane la ricerca dell'amore e della verità e ci svela in pienezza l'iniziativa di amore e il progetto di vita vera che Dio ha preparato per noi. In Cristo, la carità nella verità diventa il Volto della sua Persona, una vocazione per noi ad amare i nostri fratelli nella verità del suo progetto. Egli stesso, infatti, è la Verità (cfr Gv 14,6).” (CV, 1)

al clero di Roma Il Papa Benedetto XVI aveva identificato nell’avarizia idolatra l’errore di fondo che ha portato alla crisi Facciamo esperienza del limite umano, per cui la ragione è “oscurata” e la volontà “curvata” dal proprio interesse egoistico Che non ci convengono: non si vedono i pericoli del percorso che si sta seguendo; nel momento di crisi, non si sa riconoscere la strada per uscirne.

La questione morale, e non un generico moralismo Non si tratta di fare del moralismo (che tipicamente colpisce i comportamenti altrui) Il moralismo serve a poco: la crisi attuale si è manifestata dopo un decennio caratterizzato dal fiorire della “etica degli affari e della finanza” e della pratica adozione di “codici etici” da parte delle imprese e delle istituzioni finanziarie.

Etica: una questione di verità e di amore Senza verità, senza fiducia e amore per il vero, non c'è coscienza e responsabilità sociale, e l'agire sociale cade in balia di privati interessi e di logiche di potere, con effetti disgregatori sulla società, tanto più in una società in via di globalizzazione, in momenti difficili come quelli attuali. (CV,5)

Per uno sviluppo umano integrale Per uscire dalla crisi finanziaria ed economica occorre mettere a fuoco cosa sia un “vero” sviluppo, all’altezza delle esigenze e delle aspirazioni dell’uomo. Niente di meno dell’infinito può bastare a chi non censura la sua ragione e il suo cuore “Dove … l’uomo eleva se stesso a creatore deiforme, la formazione del mondo può facilmente trasformarsi nella sua distruzione” (Benedetto XVI, Collège des Bernardins, 12 settembre 2008 )

CV 32 La dignità della persona e le esigenze della giustizia richiedono che, soprattutto oggi, le scelte economiche non facciano aumentare in modo eccessivo e moralmente inaccettabile le differenze di ricchezza e che si continui a perseguire quale priorità l'obiettivo dell'accesso al lavoro o del suo mantenimento, per tutti. A ben vedere, ciò è esigito anche dalla « ragione economica ». È sempre la scienza economica a dirci che una strutturale situazione di insicurezza genera atteggiamenti antiproduttivi e di spreco di risorse umane, in quanto il lavoratore tende ad adattarsi passivamente ai meccanismi automatici, anziché liberare creatività.

Segue CV 32 L'appiattimento delle culture sulla dimensione tecnologica, se nel breve periodo può favorire l'ottenimento di profitti, nel lungo periodo ostacola l'arricchimento reciproco e le dinamiche collaborative. È importante distinguere tra considerazioni economiche o sociologiche di breve e di lungo termine. … Vanno attentamente valutate le conseguenze sulle persone delle tendenze attuali verso un'economia del breve, talvolta brevissimo termine. Ciò richiede una nuova e approfondita riflessione sul senso dell'economia e dei suoi fini, nonché una revisione profonda e lungimirante del modello di sviluppo, per correggerne le disfunzioni e le distorsioni.

Senza gratuità non c’è mercato Il mercato non esiste allo stato puro. Esso trae forma dalle configurazioni culturali che lo specificano e lo orientano. Infatti, l'economia e la finanza, in quanto strumenti, possono esser mal utilizzati quando chi li gestisce ha solo riferimenti egoistici. … Ma è la ragione oscurata dell'uomo a produrre queste conseguenze, non lo strumento di per sé stesso. Perciò non è lo strumento a dover essere chiamato in causa ma l'uomo, la sua coscienza morale e la sua responsabilità personale e sociale. (CV 36)

Senza gratuità non c’è mercato Il principio di gratuità e la logica del dono come espressione della fraternità possono e devono trovare posto entro la normale attività economica. Ciò è un'esigenza dell'uomo nel momento attuale, ma anche un'esigenza della stessa ragione economica. Si tratta di una esigenza ad un tempo della carità e della verità. (CV 36)

Senza gratuità non c’è giustizia La solidarietà è anzitutto sentirsi tutti responsabili di tutti, quindi non può essere delegata solo allo Stato. Mentre ieri si poteva ritenere che prima bisognasse perseguire la giustizia e che la gratuità intervenisse dopo come un complemento, oggi bisogna dire che senza la gratuità non si riesce a realizzare nemmeno la giustizia. (CV 38)

Gli appelli all’etica? Sì, ma…(CV, 45) “Rispondere alle esigenze morali più profonde della persona ha anche importanti e benefiche ricadute sul piano economico. L'economia infatti ha bisogno dell'etica per il suo corretto funzionamento; non di un'etica qualsiasi, bensì di un'etica amica della persona. … Si nota un certo abuso dell'aggettivo « etico » che, adoperato in modo generico, si presta a designare contenuti anche molto diversi”

L’etica della dottrina sociale della Chiesa La dottrina sociale della Chiesa ha un suo specifico apporto da dare, che si fonda sulla creazione dell'uomo “ad immagine di Dio” (Gn 1,27), un dato da cui discende l'inviolabile dignità della persona umana, come anche il trascendente valore delle norme morali naturali. Un'etica economica che prescindesse da questi due pilastri rischierebbe inevitabilmente di perdere la propria connotazione e di prestarsi a strumentalizzazioni; più precisamente essa rischierebbe di diventare funzionale ai sistemi economico-finanziari esistenti, anziché correttiva delle loro disfunzioni (CV, 45)

Quindi … Occorre adoperarsi — l'osservazione è qui essenziale! — non solamente perché nascano settori o segmenti « etici » dell'economia o della finanza, ma perché l'intera economia e l'intera finanza siano etiche e lo siano non per un'etichettatura dall'esterno, ma per il rispetto di esigenze intrinseche alla loro stessa natura. (CV, 45)

Un progetto di soluzione della crisi globale in atto? “È necessario che maturi una coscienza solidale che consideri l'alimentazione e l'accesso all'acqua come diritti universali di tutti gli esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni. ... Sostenendo mediante piani di finanziamento ispirati a solidarietà i Paesi economicamente poveri, perché provvedano essi stessi a soddisfare le domande di beni di consumo e di sviluppo dei propri cittadini, non solo si può produrre vera crescita economica, ma si può anche concorrere a sostenere le capacità produttive dei Paesi ricchi che rischiano di esser compromesse” (CV, 27)

Una finanza veramente etica perché “amica della persona” È responsabilità di tutti Occorre costruire le condizioni perché il risparmio sia indirizzato davvero allo sviluppo, e in particolare alla creazione di occasioni di lavoro Ogni generazione “se la deve giocare”!

Testimoni della speranza che è in noi L’uomo contemporaneo – scriveva Paolo VI nella “Evangelii Nuntiandi” (1975, n. 41) – ascolta più volentieri i testimoni che i maestri e se ascolta i maestri, lo fa perché sono testimoni.