EUTANASIA Una questione ancora aperta… A cura di Davide Rapisarda IV ALB
Indice Bioetica: cos’è? Eutanasia: una questione ancora aperta… Le leggi in Italia… …e all’estero Religioni a confronto L’eutanasia secondo me Bibliografia
Bioetica: cos’è? La bioetica è la scienza che si occupa dei problemi morali e normativi generati dal crescente sviluppo della medicina e della biologia. Essa si occupa perciò di uno studio sistematico della condotta umana nell'ambito delle scienze della vita e della cura della salute, quando tale condotta è esaminata alla luce dei valori e dei principi morali.
Alcune delle questioni più scottanti e attuali di bioetica riguardano per esempio: - L’eutanasia La fecondazione assistita La FIVET (Fertilizzazione In Vitro con Embryo Transfer) L’aborto La clonazione L’utilizzo delle cellule staminali L’accanimento terapeutico Il testamento biologico
Eutanasia: una questione ancora aperta… L'eutanasia - letteralmente buona morte - è il procurare intenzionalmente e nel suo interesse la morte di un individuo la cui qualità della vita sia permanentemente compromessa da una malattia, menomazione o condizione psichica. L'eutanasia è volontaria quando segue la richiesta esplicita del soggetto. Questo è possibile quando la persona è capace di intendere e di volere oppure mediante il cosiddetto testamento biologico. L’eutanasia è definita non-volontaria nei casi in cui sia una persona espressamente designata a decidere per conto di un individuo in uno stato di incoscienza o mentalmente incapace di operare una scelta pienamente consapevole fra il vivere e il morire (come nell’eutanasia infantile o nei casi di disabilità mentale).
La definizione della vita umana può fondarsi sulle funzioni che caratterizzano la persona attraverso le manifestazioni mentali quali: l’autocoscienza, l’intenzionalità, al libera volontà, le capacità inventive, la vita relazionale e sociale. Tutte queste funzioni sono integrate dalla corteccia cerebrale e la loro abolizione è bene evidenziata in molti casi clinici quali anencefalia da idrocefalo e altre malformazioni congenite; sono situazioni in cui la persistenza del tronco cerebrale (bulbo, ponte, mesencefalo) consente, malgrado lo stato di incoscienza, movimenti spontanei e riflessi dei nervi cronici e di altri territori. Ciò si verifica ad esempio nel cosiddetto stato vegetativo persistente dove il danno neurologico è limitato alla corteccia è di natura acquisita e può non essere permanente e dare sopravvivenze lunghe mesi o anni fino ad arrivare a parziali riprese di una vita di relazione.
È consuetudine distinguere varie forme e gradi di eutanasia; alcune di esse sono ritenute lecite (in realtà non si tratta neppure di eutanasia) in quanto si configurano non come atto diretto a causare la morte del paziente, ma come un "lasciar morire“; si distinguono cinque forme di anticipazione della morte dei malati terminali: non inizio o interruzione di trattamenti di sostegno vitale interruzione di trattamenti ordinari uso di terapie del dolore assistenza al suicidio azioni mirate a causare direttamente la morte del paziente
Le prime tre forme vengono considerate lecite, le ultime due invece, in quanto configurano un diretto coinvolgimento del personale sanitario, vengono in genere considerate illecite. E’ preferibile riservare il termine eutanasia ai casi in cui la morte sia l’esito direttamente perseguito dall’azione del medico. Tale risultato potrà essere ottenuto attraverso modalità attive (somministrazione di sostanze tossiche) o omissive (sottrazione di terapie ancora utili ad un certo miglioramento delle condizioni complessive del paziente). Il medico non deve cercare di salvaguardare qualsiasi vita a qualsiasi costo ma tutta la vita a cui è possibile dare un senso umano. Se è vero che accanimento terapeutico e eutanasia sono due estremi ugualmente inaccettabili è anche vero che esiste una via mediana che risiede nel criterio di proporzionalità delle cure.
Le leggi in Italia… Una legislazione italiana sull'eutanasia non esiste, come legge vera e propria, come in Olanda o in Belgio: infatti, l'eutanasia attiva è assimilabile, in generale, all'omicidio volontario (art. 575 c.p.). In caso di consenso del malato si configura la fattispecie prevista dall'art. 579 c.p. (Omicidio del consenziente), punito con reclusione da 6 a 15 anni. Anche il suicidio assistito è un reato, giusta art. 580 c.p. (Istigazione o aiuto al suicidio). Esiste, invece, la legge 578 del 1993 sull'accertamento della morte cerebrale, che regola le procedure da seguire nei casi in cui un paziente si trovi in rianimazione in condizioni critiche.
Quando si verifica la presenza contemporanea di: stato di incoscienza, assenza di riflessi del tronco, silenzio elettrico cerebrale, allora l'anestesista rianimatore di guardia o il responsabile del reparto devono chiedere la costituzione di un collegio medico costituito da tre specialisti, un rianimatore, un medico legale e un neurofisiologo. Il collegio di specialisti procede all'osservazione del paziente secondo un protocollo stabilito dalla legge. I tempi di osservazione dipendono dall'eta': 24 ore entro il primo anno di eta', 12 ore da uno a cinque anni, e 6 ore oltre i 5 anni. Dopodiche' il collegio medico, in piena autonomia, in assenza di cambiamenti nella prognosi, accerta la morte cerebrale. Da quel momento si procede o al prelievo degli organi, se ci sono le condizioni e l'autorizzazione dei parenti. O si sospendono le cure e si 'stacca la spina'. E si dichiara la morte del paziente.
…e all’estero Austria. Esisteva una legge permissiva sull'eutanasia, ma fu abrogata nel 1977. Belgio. Dal 16 maggio 2002 è in vigore una legge che disciplina l'eutanasia. Danimarca. Le cosiddette "direttive anticipate" hanno valore legale. I parenti del malato possono autorizzare l'interruzione delle cure. Germania. Il suicidio assistito non è reato, purché il malato sia capace di intendere e di volere e ne faccia esplicita richiesta. Lussemburgo. Il 19 febbraio 2008 il parlamento del Granducato di Lussemburgo ha approvato una proposta di legge che prevede l'eliminazione delle sanzioni penali contro i medici che mettono fine, su richiesta, alla vita dei malati. In particolare, il provvedimento prevede che l'eutanasia venga autorizzata per i malati terminali e coloro che soffrono di malattie incurabili, solo su richiesta ripetuta e col consenso di due medici e una commissione di esperti. A questa data il Lussemburgo si colloca terzo, dopo Paesi Bassi e Belgio, ad aver legalizzato l'eutanasia.
Paesi Bassi. Dal 1994 l'eutanasia cessò di essere perseguita penalmente, pur rimanendo un reato. Nel 2000 i Paesi Bassi divennero il primo Paese al mondo a dotarsi di una legge che regolamentava l'eutanasia e dal 1° aprile 2002 la legge è in vigore. Regno Unito. L'aiuto al suicidio è perseguito a norma del Suicide Act del 1961, anche se sul piano giurisprudenziale e giurisdizionale vi sono aperture consistenti all'eutanasia passiva. È attualmente in discussione alla Camera dei Comuni l'Assisted Dying for the Terminally Ill Bill (Legge sulla morte assistita per malati terminali), che permetterebbe una forma di suicidio assistito simile a quella prevista dallo statunitense Oregon Death with Dignity Act del 1997. Svezia. L'eutanasia non è perseguita penalmente. Svizzera. È previsto il suicidio assistito. Viene praticato al di fuori delle istituzioni mediche statali dall'associazione Dignitas, che accetta le richieste indipendentemente dalla nazionalità del richiedente. In Italia le informazioni sull'attività svolta dall'associazione Dignitas sono fornite dall'associazione Exit Italia.
Australia. In alcuni Stati le cosiddette "direttive anticipate" hanno valore legale. I Territori del Nord legalizzarono (1996) l'eutanasia attiva volontaria, ma il parlamento federale annullò tale provvedimento nel 1998. Canada. Negli Stati di Manitoba e Ontario le direttive anticipate hanno valore legale. Cina. Una legge del 1998 autorizza gli ospedali a praticare l'eutanasia ai malati terminali. Colombia. Non esiste una legge specifica sull'eutanasia. Tuttavia, in seguito a un pronunciamento della Corte Costituzionale, la pratica è permessa. Stati Uniti d'America. La normativa varia a seconda degli Stati. Le direttive anticipate hanno generalmente valore legale. Nello Stato dell'Oregon è possibile, da parte del malato, richiedere farmaci letali. Una regolamentazione specifica di tale materia è tuttavia bloccata per opposizione di un tribunale federale.
Religioni a confronto CATTOLICESIMO La Chiesa cattolica è schierata nettamente contro l'eutanasia, considerando tali pratiche equivalenti all'omicidio o al suicidio. La dottrina cattolica in merito all'eutanasia è riassunta nell'articolo del Catechismo della Chiesa Cattolica dedicata al quinto comandamento: « L'eutanasia 2276 Coloro la cui vita è minorata o indebolita richiedono un rispetto particolare. Le persone ammalate o handicappate devono essere sostenute perché possano condurre un'esistenza per quanto possibile normale.
2277 Qualunque ne siano i motivi e i mezzi, l'eutanasia diretta consiste nel mettere fine alla vita di persone handicappate, ammalate o prossime alla morte. Essa è moralmente inaccettabile. Così un'azione oppure un'omissione che, da sé o intenzionalmente, provoca la morte allo scopo di porre fine al dolore, costituisce un'uccisione gravemente contraria alla dignità della persona umana e al rispetto del Dio vivente, suo Creatore. L'errore di giudizio, nel quale si può essere incorsi in buona fede, non muta la natura di quest'atto omicida, sempre da condannare e da escludere. 2278 L'interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all'«accanimento terapeutico». Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente.
2279 Anche se la morte è considerata imminente, le cure che d'ordinario sono dovute ad una persona ammalata non possono essere legittimamente interrotte. L'uso di analgesici per alleviare le sofferenze del moribondo, anche con il rischio di abbreviare i suoi giorni, può essere moralmente conforme alla dignità umana, se la morte non è voluta né come fine né come mezzo, ma è soltanto prevista e tollerata come inevitabile. Le cure palliative costituiscono una forma privilegiata della carità disinteressata. A questo titolo devono essere incoraggiate. » Una sintesi efficace della posizione della Chiesa cattolica si trova nell'enciclica Evangelium Vitae. Fatto salvo il caso particolare dell'accanimento terapeutico e la doverosa partecipazione per la sofferenza inaudita che spesso tali malati soffrono, le parole di Giovanni Paolo II esprimono in proposito una netta condanna: « [...] confermo che l'eutanasia è una grave violazione della Legge di Dio, in quanto uccisione deliberata moralmente inaccettabile di una persona umana. »(Evangelium Vitae, n. 65)
« Anche se non motivata dal rifiuto egoistico di farsi carico dell'esistenza di chi soffre, l'eutanasia deve dirsi una falsa pietà, anzi una preoccupante "perversione" di essa: la vera "compassione", infatti, rende solidale col dolore altrui, non sopprime colui del quale non si può sopportare la sofferenza. [...] La scelta dell'eutanasia diventa più grave quando si configura come un omicidio che gli altri praticano su una persona che non l'ha richiesta in nessun modo e che non ha mai dato ad essa alcun consenso. Si raggiunge poi il colmo dell'arbitrio e dell'ingiustizia quando alcuni, medici o legislatori, si arrogano il potere di decidere chi debba vivere e chi debba morire. [...] Così la vita del più debole è messa nelle mani del più forte; nella società si perde il senso della giustizia ed è minata alla radice la fiducia reciproca, fondamento di ogni autentico rapporto tra le persone. »(Evangelium Vitae, n. 66). Con riferimanto al "suicidio assitito" e all'eutanasia, l'enciclica Evangelium Vitae cita varie fonti teologiche e dottrinali, tra cui Sant'Agostino:
«Non è mai lecito uccidere un altro: anche se lui lo volesse, anzi se lo chiedesse perché, sospeso tra la vita e la morte, supplica di essere aiutato a liberare l'anima che lotta contro i legami del corpo e desidera distaccarsene; non è lecito neppure quando il malato non fosse più in grado di vivere».(Epistula 204, 5: CSEL 57, 320.) Allo stesso modo l'enciclica afferma che non bisogna confondere l'eutanasia con la rinuncia all'accanimento terapeutico, ossia i casi in cui la morte dell'ammalato sia ritenuta "imminente e inevitabile". La posizione cattolica su questo argomento viene così descritta nel 2000 dalla Pontificia Accademia per la Vita: «Nell'immediatezza di una morte che appare ormai inevitabile e imminente "è lecito in coscienza prendere la decisione di rinunciare a trattamenti che procurerebbero soltanto un prolungamento precario e penoso della vita" (cfr Dich. su Eutanasia, parte IV), poiché vi è grande differenza etica tra "procurare la morte" e "permettere la morte": il primo atteggiamento rifiuta e nega la vita, il secondo accetta il naturale compimento di essa».
BUDDHISMO Ci sono diverse visioni del problema dell'eutanasia tra i buddisti. In generale vi è una posizione di netto rifiuto delle pratiche eutanasiche, ma non mancano le correnti di pensiero volte ad accettare possibili eccezioni in alcuni casi particolari. Il 9 febbraio 2009 il Dalai Lama, in visita a Roma per ricevere la cittadinanza onoraria e intervistato sul concomitante caso di Eluana Englaro, in stato vegetativo da 17 anni, ha ribadito le sue convinzioni sull'argomento: - L'eutanasia "dovremmo evitarla, ma in casi particolari si potrebbero fare delle eccezioni". Su Eluana: "Se veramente non c'è alcuna possibilità di guarigione, mantenere quello status è molto costoso e le famiglie soffrono, allora si potrebbe agire. In generale se pure una persona non cammina più, ma il suo corpo e il suo cervello sono ancora presenti, allora è meglio tenere una persona in vita, ma si possono fare eccezioni".
- Le cure vanno fermate se non vi è "la possibilità di recuperare la coscienza e le funzioni mentali". Nel buddismo, "nei casi di male incurabile c'è una pratica che consente l'abbandono della coscienza dal corpo"; negli altri casi "anche noi parliamo di suicidio". EBRAISMO L'ebraismo è parzialmente diviso sul tema dell'eutanasia. In genere i teorici dell'ebraismo ortodosso si oppongono all'eutanasia, spesso in modo vigoroso, anche se alcuni dimostrano una certa comprensione per l'eutanasia passiva in circostanze limitate. All'interno dell'ebraismo conservativo e riformato, invece, c'e' un sostegno abbastanza diffuso per l'eutanasia passiva.
ISLAMISMO L'Islam vieta categoricamente tutte le forme di suicidio e tutte le azioni che possano agevolare il suicidio di qualcun altro. È inoltre vietato per un musulmano pianificare la propria morte per il futuro ma è possibile rifiutare terapie curative. CONFESSIONE CRISTIANA VALDESE Nel caso dei Valdesi, il Sinodo si è pronunciato favorevolmente alla pratica dell'eutanasia per combattere l'inutile sofferenza e anche singoli pastori non mostrano, di principio, pregiudiziali all'adozione di misure a tutela della dignità dei malati
L’eutanasia secondo me La mia posizione sull’eutanasia, è strettamente legata ai casi in cui essa viene applicata; Sono favorevole all’eutanasia: - nei casi in cui le possibilità di risveglio o di ripresa delle attività vitali del paziente (considerando lo stato dello stesso e le tecniche mediche attuali o eventualmente future) sono uguali a zero; se esiste anche solo una possibilità che il paziente riprenda conoscenza, non sarebbe giusto precludergli questa possibilità. in caso di testamento biologico: se il paziente ha espresso la volontà di “staccare la spina” in forma scritta od orale davanti a dei testimoni attendibili, è giusto che venga rispettato il suo desiderio. In tutti gli altri casi posso dichiararmi contrario all’eutanasia.
Queste mie considerazioni valgono se il paziente è in uno stato in cui non prova sofferenza; se questo avviene bisognerebbe tenere conto dell’intensità della stessa, verificare se essa sia sopportabile o insopportabile e, nel secondo caso, vedere se ci sono buone possibilità di risveglio: se le possibilità sono scarse sarebbe inumano cercare di trattenere in vita una persona che soffre di continuo senza tregua e che probabilmente non riprenderà mai interamente o in parte le funzioni vitali che lo avevano caratterizzato in precedenza. Tuttavia, esistono circostanze in cui è complicato fare tutte queste considerazioni e spesso la situazione è poco chiara: in questi casi la decisione da prendere è più difficile. La questione sull’eutanasia è ancora aperta in Italia, e la mancanza di una legge complica la disciplina dei casi. Inoltre, l’ostruzionismo della Chiesa, non fa altro che complicare la situazione di un Paese che per definizione è “laico”, rallentando le operazioni per espletare l’iter legislativo.
Bibliografia http://www.ica-net.it/PASCAL/biotecnologie/files/l'eutana.htm http://it.wikipedia.org/wiki/Eutanasia http://it.wikipedia.org/wiki/Eutanasia_e_religione http://italiasalute.leonardo.it/News.asp?ID=3598