Percorsi autobiografici tra storia personale e ricordi

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Transcript della presentazione:

Percorsi autobiografici tra storia personale e ricordi La mia storia viaggia con me

Adolescenti migranti Migrare nell’adolescenza Il gruppo dei pari Migrare è un’esperienza faticosa e complessa per tutti; nel tempo in cui si allentano e diventano critici i rapporti con la famiglia e i legami con i pari assumono importanza fondamentale, allontanarsi dagli amici influisce sul benessere e sulla crescita personale e crea disagi difficilmente rimediabili. Il gruppo dei pari L’adolescente si chiede : - Chi sono io?, e si specchia spontaneamente nel gruppo di coetanei del Paese ospitante. Può sentirsi riflettere la risposta : - Nessuno!, nascosta spesso in atteggiamenti e comportamenti inconsapevoli. Chi è la mia gente? – Chi sono io, chi è la mia gente ?, - Un problema!, gli rispondono i mass media, – Gente senza storia e senza diritti, afferma senza parole la società prossimale e, forse non troppo raramente, : - Un delinquente.., una poco di buono. Profezie autoavverantesi Il rischio, per il ragazzo/ la ragazza e per la società che li accoglie è quello di una vera e propria profezia autoavverantesi.

Raccontarsi per riconoscersi Riconoscere e far conoscere il proprio “lutto” Raccontare per ri-conoscere Scrivere di sé e del proprio mondo

Andarsene Caro Richard, quando ero nelle Filippine non volevo venire in Italia perché volevo stare con la mia nonna. Non volevo lasciare la mia nonna da sola. Poi mia madre ha detto che dovevo venire con loro. Prima di partire non mi sentivo bene perché mi girava la testa. Non volevo mangiare durante il viaggio perché mi sentivo male. Ho bevuto solo due bottiglie d’acqua, poi mi sono addormentato fino che sono arrivato qua in Italia. I miei cugini sono venuti per prendermi in aeroporto. Prima di andare a casa nostra abbiamo mangiato al ristorante con i miei cugini. Ciao A.

Raccontare come? L’analogico: immagini suoni …anche you tube Il digitale: prima la lingua madre poi la lingua seconda

Filastrocca degli scolari - Ucraina Ми пісалі ми пісалі Наши рученькі усталі Ми немношка аддахнъом І апятъ пісатъ начнъом Noi abbiamo scritto Le nostre mani sono stanche Noi ci rilassiamo un po’ E di nuovo cominciamo a scrivere. A.  

Compiere una rivoluzione La madre lingua nutre i nostri pensieri Pensare in un’altra lingua è ri-pensare il mondo Una rete (duttile e affidabile) per accompagnare

Lingua madre “Lingua madre è la lingua di mia madre” David Maria Turoldo Una lingua rappresenta un universo di significato: logica, filosofia, teologia. Cambiare lingua è cambiare il pensiero sul mondo.

Pensare in un’altra lingua …Ma com’è che “finalità” è diventata “obiettivo” ? Oggi parliamo di obiettivi dell’insegnamento e dell’educazione, mentre alcuni anni fa si parlava piuttosto di finalità. In questo cambiamento lessicale possiamo riconoscere un’influenza dei modelli anglosassoni e del linguaggio militare, e forse anche un mutamento nel modo di pensare la scuola. Giova sperare che l’obiettivo non debba …essere distrutto.

Sentirsi in viaggio Vivere il momento attuale come la tappa di un’avventura: la vita

Tecniche di autobiografia basica in lingua madre: diario filastrocche e contine ninne-nanne in lingua seconda: prima nominare, dire, giocare, poi scrivere; scrivere cose importanti con strumenti minimi: aggettivi per definire sé e i propri cari i tempi “autobiografici” dell’Indicativo

Presente, il tempo del riconoscersi e farsi riconoscere Io mi chiamo S., ho 14 anni, la mia statura è 1,77; io sono allegro, mi piace giocare a baseball o baskeball, mi piace tutta la musica, ma non mi piace il rock; mi piace cantare, mi piace andare in giro con i miei amici, mi piace ballare il merengue, il regueton, la bachata, la salsa. Mi piace il cioccolato, andare in bicicletta, andare al mare; mi piace andare in un altro paese. I miei occhi sono marroni e ho i capelli ricci.

Al presente si può raccontare un dolore La mia famiglia è composta da mio padre, mia madre, mio fratello e me. Mio padre ha 53 anni, non è molto alto e ha un carattere un po’ forte; di solito non parla molto, ma quando lo fa sono cose buone; qui in Italia fa l’operaio ma in Equador faceva l’insegnante all’università. Mia madre ha 45 anni è un po’ bassa e è molto gentile, fa la casalinga, cioè rimane a casa quando noi andiamo via, le piace molto cucinare e è molto brava facendolo. Qui in Italia c’é anche mio fratello: si chiama M. e ha 30 anni, fa l’operaio ma in Equador lui faceva la parte informatica in una ditta.. In Equador ancora rimangono mia sorella e un altro fratello. Mia sorella è della mia altezza, ha un carattere tranquillo e tutti dicono che è molto aperta cioè le piace sentire quando gli altri parlano. Mio fratello fa il dottore, si chiama L. come mio padre, ma abita in un'altra città un po’ lontano da mia sorella.; è sposato e ha un figlio, anche mio nipote si chiama L., ha 3 anni e è un bambino molto felice. L.

Passato Prossimo storia minima Con le coordinate “presente” e “passato prossimo” è già possibile dare minime dimensioni temporali alle storie …

Passato prossimo: la mia storia assume dimensioni IL VIAGGIO CHE HO FATTO PER VENIRE IN ITALIA .      Io sono arrivata in Italia sei mesi fa. Io sono arrivata in aereo con mia sorella K. Sono partita da Colombo. Il viaggio è durato 14 ore. Ho visto le montagne dell’Himalaja con la neve. Il primo step del volo è arrivato in Katar, il secondo è arrivato a Roma, il terzo a Milano. Sono arrivata a Milano in Luglio. Io sono nella scuola superiore I.T.I.S. Mattei da quattro mesi. K.

Imperfetto: il tempo dei racconti Stimolare il racconto mettere in situazione proporre immagini raccontare episodi leggere episodi Stimolare la scrittura creare titoli “di situazione” mettere per iscritto le storie raccontate

Futuro: Il tempo dei progetti e delle speranze La Maga: giocare a immaginare il futuro Il sogno ad occhi aperti: immaginare il proprio futuro lontano Il progetto: preparare il proprio futuro prossimo Contestualizzare la propria storia tra passato e futuro

Raccontarsi nella nuova realtà “La mia nuova scuola in Italia”  Nei primi tempi in questa scuola non mi trovavo proprio, ma, con il tempo, le cose sono migliorate. Infatti all’inizio la scuola mi sembrava grande, brutta e vuota. I professori erano tutti duri. I miei compagni si comportavano male con me, perché sono straniera:dicevano che gli stranieri devono stare nel loro paese, non devono venire in Italia. Dicevano anche che odiano gli stranieri perché prendono i posti di lavoro che sono destinati a loro. Con me non parlavano, parlavano soltanto tra loro. Erano e sono ancora invidiosi quando prendo i voti più alti di loro. Nel laboratorio nessuno voleva stare con me, perché sono straniera. Se gli chiedevo qualcosa neanche mi sentivano, quindi non posso dire che mi rispondevano. Mi hanno trattata male, ma io sono una persona che perdona facile, e che non prova rancore per nessuno. Infatti ora ha dimenticato tutto. Adesso hanno cominciato a comportarsi bene: parlano con me, stanno in laboratorio con me, vengono in giro con me, mi confessano i loro segreti, siamo diventati proprio amici. Ora posso dire che quasi mi considerano una di loro. Non mi sento così bene come in Romania, perché mi mancano gli amici, ma posso dire che mi trovo bene con loro, e non voglio ricordarmi del passato, che è stato così brutto per me. Tra la scuola italiana e quella rumena esistono differenze, ma non così grandi come si pensa. I voti in Romania sono uguali a questi della scuola italiana, soltanto che i professori sono più indulgenti e ti danno i voti più alti. Nella scuola rumena il voto “5” si mette come voto positivo. Con le assenze è molto differente. In Romania quando manchi non devono giustificare i tuoi genitori, ma devi prendere la giustifica dal medico, o devi dire prima che in quel giorno mancherai. I genitori possono chiamare anche i tuoi professori per motivare le assenze. Te ne puoi anche andare dalla lezione un’ora oppure due ed entrare in ritardo. La scuola nel mio Paese è più divertente, almeno così mi sembra. In conclusione posso dire che è bello anche qui e tra qualche anno preferirò la scuola italiana.M

Una tecnica avanzata di autobiografia Rispettare le resistenze a raccontare di sé Riconoscere le difficoltà a contestualizzare positivamente le esperienze (complessità, disvalore) Immaginare un altro percorso per non negare di “esserci” Incoraggiare la “lettura” del vissuto come avventura della formazione della personalità “Ogni tempo, non è tutto il tempo”proverbio popolare italiano

Il “viaggio di formazione” I protagonisti dei viaggi di formazione nei racconti popolari nelle fiabe nei classici nei film con le loro storie possono aiutare i migranti a leggere il senso del loro faticoso percorso.

OMERO, IL VIAGGIO DI ODISSEO - LE SIRENE

Il viaggio archetipico di Odisseo Il viaggio di Odisseo contiene infiniti elementi di identificazione e “acculturazione”. Egli lascia la sua casa e gli affetti per motivi esterni sostiene infinite battaglie incontra mostri e lusinghe di ogni tipo continua ad avere nostalgia di casa torna a casa stremato, ma da vincitore riparte, questa volta consapevolmente, per l’avventura della conoscenza.

Identificazione positiva Le fiabe tradizionali, i miti, l’epica classica esprimono archetipi in cui uomini di tutti i tempi si sono riconosciuti. Il modello del viaggio di formazione può aiutare gli adolescenti migranti a riconoscere e raccontare per interposta persona le proprie “avventure formative”

Raccontare è sempre raccontarsi Raccontare, inventare o manipolare una storia permette di esprimere se stessi senza una eccessiva sovraesposizione. Raccontare significa rivedere, riordinare, ri-valutare gli avvenimenti. Raccontare ci permette di immaginare sbocchi positivi alle situazioni

Raccontarsi nelle favole …Capretta doveva andare nel bosco a prendere cibo per i suoi figliolini. Non era sicura che fossero abbastanza grandi per lasciarli da soli in casa, ma comunque doveva anche portare da mangiare ... C.C. C’era una volta un uomo che lavorava nel mare (era pescatore) e aveva una moglie. Abitavano a Bahia, in Brasile, ed erano molto felici. Loro due avevano un ristorante, che faceva le cose del mare che lui pescava, i frutti di mare, i pesci, ecc. D.C.

Raccontarsi nelle favole inventate C’era una volta, quando mio zio era ancora giovane, una fattoria, dove lui abitava con i miei nonni. Una volta lui stava ritornando dalla scuola, da solo, nella notte. La scuola era molto lontana, e lui doveva caminare mezz’ora, e dopo prendere un pullman. D.C.     - Ok, te li dico i 3 desideri, fammi pensare un attimo.. Ok, primo, voglio che tutti i bambini, tutti, non c’ hanno più fame, che loro possono crescere, con salute, e felici! Il secondo, voglio che tutte le famiglie povere, possono trovare un lavoro, e così, vivere felice, senza poverità.

Pensare il futuro Governare, non negare il cambiamento Riconoscere per essere riconosciuti Pensare, immaginare, sperimentare.

I miei prossimi 10 anni In futuro io andrò all’università e studierò giornalismo per fare la giornalista di Economia Politica. Mi piacerebbe studiare lingue per fare i commenti per la tv e dare delle informazioni a quelli che non le sanno. Prima volevo studiare Informatica però, siccome vado male in Fisica e Matematica, penso che dovrei studiare di più, ma non so quale è il problema per cui vado tanto male in queste materie. Non sarà che la mia testa è ben chiusa? Io capisco l’italiano però poi faccio i compiti e sono quasi sempre in dubbio.Studierò moltissimo in questo quadrimestre, mi impegnerò di più per potere diventar quello che voglio io e i miei genitori:essere una brava professionista quando sarò grande. Mi piacerebbe fare la giornalista perché quando ero in Ecuador leggevo delle riviste di Economia politica del mio paese e ho capito che c’è il debito estero.Questo debito estero è un grave problema nel mio paese perché lo Stato deve pagare un debito agli Stati Uniti. Però non possiamo finire di pagare quel debito, perché ogni anno dobbiamo dare gli interessi che via via aumentano e così con la crisi economica non possiamo finire di pagare. Per questo prima io vorrei finire la scuola e poter andare all’università, poi mi piacerebbe imparare le lingue straniere per viaggiare molto e conoscere tante cose di questo mondo. K.H.R.