La sessualità del paziente psichiatrico: tra teoria e prassi quotidiana
Sessualità nei disturbi dell’umore Analizziamo velocemente la sessualità in rapporto con le singole sfere di patologia per poi passare a ciò che noi operatori affrontiamo e come lo dovremmo affrontare quotidianamente: Sessualità nei disturbi dell’umore
Sessualità nei disturbi d’ansia L’insuccesso prestazionale causa ulteriore ansia, angoscia,paura generando così circoli viziosi che possono portare spesso alla scomparsa dell’eccitamento sessuale, con una riduzione dei tentativi e forte ansia sul desiderio.
Sessualità nei disturbi dell’alimentazione
Sessualità nella demenza
Conclusioni Il paziente con problemi psichici, che si presenta all’osservazione per un disturbo sessuale è generalmente un pz complesso: la relazione tra le due tipologie di disturbi necessita di essere affrontata e studiata sotto il profilo biologico, psicologico e relazionale. Il trattamento conseguente deve essere articolato in un’ottica unitaria che tenga presente ogni aspetto della persona
Trattamento Conoscenza del proprio corpo Educazione sessuale Conoscenza del proprio corpo Conoscenza del proprio apparato sessuale e riproduttivo Consapevolezza di cosa il nostro corpo ci chiede Conoscenza e acquisizione dei metodi di protezione dalle malattie sessualmente trasmissibili e dalle gravidanze indesiderate Trattamento sessuale Approccio sesso-corporeo. Terapia mansionale breve o comunque della durata necessaria all’acquisizione della conoscenza suddetta(esplorazione corporea, autostimolazione, masturbazione, ecc) Trattamento con tecniche di rilassamento. Focalizzazione dei punti critici del corpo legati alla propria sessualità. Strategie relazionali per affrontare il rifiuto dell’altro o il sapere dire “no”, esercizi diretti a sviluppare dall’altro lato la capacità di affermazione e comunicazione necessarie a raggiungere gli obiettivi che una relazione richiede. Psicoterapia Può essere, a seconda della patologia del pz, di tipo psicodinamico breve o comportamentale. Si incentra sull’aiutare i pz a superare i blocchi psicologici per dare inizio,rendere stabili e mantenere rapporti intimi e possibilmente di lunga durata con eventuali partner. Riformulazione cognitiva del percorso che stanno affrontando.
Osservazioni Tali trattamenti avvengono per lo più in contemporanea, non c’è un ordine cronologico ma bensì spazi di tempo nei quali stare più concentrati nell’affrontare i problemi a seconda dell’evoluzione del trattamento Per quello che mi riguarda come Educatore Professionale esperto in educazione sessuale, il mio approccio nel trattamento di questo tipo di pz così come per tutti coloro che hanno problemi in ambito sessuale, è quello sesso-corporeo (R.Todella), fermo restando che l’operatore con qualsiasi approccio decida di intervenire, deve avere ben chiare le proprie convinzioni sessuali e deve essere in grado di impedire a se stesso che queste interferiscano nel trattamento.
Paziente con patologia psichica Storia familiare,(stile di vita, malattie, interventi, Traumi farmaci) Sessuologia e psichica + Valutazione andrologica o ginecologica dosaggi ormonali, microbiologica, Indagini strumentali Intervista Nessun interesse a risolvere Il disturbo sessuale interesse a risolvere Il disturbo sessuale Rivalutazione a distanza di tempo (miglioramento del quadro clinico Psichico e/o Sessuale, shift PsF Trattamento della patologia psichica, trattamento dei fattori organici di base correzione dello stile di vita e/o di coppia Paziente in trattamento con Psicofarmaci –PsF- Paziente non in trattamento con Psicofarmaci Consuelling sessuologico Consuelling sessuologico Psicoterapia Trattamento del disturbo sessuale di base Mantenimento Stessi PsF + PDE5 Inibitori e/o ormonali Schitf Altri Psf
Caso 1 L. è un ragazzo di 23 anni in carico ai Servizi Sociali, UFSMIA prima e UFSMA oggi, da sempre. Nasce da una famiglia di contadini, molto chiusa, in attesa dell’erede che possa portare avanti il lavoro nei campi, con gli animali da allevamento ecc. Invece nasce L. gracile mostro naturae, affetto dalla sindrome di Poland. L. anoressico dalla nascita è vissuto dalla madre in modo ambivalente: da un lato il mostro naturae con il quale evitare il più possibile ogni contatto fisico ma anche emotivo e dall’altro L. è il piccolo mai cresciuto, per il quale continuare a frullare i pasti e preparare pappe, spostando infine il problema dall’anoressia evidente a un problema odontoiatrico ecc. in un circolo vizioso in cui tutta la famiglia è prigioniera. L. frequenta il Centro Diurno per un’attività sportiva e partecipa ai soggiorni ad essa correlati. L. continuamente mette in atto atteggiamenti seduttivi verso maschi con i quali stringe i rapporti più “maschili” di amicizia cameratesca ed in particolare con uno di questi. A. ha 45 anni, schizofrenico con un passato di vita rocambolesco e avventuroso e nutre verso L. sentimenti di tipo paterno. Tuttavia quando L. si siede in braccio a lui e fa la “femminuccia” A. lo lascia fare anzi fa si che il gioco continui. Tutto ciò accade regolarmente in pubblico. Decidiamo di intervenire per capire meglio. Tra le molte cose sconosciute a L. del proprio corpo la più evidente risulta essere la risposta anche individuale a quella pulsione che lui definisce nel suo linguaggio povero “pizzicorino”. Che si fa a questo punto? Come si interviene? O come si dovrebbe intervenire?