IL RAPPORTO BANCA IMPRESA: I PRINCIPALI CONTRATTI BANCARI

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IL RAPPORTO BANCA IMPRESA: I PRINCIPALI CONTRATTI BANCARI GESTIONE FINANZIARIA DELLE IMPRESE IL RAPPORTO BANCA IMPRESA: I PRINCIPALI CONTRATTI BANCARI Lezione 2 1

La Banca 2 L’impresa bancaria svolge istituzionalmente ed in modo congiunto un’attività di raccolta di risparmio tra il pubblico e un’attività di concessione del credito. A partire dal 1994, inoltre, con l’entrata in vigore del nuovo Testo Unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, e successivamente con il Decreto Eurosim (1996) ed in ultimo con il Testo Unico in materia di intermediazione finanziaria (1998), è stata riconosciuta alla banca una operatività quasi a tutto campo.

L’attività bancaria 3 La banca è abilitata a svolgere le seguenti tipologie di attività: ATTIVITÀ CREDITIZIA BANCARIA (raccolta risparmio / erogazione credito) ATTIVITÀ FINANZIARIA NON BANCARIA (leasing / factoring) ATTIVITÀ DI GESTIONE DEL RISPARMIO ATTIVITÀ DI INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA

L’evoluzione del sistema bancario 4 Nel processo di intermediazione del risparmio la figura principale è rappresentata dalle Banche Svolge le funzioni associate a depositi, investimenti, prestiti e servizi finanziari in genere nei confronti della propria clientela. Banca Commerciale Svolge prevalentemente attività di intermediazione nel collocamento dei titoli tra gli emittenti e gli investitori. La banca di investimento può, inoltre, sottoscrivere essa stessa i titoli, collocandoli e trattandoli sul mercato. Svolge, inoltre, attività di consulenza finanziaria verso i propri clienti. Banca di investimento

Disciplina ante Testo Unico Bancario (Legge del 1936) La normativa 5 Disciplina ante Testo Unico Bancario (Legge del 1936) le banche non possono effettuare operazioni attive di medio e lungo periodo; distinzione tra Istituto di Credito Ordinario e Istituto di Credito Speciale; disciplina per gli Investimenti in rapporto alla liquidità; preventiva autorizzazione per determinate forme d’impiego; le banche che vogliono acquisire partecipazioni nelle imprese devono essere autorizzate dalla Banca d’Italia.

La normativa (continua) 6 Il Testo Unico Bancario Emanato con d.lgs. 1° Settembre 1993, n°385, è stato concepito come “Legge di Principi e di Allocazione di Poteri”. Art. 1: 1. La raccolta di risparmio tra il pubblico e l'esercizio del credito costituiscono l'attività bancaria. Essa ha carattere d'impresa. 2. L'esercizio dell'attività bancaria è riservato alle banche. 3. Le banche esercitano ogni altra attività finanziaria connessa o strumentali. Art. 4: 2. La raccolta del risparmio tra il pubblico è vietata ai soggetti diversi dalle banche. Art. 12: 1. Le banche possono emettere obbligazioni, anche convertibili, nominative o al portatore. Art. 13: 1. La Banca d'Italia iscrive in un apposito albo le banche autorizzate.

La normativa (continua) 7 Il T.U. permette agli Istituti di Credito di scegliere tra Banca Universale e Gruppo Bancario Banca Universale Gruppo Bancario Svolge in maniera diretta tutte le attività La Capogruppo affida le attività alle controllate Non ci sono ridondanze di costi Costi elevati per marketing, personale, I.T. Unicità del comando Difficoltà nella gestione delle unità Necessita di maggiori competenze Elevata competenza per ogni attività

Le privatizzazioni Il Processo di Privatizzazione 8 Il Processo di Privatizzazione Ha portato il mercato bancario verso assetti più efficienti e adeguati al confronto competitivo. (Nell’ultimo ventennio la quota di attivo gestito da banche pubbliche è passata dal 70% all’8%). Il processo di privatizzazione è stato scandito da due passaggi fondamentali: Assunzione della forma societaria da parte delle banche pubbliche Collocamento del Capitale presso i risparmiatori Gli obiettivi: oltre la competizione… Ridurre il debito pubblico. Favorire gli ideali di libero mercato. Eliminare le inefficienze della gestione statale.

Il fenomeno della concentrazione 9 Negli anni ’90 inizia il processo di aggregazione e privatizzazione delle banche Iri che ha condotto alla formazione di grandi gruppi nazionali (privatizzazione del Credito Italiano e della Banca Commerciale Italiana). Negli ultimi dieci anni sono state realizzate oltre 300 operazioni di concentrazione, che hanno portato il sistema bancario italiano a configurarsi come il secondo – dopo la Francia – tra i principali sistemi bancari europei più concentrati. ALCUNE OPERAZIONI: Inizio 2007: integrazione San Paolo IMI – Banca Intesa. Fine 2007: Banca di Roma acquisisce Unicredit. Inizio 2008: MPS acquisisce Antonveneta e l’integrazione tra i gruppi Banco Popolare di Verona e Novara e Banca Popolare Italiana comporta la riorganizzazione della rete territoriale. Inizio 2009: Banca Popolare dell’Emilia Romagna acquisisce Meliorbanca.

Effetti della Crisi sul Sistema Bancario 10 Estate 2007 inizio della crisi: una forte turbolenza dei mercati finanziari Americani viene trasmessa al mercato Europeo, dove molti intermediari detenevano in portafoglio titoli connessi al mercato dei subprime statunitensi. L’incremento dei tassi di interesse sul dollaro e la forte diminuzione del prezzo delle case hanno fatto aumentare le insolvenze dei prenditori più deboli, non più in grado di far fronte a rate crescenti sui mutui. Le insolvenze nel segmento subprime si sono diffuse ad altri comparti dei mutui. Il contagio si è trasmesso soprattutto attraverso la caduta dei prezzi dei Prodotti Strutturati aventi come sottostante i mutui subprime. I rating di questi prodotti sono crollati e gli investitori con un indebitamento elevato hanno dovuto fronteggiare crescenti richieste di copertura. La crisi di fiducia si è estesa all’insieme della finanza strutturata. Il deprezzamento dei prodotti strutturati, insieme con l’incertezza sulle effettive esposizioni delle banche, ha sollevato dubbi sulla solidità degli intermediari. Il risultato è un aumento del costo di funding delle banche, con riflesso sugli spread credit default swap.

Il bisogno di ricapitalizzazione delle banche 11 Le 10 banche europee con maggior bisogno di capitale (in mld di Euro) Santander: 15,3 Unicredit :7,97 BBVA 6,33 Dexia 6,30 Commerzbank 5,31 Bpce 3,7 Monte Paschi 3,27 Deutsche Bank 3,24 Banco Popolare 2,73 Banco Popular Espanol 2,58 Secondo uno studio dell’EBA (European Banking Authority) pubblicato a fine 2011, le banche italiane hanno bisogno di una ricapitalizzazione pari a 15,4 miliardi di Euro. Alle banche europee nel loro complesso servirebbero, invece, 114,7 miliardi di Euro di nuovo capitale. In particolare, agli istituti di credito della Germania occorrerebbero 13,1 mld, a quelli francesi 7,3 mld e a quelli spagnoli 26,2 mld. Fonte: EBA

Implicazioni per le imprese 12 Minore disponibilità di credito (Credit crunch) Maggior costo del credito Effetti più gravi per mutuatari deboli In Italia le banche sono meglio patrimonializzate Importante la posizione sull’interbancario della banca di riferimento

Il sistema bancario italiano 13 DATI DI STRUTTURA (consistenze al 31.12.2010 VS 31.12.2009) 2010 2009 Banche 760 788 Gruppi bancari 76 75 Banche S.p.A 233 247 Banche popolari 37 38 BCC 415 421 Quota di attività dei primi 5 gruppi 51,8% 52,5% Fonte: Relazione Annuale Banca d’Italia, 2010 Alla fine del 2010 risultano quotate in borsa 24 banche (una in meno rispetto al 2009) su un totale di 291 imprese quotate in Italia.

Il sistema bancario italiano 14 EVOLUZIONE DEL GRADO DI CONCENTRAZIONE 51,8% La prima categoria è composta da 2 gruppi di grande dimensione (Unicredit e Intesa San Paolo) cui fa capo 32,9% delle attività totali del sistema. Nella seconda categoria (gruppi medio-grandi) rientrano 3 gruppi (MPS, Banco Popolare e Unione di Banche Italiane) con operatività prevalentemente nazionale e una quota dell’attivo pari al 18,9%. La terza categoria è composta da 58 gruppi e banche individuali di dimensioni medio-piccole, cui fa capo il 36,9% del totale attivo. La quarta classe include 571 piccoli intermediari con operatività prevalentemente locale. Fonte: Relazione Annuale Banca d’Italia, 2010

Il sistema bancario italiano 15 IL CONTESTO FINANZIARIO GENERALE L’inasprimento nell’erogazione del credito varia a seconda dell’area geografica di appartenenza, dell’attività economica svolta e delle dimensioni. Fonte: Bollettino Ufficiale Banca d’Italia 2011-2012

Il sistema bancario italiano 16 IL CONTESTO FINANZIARIO GENERALE I prestiti bancari alle imprese hanno continuato a mostrare tassi di crescita attorno al 3% (sui dodici mesi) per tutto il 2011. La crescita per le imprese di piccola dimensione, tuttavia, si è sostanzialmente azzerata (0,4%). Fonte: Bollettino Ufficiale Banca d’Italia 2011-2012

Il sistema bancario italiano 17 IL CONTESTO FINANZIARIO GENERALE A livello specifico, nella seconda parte del 2011 il credit cruch ha colpito una regione su due. Le realtà più colpite sono quelle dove sono maggiormente presenti piccole e micro imprese. Prestiti erogati alla imprese Dati mensili; variazioni % sui 12 mesi Nella seconda parte del 2011, quando lo spread ha cominciato a salire vertiginosamente, le realtà produttive più colpite dalla stretta creditizia sono state quelle ubicate in Calabria (-1,8%), in Molise ed in Friuli Venezia Giulia (-1,3%), in Piemonte (-0,8%) ed in Umbria (-0,7%). La macroarea più penalizzata è stata il Nordest: assieme al Friuli Venezia Giulia (-1,3%), anche il Veneto ha registrato una flessione dei prestiti alle imprese pari al -0,2%. Sono queste le principali realtà territoriali che sono state interessate dal credit crunch: fenomeno che si e' verificato in 9 Regioni su 20, colpendo le imprese, soprattutto nella seconda parte del 2011. Questo è quanto emerge dall'analisi condotta dalla Cgia di Mestre su dati della Banca d'Italia. Valle d'Aosta (+5,4%), Liguria (+3,8%) e Lazio (+2,8%), invece, sono stati i territori dove l'erogazione del credito ha subito gli incrementi maggiori, a dimostrazione che il quadro generale non e' stato tutto negativo. Nell'ultimo mese dell'anno l'erogazione del credito a livello nazionale ha subito una contrazione del 2,2%. Fonte: Banca d’Italia, Ufficio Studi CGIA di Mestre

Il sistema bancario italiano 18 CRITERI PER LA CONCESSIONE DEL CREDITO ALLE PMI La maggior parte delle Banche intervistate ha dichiarato di erogare il credito alle PMI principalmente sulla base di: RATING (criterio oggettivo); CONOSCENZA DELL’IMPRENDITORE (criterio soggettivo). Le garanzie rappresentano ancora un fattore importante. Fonte: Osservatorio sulla crisi finanziaria LUISS

Basilea 3 19 Insieme di nuove regole relative alla vigilanza bancaria, pubblicato in risposta alla crisi finanziaria post fallimento Lehman Brothers. PRINCIPALI NOVITà INTRODOTTE incremento e miglioramento della qualità del capitale detenuto dalle banche attraverso l’incremento dei ratios minimi di vigilanza in modo da migliorarne la qualità; ( scorte di sicurezza = credit crunch) introduzione di buffer di capitale anticiclici, per evitare che le banche incrementino in maniera eccessiva la propria posizione di rischio in fasi espansive del ciclo economico; introduzione di requisiti di capitale aggiuntivi per il rischio di controparte relativamente all’attività fuori bilancio delle banche (derivati, garanzie ed impegni); introduzione del leverage ratio (rapporto tra capitale e totale attivo non ponderato per il rischio); introduzione di misure di monitoraggio del rischio di liquidità a breve termine (liquidity coverage ratio).

Basilea 3 POSSIBILI IMPATTI SUL BUSINESS MODEL DELLE BANCHE 20 POSSIBILI IMPATTI SUL BUSINESS MODEL DELLE BANCHE Migliore copertura dei rischi Migliore misurazione dei rischi già coperti da Basilea 2 Aumento del livello e della qualità del capitale detenuto dalle banche a fronte dei rischi a cui sono esposte Ottimizzazione della gestione del trade-off tra rischio e rendimento nel business bancario I REGULATOR EUROPEI Il Parlamento Europeo ha approvato ufficialmente la revisione dell’architettura della supervisione finanziaria europea attraverso l’istituzione di 4 autorità di vigilanza europee: EBA, autorità di vigilanza sulle banche; ESMA, autorità di vigilanza sui mercati finanziari, EIOPA, autorità di vigilanza sulle assicurazioni e le pensioni, CERS, comitato per i rischi sistemici

Basilea 3 LE BANCHE SISTEMICHE (o SISTEMATICAMENTE RILEVANTI) 21 LE BANCHE SISTEMICHE (o SISTEMATICAMENTE RILEVANTI) Sono individuate come banche troppo grandi (o troppo interconnesse, importanti…) per fallire, in relazione al loro ruolo fondamentale per l’equilibrio del sistema economico-finanziario in cui operano. La vigilanza su questi operatori prevederà, quindi, misure addizionali rispetto a quelle incluse in Basilea 3, in modo da prevenire in futuro l’intervento dei governi e l’utilizzo di denaro pubblico per il loro salvataggio Tra le misure proposte: requisiti addizionali di capitale e liquidità conversione di parte del debito in capitale piani specifici per la gestione di situazioni di crisi

Il sistema bancario italiano 22 LIMITI DI INVESTIMENTO Le nuove disposizioni di vigilanza sulle partecipazioni detenibili da banche e gruppi bancari impongono, da fine marzo 2010, i seguenti limiti prudenziali: - Limite di “concentrazione”: 15% del patrimonio di vigilanza; - Limite “complessivo”: 60% del patrimonio di vigilanza. In caso di superamento dei valori soglia, fino a quando le partecipazioni detenute non siano ricondotte nei limiti, un ammontare pari all’eccedenza deve essere dedotto per il 50% dal patrimonio di base e per il 50% dal patrimonio supplementare.

La centralità dell’equilibrio finanziario 23 La centralità dell’equilibrio finanziario PRIMO FATTORE STRATEGICO: di stabilità; di sviluppo. SECONDO FATTORE STRATEGICO: statico; dinamico. RAPPORTO CAPITALE PROPRIO/CAPITALE DI DEBITO: costo finanziario; vincoli decisionali; forza contrattuale; rischio da indebitamento. 23

Una premessa: la centralità dell’equilibrio finanziario 24 INCIDENZA SU SCELTE INERENTI: le dimensioni aziendali; la formula produttiva commerciale. CONDIZIONI: grado di patrimonializzazione; rapporto temporale fabbisogno/fonti; gestione attività; politiche fiscali e di dividendo; riserva di liquidità. 24

Gli strumenti finanziari a disposizione di un’impresa 25 Gli strumenti finanziari a disposizione di un’impresa 25

I crediti bancari TERMINE BREVE TERMINE M/L Sconto effetti 26 I crediti bancari TERMINE Apertura di credito in c/c Sconto effetti Accredito effetti salvo buon fine Anticipi import e export Anticipi su fatture e contratti Stand by Evergreen Finanziamenti a medio e lungo termine Garanzie a fronte di impegni BREVE TERMINE M/L 26

Apertura di credito bancario 27 Apertura di credito bancario Contratto che mette a disposizione dell’impresa un credito (fido) utilizzabile in funzione delle proprie esigenze, a fronte dell’impegno a ripristinare l’originaria disponibilità per mezzo di rimborsi parziali o totali e del pagamento dei relativi interessi maturati. CARATTERISTICHE: Flessibilità per fabbisogno di breve periodo Entità del finanziamento variabile in funzione di:  fabbisogno finanziario dell’impresa  grado di affidabilità dimostrato  eventuale prestazione di garanzie accessorie 27

Apertura di credito in c/c di corrispondenza 28 Apertura di credito in c/c di corrispondenza È lo strumento tecnico che consente la confluenza di tutte le operazioni per cassa. VANTAGGI PER L’IMPRESA: elasticità nell’utilizzo del credito in relazione ai fabbisogni; remunerazioni su posizioni attive. VANTAGGI PER LA BANCA: economici (remunerazione da tassi, commissioni e valute); operativi (attivazione sistema di incassi e pagamenti); conoscitivi dell’attività e dell’andamento del cliente. 28

29 Sconto effetti Contratto con cui la banca (scontante) anticipa all’impresa (scontatario) l’importo di effetti cambiari non scaduti, previa deduzione dell’interesse e mediante la cessione salvo buon fine degli effetti stessi. CARATTERISTICHE: Finalità finanziarie e commerciali Scadenza massima 4 mesi (derogabile fino a 12) Modalità di funzionamento:  individuazione del “castelletto di sconto”  analisi dei titoli presentati  valutazione della bancabilità dei titoli  negoziazione del tasso di sconto 29

Accredito salvo buon fine 30 Accredito salvo buon fine Contratto con cui la banca mette a disposizione dell’impresa, tramite affidamento su c/c, l’intero ammontare degli effetti in scadenza, con rientro al pagamento degli stessi e con addebito di interessi posticipati e degli eventuali “insoluti”. CARATTERISTICHE: Finalità finanziarie e di servizio all’impresa Durata in funzione della scadenza dei crediti Titoli non “bancabili” Costi: tasso di interesse (variabile in funzione della rischiosità e dell’utilizzo delle somme messe a disposizione) 30

Anticipi import e export 31 Anticipi import e export Si tratta di un contratto con cui la banca anticipa al cliente (con disponibilità in c/c tramite conto separato) la somma (in Euro o in divisa) rappresentante il corrispettivo della merce da importare o da esportare. La scadenza di rientro è prefissata. Diffusa è la pratica del pre-finanziamento all’esportazione. 31

Anticipi su fatture e contratti 32 Anticipi su fatture e contratti Si tratta di un finanziamento a fronte di crediti non cambiari, ma documentati da fatture formalmente regolari o contratti contenenti impegni definitivi e circostanziati, reso disponibile in c/c normalmente tramite un conto separato. Cessione del credito formale o informale. Formula anticipazione su crediti “maturati e maturandi”. 32

33 Stand by È un’operazione di finanziamento in cui più banche (un pool, capeggiato da una capofila) concedono all’impresa una linea di credito avente un importo e una scadenza prefissati. L’utilizzo avviene discrezionalmente dietro preavviso, in più soluzioni e per un importo superiore o uguale al minimo stabilito. CARATTERISTICHE: Importo prefissato e termine prefissato (di norma 18 mesi) Facoltà di utilizzo totale o parziale in una o più tranches con preavviso (10-15 giorni) 33

Stand by CARATTERISTICHE: 34 Stand by CARATTERISTICHE: Tasso predeterminato fisso o variabile e commissione di mancato utilizzo. Facoltà dell’azienda di recedere con adeguato preavviso 60-90 giorni). Facoltà della banca di recedere solo in caso di gravi situazioni (contrattualmente previste). 34

35 Evergreen È un’operazione di finanziamento in pool in cui viene messa a disposizione di una impresa una linea di credito utilizzabile più volte, anche parzialmente, fino al momento della comunicazione della “revoca”. CARATTERISTICHE: Modalità di funzionamento:  utilizzi della linea di credito (preavviso scritto indicante la somma, che non può essere inferiore ad un minimo prestabilito, e periodo di utilizzo, da 1 a 3 mesi);  rimborsi;  facoltà di non utilizzo. 35

Evergreen Modalità di funzionamento (2): 36 Evergreen Modalità di funzionamento (2):  revoca da parte del pool (preavviso di norma di 15 mesi);  facoltà di recesso per l’impresa;  estinzione della linea di credito;  variabilità della linea di credito (può essere rinegoziato ogni 3 mesi). DURATA: È intermedia poiché soggetto a revoca; la durata minima corrisponde a quella prevista per l’esercizio della facoltà di revoca da parte del pool (circa 15 mesi). 36

Operazioni su rischi di tassi e cambi 37 Operazioni su rischi di tassi e cambi Strumenti che le imprese devono utilizzare per limitare i rischi e non per fini “speculativi”. Si realizzano o con scambi di flussi o con liquidazione di saldi. Tipica è l’operazione di copertura a termine mediante la quale l’importatore con pagamento in valuta differito compera valuta a termine secondo l’attuale valore di mercato. Negli swap, si scambiano invece ideali flussi monetari con diversa valuta o tasso, stabilendo a priori i differenziali di cambio o di tasso. 37

Servizi per contenimento rischi tassi e cambi 38 Servizi per contenimento rischi tassi e cambi Currency swap Interest rate swap Financial future Option Contratti derivati 38

Credito a medio e lungo termine 39 Credito a medio e lungo termine FINALITA’: anticipare flussi futuri di autofinanziamento per consentire la tempestiva realizzazione di investimenti duraturi, mantenendo in equilibrio la finanza aziendale; correggere ex post posizioni di eccesso di indebitamento a breve. OPPORTUNITA’: confronto sui programmi industriali; verifica dei piani finanziari; individuazione degli strumenti bancari più idonei. 39

Credito a medio e lungo termine 40 Credito a medio e lungo termine OGGETTO: investimenti fissi e in scorte “permanenti”, in brevetti e know how, in ricerca e allestimento di prototipi, in partecipazioni aziendali; smobilizzo di crediti a scadenza prolungata e consolidamento di debiti a breve. PROCEDURA (per l’azienda): predisposizione domanda di finanziamento (elementi anagrafici aziendali; importo e durata richiesti; compagine societaria, amministrativa e di controllo; oggetto e finalità del finanziamento; garanzie offerte). 40

Credito a medio e lungo termine 41 Credito a medio e lungo termine PROCEDURA (per l’azienda): eventuali sopralluoghi con perizie tecniche e/o amministrative e/o immobiliari; concordanza sulle condizioni di finanziamento; decisione, per la banca, da parte della persona o dell’organo competenti; stipula del contratto per atto pubblico notarile (in presenza di garanzie reali) o scrittura privata; erogazione sulla base della verifica dell’adempimento di tutte le clausole contrattuali. 41

Credito a medio e lungo termine 42 Credito a medio e lungo termine CONDIZIONI: importo, in genere rapportato all’oggetto del finanziamento e comunque dimensionato alla capacità di rimborso dell’impresa nonché alle eventuali garanzie; durata, da 18 mesi a 15 anni, a seconda delle necessità dell’impresa e delle sue possibilità di restituzione; periodo di pre-ammortamento (sospensione del rimborso capitale), di norma è di 2 o 3 anni, in relazione ai tempi di messa a reddito dei programmi di investimento aziendali; erogazione, totale o per tranches in relazione alla maturazione dei fabbisogni effettivi. 42

Credito a medio e lungo termine 43 Credito a medio e lungo termine CONDIZIONI: rimborso, sia in unica soluzione alla scadenza che a rate costanti per interessi a capitale, sia a rate crescenti o decrescenti; tasso di interesse, fisso o indicizzato, anche modificabile nel corso dell’ammortamento; valuta, tenuta presente la tipologia dei flussi monetari dell’impresa. 43

Credito a medio e lungo termine 44 Credito a medio e lungo termine CONDIZIONI: garanzie, reali o personali, commisurate alla rischiosità del finanziamento, progressivamente riducibili in funzione del rimborso del prestito; altre garanzie possono essere costituite da impegni “di fare” o “di dare”, oppure da covenances, ossia parametri economici patrimoniali e finanziari il cui mancato conseguimento può consentire al finanziatore la revoca del finanziamento. 44

Credito a medio e lungo termine 45 Credito a medio e lungo termine REVISIONI: le clausole di finanziamento a medio termine non sono normalmente modificabili nel corso dell’ammortamento dello stesso; tale rigidità vale per entrambe le parti; il mancato rispetto di clausole contrattuali da parte dell’impresa finanziata fa perdere a questa il cosiddetto “beneficio del termine”; l’impresa, in presenza di esigenze particolari, può peraltro chiederne la revisione, o in relazione a difficoltà di rimborso (dilazione in rate), o in presenza di fonti alternative di finanziamento (rimborso anticipato totale o parziale), o per la necessità di modificare tasso, garanzie o altro. 45

La valutazione aziendale nella concessione creditizia 46 A BREVE TERMINE A MEDIO/LUNGO TERMINE ELEMENTI COMUNI E DIVERGENTI

Valutazione dell’impresa 47 La conoscenza dei criteri e dei metodi valutativi della banca è utile all’impresa: per stimolare un processo di autoanalisi per predisporre gli elementi conoscitivi più adeguati.

La valutazione a breve termine 48 La valutazione a breve termine 1. ELEMENTI CONOSCITIVI “INTERNI” Rapporto diretto Centrale Rischi 2. DATI ESTERNI “OGGETTIVI” Procedure concorsuali/fallimentari Protesti, decreti ingiuntivi, pignoramenti Gravami “reali” 3. DATI AZIENDALI Assetto formale e funzionale Caratteristiche produttive e commerciali Andamento economico/patrimoniale/finanziario

Analisi di bilancio: metodo degli indici 49 INDICI DI LIQUIDITA’ Grado di liquidità = Crediti e disponibile primaria Passività a breve Grado di liquidità = Crediti e disponibile + rimanenze secondaria Passività a breve

Analisi di bilancio: metodo degli indici 50 Confronto di dati di sintesi omogenei di stato patrimoniale e di conto economico, relativi a più esercizi, consuntivi e preventivi. Ha l’obiettivo di individuare: incoerenze e straordinarietà struttura media tendenze principali politiche aziendali

Analisi di bilancio: metodo dei flussi 51 Consente di valutare la capacità dell’impresa di mantenere o conseguire l’equilibrio finanziario. Ad esempio: Fabbisogni Fonti Incremento circolante Reinvestimento utili Incremento investimenti Accantonamenti Rimborso mutui Accensione mutui Emissioni obbligazioni Incremento indebitamento bancario

La valutazione a medio-lungo termine 52 È rivolta a valutare le prospettive future. Si basa sull’individuazione dei valori aziendali che possono conservare validità nel tempio e contribuire all’equilibrato sviluppo dell’impresa tenendo conto del contesto in cui opera. 1. CARATTERISTICHE STRUTTURALI AZIENDALI Qualità imprenditoriale/manageriale Assetto organizzativo/funzionale Grado di patrimonializzazione 2. CAPACITà COMPETITIVA Quota di mercato Posizione rispetto determinanti costo produzione

La valutazione a medio-lungo termine 53 2. CAPACITà COMPETITIVA (continua) Posizioni rispetto variabili competitive Tipologia clientela 3. CARATTERISTICHE DI MERCATO Tasso di crescita della domanda Mercato potenziale Prodotti differenziati o meno Prodotti in via di sostituzione Pressioni concorrenziali Contenuti tecnologici di processo o prodotto Barriere all’entrata

La valutazione a medio-lungo termine 54 4. POLITICHE GESTIONALI Sviluppo Consolidamento o difesa Recupero capacità concorrenziali Disimpegno

Il rapporto impresa-banche: conflittualità 55 RAGIONI DELLE IMPRESE Costi elevati Garanzie eccessive Incertezza, staticità e inefficienza RAGIONI DELLE BANCHE Informazioni inadeguate Strategie e comportamenti carenti Capitalizzazione insufficiente CONSEGUENZE Frammentazione rapporti bancari Fidi multipli

Costo del denaro FATTORI Costo raccolta Costo intermediazione 56 FATTORI Costo raccolta Costo intermediazione RIMEDI DELLE BANCHE Riduzione costi operativi Selezione investimenti Razionalizzazioni organizzative Contenimento rischi - sviluppo servizi remunerativi RIMEDI DELLE IMPRESE Qualificazione informazioni Accrescimento capitalizzazione - selezione fonti

Inadeguatezza relazionale 57 Fattori: carenze di attitudine e disponibilità; insufficienti modalità e strumenti di comunicazione. Rimedi delle banche: miglioramento della conoscenza della controparte; cambiamento culturale; adeguamento comunicazione interna ed esterna; accrescimento servizi.

Inadeguatezza relazionale (continua) 58 Rimedi delle imprese: miglioramento conoscenza della controparte; consapevolezza delle proprie ragioni e dei propri doveri; approfondimento della conoscenza delle proprie esigenze e delle possibili relative soluzioni; arricchimento informativa esterna.

Gestione rapporti impresa-banche 59 1. CONOSCENZA FABBISOGNI, STRUMENTI E FONTI 2. SELEZIONE FONTI 3. INTERLOCUTORE PERSONALIZZATO 4. ATTEGGIAMENTO ATTIVO E COINVOLGENTE 5. CONTINUITA’ 6. CORRETTEZZA, TRASPARENZA E COMPLETEZZA INFORMATIVA 7. COLLEGAMENTO CREDITO-OPERATIVITA’ REALE 8. PROPENSIONE NON SPECULATIVA 9. TEMPESTIVITA’ NELLE EMERGENZE 10. SENSO DEL LIMITE CONTRATTUALE

Il ruolo delle banche nelle ristrutturazioni aziendali 60 Consolidamento debiti Abbuono interessi Rinuncia crediti capitale (ed eventuale loro trasformazione in capitale di rischio) Fornitura nuova finanza Combinazione operazioni M&A Partecipazione organi amministrativi e/o di controllo e scelta del management

Gli strumenti finanziari a disposizione di un’impresa 61 Gli strumenti finanziari a disposizione di un’impresa 61

Leasing 62 Fornitore Prezzo Bene Canoni + Riscatto Locatore Locatario “Operazioni di locazione di beni mobili ed immobili, acquistati o fatti costruire dal locatore su scelta ed indicazioni del conduttore, che se ne assume tutti i rischi, e con la facoltà di quest’ultimo di divenire proprietario dei beni locati al termine della locazione, dietro versamento di un prezzo prestabilito”. Sul piano economico, il contratto sembra più efficacemente definibile come finanziamento della disponibilità di un bene: mediante l’operazione di leasing una parte (locatore) si impegna ad acquistare e cedere in locazione un bene acquisito presso un fornitore ad un’altra parte (locatario), la quale,al termine del contratto, ha la facoltà (opzione) di acquistarlo ad un prezzo prefissato: Fornitore Prezzo Bene Canoni + Riscatto Locatore Locatario Operativo Finanziario

Leasing 63 Operativo Il locatario intende essenzialmente godere del bene locato senza necessariamente assumerne l’onere di manutenzione o di conduzione amministrativa ed il rischio di obsolescenza. l’oggetto della locazione è un bene standardizzato in grado di dare un contributo positivo al reddito del locatario ripetutamente nel tempo; la durata contrattuale dell’operazione è inferiore alla vita economica del bene, il quale può pertanto essere nuovamente locato; la titolarità giuridica del bene, i costi installazione e manutenzione e gli altri rischi ed oneri rimangono in ogni tempo a carico della società locatrice; il prezzo di riscatto è in linea con quello di mercato del bene al momento dell’opzione concessa al locatario; in genere il riscatto del bene è poco frequente: il locatario tende a chiedere il rinnovo del contratto o a restituire il bene.

Leasing 64 Finanziario Il locatario si propone in via prioritaria di finanziare la disponibilità di un bene strumentale all’esercizio della propria attività. il bene è strumentale all’attività del locatario; spesso è dotato di elevato contenuto tecnologico e, quando non è disponibile sul mercato, viene costruito su specifico progetto del locatario; la durata contrattuale si estende nel medio/lungo termine, potendo anche coincidere con la vita economica del bene; i canoni di locazione sono comprensivi dell’ammortamento del bene, dell’interesse sul capitale investito e del ricarico della società di leasing, per un importo globale superiore al costo del bene; al termine del contratto il locatario può riscattare il bene pagando una somma ampiamente inferiore sia al suo valore di mercato sia al valore d’uso che egli stesso gli attribuisce; la mera titolarità giuridica del bene rimane al locatore, ma tutti gli oneri (costi d’impianto, di collaudo, di manutenzione, di assicurazione) e gli altri rischi vengono assunti dal locatario; l’operazione ha struttura trilaterale, in quanto coinvolge sempre i tre soggetti distinti: fornitore, locatore e locatario.

Factoring 65 Il factoring è una tecnica di gestione dei crediti con la quale si realizza la cessione dei crediti commerciali vantati da un’impresa nei confronti dei propri debitori ad un intermediario specializzato (factor). Il rapporto ha in genere carattere: continuativo nel tempo, cioè la relazione è duratura e non riguarda specifiche transazioni; allargato alla globalità dei crediti commerciali dell’impresa cedente; esclusivo, nel senso che l’impresa intrattiene rapporti con un solo factor. Factor cessionario Servizi e anticipazione debiti Notifica cessioni crediti Pagamento del debito Impresa cedente Debitore ceduto Rapporto di fornitura

Factoring: la struttura tecnica dell’operazione 66 L’operazione di factoring prende avvio con la valutazione dell’impresa cedente da parte del factor. Successivamente l’attenzione si concentra sul portafoglio crediti dell’impresa al fine di individuare quelli oggetto potenziale di successiva cessione. Il factor risulta interessato ad apprezzare, in termini quantitativi, il valore della quota di crediti ceduti rispetto all’ammontare complessivo di quelli detenuti dal cliente e, in termini qualitativi, la tipologia ed il grado di rischio ad essi associato. Il cliente sottopone alla valutazione preventiva l’intero portafoglio crediti (commerciali) e fornisce informazioni in merito alla sua evoluzione attesa; sarà poi il factor ad indicare i crediti accettati in cessione, definendo così il plafond globale, a carattere rotativo, riconosciuto all’impresa. L’individuazione del portafoglio avviene seguendo un criterio di omogeneità dei crediti (in termini territoriali, merceologici o di clientela) o su base puntuale, selezionando cioè i nominativi dei singoli debitori. La scelta, in ogni caso, si basa sulla valutazione dei rischi connessi al debitore o al segmento di debitori individuato e non può prescindere dal considerare le caratteristiche di composizione del portafoglio crediti già in possesso del factor.

Factoring: le funzioni 67 Le funzioni che il factor svolge nella forma più completa del contratto sono le seguenti: • gestione dei crediti • garanzia dai rischi di inadempimento • finanziamento tramite lo smobilizzo dei crediti ceduti