Pitigliano.

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Pitigliano

Breve descrizione del borgo Pitigliano fu costruito su uno sperone di tufo, raccolto all'ombra del magnifico castello Orsini e fiancheggiato dalle arcate di un acquedotto mediceo, presenta tutt'ora le case in stile rustico del particolare colore di questa roccia che si arrampicano intervallate da grotte naturali, oggi adibite a cantine o stalle. Vari reperti archeologici oltre alle necropoli rinvenute lungo il torrente Meleta, ci testimoniano che la città sia stata abitata fin dall'età arcaica.

Cenni Storici Questo borgo, ospitò gli ebrei forse fin della fine del quattrocento, divenne per loro un importante centro di rifugio nell’Italia centrale, insieme ai vicini luoghi feudali,a seguito delle restrizioni dovute alle Bolle papali del 1555 e 1569 nello Stato Pontificio e ai provvedimenti del Granduca di Toscana del 1570 e 1571. Infatti rimasero immuni alle restrizioni i piccoli feudi indipendenti al confine tra Toscana e Lazio. In questi piccoli staterelli si rifugiarono numerose famiglie di ebrei, che potevano qui vivere più liberamente ed esercitare le loro attività, a cominciare dal prestito di denaro. Numerosi furono i banchieri ebrei e tra questi spiccarono i familiari del famoso medico David de Paris, al servizio degli Orsini di Pitigliano e degli Sforza di Santa Fiora. Anche a Pitigliano il gruppo ebraico si consolidò tanto da erigere un Tempio nel 1598. Quando, ai primi se seicento, i Medici aggregarono al Granducato di Toscana anche le piccole Contee nel confine meridionale, gli ebrei qui residenti furono confinati nei ghetti. Ma ben presto, rendendosi conto del loro notevole ruolo economico e commerciale, la condizione degli ebrei fu migliorata con la concessione di fondamentali privilegi personali. Così gli ebrei di questa zona conservarono anche la possibilità di possedere beni stabili, del tutto eccezionale all’epoca. Nel frattempo, verso Pitigliano si indirizzò una lenta, ma costante immigrazione di ebrei. Significativo è l’arrivo di ebrei dalla città di Castro, distrutta 1649 e di cui Pitigliano fu moralmente l’erede.

Cenni storici 2 parte Nella seconda metà del settecento, la riforma illuministica dei Lorena, nuovi Granduchi di Toscana, permisero anche agli ebrei di accedere parzialmente alle cariche comunali. Così a Pitigliano gli ebrei ebbero i loro rappresentati nel Consiglio comunitario. A Pitigliano, unica erede delle “città rifugio” del territorio, le favorevoli condizioni conservatesi per secoli resero possibile lo svilupparsi di eccezionali rapporti di convivenza e di tolleranza tra la popolazione ebraica e quella cristiana, tanto che la cittadina venne designata come la “piccola Gerusalemme”. Lo straordinario rapporto tra cristiani ed ebraici fu definitivamente cementato da un singolare episodio del 1799, quando il popolo e i maggioranti cristiani difesero gli israeliti dai soprusi dei militari antifrancesi, che volevano saccheggiare il Ghetto. A ricordo dell’accaduto, la Comunità ebraica istituì un’apposita cerimonia, celebrata ogni anno nella sinagoga fino a qualche decennio fa. Pitigliano fornì rabbini a varie importanti Comunità italiane e personaggi di levatura regionale al mondo ebraico, come i fratelli Flaminio e Ferruccio Servi, fondatori del “Vessillo Israelita”, primo giornale ebraico italiano, e Dante Lattes una delle più forti e poliedriche dell’ebraismo italiano del Novecento. Le mutate condizioni economiche e sociali determinarono nel Novecento una lenta, ma costante, emigrazione degli ebrei pitiglianesi verso città e centri più grandi, finche le leggi razziali e le persecuzioni dell’ultima Guerra Mondiale accelerarono la fine della Comunità, la cui ultima fiammella si spense con la chiusura della Sinagoga nel 1960. Ma durante la guerra molti ebrei si salvarono grazie alla generosa protezione della popolazione locale, che offrì ospitalità, rifugio ed assistenza nonostante i rischi evidenti nel momento più buio della storia.

Cenni storici 3 parte Si chiudeva così degnamente la lunga vicenda di rapporti di tolleranza, di stima e molto spesso di amicizia e di affetto tra cristiani ed ebrei, che costituiscono il valore fondamentale dell’esemplare esperienza pitiglianese. Perciò a Pitigliano, nonostante che gli ebrei siano oggi ridotti a poche unità, quell’antico rapporto continua in altre forme; da restauro e conservazione dei monumenti ebraici (Sinagoga, forno degli azzimi, bagno rituale, cimitero, museo ebraico,) alla scelta di produrre vino kasher nella Cantina Cooperativa di Pitigliano, alla fondazione dell’Associazione “La Piccola Gerusalemme”, che ha come fine la promozione di iniziative per la valorizzazione della storia di Pitigliano

Vie cave Sono chiamate vie cave quelle singolari vie lunghe buie e strette, profondamente incassate nella roccia tufacea che dagli altopiani (nei pressi di Sorano e di Pitigliano) scendono alle sponde dei fiumi. La folta vegetazione che spontaneamente cresce alla sommità delle alte pareti ne occulta l’ubicazione. Il percorso, anche se molto tortuoso non ha pendenze eccessive, mentre l’altezza delle pareti raggiunge in certi casi anche 20m. Sono state molto sfruttate nei secoli scorsi, ma oggi solo qualche turista si avventura alla loro esplorazione, peraltro molto suggestiva. Sono in molti ad affermare che originariamente le “cave” non erano altro che ruscelletti che portavano acqua ai fiumi principali. Ma chi conosce bene il territorio pensa che siano state scavate esclusivamente per farne percorsi. All’inizio potevano anche essere solo piccoli sentieri che presero poi l’aspetto di mulattiere con il passaggio dei pastori che conducevano le bestie al fiume.

Vie cave 2 parte Con l’arrivo degli Etruschi le cave si trasformarono in strade di grande comunicazione. Da abili ingegneri essi le resero efficienti; regolarono la pendenza stradale e provvidero a canalizzare l’acqua piovana che vi scorreva durante i violenti temporali, causa maggiore della continua erosione. Sistemate queste strade e rese percorribili dai carri, il traffico cominciò a svolgersi tra Saturnia e Sovana da una parte e Statonia, Vulci, Chiusi e Volsena (Orvieto) dall’altra. Che queste cave di Sorano (quelle di San Rocco, San Valentino e di Case Rocchi) e di Pitigliano (vie cave del Pantano, del Gradone, della Madonna delle Grazie, di Fratenuti, di San Giuseppe, dell’Annunziata, di Cancelli, di Sovana e di Poggio Cane) siano state costruite lo dimostra il fatto che nonostante partano da zone distanti tra loro, confluiscono negli unici punti della valle pianeggianti e spaziosi, da cui si può accedere agevolmente agli abitati attraverso le antiche porte ad esempio dalla porta dei Merli. Avevano anche la funzione di rendere più difficoltoso e pericoloso l’accesso ai nemici che volevano tentare di avvicinarsi in armi all’abitato. Nei punti di confluenza di queste vie nella stretta vallate dei fiumi poi vecchi mulini ad acqua a cui i contadini conducevano gli asini carichi di grano da macinare.

Grazie per la visione

Autori Reali Luca & Scalampa Mattia And Ronca Federico