ANALISI FINANZIARIA I “Identificare i flussi finanziari rilevanti” Università Ca’ Foscari di Venezia
SCOPO DELLA LEZIONE Illustrare come le modalità di gestione dell’impresa abbiano impatto diretto sul fabbisogno di risorse finanziarie Costruire schemi di bilancio capaci di riflettere le cause all’origine dei fabbisogni finanziari
La lettura del bilancio in chiave finanziaria Il bilancio di esercizio rappresenta l’informazione finanziaria più comunemente disponibile sia all’interno che all’esterno contiene informazioni economiche, ma anche finanziarie tali informazioni sono però spesso inquinate dalle politiche di bilancio perseguite l’analista deve “smontare” il bilancio per neutralizzare gli effetti delle politiche di bilancio questa operazione è certamente più facile per l’analista interno che può ottenere agevolmente informazioni addizionali
La lettura del bilancio in chiave finanziaria (segue) IL CONTENUTO FINANZIARIO DEL BILANCIO è subito evidente se si considera che: Lo stato patrimoniale evidenzia: ¨ - al passivo l’origine delle risorse finanziarie utilizzate dall’impresa ¨ - all’attivo le destinazione impressa a tali risorse Il conto economico comprende numerose poste a fronte delle quali si verificano effettivi flussi monetari, accanto a poste figlie di semplici convenzioni contabili Lo studio dei cicli produttivi e della formazione delle voci di bilancio può risultare a questo punto di particolare interesse
Il ciclo produttivo dell’impresa Acquisto materie T=2 Pagamento fornitori T=3 trasformazione materie T=4 Vendita prodotti T=5 Incasso corrispettivo costi trasform. pagamento costo ricavo incasso debito Acquisiz. merce credito uscita merce GIACENZA SCORTE E PRODUZIONE DEBITO CREDITO CICLO MONETARIO CICLO ECONOMICO CICLO PRODUTTIVO GLOBALE
Premesso che il ciclo produttivo evidenziato rappresenta soltanto una delle molteplici combinazioni possibili In ottica contabile rileva il ciclo economico In ottica finanziaria rileva il ciclo monetario Il ciclo monetario dipende dalle altre politiche aziendali (acquisti, produzione, vendita)
Stato patrimoniale e ciclo produttivo globale Ipotizziamo ora il caso di un’impresa che svolge un solo ciclo produttivo globale alla volta e vediamo come si evolve la struttura dello stato patrimoniale
Costituzione società T=0 T=1 T=2 T=3 T=4 T=5 MP MP MP MP MP MP I I I I MU MU MU MU MU MU TFR $ TAX M1 F M1 B RN PF B C B MP= mezzi propri MU= mutuo I = immobilizzazioni nette M1= materie prime F = fornitori B = banche PF = prodotti finiti TFR TFR TAX RN TFR= fondo TFR TAX= debiti tributari RN= reddito netto $ = cassa e banche attive
Dal disegno precedente si vede: Una parte alta dello SP relativamente stabile di dimensione Una parte bassa che si trasforma di pari passo con lo svolgimento del ciclo La presenza di debito in misura variabile e comunque dipendente dalla dotazione iniziale di risorse finanziarie
Nella realtà più cicli produttivi si sovrappongono : lo SP “fotografa” una situazione intermedia rispetto a quelle viste sopra ora però noi sappiamo distinguere le cause all’origine di tale situazione, tra: - modalità di svolgimento del ciclo acquisto, trasformazione, vendita (gestione commerciale) - dotazione di immobilizzazioni (gestione investimenti) - dotazione di capitali (gestione finanziaria) - eventuali altre attività non connesse all’attività operativa tipica dell’impresa (gestioni accessorie)
Diviene quindi utile pensare di riclassificare secondo tale logica lo stato patrimoniale Lo SP diviene quindi una sorta di puzzle a quattro tessere Ogni decisione aziendale influenza direttamente la dimensione di una tessera Almeno una delle atre si deve adeguare per garantire l’equilibrio
Cosa c’è in ciascuna tessera? Immobilizzazioni accessorie Capitale netto Debiti tributari Debiti finanziari netti a breve Debiti finanziari a medio lungo Immobilizzazioni operative - F.do ammortam. Clienti F.do sval. crediti Magazzino Altri Cr. se legati allo svolgimento del ciclo Fornitori F.do TFR Altri debiti legati allo svolgimento del ciclo
Attenzione! Nello schema proposto di sono alcune semplificazioni, in particolare: il fondo TFR è alimentato per effetto del personale che opera all’interno di tutte le gestioni considerate; il fondo TFR è alimentato anche da una quota di rivalutazione annua del tutto simile ad un onere finanziario; i debiti tributari dipendono dalle imposte di esercizio, alla cui dimensione contribuiscono tutte le gestioni considerate
Attenzione! (segue) Le semplificazioni adottate sono trascurabili in ottica finanziaria, in quanto la loro soluzione: necessita di tempo ed anche di informazioni speso non disponibili per l’analista in genere porta aggiustamenti poco rilevanti, soprattutto in considerazione dell’orientamento al futuro della finanza (dove comunque si scontano ipotesi di previsione necessariamente imprecise) INOLTRE L’evidenziata classificazione è coerente con la struttura del conto economico a valore aggiunto e margine operativo lordo, dove si ritrova il contributo di ciascuna gestione alla formazione del reddito.
Le aree gestionali nel conto economico
Le aree gestionali nel conto economico (segue) Si noti infatti come: tra il costo del personale figuri anche l’accantonamento al F.do TFR Il MOL rappresenta il reddito generato dalla gestione corrente commerciale Per lo svolgimento di tale gestione sono investite risorse pari alla differenza tra le attività e le passività ad essa afferenti. Tale saldo si chiama: CAPITALE CICOLANTE NETTO COMMERCIALE (CCNC)
Pepita S.p.A.: lo stato patrimoniale per aree gestionali
Pepita S.p.A.: lo stato patrimoniale per aree gestionali (segue) Nei tre anni considerati la dinamica del CCNC e stata la seguente Mentre il MOL e stato pari a:
Pepita S.p.A.: lo stato patrimoniale per aree gestionali (segue) Calcolando alcuni semplici indicatori è evidente che qualcosa è cambiato nel tempo nelle modalità di svolgimento del ciclo, con evidenti ripercussioni finanziarie