La Baronessa di Carini “Vju Viniri ‘na cavalleria

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Transcript della presentazione:

La Baronessa di Carini “Vju Viniri ‘na cavalleria chistu è mè patri chi veni pri mia! Signuri patri, chi vinistivu a fari? Signura figghia, vi vegnu a ‘mmazzari Signuri patri, aspettatimi un pocu Quantu mi chiamu lu me cunfissuri Habi tant’anni ch’un t’ha confissatu, Ed ora vai circannu cunfissuri? E, comu dici st’amari palori, Tira la spata e cassaci lu cori; Tira cumpagnu miu, nun la sgarràri, l’appressu corpu chi cci hai di tirari! Lu primu corpu la donna cadìu, l’appressu corpu la donna muriu” La figura di Vann’Antò

Vann’Antò Giovanni Antonio di Giacomo, noto con lo pseudonimo di Vann’Antò, nacque nel 1891 a Ragusa, dove completò gli studi con grandi sacrifici, fino al conseguimento della laurea all’ Università di Catania, con una tesi sul verso libero, e del diploma al Magistero a Catania,di italiano,latino e greco. A Ragusa insieme a Guglielmo Iannello e Luciano Nicastro fondò il quindicinale “La Balza”. Chiamato alle armi e destinato al fronte d’Isonzo, riuscì ad apprendere la difficile vita della trincea. Tornato dalla guerra, Vann’Antò nel 1920 si stabilì a Messina dove iniziò ad insegnare alle scuole medie. Nel 1944 fu provveditore agli Studi di Ragusa e, dal 1945, docente di letteratura delle tradizioni popolari all’Università di Messina. La sua prima raccolta di poesie in dialetto siciliano fu Voluntas Tua(1926). In seguito scrisse anche:La Santa Vecchietta(1950),la Madonna Nera(1955),Gioco e Fantasia(1956),U Vascidduzzu (la barchetta 1956) A Pici(La Pece 1957)e infine La Baronessa di Carini. Vann’Antò morì a Messina nel 1960.

La Baronessa di Carini:l’opera di Vann’Antò La leggenda narra la morte di Donna Laura Lanza che a soli 14 anni andò sposa, per volere del padre, al Barone di Carini. Ben presto la baronessa si innamora di Ludovico Vernagallo, e ne diventa l’amante. Quando si venne a sapere, Laura viene uccisa dal marito e dal padre. Fuori dalla leggenda si può affermare che Laura era una ragazza che poteva dar lustro sia ai La Grua-Talamanca che ai Vernagallo, ma i La Grua bruciano i tempi e la chiedono in sposa per il figlio Vincenzo. All’età di 14 anni, il 21 dicembre 1543, viene celebrato il matrimonio. La leggenda racconta che fu un frate del vicino convento,infatti, ad informare il padre ed il marito della sposa, questi,assieme, freddamente meditarono e prepararono l’assassinnio. Fu preparato l’agguato e quando l’ignobile spia si accorse che i due amanti stavano insieme avvertì Don Cesare che accorse la notte stessa;e così i due irruppero all’improvviso nella stanza e uccisero i due amanti.

La morte di Laura previsti dalla legge;furono banditi e i loro beni furono sequestrati . Molto presto sia a Don Cesare Lanza che a suo genero il Barone di Carini furono riconcessi i loro beni. Per discolparsi il padre di Donna Laura presentò un memoriale al Re di Spagna: Sacra Catholica Real Maestà don Cesare Lanza, conte di Mussomeli, fa intendere a Vostra Maestà come essendo andato al castello di Carini a videre la baronessa di carini, sua figlia, come era suo costume ,trovò il barone di Carini, suo genero,molto alterato perchè avia trovato in mismo istante nella sua camera Ludovico Vernagallo suo innamorato con la detta baronessa, onde detto esponente mosso da iuxto sdegno in compagnia di detto barone andorno e trovorno detti baronessa et suo amante nella ditta camera serrati insieme et cussì subito in quello stanti foro ambodoi ammazzati. Don Cesare Lanza conte di Mussomeli L’atto di morte di Laura Lanza e Ludovico Vernagallo, trascritti nei registri della chiesa Madre di Carini, reca la data del 4 dicembre 1563. Nessun funerale fu celebrato per i due amanti, e la notizia della loro morte fu tenuta segreta. Il vicerè, appena venuto a conoscenza dei delitti,adottò immediatamente per Don Cesare Lanza ed il Barone di Carini i provvedimenti

La Baronessa di Carini:il musical di Toni Cucchiara Tutta la vicenda della Baronessa di Carini,fu raccontata tra balli e canzoni da Toni Cucchiara in un meraviglioso musical che prese il nome di “La Baronessa di Carini”.Questo musical fu rappresentato due volte: nella prima,Donna Laura Lanza fu interpretata da Emiliana Perina; mentre nella seconda,rappresentata allo stabile di Catania, la protagonista fu interpretata da Annalisa Cucchiara, ovvero la figlia di Toni Cucchiara. Anche se va notato che nella prima rappresentazione Annalisa avuto qualche seconda parte.

Toni Cucchiara Nato ad Agrigento, esordì nel mondo dello spettacolo verso la fine degli anni ’50 apparendo poi sia alla radio che in televisione. Successivamente si sposò con Nelly Fioramonti, diede vita al duo Tony & Nelly portando avanti un repertorio essenzialmente folk.Nel 1967 il duo publicò un album che intitolarono Tony & Nelly. Dopo la prematura morte della moglie si dedicò al teatro e il suo primo spettacolo fu Caino e Abele.Dopo questa prima esperienza produsse anche:Storie di periferia,Swing,Tragicomica con musica e La Baronessa di Carini.L’apice del successo lo raggiunse con Pipino il breve.Negli ultimi trent’anni Cucchiara ha proseguito con entusiasmo nella sua ricerca intorno alle tradizioni poetiche e musicali del nostro paese.

Alcuni tratti dal copione della Baronessa di Carini Ecco qui alcuni tratti dal copione de “La Baronessa di Carini” che possono fare da riassunto a questa tragica vicenda. Sciumi muntagni ed arbuli chiangiti suli cu luna cchiù nun affacciati la bella barunissa chi pirditi vi li dava li rai ‘nnamurati Acidduzzu di l’aria chi vuliti la vostra gioia inutili circati varcuzzi c’a sti praj lenti viniti li viliddi spingitili alluttati Ed alluttati cu li lutti scuri ca morsi la signura di l’amuri la megliu stidda di li Serafini povira barunissa di Carini Chi veni a fari cc’a bedda picciotta La to billizza nun è pi sti lochi cu fu ca ti grapì sti infami porti Cu fu ca t’impunì sta tristi sorti Cu ti grapì lu cori a cutiddati Genti senza cuscenza né pietati Cu t’astutà ‘nta l’occhi li faiddi Cu fici sgarbu a sti carnuzzi beddi Ci curpa Diu si sugnu ‘mmezzu a vui Diu ca porta a bannera di l’amuri Picchì p’amuri morta fui ammazzata e pi l’amuri o ‘nfernu cunannata

Sempre dal copione…… Sugnu la barunissa di Carini m’innamurai d’un beddu cavaleri lu Vernagallu di sangu gentili chi di la gioventù l’onuri teni Picchì stu Diu s’a piglia cu i ‘nnucenti quannu ci sunnu latri ed assassini chi tirannu li fila di la terra cumannu la paci oppuru ‘a guerra Chisti tutti ccà dintra ‘i po truvari ‘mmezzu a li peni e li dannazioni Diu nun si sbaglia si ccà ni truvamu Sta puru certa ca nni lu miritamu

L’amaro caso della Baronessa di Carini Appassionante allo stesso modo fu naturalmente lo sceneggiato ispirato alla medesima storia, che prese il nome di “L’amaro caso della Baronessa di Carini”.Come si può dimenticare la scena della povera Laura(Janet Agren) che cade a terra trafitta da un pugnale assassino? O la sua mano insanguinata che lascia un’orma indelebile sull’intonaco della stanza all’interno della quale si sta consumando un orrendo delitto, in apparenza provocato solo da questioni d’onore?Con la regia di Daniele D’Anza questo sceneggiato fece commuovere milioni di italiani.La trama de “L’amaro caso della Baronessa di Carini” è liberamente ispirata a una ballata popolare del 1500:Lucio Mandarà e Daniele D’Anza attuarono una trasporsizione storica e la collocarono nel 1812 intrecciando alla struggente storia d’amore della baronessa una parallela storia di molto più prosaici interessi economici.

La storia dello sceneggiato Siamo nel 1812, Luca Corbara(Ugo Pagliai) riceve dal Ministro delle Finanze il compito di accertarsi della legittimità del possesso di alcuni feudi siciliani; e così Luca Corbara inizia dal feudo di Carini, e solo alla fine dello sceneggiato si scoprirà il perché di questa scelta.Il feudo è famoso per una storia d’amore che si è conclusa con un omicidio, e Luca vuole scoprire se c’è un fondo di verità su questa storia.Intanto nasce una tenera storia d’amore tra Luca Corbara(che alla fine si scoprirà essere un discendente diretto di Ludovico Vernagallo- amante della famigerata baronessa) e donna Laura D’Agrò.E nonostantegli avvertimenti di Don Ippolito,continua questo rapporto. Nel frattempo don Mariano D’Agrò scopre il tradimento della moglie e lo manovra a suo piacere.

Il feudo maledetto Adolfo Celi(don Mariano) Paolo Stoppa (Don Ippolito) Adolfo Celi(don Mariano) Intanto le indagini di Luca Corbara procedono, e alla fine Luca viene a scoprire che il duplice delitto d’onore della baronessa e del suo amante erano soltanto un pretesto per permettere una appropriazione indebita di un feudo confinante. Intanto la maledizione della povera Laura sta aleggiando sul nuovo amore, infatti, è proprio nell’ultima puntata che la terribile maledizione si trasforma in Don Mariano che per non sporcarsi le mani manda un suo vicario, che uccide freddamente Laura D’Agrò……. LA MALEDIZIONE DEL FEUDO DI CARINI, HA COLPITO ANCORA!!!!!!!!

Il remake de “L’amaro caso della Baronessa di Carini” Ritorna “L’amaro caso della Baronessa di Carini”!!! Arriva il remake prodotto da Massimiliano La Pegna, figlio del produttore del precedente sceneggiato,Arturo La Pegna. Stesso titolo, stesso soggetto, ma ci sono parecchie differenze, come il cast: Ugo Pagliai e Janet Agren, sono interpretati da Luca Argentero e Vittoria Puccini; Paolo Stoppa e Adolfo Celi, oggi sono Lando Buzzanca e Enrico Lo Verso. Il regista ci spiega:<<E’un mystery a tutti gli effetti.A trecento anni di distanza dal dal fattaccio, la nuova baronessa di Carini, Laura, infelicemente sposata con il barone don Mariano D’Agrò(che rappresenta il mafioso vecchio stampo, si innamora del romantico Luca Corbara, e attraverso mille inquietanti fenomeni, si accorgono di rivivere la stessa storia d’amore di Donna Laura Lanza e Ludovico Vernagallo

Colpo di scena… Ma se nello sceneggiato del ’75 i due vengono uccisi, ora vengono graziati….. Eh si! Perché è grazie all’arrivo dei garibaldini, un’ondata di nuove speranze che spazzerà via il secolare dominio borbonico,che Laura e Luca sfuggiranno alla vendetta di Don Mariano, coronando il loro sogno d’amore.

Le considerazione degli attori e del regista Massimiliano La Pegna: Avevo undici anni, quando mio padre realizzò lo sceneggiato:fu il primo set su cui mi portò con sé, un ricordo indelebile.Il primo incontro con un grande attore che vedevo sempre in televisione, Adolfo celi,nel ruolo di don Mariano.Tra l’altro mi è sempre rimasta nell’orecchio la sigla cantata da Gigi Proietti. Lando Buzzanca:Ricordo il vecchio sceneggiato…che emozione…che paura..Imparai a memoria la Ballata, anche perché parlava della mia terra, Palermo dove sono nato e Siracusa dove vivevo.E la mia famiglia aveva una casa proprio a Carini…….CHE COINCIDENZA!!! C’è invece chi non ricorda niente come Vittoria Puccini e Luca Argentero Vittoria Puccini:Ho sentito parlare bene di questo sceneggiato, ma sono troppo razionale nella realtà, per credere al paranormale. Luca Argentero:Il mio personaggio è il tipico eroe senza macchia e senza paura. Tra l’altro con questo personaggio ho realizzato un sogno infantile: saper andar a cavallo e tirare di spada.