editoria digitale, e-book, digital libraries

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Transcript della presentazione:

editoria digitale, e-book, digital libraries Gino Roncaglia (Università della Tuscia)

il programma di oggi in questo breve viaggio nel panorama dell’editoria elettronica, cercheremo insieme di: esaminare alcune fra le caratteristiche comunicative dei diversi media tornare sul concetto di ipertesto, per approfondirne la storia e la natura parlare di libri e riviste elettronici e di archivi e biblioteche digitali dire qualcosa sul futuro dell’editoria multimediale

le caratteristiche dei media per capire bene cosa sia l’editoria elettronica, occorre aver chiare le caratteristiche comunicative dei diversi media un aspetto importante che li differenzia riguarda il verso del rapporto comunicativo, e la relazione tra mittente e destinatario/i da questo punto di vista possiamo distinguere media verticali o unidirezionali media orizzontali o bidirezionali media reticolari o circolari

le caratteristiche dei media Nei media verticali o unidirezionali il mittente è unico mentre i destinatari sono molti Il processo comunicativo avviene sempre nella medesima direzione L’unico mittente produce il messaggio, i molti destinatari non possono fare altro che riceverlo e decodificarlo

le caratteristiche dei media Nei media orizzontali esiste una pluralità di mittenti e destinatari che possono scambiarsi i ruoli Ogni singolo processo comunicativo è bidirezionale, ed assume la forma del dialogo Entrambi i protagonisti dell’interazione comunicativa possono divenire mittenti e dunque possono produrre messaggi

le caratteristiche dei media Nei media reticolari, esistono molti emittenti e molti destinatari che possono scambiarsi di ruolo Ciascun agente comunicativo è in grado di comunicare con molti altri Nella comunicazione reticolare si realizza dunqe una interazione collettiva

le caratteristiche dei media i media elettronici possono essere verticali (come la web-TV e la web–radio), orizzontali (come spesso i programmi di instant messaging), e reticolari, come il web possono portare con sé i caratteri di multimedialità, ipertestualità e interattività dei quali abbiamo già parlato… … ma sui quali può essere utile tornare

Ipertesti, un po’ di storia 1945: Vannevar Bush, direttore dell’ufficio per la ricerca e lo sviluppo scientifico del governo americano, scrive per Atlantic Monthly un articolo dal titolo As We May Think.

Ipertesti, un po’ di storia L’articolo propone la realizzazione del MEMEX, una sorta di ‘scrivania meccanizzata’. “A Memex is a device in which an individual stores all his books, records, and communications, and which is mechanized so that it may be consulted with exceeding speed and flexibility. It is an enlarged intimate supplement to his memory” Vannevar Bush, As We May Think

Ipertesti, un po’ di storia Ma… come doveva funzionare, in pratica, il Memex?

Ipertesti, un po’ di storia Un Memex un po’ meno ‘moderno’…

Ipertesti, un po’ di storia 1962-68: Douglas C. Engelbart, dello Stanford Research Institute, progetta e realizza il primo sistema ipertestuale funzionante: Augment (in funzione fino al ’75) Augment si chiamava così perché per Engelbart era uno strumento di human augmentation Augment è basato sull’idea di una comunità di utenti che comunicano e condividono risorse

Ipertesti, un po’ di storia Una postazione di Augment…

Ipertesti, un po’ di storia 1965 - Ted Nelson: gli ipertesti acquistano il loro nome

Ipertesti, un po’ di storia Xanadu: “world wide network intended to serve hundreds of millions of users simultaneously from the corpus of the world’s stored writings, graphics, and data”. “It is a design for a new literature” La prima definizione: “by hypertext I mean non sequential writing”

Ipertesti, un po’ di storia “A world of open hypertext publishing promises extraordinary new freedom for the mind, a new empowerment of humanity” Nelson introduce anche i termini hypermedia e docuverse (l’universo di informazione interrelata ipertestualmente)

Ipertesti, un po’ di storia 1992 – Prima edizione di Hypertext. The Convergence of Contemporary Critical Theory and Technology di George P. Landow (Johns Hopkins University Press, Baltimore)

Bibliografia… Ipertesti È disponibile, anche in traduzione italiana (L’ipertesto. Tecnologie digitali e critica letteraria, a cura di P. Ferri, Milano, Bruno Mondadori 1998), la seconda edizione del libro di Landow: Hypertext 2.0 (1997) la terza edizione, Hypertext 3.0, è appena uscita (gennaio 2006)

Ipertesti Landow collega in maniera esplicita il concetto di ipertesto all’idea di una decostruzione del testo Altra tesi di rilievo: indebolimento del ruolo dell’autore, rafforzamento del ruolo del lettore E’ davvero così? (io non lo credo …)

Ipertesti la nostra storia partiva dal 1945. ma la scrittura non lineare non esiste da sempre? cosa c’è di nuovo negli ipertesti elettronici rispetto alle glosse, ai rimandi di un’enciclopedia o al meccanismo delle note a piè di pagina?

Ipertesti Tesi: dal punto di vista astratto, il concetto di ipertesto non è nuovo. Concretamente, gli ipertesti elettronici costituiscono una novità per 2 motivi principali: facilità di navigazione possibilità di link ipermediali

Ipertesti: cosa sono? Dare una definizione del concetto di ipertesto può essere, a seconda dei punti di vista, molto facile o molto difficile. Tra gli aspetti in genere sottolineati: non-linearità (multilinearità), suddivisione del testo in unità almeno parzialmente autonome collegate da link

Ipertesti: cosa sono? proviamo a riassumere tutto ciò in una definizione: un ipertesto consiste di un insieme di blocchi testuali (chiamati spesso lessie) e di un insieme di collegamenti e rimandi (link) istituiti fra tali blocchi, fra porzioni di tali blocchi, o all’interno di un singolo blocco.

Ipertesti: cosa sono? In un ipertesto elettronico, il lettore può navigare all’interno dell’ipertesto utilizzando un apposito software Quando i blocchi costitutivi dell’ipertesto non sono solo testuali, si può parlare di ipermedia (a volte, tuttavia, si parla ugualmente di ipertesti, facendo implicito ricorso a una definizione di testualità che non comprende solo il testo scritto)

Ipertesti: cosa sono? abbiamo già visto che… gli ipertesti non sono tutti uguali! è sbagliato pensare a World Wide Web come a un esempio paradigmatico di ipertesto World Wide Web è piuttosto l’ esempio di un particolare tipo di ipertesto ipertesti di tipo diverso possono (devono) spesso avere strutture anche molto diverse

editoria elettronica e cultura del libro ma l’editoria elettronica non è solo web o multimedia Cosa succede della cultura del libro? la cultura del libro e l’universo dei media elettronici sono irrimediabilmente diversi? o… i nostri libri possono accompagnarci anche in questa nuova avventura?

cos’è un e-book? Tre possibili risposte (a mio avviso sbagliate): Qualunque testo sufficientemente lungo e compiuto, in un qualunque formato elettronico (e-book = testo elettronico di un libro)

cos’è un e-book? Tre possibili risposte (a mio avviso sbagliate): Un testo elettronico visualizzato attraverso una interfaccia software che simuli (in qualche misura) l’impaginazione di un libro

cos’è un e-book? Tre possibili risposte (a mio avviso sbagliate): Un ossimoro: il medium digitale ha potenzialità talmente diverse da quelle del mondo della stampa da rendere in partenza impossibile un riferimento diretto alla cultura del libro

cos’è un e-book? ma allora cos’è un e-book? forse può aiutarci un po’ di storia…

cos’è un e-book? la preistoria… ETA Hoffmann – Die Brautwahl (La scelta della fidanzata)

cos’è un e-book? un po’ di storia un progetto dimenticato: il dynabook Though the Dynabook will have considerable local storage and will do most computing locally, it will spend a large percentage of its time hooked to various large, global information utilities which will permit communication with others of ideas, data, working models, as well as the daily chit-chat that organizations need in order to function. The communications link will be by private and public wires and by packet radio. Dynabooks will also be used as servers in the information utilities. They will have enough power to be entirely shaped by software. (Alan Kay, 1971)

cos’è un e-book? Un po’ di storia fine anni ‘70: e-book = testo elettronico di un libro fine anni ‘90: lettori dedicati 2001: il grande flop 2004-2005: e-book = testo elettronico di un libro 200x: il ritorno dei lettori dedicati?

cos’è un e-book? gli ingredienti di un e-book testo elettronico (codificato e accompagnato dagli opportuni metadati descrittivi) software di lettura (interfaccia software) dispositivo di lettura (interfaccia hardware) vanno considerati tutti e tre gli elementi …e forse ne va considerato anche un quarto: le politiche di DRM adottate

cos’è un e-book? L’e-book come ‘figlio’ della cultura del libro: un e-book dovrebbe permettere di leggere i soliti testi, nel solito modo leggere i soliti testi, in modi nuovi ‘leggere’ nuove forme di testualità

cos’è un e-book? ragionamento: il testo in formato elettronico – intrinsecamente meno leggibile di quello su carta; quindi, i libri elettronici sono un’idea idiota, non li useremo mai… …o almeno, non per la lettura intensiva! ma… … il testo elettronico è un oggetto astratto, non è il testo elettronico ad essere meno leggibile della carta… è lo schermo!

Alla ricerca di uno standard Formati di codifica Alla ricerca di uno standard formati aperti: OEB formati proprietari basati sullo standard OEB (Microsoft Reader, Mobipocket…) formati proprietari basati su altri standard (in primo luogo PDF: Adobe) Il problema DRM

Formati di codifica Il formato aperto: OEB sviluppato dall’Open E-Book Forum (OEBF), oggi IDPF si basa su XML utilizza metadati descrittivi Dublin Core non offre al momento una soluzione per il DRM

Formati di codifica Il formato aperto: OEB il formato OEB è dunque sostanzialmente un formato ‘sorgente’… … che potrebbe però essere utilizzato per testi fuori diritti o in libera circolazione strumenti ‘aperti’ di DRM sono allo studio

Formati di codifica Il formato aperto: OEB esistono lettori software per il formato OEB (es. eMonocle, Mentoract) esistono lettori hardware che accettano il formato OEB (es Hiebook)

Il formato aperto: oltre OEB Formati di codifica Il formato aperto: oltre OEB esiste un progetto internazionale per lo sviluppo di un lettore aperto basato su un formato più complesso ed evoluto di OEB (OpenReader)

OEB: qualche dettaglio in più Formati di codifica OEB: qualche dettaglio in più un libro elettronico in formato OEB è costituito da un insieme (‘pacchetto’) di file, comprendente i contenuti veri e propri del libro (il testo e le eventuali componenti grafiche o multimediali), l’indice, eventuali dati relativi a copyright o informazioni aggiuntive.

OEB: qualche dettaglio in più Formati di codifica OEB: qualche dettaglio in più Per organizzare questi contenuti, ogni pacchetto OEB comprende un file di riferimento, detto ‘package file’, caratterizzato di norma dall’estensione .opf

Formati ‘compilati’ a partire da OEB: Microsoft Reader (.lit) Formati di codifica Formati ‘compilati’ a partire da OEB: Microsoft Reader (.lit) buona leggibilità e diffusione politica di gestione dei diritti discutibile disponibile su dispositivi PocketPC e lettori dedicati (es. MyFriend) il software di lettura è disponibile anche per normali PC (ambiente Windows)

Formati di codifica Formati ‘compilati’ a partire da OEB: Microsoft Reader (.lit)

Formati ‘compilati’ a partire da OEB: Mobipocket Formati di codifica Formati ‘compilati’ a partire da OEB: Mobipocket integrazione di e-books, e-news, e-docs disponibile su dispositivi PocketPC, Win CE, Palm, Epoc

Formati proprietari basati su altri standard: Adobe Formati di codifica Formati proprietari basati su altri standard: Adobe PDF + metainformazioni specifiche ottima leggibilità su computer, compatibilità parziale con Palm e PocketPC caratteristiche DRM avanzate (prestito, lettura a tempo), con qualche problema orientato alla presentazione della pagina più che alla rappresentazione del testo

3. Dispositivi di lettura Escludendo – per i motivi già indicati – i normali computer da scrivania dal novero dei veri e propri dispositivi di lettura per e-book, possiamo individuare in quest’ultimo ambito quattro categorie

Dispositivi di lettura 1. Lettori rigidi dedicati: strumenti nati con la funzione specifica o prioritaria di consentire la lettura di e-book, e generalmente ispirati a un normale libro a stampa per quanto riguarda forma e dimensioni

Dispositivi di lettura 2. Computer palmari dotati di specifico software di lettura: la lettura di libri elettronici è solo una delle funzionalità offerte, e di norma non è quella considerata prioritaria

Dispositivi di lettura 3. Tablet PC: un ‘vero’ PC con la forma e le dimensioni di un blocco per appunti (formato A4 o poco più grande); scuola e mobile computing come target specifico

Dispositivi di lettura 4. E-paper ed E-Ink: un ‘inchiostro’ di microcellule che formano i caratteri, inserito all’interno di un supporto flessibile

E-book e DRM: casi di studio il REB1200: una storia istruttiva Date: Mon, 23 May 2005 23:01:27 -0000 From: "knandu.rm" <knandu@gmail.com> Subject: Why not build a successor for the REB1200? I read a lot of books, and buying a REB1200 from ebay turned out to be the best purchase I have made in my life. I find myself depending on it so utterly, that I shudder to picture the day (hopefully still a few years away) when my REB1200 would die, and I would be left without an e-book reader. I started looking around for a more recent device that might take its place, but all new devices seem to be stuck at the 3.5" screen barrier.

E-book e DRM: casi di studio perseverare è diabolico… il caso Librié la morale: un lettore chiuso non funziona!

E-book e DRM: casi di studio il nuovo paradigma e-book + digital library il concetto di extended reference due problemi la permanenza degli oggetti (verso il pay per read?) l’interfaccia

E-book e DRM: casi di studio quel che ci insegna la pirateria granularità in movimento il crescere della domanda non solo extended reference! quali libri per quale pubblico? il ruolo dei metadati il concetto di ‘personal collection’

E in futuro? Il ritorno delle interfacce i formati di pacchetto (OEB e non solo) nuovi modelli editoriali (open access e non solo) un ruolo per la pirateria? una biblioteca fatta di metadati la sfida alla carta

Open Archive: di cosa si tratta? una importante iniziativa europea, detta ‘dichiarazione di Berlino’, afferma il principio secondo il quale i risultati della ricerca finanziata con denaro pubblico devono a loro volta essere pubblici e circolare liberamente. per l’Italia, la dichiarazione di Messina prevede l’adesione di quasi tutti gli atenei alla dichiarazione di Berlino;

Open Archive: di cosa si tratta? in questo momento i prezzi degli abbonamenti a molte riviste scientifiche sono proibitivi per le stesse biblioteche universitarie; inoltre, l’accesso alla produzione scientifica è spesso difficile o impossibile, con pesanti conseguenze sullo stesso sistema della valutazione, che finisce per essere affidato a criteri discutibili o arbitrari.

Open Archive: di cosa si tratta? per rispondere a questi problemi, sono stati creati strumenti che permettono agli atenei e alle istituzioni di ricerca di rendere disponibili attraverso Internet i prodotti delle loro attività di ricerca, individuali e collettive; nella maggior parte dei casi questo è possibile senza violare alcun copyright; inoltre, l’uso di depositi ‘certificati’ dei prodotti della attività di ricerca aiuta a proteggere e verificare la paternità intellettuale della ricerca stessa.

Open Archive: di cosa si tratta? un archivio aperto (open archive) è proprio uno strumento di questo tipo; l’archivio aperto raccoglie e rende disponibili all’esterno articoli, documentazione, pre-print, post-print, relazioni, tesi…; i singoli docenti e ricercatori, così come le singole strutture, possono inserire autonomamente e facilmente questi materiali nell’archivio.

Open Archive: di cosa si tratta? Inoltre, un archivio aperto permette una descrizione puntuale, completa e standardizzata di tutti i materiali inseriti; rende possibile la raccolta e l’integrazione di queste descrizioni da parte di indici e servizi esterni indipendenti (harvesting); garantisce una enorme visibilità ai materiali inseriti, che, essendo ‘validati’ dalla istituzione che ha la responsabilità dell’archivio, salgono automaticamente nel ‘ranking’ dei principali motori e strumenti di ricerca in rete (ad es. Google).

dall’Open Archive alle nuove riviste elettroniche il formato e le soluzioni proprie degli Open Archive sono oggi adottati anche da molti programmi per la realizzazione e gestione di riviste elettroniche (ad esempio, Open Journal System, realizzato dalla Simon Fraser University)