La cooperazione sociale nel 2020

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Transcript della presentazione:

La cooperazione sociale nel 2020 Gruppo 0/18 La cooperazione sociale nel 2020 Maura Forni Regione Emilia Romagna Pino Bongiorno Presidenza Legacoopsociali Albano Dugoni, Legacoop MO Elena Zannoni Legacoop RA

Quali elementi abbiamo? Il sottotitolo della presentazione di Maura Forni era “FAMMI INDOVINO, TI FARO’ RICCO” E’ molto difficile fare previsioni così a lungo termine con uno scenario sociale e demografico che cambia continuamente. Possiamo, come conclude la Forni: orientare la bussola, ma navigare a vista. Quali elementi abbiamo?

Buona parte della spesa dei comuni per il sociale è sui minori Buona parte della spesa dei comuni per il sociale è sui minori. (anche perché – NDR - altre parti della spesa sociale sono a carico del FRNA) Quadro nazionale risorse dal 2008 al 2013 in calo nettissimo. Da 2 miliardi e ½ a 230 milioni Sociale minori: gestito in maniera disomogenea 7,3% sono i bambini in carico ai servizi sociali il 6% seguiti dalla neuropsichiatria (alcuni sovrapposti) Bambini assistiti dai servizi sociali sono in aumento (ma sono migliorati anche i sistemi informativi per rilevarli) “Piramide” dell’età è un “albero”: i bambini (la base) sono pochi.. tra qualche hanno su pochi graverà il costo di tutti gli altri (infanzia e anziani) Abbiamo fondi dedicati ma non fruibili per tutti (i servizi sono universali ma selettivi, tutti hanno accesso ma pochi vengono selezionati), chi resta fuori percepisce questa cosa come ingiustizia. E’ stato istituito un Fondo bilancio regionale 2010 e 2011 per omogeneizzare, sostenere, sviluppare, e mettere a sistema l’insieme degli interventi che si realizzano nell’area dell’infanzia e dell’adolescenza.

Quali priorità? Ragazzi fuori famiglia in aumento Cercare di raggiungere la massima appropriatezza nell’avviare questi procedimenti Attenzione e cura all’età della preadolescenza e dell’adolescenza Creare occasioni di crescita e partecipazione Rafforzare le competenze dei genitori La maggior parte dei problemi di cui il sociale si occupa nascono da debolezze della famiglia

Cosa fare? Sostenere chi sostiene (Genitori, educatori, operatori prima linea) Intervenire il prima possibile (Capacità predittive condivise) Leggere oltre al disagio il contesto (Intervenire in modo integrato, il prima possibile) Guardare i bambini pensandoli grandi (cosa deve saper fare questo bambino?) Lavorare per il benessere del singolo sapendo che stiamo lavorando per la coesione sociale di domani Costruire ponti (Tra sapere educativo e sapere sociale, tra le generazioni, tra culture e tra generi) Aprire i servizi ai cittadini non utenti, far vivere i servizi come bene comune (valorizzare e lasciare spazio alla vita del villaggio)

I nostri servizi educativi: un po’ di dati IL 21% DEI COMUNI NON HANNO SERVIZI PER L’INFANZIA MA SOLO MENO DEL 3% DEI BAMBINI VIVE DOVE NON CI SONO SERVIZI. L’INDICE DI COPERTURA DELLA REGIONE EMILIA ROMAGNA È IL 30,3 % 63% DEI SERVIZI È PUBBLICO (PAGATO DAL PUBBLICO) CHE CORRISPONDE AL 77% DEI POSTI. IL 38% È A GESTIONE PUBBLICA 23,6% PUBBLICO INDIRETTO, 21,5% PRIVATO CONVENZIONATO, 16,1% PRIVATO NON CONV 8% DEI BIMBI SONO STRANIERI (IL 21 PER CENTO DEI BAMBINI IN ETÀ DA NIDO SONO STRANIERI, PROPORZIONALMENTE SONO POCHISSIMI) STA CRESCENDO L’OFFERTA DEI NIDI E SONO DIMINUITI GLI ALTRI TIPI DI SERVIZIO (SPAZI BAMBINI, CENTRI BAMBINI GENITORI) IN AUMENTO ISCRIZIONE NIDI PRIVATI, IN DIMINUZIONE LA RICHIESTA NIDI PUBBLICI (MENO LISTE DI ATTESA) QUANTI NIDI CI VORREBBERO PER ACCONTENTARE TUTTI? IL 4% RESTA FUORI, QUINDI POTREBBE BASTARE ARRIVARE AL 34% DI COPERTURA.

Frammenti del dibattito “Il rapporto con gli enti locali è un rapporto che va sempre indietro, sempre in contrattazione” “Fino ad ora livello molto alto, ma quando le convenzioni sono al massimo ribasso, come è possibile mantenere la qualità e alzare gli stipendi?” “Pochi enti locali ti vengono incontro sugli insoluti.” “Ancora tanti ritardi di pagamento!”

Frammenti del dibattito . “La Regione ha dato e numeri importanti, una copertura notevole e la cooperazione ha contribuito a questo!” “Stanno prendendo piede in maniera anche incontrollata dei servizi ricreativi che fanno ben altro: Baby parking” “E’ concorrenza sleale!” “Offrono alle famiglie un servizio che per bisogno viene accettato, danno il pranzo anche se non dovrebbero, tengono i bambini oltre il tempo dovuto. Come spieghiamo ai genitori il perché noi costiamo di più?” “LO STARE IN REGOLA COSTA.”

Frammenti del dibattito “Finchè l’amministrazione non ci riconosce che facciamo servizi di qualità e che siamo stati parte integrante nel territorio, non arriveremo nemmeno al tema del reddito.” “RICONOSCERE IL VALORE PROFESSIONALE E’ IL PRIMO PASSO PER IL RICONOSCIMENTO ECONOMICO.” “Dopo 30 anni di vita dei servizi si sta tornando a pensare il costo dei servizi vissuto come un problema e non un investimento.” “Che nuove generazioni vogliamo crescere?”

Frammenti del dibattito “Subcultura dei servizi: insegnanti da sole che aprono nidi in appartamenti. Si sta dibattendo se per educare i bambini piccoli sia necessario il titolo o no.” “Non vorrei che si andasse nella stessa direzione della scuola primaria e secondaria, totalmente piegata al mercato.” “Facevo parte di quel pezzo di popolazione che credeva che il pubblico fosse l’unico in grado di offrire servizi di qualità, vista da dentro invece c’è grandissima qualità nelle cooperative e quando si parla di cooperazione sociale come se fosse uno scandalo esternalizzare, vuol dire che siamo ancora indietro di 10 anni almeno.

Frammenti del dibattito “Non soccombere alla crisi ma cercare di “usarla”. Essere capiti sul fatto che certe qualità di servizio e certe tutele dei lavoratori richiedono certi costi.” “Su Repubblica c’erano due pagine terribili sul tema delle Comunità educative, una versione più coerente solo su l’Avvenire, diversi giorni dopo.” “Per la revisione dell’846, si sta facendo un lavoro con la regione importante: cercare di mettere insieme le esigenze di sostenibilità preservando degli elementi di qualità”

In conclusione: per l’infanzia In questa discussione, le cooperative sociali, appaiono conservatrici per necessità, non per volontà. I servizi sperimentali infatti stanno diminuendo perché sono economicamente insostenibili, resistono solo i “nidoni” (tradizionali, aziendali, etc..)

In conclusione: per l’infanzia E mentre le cooperative sociali chiudono spazi bimbo e i micronidi.. proliferano servizi non in rete. sui quali non ci sono aspettative da parte degli utenti e regole stringenti da parte degli enti locali. Possono applicare tariffe ridotte per un servizio tutto sommato molto simile ai nidi/micronidi/spazi bimbo.

In conclusione: per l’infanzia Occorre ripensare ai requisiti dei servizi, salvaguardando qualità e di progetto educativo. “Forse occorre una decrescita” (Forni) “Semplificare salvando la sostanza” (Forni) Altrimenti tutti i servizi “parcheggio” avranno la meglio in termini di costi e di flessibilità alle esigenze dei genitori.

In conclusione: per l’infanzia Occorre Restituire valore alla cura: riportare il tema al centro dell’attenzione politica come parte integrante del nostro essere umani e misura della qualità della vita. Occorre un cambio di paradigma: pensare ai servizi non solo come generatori di costi ma come generatori di beni sociali che mettono in circolo risorse economiche ( generano acquisti, pagano stipendi, pagano imposte come imprese)

In conclusione: per l’infanzia Dice Maura Forni : “bisogna essere sfacciati nell’usufruire delle risorse degli altri” Costruire ponti con quella che Bonomi definisce la “comunità operosa” che è l’economia disponibile a mettersi in dialogo. Infatti studi economici e sociali dimostrano la relazione virtuosa che esiste tra l’investimento nell’educazione e i ritorni economici di una società E’ necessario definire un quadro nazionale per stabilire parametri minimi di qualità condivisi per i servizi 0/3 anni

E rispetto ai minori Diminuire i requisiti in questo caso pone problemi enormi di sostenibilità per gli operatori (non è un lavoro facile). Il lavoro di revisione della normativa parte da un’ottima base culturale. Anche in questo caso, però, la concorrenza non è alla pari: sono infatti più spesso le associazioni a gestire le comunità terapeutiche rispetto alle cooperative sociali.

la cooperazione sociale Il riconoscimento del giusto costo dei servizi, passa dal riconoscimento della qualità dei servizi educativi e del modello educativo della cooperazione

la cooperazione sociale Come è possibile che, nell’immaginario collettivo Pubblico sia qualità Privato “privato” (religioso, per esempio) sia qualità Cooperazione sociale no? C’è un problema di “comunicazione”.

Ci lasciamo con qualche domanda. Nel mercato del 2015 (a metà strada, diciamo), avranno vinto i servizi destrutturati a basso prezzo, o avremo avuto la forza, il coraggio e le risorse per pensare a qualcosa di nuovo, rispondente alle esigenze delle persone, da affiancare al nido? Nel mercato del 2015, il nostro costo del lavoro (80% del costo dei servizi, ricordiamocelo), competerà con quello degli operatori pubblici o del lavoro mascherato da “volontariato a rimborso spesa”? Nel mercato del 2015 gli enti locali saranno ancora il nostro punto di riferimento? Saranno le famiglie che si autorganizzano? Saranno le imprese locali? E’ bene pensarci OGGI, per arrivarci, al 2015, non bolliti nella pentola come le rane di Poletti.

LE PAROLE CHIAVE