PROCESSO DI CODECISIONE ALLARGAMENTO DELL’UE STORIA DELLA TURCHIA CRITERI DI COPENHAGEN SETTORI PROBLEMATICI PARERE DELLA COMMISSIONE
2° parte
Comitato di conciliazione
COMITATO DI CONCILIAZIONE Il Comitato di conciliazione è formato da tanti membri del Parlamento quanti sono gli Stati membri dell’UE (27) e tanti membri del Consiglio quanti sono gli Stati membri dell'UE (27). Se all'interno del Comitato si giunge ad un accordo il testo dovrà essere approvato dal Consiglio a maggioranza qualificata e dal Parlamento a maggioranza assoluta (sono necessarie entrambe le approvazioni congiuntamente). Se non si giunge ad un accordo, o non si raggiungono le maggioranze, il progetto viene definitivamente abbandonato.
ALLARGAMENTO DELL’UE L‘Unione Europea (UE) è il risultato dell'ampliamento dei contenuti dei trattati costitutivi delle tre Comunità Europee e dei successivi allargamenti a nuovi stati membri. Dai sei stati fondatori delle Comunità Europee il numero di stati membri è costantemente cresciuto e altri stati europei hanno in corso trattative per l'adesione all'Unione. Per l'incorporazione di uno stato europeo all'Unione, questo deve rispettare una serie di condizioni economiche e politiche conosciute come criteri di Copenaghen. Al fine di facilitare il funzionamento delle istituzioni dell'Unione europea con un numero di Stati membri più elevato di quanto inizialmente previsto, il Trattato di Nizza ha apportato alle norme comunitarie i necessari adeguamenti soprattutto in termini di numerosità dei rappresentanti degli stati membri all'interno delle istituzioni, funzionamento interno delle istituzioni stesse e maggioranze qualificate necessarie al raggiungimento delle decisioni nelle materie delegate dagli stati membri all'Unione. Il territorio dell'UE è cresciuto dopo la riunificazione tedesca del 1990 mentre in precedenza era diminuito (in superficie) con il ritiro della Groenlandia nel 1985 a seguito di un referendum assai contestato.
Allargamento dell’UE
STORIA DELLA TURCHIA GENOCIDIO ARMENO CURDI IN TURCHIA REPUBBLICA TURCA DALLA SECONDA METÀ DEL XX SECOLO AD OGGI NODI STORICI DA RISOLVERE PER L’ENTRATA NELL’UE
GENOCIDIO ARMENO L'espressione Genocidio armeno - talvolta Olocausto degli Armeni o Massacro degli Armeni (e in lingua armena Medz Yeghern, "Grande Male") - si riferisce a due eventi distinti ma legati fra loro: il primo è relativo alla campagna contro gli armeni condotta dal sultano ottomano Abdul-Hamid II negli anni 1894-1896; il secondo è collegato invece alla deportazione ed eliminazione di armeni compiuta dal governo guidato dai Giovani turchi negli anni 1915-1916. Primo massacro armeno Secondo massacro armeno Negazione Torna a “storia della Turchia”
Torna a “genocidio armeno” Primo massacro armeno Nel 1890 nell'Impero Ottomano si contavano circa 2,5 milioni di armeni, in maggioranza cristiani orientali o cattolici. Gli armeni erano sostenuti dalla Russia nella loro lotta per l'indipendenza, poiché la Russia aspirava ad indebolire l'Impero ottomano per annetterne dei territori ed eventualmente appropriarsi di Costantinopoli. Per reprimere il movimento autonomista armeno, il Governo ottomano incoraggiò fra i Curdi, con i quali condivideva il territorio nell'Armenia storica, sentimenti di odio anti-armeno. L'oppressione che dovettero subire dai Curdi e l'aumento delle tasse imposto dal governo turco esasperò gli Armeni fino alla rivolta, alla quale l'esercito ottomano, affiancato da milizie irregolari curde, rispose assassinando migliaia di armeni e bruciandone i villaggi (1894). Due anni dopo, probabilmente per ottenere visibilità internazionale, alcuni rivoluzionari armeni occuparono la banca ottomana a Istanbul. La reazione fu un pogrom anti-armeno da parte di turchi islamici in cui persero la vita 50.000 armeni. Il grado di coinvolgimento del governo ottomano nel pogrom è oggetto di discussione. Torna a “genocidio armeno”
Secondo massacro armeno Nel periodo precedente la prima guerra mondiale all'impero ottomano era succeduto il governo dei Giovani Turchi. Costoro temevano che gli armeni potessero allearsi coi russi, di cui erano nemici. Nel 1915 alcuni battaglioni armeni dell'esercito russo cominciarono a reclutare fra le loro fila armeni che in precedenza avevano militato nell'esercito ottomano. Intanto l'esercito francese finanziava e armava a sua volta gli armeni, incitandoli alla rivolta contro il nascente potere repubblicano, che sorgerà ufficialmente nel 1923 dopo la lotta anti-imperialista di liberazione nazionale e la vittoria della rivoluzione kemalista. Giustificando i propri atti come reazione a una minaccia al nascente e ancora debole Stato, i Giovani turchi procedettero all'esecuzione immediata di 300 nazionalisti armeni e diedero l'ordine di deportazione di buona parte del popolo armeno dall'Anatolia, dove abitavano da millenni, verso i deserti della Siria e della Mesopotamia Torna a “genocidio armeno”
GENOCIDIO ARMENO negazione Il governo turco continua ancora oggi a rifiutare di riconoscere il genocidio ai danni degli armeni ed è questa una delle cause di tensione tra Unione Europea e Turchia. Una recente legge francese punisce con il carcere la negazione del genocidio armeno. Per converso, già da tempo la magistratura turca punisce con l'arresto e la reclusione fino a tre anni il nominare in pubblico l'esistenza del genocidio degli armeni in quanto gesto anti-patriottico. Il governo turco attuale sta favorendo l'apertura al riconoscimento di questa pagina di storia, ma i comunisti, i socialdemocratici del Partito Repubblicano e i nazionalisti si oppongono tenacemente. Va ricordato che l'apparente coerenza di tesi da parte della storiografia turca contro l'esistenza del genocidio è dovuta in buona parte al clima di repressione che si respira nel paese. Ad esempio, lo storico turco Taner Akçam, il primo a parlare apertamente di genocidio, viene arrestato nel 1976 e condannato a dieci anni di reclusione per i suoi scritti. Torna a “storia della Turchia”
Persecuzione e diaspora CURDI IN TURCHIA Kurdistan La questione curda Persecuzione e diaspora Curdi e Turchi Torna a “storia della Turchia”
Torna a “curdi in Turchia” Kurdistan Il Kurdistan è la parte settentrionale e nord-orientale della Mesopotamia, che comprende parte degli attuali stati di Iraq, Turchia, Iran e, in minor misura, Siria. Il Kurdistan, omogeneo linguisticamente e culturalmente non è uno Stato indipendente; il termine Kurdistan dovrebbe indicare semplicemente la regione geografica abitata dai Curdi, ma ha acquistato una connotazione politica ed indica spesso lo stato che almeno una parte dei Curdi stessi vorrebbe costituire. Torna a “curdi in Turchia”
Torna a “Kurdistan”
Torna a “curdi in Turchia” La questione curda La questione dell'indipendenza dei curdi risale almeno alla fine dell'Impero Ottomano: l'originario Trattato di Sèvres (1920) fra l'impero e le potenze vincitrici della Prima guerra mondiale prevedeva la formazione di uno stato curdo nell'omonima provincia ottomana. Tuttavia il trattato non fu accettato dai nazionalisti turchi capeggiati da Atatürk; essi prevalsero nella Guerra di liberazione nazionale turca (1919-1922), tanto che nel successivo Trattato di Losanna (1923) i territori dello stato curdo furono resi alla Turchia. Pare che una frazione sostanziale della popolazione curda appoggi movimenti indipendentisti come il Partito Comunista Curdo (PKK) in Turchia, il Partito Democratico Curdo (KDP) e l'Unione Patriottica del Kurdistan (KPU) in Iraq, il Partito Democratico del Kurdistan Iraniano ed il Partito per la Libertà del Kurdistan (PJAK) in Iran. Al contrario, i Paesi dove essi risiedono non sono ovviamente disposti a rinunciare a parte del loro territorio. Lo scontro è spesso violento e si sono segnalati atti terroristici e di guerriglia da parte dei curdi, seguiti da feroci repressioni (ad es. il bombardamento di Halabja con armi chimiche da parte dell'esercito iracheno di Saddam Hussein). Torna a “curdi in Turchia”
Persecuzione e diaspora Quello kurdo è il popolo senza terra più numeroso del pianeta: 30 milioni di persone che vivono in un’area (da loro chiamata Kurdistan) che si estende in Turchia, Iraq, Iran, Armenia e Siria. La maggior parte dei kurdi (12 milioni) è comunque concentrata nel territorio della Turchia orientale. Qui essi combattono dal 1920 per il riconoscimento del loro diritto di autodeterminazione. La lotta si è intensificata da quando, nel 1974, i kurdi turchi si sono organizzati nel Partito del Lavoratori del Kurdistan (PKK). Da allora l’esercito di Ankara, appoggiato anche da alcuni Paesi dell’Occidente, ha intrapreso un vero e proprio genocidio teso alla eliminazione culturale e fisica del popolo kurdo. I continui bombardamenti aerei dei villaggi kurdi hanno provocato finora 35mila morti e 3 milioni di rifugiati. La repressione politica contro il PKK ha le dimensioni di 10mila prigionieri politici (compreso il leader del partito Ocalan). Lo scorso anno il PKK ha ritirato la maggior parte dei suoi combattenti dalla Turchia annunciando la fine dei combattimenti nel sud-est del Paese. Ma il governo di Ankara ha rifiutato il cessate il fuoco dicendo di voler continuare a combattere fino alla resa totale dei ribelli. La repressione che ha colpito i kurdi, soprattutto in Turchia, e la ricerca di lavoro nell’emigrazione hanno determinato d’altra parte una diaspora kurda, che si è accentuata negli ultimi decenni. Ciò ha portato circa metà della popolazione kurda mondiale a vivere fuori dal Kurdistan, soprattutto in Germania Torna a “curdi in Turchia”
Torna a “curdi in Turchia” Curdi e Turchi La questione curda è anche parte delle trattative per l'ingresso della Turchia nell'Unione Europea, in quanto la UE teme che il governo turco non rispetti i diritti umani della minoranza curda, accusando indiscriminatamente di terrorismo ogni movimento politico curdo e proibendo ad esempio l'uso della lingua curda. In Iraq la questione dei curdi si inserisce nel quadro delle rivendicazioni delle numerose componenti etnico-religiose del Paese nel dopo-Saddam: in questo momento le tre provincie curde del nord del Paese sono probabilmente la maggiori beneficiarie dell'abbattimento del regime e godono di uno status che di fatto è molto prossimo all'indipendenza. Torna a “curdi in Turchia”
Torna a “storia della Turchia” REPUBBLICA TURCA La Repubblica parlamentare Turca fu fondata nel 1923, e Mustafa Kemal ne divenne il primo Presidente, carica che mantenne fino alla morte; sotto la sua guida ed i dettami della sua dottrina, il cosiddetto Kemalismo, la Turchia venne trasformata in uno stato moderno e secolare, sullo stampo delle democrazie occidentali. Torna a “storia della Turchia”
Torna a “storia della Turchia” KEMALISMO Kemalismo: nome dato all'ideologia della Lotta di Liberazione nazionale dei popoli della Turchia guidata dal maresciallo Mustafa Kemal Atatürk e culminata nel 1923 con la fondazione della moderna Repubblica di Turchia. Torna a “storia della Turchia”
Dalla seconda metà del XX secolo ad oggi Esercito e guerre Gli ultimi anni Torna a “storia della Turchia”
Dalla seconda metà del XX secolo ad oggi Esercito e guerre La Turchia non partecipa alla seconda guerra Mondiale. Divenne un membro della NATO nel 1952, ed è stato sin dall'inizio uno dei paesi cardine dell'alleanza, con un esercito convenzionale secondo tra i paesi membri soltanto a quello degli USA. L'esercito Turco ha giocato un ruolo centrale nella storia moderna della Turchia, assurgendo a custode ultimo dei principi di laicità ed occidentalità, a volte arrivando addirittura ad interrompere la dinamica parlamentare con una serie di tre colpi di stato seguiti da brevi governi militari volti a ristabilire i principi del Kemalismo, l'ultimo dei quali avvenne nel 1980, quando la repressione dei sindacati, delle organizzazioni comuniste è stata durissima. Negli ultimi anni l'esercito Turco ha evitato il ricorso ai colpi di stato, però non ha mai rinunciato al suo ruolo di custode della Repubblica, come nel cosiddetto colpo di stato post moderno con cui alla fine degli anni '90 del XX secolo venne disciolto il partito dei fondamentalisti islamici allora al governo Dalla seconda metà del XX secolo ad oggi
Dalla seconda metà del XX secolo ad oggi Gli ultimi anni Gli ultimi governi della Turchia (paese membro del Consiglio d'Europa, paese associato alla Comunità Economica Europea dal 1963 e successivamente all'Unione Europea, con cui è in unione doganale dal 1996) stanno cercando di riformare ulteriormente lo stato nel tentativo di fare ammettere il paese nell'Unione Europea, a cui è ufficialmente paese candidato dal Consiglio Europeo di Helsinki del 1999. Nel 2005 sono iniziati ufficialmente i negoziati per l'ingresso nell'Unione Europea Dalla seconda metà del XX secolo ad oggi
Nodi storici da risolvere per l’entrata della Turchia coinvolgimento Turco a Cipro minoranze Curde riconoscimento del genocidio armeno
Coinvolgimento Turco a Cipro La parte settentrionale di Cipro, sede di una minoranza di etnia Turca, fu occupata dall'esercito Turco per garantire la vita dei turchi dal massacro dei greci all'inizio degli anni '70 del XX secolo Torna ai “nodi da risolvere”
Torna ai “nodi da risolvere” MINORANZA CURDA Amnesty International è preoccupata per la negazione dei diritti delle popolazioni curde: ai turchi curdi non è legalmente riconosciuto il diritto di usare la propria lingua e sono negati altri diritti a causa della loro origine etnica. In Turchia nell'ultimo decennio più di 250.000 persone sono state arrestate e torturate per ragioni politiche. Molte delle più efferate torture sono state subite dai Curdi che abitano nella regione sud-orientale della Turchia. Nonostante la Turchia abbia approvato le due Convenzioni dell'Onu e del Consiglio d'Europa contro la tortura, Amnesty International ritiene che la tortura in Turchia sia assai diffusa verso gli oppositori politici e gli esponenti della comunità curda. Torna ai “nodi da risolvere”
Riconoscimento del genocidio armeno Da risolvere è anche la questione del riconoscimento con la forza da parte dei alcuni paesi europei come La Francia, La Svizzera, Il Belgio etc. delle accuse storiche dell'Impero Ottomano nel Genocidio Armeno che è una accusa senza le prove. Il governo turco dà mandato sulla questione agli storici per dare lettura della verità con le prove documentate. Nonostante la resistenza di paesi come La Francia e la Svizzera che hanno messo nella loro costituzione una legge per coloro che neghino che sia successo il genocidio armeno fino a imprigionare coloro che neghino l'accaduto. Torna ai “nodi da risolvere”
CRITERI DI COPENHAGEN Criterio "politico": presenza di istituzioni stabili che garantiscano la democrazia, lo stato di diritto, i diritti dell'uomo, il rispetto delle minoranze e la loro tutela; Criterio "economico": esistenza di un'economia di mercato affidabile e capacità di far fronte alle forze del mercato e alla pressione concorrenziale all'interno dell'Unione Europea; Adesione all‘ "acquis comunitario": accettare gli obblighi derivanti dall'adesione e, in particolare, gli obiettivi dell'unione politica, economica e monetaria. Allargamento dell’UE
PARERE DELLA COMMISSIONE In base ai dati raccolti sulla storia recente turca e sugli ultimi avvenimenti successi in Turchia, il consiglio non approva la richiesta di entrata nell unione europea della Turchia. Innanzitutto non vengono rispettati i requisiti politici dei criteri di Copenhagen: per prima cosa in Turchia non è mai stato instaurato un governo stabile ed efficiente in grado di mantenere l’unità politica. Questo è testimoniato dal fatto che negli ultimi decenni si sono susseguiti molteplici colpi di stato ad opera dell’esercito; sia dal punto di vista del rispetto dei diritti dell’uomo che da quello della tutela delle minoranze la Repubblica Turca non dà affidabilità. Come abbiamo visto nelle diapositive precedenti è ancora persistente il problema della negazione del genocidio armeno e l’indifferenza, poi sfociata in violenza, verso i Curdi. In Turchia è addirittura vietato nominare l’esistenza del genocidio armeno, che ha portato anche all’incarcerazione dello scrittore turco Orhan Pamuk, rivelando anche un clima interno di difficoltà di espressione culturale. Per concludere se la Turchia interverrà positivamente su questi punti fondamentali e sarà disposta a garantire un governo stabile, che sappia soddisfare le richieste socio-economiche dei Criteri di Copenhagen, e leggi adeguate al riconoscmento del genocidio armeno e alla tutela della minoranza curda, oltretutto la comunità senza uno stato più grande del mondo, sarà possibile prendere in considerazione la proposta di entrata della turchia nell’Unione Europea.
Presentazione a cura di Ciampanelli,Corona,Costa,Erba,Timillero