CAPITOLO VIII – GIORNALISMO E GUERRA FREDDA

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CAPITOLO VIII – GIORNALISMO E GUERRA FREDDA La fine della seconda guerra mondiale pone a capo del nuovo ordine creatosi un principio: la libertà di informazione, che diventa uno dei tratti cardinali dei sistemi democratico-liberali e che abbraccia qualunque mezzo di espressione, compresi i nuovi media elettronici. Nei paesi comunisti si sviluppa invece una tendenza diversa: la liberà di informazione viene subordinata all’ideologia.

Il giornalismo dopo la seconda guerra mondiale Lo scontro ideologico fra i 2 blocchi condiziona il giornalismo: nei paesi occidentali (USA in particolare) il dissenso tende ad essere etichettato come connivenza con il nemico comunista; La radio, che negli anni ’40 aveva conosciuto un periodo di grande diffusione, viene sovrastata negli anni ‘50 dalla televisione. Il giornalismo televisivo, in poco tempo, comincia ad avere grande influenza sul pubblico; Lo sviluppo della tv fa calare le tirature dei quotidiani: - Francia  1946/1960, passaggio da 16 a 11 milioni di copie vendute - Stati Uniti  1953/1973, passaggio da 1,25 giornali per famiglia a 0,97 Il giornalismo cartaceo ha bisogno di risollevarsi. Le testate cercano di imitare i modelli comunicativi di radio e televisione, utilizzando una maggiore colloquialità e vivacità. A partire dagli anni ‘60 si arriva ad una “settimanalizzazione” dei quotidiani; Il dopoguerra vede l’affermazione dei newsmagazines: in tutti i paesi europei nascono settimanali di informazione che basano la loro attività su inchieste e articoli brillanti. Con la diffusione dei rotocalchi a colori, poi, i lettori vengono inondati da una marea di pubblicazioni. La quota di informazione seria e approfondita si riduce, mentre aumenta quella di evasione. Prende definitivamente corpo l’era della mass-culture, caratterizzata da una comunicazione di massa multiforme e onnipresente. Il lavoro del giornalista diventa maturo da una parte, ma difficoltoso dall’altro, perché cominciano a circolare una grande quantità di informazioni, prodotte in particolare dalle Agenzie di stampa.

La situazione negli Stati Uniti Il Presidente Eisenhower (1953/1961) dichiara che l’obiettivo dell’America nella guerra Fredda era quello di condurre il mondo, con mezzi pacifici, a credere alla verità; Il giornalismo americano diventa una sorta di consensus journalism, un “giornalismo del consenso” in cui stampa, radio e tv diventano fondamentali per assecondare l’ondata di consumismo che investì la società statunitense; Il senatore McCarthy denuncia la presenza di “spie comuniste”, presenti a suo avviso in ogni angolo del’amministrazione americana. Si crea un clima di sospetto che di fatto si ripercuote sulla libertà di stampa. Nel 1947 l’editore del “Time”, Luce, promosse la nascita di una Commissione per la libertà di stampa, che sorvegliasse la stampa (in modo da farle mantenere la fedeltà ai “valori americani”); McCarthy ha uno stile politico tutto suo, che non dura all’infinito. Alcuni giornalisti, fra cui Ed Murrow (Cbs) cominciano ad opporsi alle idee del senatore. Una mozione di censura del Senato contro McCarthy porta alla fine di un periodo di “caccia alle streghe”, che lascia però diverse vittime sul terreno; Nel 1952 si vede il maggior momento di scollamento fra paese reale e giornali: alle elezioni viene eletto Eisenhower, malgrado molti quotidiani appoggiano il repubblicano Dewey. Comincia anche a delinearsi una frattura fra un giornalismo di orientamento liberal-progressista (vicino al Partito democratico e incarnato da testate come “NYT” e “Washington Post”) ed uno conservatore o qualunquista, che si sviluppa nelle provincie del Sud e dell’Ovest americano. La stampa comincia a risentire della concorrenza della tv, che mantiene sempre un carattere privato. Cbs, Nbc e Abc diventano network televisivi (si dà molto spazio all’intrattenimento, poco all’informazione). Nello stesso periodo, per i giornalisti svolgere il ruolo di “cani da guardia della democrazia” diventa sempre più difficile, tanto che il direttore del “NYT” Reston parla di “news management”, tendenza della Casa Bianca che controlla l’informazione che la riguarda.

La situazione in Gran Bretagna La stampa inglese si presenta all’inizio del dopoguerra in buone condizioni: nel 1946 vengono vendute 28 milioni di copie di 112 diversi quotidiani. C’è un parziale declino negli anni in cui la tv diventa il medium principali, ma non si tratta di un vero e proprio crollo. Le testate che assicuravano buone vendite erano 5: “Daily Express” “Daily Mirror” “Daily Herald” “Daily Mail” “Daily Telegraph” Il problema che colpisce la stampa britannica è quello delle concentrazioni editoriali: 5 grandi catene controllano 10 testate a testa. Chiamata ad esprimersi sull’argomento, la Camera dei Comuni, attraverso la Commissione Ross, fotografa lo status quo del giornalismo inglese e afferma che c’è un ventaglio sufficientemente ampio di opzioni politico-culturali; Si tratta comunque di un’editoria pura; l’autonomia dei giornalisti è un mito coltivato con cura e ragione; Un aspetto importante del giornalismo britannico è rappresentato dai “domenicali” (sunday papers). Ne esistono alcuni di qualità, come il “Sunday Times” e l’”Observer”, che producono inchieste molto interessanti accompagnate da immagini originali; Sul versante radio/televisivo, la BBC continua ad essere un esempio di autorevolezza ed indipendenza. I suoi notiziari hanno un tono distaccato e autorevole, e si distinguono per la precisione e l’affidabilità; Nel 1954 il Parlamento istituisce ITV, un nuovo canale televisivo, ibrido fra tv pubblica e commerciale. ITV produce programmi meno istituzionali e più vivaci della BBC, che a sua volta cominciò a rinnovare i propri programmi di informazione. Anche la BBC risente della Guerra Fredda, ma non rinuncia mai a fare della verità della notizia il centro di gravità della propria attività giornalistica.

La Francia e il mito di “Le Monde” 1944: ricostruzione della stampa nazionale macchiata di collaborazionismo; Chiusura di testate gloriose come “Le Matin” e “Le Temps”; Nasce “Le Monde” dalla volontà del generale De Gaulle di riempire il vuoto lasciato da “Le Temps”; Quotidiano di riferimento su cui dibattere i temi della nuova repubblica – linea moderata-borghese, alta tensione etica e patriottica; Giornale di prestigio, giornalismo d’élite; Articoli lunghi e dettagliati, ampio spazio a questioni politiche interne e internazionali, linguaggio sofisticato, nessuna foto; Struttura societaria impenetrabile da parte di interessi economici (Società dei redattori); Anni ’60: la linea editoriale si sposta a sinistra, dando vita al mito di giornale contro-potere; Riaffermazione della libertà di stampa in quanto gene della nazione, ereditato dalla Rivoluzione francese; La rinascita dell’informazione è concepita come rinascita del Paese; Nel dopoguerra le autorità promossero la nascita di un’agenzia d’informazione nazionalizzata, la France Presse, che diventerà la quarta agenzia al mondo per importanza, qualificata su Africa e Medio Oriente; Mercato più pluralista a livello europeo; Le testate danno voce a un ampio spettro politico e a dibattiti su questioni problemi nazionali e sociali; Tuttavia la stampa, per la maggior parte, è schierata su posizioni di centro-destra (Guerra Fredda).

La Germania nel dopoguerra Divisione tra Repubblica federale tedesca (Ovest) e Repubblica democratica tedesca (Est); RFT: epurazione post-bellica, ripristino della libertà di stampa; Francia, Usa e GB occupano parte del Paese, facendo propaganda filo-occidentale; Ripristino delle licenze; alto numero di testate locali; Ben presto ritornano sul mercato i grandi gruppi editoriali epurati; Si creano stretti intrecci tra editoria e industria e finanza; L’informazione tende ad omologarsi alla logica commerciale e consumistica; Lungo dominio dei democristiani tedeschi porta a un orientamento moderato e conservatore della stampa; Anticomunismo moderato solo dalla vicinanza con la Repubblica democratica tedesca; 1953: nasce il primo quotidiano popolare “Bild Zeitung”, che ha un successo clamoroso; Ispirato ai tabloid inglesi, ma in forma più greve e conservatore; Peculiare uso della fotografia come principale linguaggio di comunicazione; 1946: nasce il “Der Spiegel”, settimanale ispirato ai newsmagazines americani; Rifiuta il principio dell’obiettività e dell’equilibrio, giornalismo provocatorio e polemico; Produce inchieste scomode, con linguaggio sarcastico, senza riverenza per il potere costituito; “Die Zeit”: settimanale di qualità rivolto ad intellettuali e studenti – stile limpido, tematiche sociali e culturali; “Frankfurter Allgemeine Zeitung”: quotidiano conservatore illuminato; “Suddeutsche Zeitung”: quotidiano liberal-progressista, stile colorato e vivace; “Frankfurter Rundschau”: quotidiano esplicitamente di sinistra.

La Russia comunista Giornalismo di regime; Giornalista come parte integrante del sistema di potere statale, con ruolo educativo-esortativo-propagandistico; Formazione rigida e selezione in base alla fedeltà ideologica; Stampa, radio e televisione sono strumenti di propaganda e controllo sociale e politico; Il quotidiano più diffuso è l’organo del partito, che ha l’unica versione ufficiale ed autorizzata della “verità”; Altre pubblicazioni sono quelle di associazioni od organizzazioni legate al partito; “Tass”: agenzia russa di informazione ufficiale; Visione del mondo costruita, artefatta, deformata; La corruzione, i problemi sociali, ecc. non vengono affrontati o vengono minimizzati; Continua demonizzazione dell’Occidente, soprattutto degli Usa; Paradossalmente in URSS alcuni fatti che coinvolgono l’Occidente vengono raccontati con maggiore attendibilità; Attenzione del partito a non fare uscire informazioni all’estero; Gli Usa cercano di penetrare la cortina di ferro con la radio “Voice of America”; Polonia e Cecoslovacchia: rete sotterranea di controinformazione clandestina; La popolazione ha sete di notizie provenienti dal mondo occidentale; M. Gorbačëv: la ‘Glasnost’’, ovvero “trasparenza”.