Sociologia dei gruppi Ruolo e status.

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Transcript della presentazione:

Sociologia dei gruppi Ruolo e status

ruolo = la funzione che un individuo svolge in una struttura sociale organizzata Un ruolo è regolato da norme di comportamento Un ruolo è definibile anche in termini di aspettative > secondo l’interazionismo un ruolo è costituito dalle aspettative comunemente mantenute dagli individui verso qualsiasi persona che rientri in una particolare categoria in virtù della posizione all’interno di un sistema sociale

I membri di un gruppo concordano tutti nell’attendersi certi comportamenti da parte degli individui che occupano particolari posizioni all’interno della struttura di gruppo Sia i comportamenti che le aspettative di ruolo sono determinati dalla struttura organizzativa e dai modelli socioculturali del sistema sociale

I ruoli non possono essere concepiti all’infuori di una struttura sociale regolata, poiché assolvono al compito di assicurare il funzionamento del sistema

I ruoli possono essere distinti a seconda del grado di rigidità dei comportamenti dovuti Alcuni ruoli non prevedono alcun potere discrezionale da parte del soggetto, il quale si deve attenere strettamente alle norme che ne regolano l’attuazione (es. il pilota di un aereo vs docente universitario )

Role taking = l’assunzione del ruolo, cioè l’avvio di quei comportamenti specifici e propri del ruolo (talvolta prevede una serie di rituali) Role making = la prestazione di ruolo, cioè l’effettiva conduzione del ruolo da parte degli individui (Goffman: gli individui manifestano comunemente uno spiccato attaccamento al ruolo, interpretandolo in modo da renderlo particolarmente utile ai propri fini)

Talvolta però il soggetto prende le distanze dal ruolo che interpreta > dibattito sviluppatosi in parallelo con quello che contrappone i critici e gli apologeti della società di massa I processi di assunzione del ruolo possono essere studiati anche rispetto al gruppo di riferimento: una presa di distanza può indicare un progressivo allontanamento dal “gruppo di appartenenza” e l’assunzione di comportamenti relativi al “gruppo di riferimento”

Tensione di ruolo (Linton) l’individuo assume numerosi ruoli nella società e in una stessa giornata > talvolta ciò può portare ad una tensione di ruolo (es. doppia carriera della donna) > pericolo di comportamenti incoerenti

Role playing = gioco del ruolo, rappresentazioni delle attività connesse ad uno o più ruoli che consente di individuare gli aspetti critici del rapporto tra individuo e il ruolo e di superare le relative difficoltà. Per Mead e Goffman è il complesso gioco di reciproco adattamento che si sviluppa tra individui impegnati in un processo di interazione

In ogni momento l’attività di ruolo presuppone tre diversi obiettivi: Il rispetto degli impegni che definiscono il ruolo La personalizzazione dei comportamenti dovuti La negoziazione del ruolo e dei significati sociali ad esso attribuiti nell’interazione

> natura relazionale del ruolo, definito in base alle aspettative degli altri nei confronti di una certa funzione role set = insieme di ruoli interconnessi tra loro: o 1) insieme di ruoli di cui è portatore un individuo; o 2) serie di ruoli individuali complementari ( squadra di calcio, commissione di esaminatori e candidato > équipe di rappresentazione )

status Il valore di un individuo conferitogli da un gruppo o da una classe di individui, cioè la posizione che ogni individuo occupa in un sistema sociale sulla base delle valutazioni espresse dai membri del sistema stesso

Relazione tra ruolo e status: Il ruolo rappresenta la funzione sociale, lo status è la particolare considerazione sociale di cui gode quel ruolo in un dato sistema sociale. Il ruolo è una posizione di tipo strutturale, mentre lo status rappresenta un livello di valutazione

Lo status può essere riferito al prestigio sociale ed è quindi collegato con la struttura di classe > consumi di status (cfr. Veblen)

Leadership e Headship

il capo o guida di un gruppo svolge un ruolo, cioè una serie di funzioni specifiche all’interno del gruppo, secondo le aspettative maturate o definite dagli altri membri. Di conseguenza, il concetto di capo presuppone un rapporto interpersonale, ed è quindi di natura relazionale, interattiva

Il ruolo del capo si lega strettamente allo scopo del gruppo: il capo è colui che possiede le maggiori capacità di far procedere il gruppo verso lo scopo > spesso però gli esperti possiedono le conoscenze utili, ma è la dirigenza a fare da guida

La capacità di guidare il gruppo verso lo scopo consiste nell’indurre i membri a rispettare le regole e le procedure fissate per il conseguimento dell’obiettivo comune

Certi capi impongono un potere formale all’interno della struttura organizzativa, mentre altri esercitano la loro influenza in gruppi informali. Certi capi usano un potere istituzionale fondato su ordinamenti prestabiliti, altri sfruttano doti personali per influenzare i membri del gruppo

I primi agiscono nell’ambito di gruppi secondari, che perseguono obiettivi materiali; i secondi operano nei gruppi primari, per il raggiungimento di obiettivi di natura affettivo-emotiva

Il capo di un gruppo formale non ottiene l’investitura dai membri ma da una struttura di potere di livello superiore, esterna al gruppo, oppure attraverso procedure e meccanismi organizzativi standardizzati

Il capo è spesso definito con il termine leader e il suo esercizio del potere con il termine leadership To head = capeggiare, essere a capo, dominare > capo dotato di potere coercitivo To lead = eccellere, essere preminenti / guidare, dirigere > azioni di influenza

Intorno agli anni ‘60 in sociologia è stata esplicitata la distinzione tra l’azione descritta dal verbo to lead e quella relativa al verbo to head 1960 : Young propone di adottare il termine headship per indicare tutte quelle forme di potere in cui il capo impone la propria volontà ai membri del gruppo, sulla base di una legittimazione esterna

Gibb (1969) elenca i caratteri fondamentali della headship: È esercitata attraverso un sistema organizzativo e non per la spontanea adesione dei membri del gruppo Lo scopo del gruppo scelto dall’Headman o dalle forze esterne che lo hanno legittimato, ma non dai membri del gruppo La headship è caratterizzata dalla distanza sociale tra il capo e i suoi sottoposti Il potere del capo deriva da un’autorità sovraordinata

I membri obbediscono al capo per timore di essere puniti: non esiste una relazione reciproca ma semplicemente un rapporto di complementarietà tra ruoli funzionali Nel linguaggio comune si parla di leader per la politica, lo sport, …

il leader emerge dall’interazione, egli non si limita ad applicare le regole ma le crea In un gruppo primario non vi è una struttura gerarchica definita: di per sé è un gruppo di eguali dove ognuno dà il suo contributo per mantenere alto il livello di solidarietà reciproca

L’influenza esercitata dal leader non è un’influenza passiva, fondata esclusivamente sul comportamento esemplare, ma è nelle caratteristiche della sua personalità, nelle sue motivazioni Egli si preoccupa di ravvivare il senso di amicizia e di collaborazione, di fare proposte che consentano di rinsaldare il “senso del noi”

Il leader può contare su due doti: l’ascendente, cioè la stima e il rispetto che ottiene dagli altri, che gli riconoscono la capacità di coinvolgerli e di convincerli ad agire nella giusta direzione; l’estroversione, cioè la competenza relazionale che lo porta a stabilire legami profondi con le persone, a incentivare il loro sé, a rafforzare la loro partecipazione, a infondere il giusto entusiasmo, a stimolare la solidarietà reciproca

Il leader è anche un capo perché in grado di indurre o persuadere gli altri a seguire i suoi programmi e le sue decisioni. Egli esercita un’influenza, cioè un potere che pur non essendo coercitivo conduce i membri a seguire certe indicazioni Raramente usa la punizione, più spesso appare convincente, gratifica, sostiene e valorizza coloro che accettano la sua guida

Il leader può anche comminare sanzioni (isolamento, emarginazione, espulsione) Il potere del leader è simile a quello carismatico descritto da Weber: mentre però quest’ultimo opera nei confronti di una massa, il leader coltiva rapporti diretti, faccia a faccia

Il leader è un “servitore” del gruppo: la sua posizione appare molto più precaria e instabile poiché è il prodotto finale di un complesso negoziato tra i membri del gruppo, che non si esaurisce una volta per tutte

La leadership, sorgendo nei gruppi primari, si sviluppa soprattutto in sodalizi di piccole dimensioni e attraverso rapporti faccia a faccia, cioè in un contesto in cui la personalità individuale può imporsi su tutte le altre. Tuttavia le relazioni interpersonali nel gruppo primario sono molto più numerose e complesse di quelle che avvengono in un gruppo secondario

Approccio psicoanalitico Il leader impersona il super-io (Freud) cioè un modello ideale che opera sia come conferma dell’identità personale che come fondamento morale e normativo Il leader assurge anche il simbolo del gruppo > compito di gatekeeper , cioè colui che garantisce il collegamento con altri gruppi e con la società

Meccanismo di identificazione: l’individuo prova stabilità cognitiva comportamentale a prezzo di un atto di sottomissione che inevitabilmente penalizza la sua soggettività della sua autonomia. Il capo viene considerato portatore di facoltà eccezionali che inducono il seguace ad obbedire e a conformarsi alla sua volontà > l’esaltazione del leader,cioè, giustifica a se stesso il proprio atto di sottomissione

Qualora gli obiettivi posti vengano meno o si manifestino gravi difficoltà che mettono a repentaglio la coesione del gruppo, il leader e posso sotto accusa, assumendo la funzione di “capro espiatorio”. Entro certi limiti, il leader appare in grado di deviare su altri queste responsabilità, in genere su soggetti emarginati o su nemici esterni, appartenenti all’out-group; altre volte non può evitare di assumersi le colpe per consentire la sopravvivenza del gruppo

Redl definisce il leader come “persona centrale”, oggetto privilegiato di fenomeni di identificazione e di contraddittori sentimenti di amore e timore. Lo stile del leader ondeggia tra quello del patriarca e quello del tiranno

Al di fuori dell’ottica psicoanalitica, nello studio della leadership prevale un modello interpretativo di carattere funzionalista > funzioni del leader: Esecutore principale del compito diretto allo scopo Programmatore dei mezzi per il conseguimento dei fini di gruppo Fonti di direttive e coordinatore delle istanze dei membri Esperto Rappresentante esterno

6. Controllore dei rapporti interni 7 6. Controllore dei rapporti interni 7. Dispensatore di ricompense e di punizioni 8. Arbitro e mediatore 9. Esempio e modello per i membri 10. Simbolo del gruppo 11. Assuntore di decisioni 12. Ideologo 13. Figura paterna 14. Capro espiatorio

Bales Studiando sperimentalmente la formazione di gruppi impegnati nella soluzione di un problema, osserva che dall’interazione sorgono due forme di leadership, una orientata al compito, che dispensa consigli, indicazioni, suggerimenti e una di natura socioemotiva che sostiene, mostra solidarietà, allenta le tensioni, consolida la coesione

Le due funzioni vengono svolte in genere da individui diversi, dotati cioè di abilità differenti (es. madre e padre) La differenza con la headship risiede soprattutto nella fonte di legittimazione, che è interna al gruppo > la leadership funzionale non opera in termini coercitivi ma esercita un’influenza persuasiva sugli altri membri in virtù di doti personali e della competenza tecnica

Fiedler: “scala del collaboratore meno preferito” (LPC) Fiedler: “scala del collaboratore meno preferito” (LPC). A soggetti che si autodefiniscono leader viene chiesto di individuare nella propria storia personale l’individuo con cui hanno avuto maggiore difficoltà a collaborare. Successivamente devono giudicare costui sulla base di una scala di coppie di opposti. Colui che appare più tollerante (alto punteggio LPC) viene definito come potenziale leader socioemotivo, quello più critico (basso punteggio LPC) come potenziale leader funzionale

Diverso stile relazionale Il leader funzionale presenta un certo distacco,una propensione a sottolineare la sua posizione di prestigio, un’autorevolezza fondata sulla conoscenza, una maggiore tendenza a distribuire gratifiche e sanzioni. Il leader socioemotivo si pone sullo stesso piano degli altri membri, adotta comportamenti più flessibili e variegati, si esprime con maggiore spontaneità, mostra più tolleranza…

esperimenti di Lippitt e White (metà anni ‘40): Tre gruppi omogenei di ragazzi undicenni hanno il compito di confezionare maschere sotto la direzione di persone adulte. In ciascun gruppo l’adulto si comporta diversamente: nel primo esercita un potere autocratico e autoritario nel secondo adotta uno stile democratico Nel terzo anno da un comportamento lassista

l’analisi degli sperimentatori si indirizza su due dimensioni: l’efficienza nel realizzare il compito e il grado di coesione e di partecipazione dei ragazzi

Risultati: Il gruppo con uno stile di comando autoritario presentava all’inizio una soddisfacente efficienza produttiva, ma nel tempo e il potere coercitivo creava sentimenti di frustrazione, di reazione aggressiva, di sfida e di ritiro nei confronti del compito, mentre aumentava la competizione e la conflittualità tra i ragazzi. Questi comportamenti inducevano il capo adulto a maggiore severità e autoritarismo

Nel gruppo governato da un capo lassista, si verificavano sporadiche manifestazioni di collaborazione e di ostilità, mancava un vero stimolo e ben presto il gruppo si suddivideva in piccole cricche che precedevano in direzioni diverse e senza reale costrutto. La condotta dei ragazzi era indeterminata e contraddittoria, non in grado di raggiungere i propri obiettivi

Il gruppo diretto dal capo democratico mostrava di procedere con sicurezza verso le sue mete. I ragazzi collaboravano e contribuivano. Il confronto di idee rallentava un po’ i ritmi produttivi ma alla fine le decisioni venivano prese e consentivano di conseguire tutti gli obiettivi nel migliore dei modi

… quindi … L’autoritarismo non paga e gli obiettivi vengono raggiunti ad un prezzo durissimo per la coesione e la partecipazione individuale Una guida incerta e debole crea confusione, il lavoro diventa improduttivo e il gruppo si frammenta Un regime democratico consente a tutti di partecipare, esegue correttamente il compito e cementa la solidarietà di gruppo

critiche Influenza del momento storico I leader non sono tali perché sono imposti dall’esterno È più una headship La finalità dei gruppi (costruire maschere) > In realtà è uno studio sugli stili di comando e non sulla natura della leadership

La leadership può assumere vari tipi di comando in rapporto agli obiettivi, ai rapporti tra il leader e seguaci, alle circostanze in cui si trova il gruppo. Anche se la leadership emerge dall’interazione, alcuni individui appaiono potenzialmente in grado di imporsi sugli altri ancor prima che sia l’esperienza relazionale a decretarlo

come si diventa leader? scuola personalistica = accento sulle doti personali, la personalità, il carattere. In realtà dagli studi non emergono caratteristiche comuni tutti i leader: al cambiare delle situazioni e dei problemi del gruppo cambiano anche i leader (cr. Bird)

L’APPROCCIO DEI TRATTI I PRIMI APPROCCI TEORICI ALLA COMPRENSIONE DELLA LEADERSHIP AVEVANO COME OBIETTIVO PRINCIPALE L’INDIVIDUAZIONE DI UNA SERIE DI TRATTI DI PERSONALITÀ, FONDAMENTALMENTE INNATI, CHE POTESSERO RENDERE CONTO DEL SUCCESSO DI CERTE PERSONE NELL’ESERCIZIO DEL COMANDO IN ALTRE PAROLE LEADER SI NASCE E NON SI DIVENTA TALE APPROCCIO HA GENERATO UNA SERIE DI CRITICHE CHE NE HANNO MESSO IN EVIDENZA LA DEBOLEZZA SIA DA UN PUNTO DI VISTA CONCETTUALE SIA DA UN PUNTO DI VISTA METODOLOGICO non vengono presi in considerazione altri elementi del processo (come la situazione) la lista di tratti predittiva della propensione al comando potrebbe essere pressoché infinita i tratti esaminati sono sempre posti in positivo HOLLANDER (1985) SOSTIENE L’IMPOSSIBILITÀ DI CONSIDERARE LA LEADERSHIP COMPLETAMENTE AVULSA DAI FATTORI SITUAZIONALI IN QUANTO PROCESSO PRETTAMENTE INTERATTIVO

Teoria interattiva = interazione tra la situazione specifica, che richiede l’individuazione di determinate risposte e le caratteristiche personali dei singoli membri del gruppo

La teoria interattiva incorpora e integra tutti gli elementi che in decenni di ricerche e di analisi hanno mostrato di avere qualche relazione con la leadership. Questi elementi sono: -la personalità del leader; -i seguaci con le loro necessità, problemi e indole; -il gruppo in rapporto alla struttura delle relazioni interpersonali e alla capacità di risoluzione dei problemi; -la situazione determinata da condizioni fisiche, tipo di compito ecc..

Oggi non si preferisce l’una o l’altra versione ma un’ipotesi mediatrice tra i due diversi orientamenti: in ogni situazione emerge un particolare leader, dotato delle caratteristiche più adatte a svolgere il proprio ruolo di guida “Famiglie di situazioni”, che presentano cioè aspetti e problematiche comuni: emergerà uno stesso leader oppure leader con caratteristiche simili fra loro

Nella realtà i tipi “puri” di leadership e di headship sono piuttosto rari > La maggior parte dei gruppi presenta caratteri primari e secondari, quindi è possibile riscontrare la presenza non solo di diverse gerarchie di potere, ma anche di differenti tipi di potere Inoltre l’headman tenterà di acquisire maggiore autorità e ulteriore legittimazione conquistando la stima dei suoi sottoposti > talvolta può assumere una leadership funzionale