PEIRCE E LA SEMIOTICA INTERPRETATIVA
Charles Sanders Peirce nasce a Cambridge, Mass Charles Sanders Peirce nasce a Cambridge, Mass., il 10 settembre 1939 (muore nel 1914). Le sue molte opere sono raccolte nei Collected Papers (8 voll., Harvard, 1931-1958)
Peirce si occupò di molti settori dello scibile umano, dalla matematica alla fisica, dalla logica alla filosofia. E’ considerato il fondatore della semiotica anglo-americana contemporanea L’innesto sulla semiotica europea di origine linguistica e strutturale si deve a Roman Jakobson.
La teoria della conoscenza: verso una semiotica cognitiva Contro il nominalismo a favore del realismo Nominalismo= dottrina filosofica per cui gli universali o concetti generali ( es.: “animale”, “uomo”, “sostanza” ecc.) non esistono come realtà né nelle cose né al di fuori delle cose, ma SONO SEGNI che possono essere predicati di più individui concreti Sono solo operazioni mentali
Peirce NON accetta che l’organizzazione del materiale sensoriale sia dovuta solo a entità presenti nella mente, e pensa che i principi organizzativi siano regolati anche, in qualche misura, dalla sensazione
Tre argomenti contro il nominalismo: 1. la scienza sperimentale tende a credere nell’esistenza di leggi oggettive da scoprire; 2. se ci sono principi logici interni alla mente, come è possibile che questi principi siano universali e comunicabili? 3. il nominalismo contrasta con il principio di evoluzione, in particolare con l’idea di un cambiamento delle specie naturali (come si adeguano le operazioni mentali alle modifiche ambientali)?
Contro l’intuizionismo Peirce rifiuta anche l’intuizionismo cartesiano, cioè l’ipotesi che parte della conoscenza della realtà esterna sia diretta e immediata. Cfr. Locke e più in generale la corrente della filosofia moderna, idea che ci sia un rapporto speculare tra il soggetto che conosce e gli oggetti della realtà L’intuizione viene intesa come fonte immediata e primaria della verità.
Peirce INVECE è convinto che una conoscenza fondata sul concetto di segno sia necessariamente una conoscenza mediata La cognizione è sempre un processo di integrazione di dati a partire da una serie di elementi discontinui (cfr. il riconoscimento delle immagini)
“Se si prova a respingere l’idea di un’ultima, misteriosa e inanalizzabile folgorazione intuitiva, la conoscenza si risolverà senza residui in un processo continuo di approssimazione ipotetica, in cui la ricerca non viene bloccata dalla tesi della conoscenza perfetta quale chimerico punto di partenza obbligato, ma si distende in un flusso di interpretazioni”
Tre punti contro l’intuizionismo Ogni cognizione è determinata da cognizioni precedenti Ogni ipotesi che possiamo fare su ciò che accade al nostro interno ha senso solo in quanto spiega eventi esterni L’unica forma del pensiero è quella che si attua attraverso segni: non esiste pensiero se non in segni Dunque il pensiero è obbligatoriamente inferenziale e l’inferenza risponde ai tre requisiti appena descritti
Deduzione, induzione, abduzione Struttura generale dell’inferenza: CASO = A REGOLA = Se A allora B RISULTATO = B Gli elementi che entrano in gioco in qualsiasi processo inferenziale sono dunque tre: un caso, una regola e un risultato.
La deduzione REGOLA: Se un uomo è governatore, allora riceve grandi onori CASO: Quest’uomo è governatore RISULTATO: Quest’uomo riceve grandi onori (sicuramente)
Il ragionamento deduttivo non comporta alcun rischio: ci si limita a calcolare una conseguenza logica. Il risultato è la conseguenza necessaria di una regola che si applica a quel caso.
L’induzione CASO Quest’uomo è governatore RISULTATO Quest’uomo riceve grandi onori REGOLA Se un uomo è governatore, allora riceve grandi onori (forse)
Nell’induzione caso e risultato sono le premesse da cui, per generalizzazione, si istituisce una regola Tuttavia il rischio dell’induzione è ancora piuttosto limitato perché per compiere questo ragionamento non è richiesta una gran inventiva, come invece nell’
L’abduzione RISULTATO Quest’uomo riceve grandi onori REGOLA Se un uomo è governatore, allora riceve grandi onori CASO Quest’uomo è governatore (forse)
L’abduzione è l’inferenza di un caso da una regola e un risultato, una vera scommessa. L’unico modo per avere conferma è quello della verifica sperimentale.
Un esempio celebre Peirce immagina di entrare in una stanza e di trovare sul tavolo tanti sacchi pieni di diversi tipi di fagioli.
Sul tavolo c’è anche una manciata di fagioli bianchi. Dopo un po’ scopre che uno dei sacchi contiene solo fagioli bianchi
Si possono fare tre tipi di ragionamenti: 1. deduttivo REGOLA Tutti i fagioli in questo sacco sono bianchi CASO Questi fagioli provengono da questo sacco RISULTATO Questi fagioli sono bianchi (sicuramente)
2.Induttivo CASO Questi fagioli provengono da questo sacco RISULTATO Questi fagioli sono bianchi REGOLA Tutti i fagioli in questo sacco sono bianchi (forse)
3. abduttivo RISULTATO Questi fagioli sono bianchi REGOLA Tutti i fagioli che prevengono da questo sacco sono bianchi CASO Questi fagioli provengono da questo sacco (forse)
REGOLA CASO RISULTATO Tutti i fagioli in questo sacco sono bianchi Deduzione REGOLA Tutti i fagioli in questo sacco sono bianchi Induzione CASO Questi fagioli provengono da questo sacco Abduzione RISULTATO Questi fagioli sono bianchi Tutti i fagioli che provengono da questo sacco sono bianchi Questi fagioli sono bianchi (sicuramente) Tutti i fagioli in questo sacco sono bianchi (forse) (forse)
Due caratteri fondamentali dell’abduzione (i) il carattere di retroduzione dell’ipotesi (ii) il carattere di spiegazione causale. La scommessa sta nel considerare il risultato come un caso da ricondurre a una regola che non è necessariamente l’unica regola funzionante: potrebbero infatti esserci altre regole altrettanto valide. Il termine medio, cioè l’istituzione di una regola, è la chiave di volta della struttura abduttiva Ecco perché l’abduzione, producendo ipotesi, regola ogni forma di indagine conoscitiva.
Tre tipi di abduzione, con tre gradi di creatività Primo tipo di abduzione: la legge-mediazione cui ricorrere per inferire il caso dal risultato è data in modo obbligante o automatico o semiautomatico Secondo tipo di abduzione: la legge-mediazione cui ricorrere per inferire il caso dal risultato è reperita per selezione nell’ambito dell’enciclopedia disponibile Terzo tipo di abduzione: la legge-mediazione cui ricorrere per inferire il caso dal risultato è costituita ex novo, inventata
La semiosi: Oggetto, Segno, Interpretante La teoria della conoscenza di Peirce è strettamente interrelata alla fondazione della semiotica. Se nessuna conoscenza è possibile intuitivamente, allora ogni atto di cognizione è mediato E la mediazione è attuata attraverso i segni e la semiosi Leggi a pp. 227-228
“Io sono, per quanto ne so, un pioniere, o piuttosto un esploratore, nell’attività di chiarire e iniziare ciò che io chiamo semiotica, vale a dire la dottrina della natura essenziale e delle varietà fondamentali di ogni possibile semiosi (CP: 5.488) Per semiosi io intendo un’azione, una influenza che sia, o coinvolga, una cooperazione di tre soggetti, come per esempio un segno, il suo oggetto e il suo interpretante, tale influenza trirelativa non essendo in alcun caso risulubile in un’azione tra coppie (CP: 5484)
La semiotica dunque studia la semiosi, cioè un processo che coinvolge un segno, un oggetto e un interpretante, in modo tale che questa triade non sia riducibile a un rapporto a due. In altre parole, i tre termini devono essere sempre compresenti Un segno è determinato da un oggetto e genera un interpretante. L’oggetto viene interpretato, poiché su di esso si fanno delle ipotesi (profilo, ground)
Per Peirce il segno non è biplanare come in Saussure e Hjelmslev Per Peirce il segno non è biplanare come in Saussure e Hjelmslev. Tuttavia representamen si può assimilare a espressione, Oggetto Immediato indica il contenuto di un segno. E’ possibile accedere al contenuto del segno attraverso un interpretante, un altro segno che ci dice qualcosa di più del segno di partenza La semiosi è per definizione illimitata, la ns conoscenza è sempre parziale e incrementabile
La fuga degli interpretanti Anch’essa ha un ritmo triadico: c’è un interpretante immediato, che è definito da Peirce una sorta di primo effetto del segno sulla mente dell’interprete; un interpretante dinamico, cioè l’effetto realmente prodotto sulla mente dell’interprete, un interpretante logico-finale, cioè un’interpretazione che blocca anche se temporaneamente il processo potenzialmente infinito della semiosi. Esso provoca un mutamento di abito interpretativo, cioè la tendenza a un comportamento.
Pragmatismo Di qui la dottrina filosofica del pragmatismo: il significato di un concetto è l’insieme dei suoi effetti concepibili, cioè dei suoi abiti, la sua influenza sulla condotta di vita. Differenza con James: per Peirce il significato di un segno non risiede solo nelle azioni concrete ma nelle azioni concepibili.
Nel circuito semiosico è evidente la centralità del segno, elemento di mediazione: “un segno è qualcosa che sta a qualcuno per qualcosa sotto qualche aspetto o capacità”. Il qualcuno introduce un soggetto cognitivo che si serve dei segni per conoscere la realtà. Il qualcosa è l?oggetto Dinamico, che può essere conosciuto solo sotto certi aspetti (ground).
La classificazione dei segni: icone, indici, simboli Questa tripartizione si fonda sul tipo di rapporto che il segno intrattiene con il proprio oggetto. L’ICONA è correlata al suo oggetto in virtù di un carattere di similarità ( c’è motivazione per somiglianza tra il segno e l’oggetto) Es.: illustrazioni, ritratti, caricature ecc.
L’INDICE è un segno che si riferisce all’oggetto che esso denota in virtù del fatto che è realmente determinato da quell’oggetto (motivazione per contiguità fisica) L’indice è un segno fisicamente o causalmente connesso al proprio oggetto (dito puntato; firma; fotografia ecc.)
Il SIMBOLO “è un segno che si riferisce all’oggetto che esso denota in virtù di una legge, di solito un’associazione di idee generali, che opera in modo che il Simbolo sia rappresentato come riferentesi a quell’oggetto” Es. la lingua naturale
I segni sono entità complesse in cui possono coesistere diverse caratteristiche. Per esempio le icone sono in realtà segni complessi in cui prevale l’elemento iconico, ma non è il solo. Ogni immagine materiale è infatti anche largamente convenzionale: Peirce parla a questo proposito di IPOICONE.
Il dibattito sull’iconismo Il problema dell’iconicità è stato molto dibattuto nella semiotica anni sessanta e settanta. Eco nel Trattato porta avanti una serrata “critica dell’iconismo”, preferendo al dubbio concetto di somiglianza quello di produzione di regole per produrre similarità. (es. p. 238). Riepilogo p. 239.