Università degli Studi di Firenze Facoltà di Medicina e Chirurgia Corso di Laurea in Infermieristica Sede di Pistoia Anno accademico 2008-2009 C.I. Medicina e Chirurgia generale, Farmacologia e Anestesiologia Insegnamento di Medicina Interna Prof. Fabio Almerigogna Lez. 9-10 Le immagini coperte da copyright sono presentate al solo scopo didattico e non possono essere riprodotte.
PER L’INQUADRAMENTO DIAGNOSTICO E LA TERAPIA DELL’ASMA SI SEGUONO LINEE GUIDA INTERNAZIONALI. TRA QUESTE PARTICOLARMENTE SEGUITE QUELLE DEL: "National Asthma Education Program Office of Prevention, Education, and Control National Heart, Lung, and Blood Institute, NIH Bethesda“ del 1991, aggiornate nel 1997. 1991 1997 - asma bronchiale lieve - asma bronchiale lieve intermittente - asma bronchiale lieve persistente - asma bronchiale moderato - asma bronchiale moderato persistente asma bronchiale grave - asma bronchiale grave persistente. Tali linee guida sono state aggiornate nel 2005 dal “Global Initiative for asthma – GINA” che ha mantenuto gli stessi 4 livelli di gravità
Principali caratteristiche cliniche e funzionali dell'asma bronchiale intermittente (grado 1) Sintomi diurni (tosse e/o dispnea) meno di 1 volta la settimana. Sintomi notturni (tosse e/o dispnea) meno di 2 volte al mese. Assenza di segni clinici o sintomi e normalità del PEF tra le crisi. Crisi di breve durata (da poche ore a pochi giorni); l’intensità può variare. Funzionalità: FEV1 o PEF >80% del valore teorico. Variabilità giornaliera del PEF < 20%. Linee guida 2005 del “Global Initiative for asthma – GINA” Pazienti di ogni grado possono avere crisi lievi, moderate o gravi. Alcuni pazienti con asma intermittente possono avere crisi gravi e tali da mettere a rischio la vita separate da lunghi periodi di normale funzione respiratoria e senza sintomi.
Principali caratteristiche cliniche e funzionali dell'asma bronchiale lieve persistente (grado 2) Sintomi diurni (tosse e dispnea) 1 o più volte la settimana, ma non più di 1 volta al giorno. Sintomi notturni (tosse e/o dispnea) più di 2 volte al mese. Le crisi possono interferire con le normali attività quotidiane. Funzionalità: FEV1 o PEF >80% del valore teorico. Variabilità giornaliera del PEF 20 - 30%. Linee guida 2005 del “Global Initiative for asthma – GINA” Da: www.nlm.nih.gov
Principali caratteristiche cliniche e funzionali dell'asma bronchiale moderato persistente (grado 3) Sintomi diurni (tosse e dispnea) quotidiani. Sintomi notturni (tosse e dispnea) più di una volta la settimana. [ Uso quotidiano di broncodilatatori (agonisti b2-adrenergici a breve durata d’azione) ] Le crisi interferiscono con le normali attività quotidiane. - Funzionalità: FEV1 o PEF >60% - <80% del valore teorico. Variabilità giornaliera del PEF >30%. Linee guida 2005 del “Global Initiative for asthma – GINA”
Principali caratteristiche cliniche e funzionali dell'asma bronchiale grave persistente (grado 4) Sintomi diurni (tosse e dispnea) continui. Sintomi notturni (tosse e dispnea) frequenti. L’attività fisica è limitata. Crisi frequenti. Funzionalità: FEV1 o PEF <60% del valore teorico. Variabilità giornaliera del PEF >30%. Linee guida 2005 del “Global Initiative for asthma – GINA” La presenza di uno degli “indici di gravità” è sufficiente a far inquadrare il paziente in quella categoria. Il paziente deve essere assegnato al grado più severo in cui si riscontrano gli indici. La classificazione individuale può modificarsi nel tempo
Principali complicazioni possibili dell’asma bronchiale - Atelettasia di aree polmonari - Aritmie cardiache - Infezioni - Enfisema - Cuore polmonare Da: escuela.med.puc.cl/ Da: medstat.med.utah.edu/ Da: www.nlm.nih.gov
LA TERAPIA DELL’ASMA RISULTA EFFICACE SE SI RAGGIUNGONO I SEGUENTI OBIETTIVI 1. Rimozione del sintomi. 2. Prevenzione delle riacutizzazioni e delle crisi gravi e minimizzare la necessità di interventi di emergenza e ospedalizzazione. 3. Mantenimento del quadro funzionale respiratorio più vicino possibile ai valori di norma. 4. Condizioni fisiche tali da consentire una normale attività, compresa quella fisica. 5. Instaurare la terapia con minimi o assenti effetti collaterali indesiderati da farmaci. 6. Soddisfare le aspettative di cura del paziente e dei familiari. 7. Prevenzione dello sviluppo di ostruzione irreversibile delle vie aeree e della morte per asma.
These lungs appear essentially normal, but are normal-appearing because they are the hyperinflated lungs of a patient who died with status asthmaticus. Da: www-medlib.med.utah.edu Da: www-medlib.med.utah.edu The cut section of the hyperinflated lung of a patient dying in status asthmaticus appears essentially normal.
Il trattamento dell'asma si articola in sei parti tra loro collegate: 1. Istruzione del paziente all'autogestione dell'asma. 2. Valutazione e controllo della gravità dell'asma con parametri obiettivi della funzionalità respiratoria. 3. Prevenzione dell'esposizione al fattori scatenanti l'asma e controllo ambientale del fattori induttori l'asma. 4. Piano di trattamento farmacologico individuale a lungo termine. 5. Approntare schemi di trattamento farmacologico individuale delle riacutizzazioni. 6. Programmare visite di controllo regolari.
ISTRUZIONE DEL PAZIENTE ALL’AUTOGESTIONE DELL'ASMA Ha lo scopo di mettere il paziente e la sua famiglia in grado di poter modificare la terapia secondo un piano d'azione concordato col medico. - Scambio di informazioni tra medico e paziente e viceversa. Piano di istruzione graduale del paziente. Da: www.encolombia.com/ Da: um-jmh.org/
Prima visita: Informazioni relative alla definizione di asma, alla diagnosi, ai trattamenti disponibili, al razionale del loro impiego ed agli obiettivi terapeutici. AI paziente deve essere spiegata la differenza tra farmaci sintomatici ad effetto rapido e farmaci che riducono l'infiammazione delle vie aeree. E' importante addestrare il paziente alle tecniche di inalazione dei farmaci, ribadire la necessità di abolire il fumo, evitare la esposizione ad allergeni, agenti sensiblizzanti nell'ambiente di lavoro o farmaci. Il paziente deve essere istruito sull'importanza di monitorare il PEF e deve imparare ad usare un misuratore; deve inoltre imparare a valutare e registrare i risultati ed il significato della loro variabilità. Il paziente deve imparare a conoscere i segni e sintomi di aggravamento dell'asma: 1. riduzione e variabilità del PEF; 2. sintomatologia notturna; 3. aumento della richiesta di farmaci broncodilatatori. Deve essere dato al paziente un programma scritto con le istruzioni (per aggravamento e terapie idonee) e sul quale registrare sintomi e terapia e PEF. - Visite successive: andranno valutati e risolti i dubbi del paziente, rilevata l'aderenza al programma terapeutico e sempre valutata la capacità di inalare i farmaci e l'attuazione delle misure di controllo ambientale.
VALUTAZIONE E CONTROLLO DELLA GRAVITA’ DELL’ASMA CON PARAMETRI OBIETTIVI DI MISURA DELLA FUNZIONALITA' RESPIRATORIA Sia al momento della prima visita che in seguito, nei pazienti di età superiore ai 5 anni, le prove di funzionalità respiratoria sono indispensabili per la diagnosi e la valutazione obiettiva della gravità dell'asma. Nel monitoraggio dell'asma tali prove (PEF in primo luogo) hanno lo stesso significato della rilevazione della pressione arteriosa negli ipertesi e della glicemia nei diabetici. Le prove di funzionalità respiratoria si basano in primo luogo sulla spirometria: lo spirometro consente di rilevare principalmente i volumi polmonari mobilizzabili (capacità vitale -CV-= massimo volume di aria inspirabile o espirabile da parte del polmone) e i flussi espiratori, che consentono di valutare se una riduzione della capacità vitale è dovuta a patologie restrittive o ad ostruzione (VEMS = massimo volume espirato in un secondo dopo inspirazione completa; PEF = massimo flusso espiratorio generato durante espirazione forzata). Per la rilevazione del PEF sono disponibili semplici apparecchi utillizzablli a domicilio, ma utili anche in ambulatorio o in ospedale. Altri strumenti utili per una valutazione obiettiva sono: la rilevazione della iperresponsività delle vie aeree; l'emogasanalisi arteriosa.
Prevenzione della esposizione ad induttori e a fattori scatenanti l'asma. Si possono distinguere induttori (allergeni, irritanti chimici, agenti farmacologici e infezioni virali) e fattori scatenanti (sforzo fisico, aria fredda, emozioni intense). - Controllo ambientale: volto alla prevenzione dell’esposizione agli allergeni aerodispersl (acaro della polvere, derivati epidermici, pollini, muffe, sostanze chimiche). - Diete di esclusione di alimenti sensibilizzanti o di additivi alimentari (solfiti, giallo di tartrazina, benzoato e glutammato di sodio). - Controllo dell'inquinamento ambientale nell'ambiente domestico e sul posto di lavoro (fumo di tabacco, spray domestici, composti volatili - oli di cottura e sostanze lucidanti-). - Nei soggetti allergici deve essere valutata l'opportunità di attuare una immunoterapia specifica.
NELLA TERAPIA DELL'ASMA SI DISTINGUONO FARMACI UTILIZZATI PER: Il controllo a lungo termine: - Corticosteroidi - Disodiocromoglicato e composti simili Agonisti b-adrenergici a lunga durata d’azione. Metilxantine. Modificatori dei leucotrieni Il controllo rapido dei sintomi: - Agonisti b-adrenergici a breve durata di azione - Anticolinergici - Steroidi sistemici.
PRINCIPALI CATEGORIE DI FARMACI USATI NELLA TERAPIA DELL'ASMA Agenti anti-infiammatori: - Corticosteroidi - Disodiocromoglicato e composti simili - Altri composti anti-infiammatori. Broncodilatatori: - Agonisti b-adrenergici - Metilxantine Anticolinergici. Anti-leucotrieni Per molti farmaci, ove possibile, si preferisce la via inalatoria che consente di raggiungere elevati livelli del farmaco a livello locale riducendo gli effetti sistemici, ma che richiede un certo addestramento del paziente.
I corticosteroidi sono i farmaci anti-inflammatori più efficaci nel trattamento dell'asma. I meccanismi d'azione più importanti sono: 1. Interferenza sul metabolismo dell'acido arachidonico e la sintesi di leucotrieni e prostaglandine; 2. Inibizione della migrazione e attivazione delle cellule infiammatorie; 3. Inibizione della produzione di citochine; 4. Aumento della responsività dei recettori b-adrenergici della muscolatura liscia bronchiale. Gli steroidi possono essere utilizzati per via locale (utile soprattutto nella terapia di mantenimento), per os o per via parenterale. Il trattamento precoce per via sistemica delle riacutizzazioni ne previene l'aggravamento e diminuisce necessità di ricovero (a questo scopo possono essere necessarie per brevi periodi alte dosi, ad es. prednisone 40-80mg/die o 1-2mg/kg nei bambini). Iniziano ad agire dopo 1-2 ore. I principali effetti collaterali sono: alterazioni del metabolismo glicidico, aumento dell'appetito, ritenzione di liquidi, aumento di peso, ulcera peptica, ipertensione, osteoporosi, necrosi asettica della testa del femore, soppressione dell'asse Ipotalamo-ipofisi-surrene; per quelli topici candidosi orale, disfonia e tosse.
Principali corticosteroidi utilizzati nella terapia dell'asma Via inalatoria Beclometasone dipropionato (Clenil, Clenil-forte, Clenil aerosol; Becotide, Becotide forte): puff da 50-250mcg, 400-1000 (ma anche 2500) mcg/die nel mantenimento. Flunisolide (Nisolid); puff da 250mcg (LunibronA) sol per aerosol 0,1 % Budesonide (Pulmaxan turbohaler); polvere da 200 e 400 mcg Fluticasone (Flixotide, Fluspiral) purI 125 o 250mcg (disponibile anche polvere) Via sistemica Idrocortisone (Flebocortid, Solu-cortef): fiale 100mg, 200-400mg (5mg/kg nei bambini) ogni 4-6 ore nell'attacco acuto a seconda della gravità, cercando di non superare i 1000mg/die. Metilprednisolone (Urbason, Solu-medrol, ecc.): fiale 40mg, 40-80mg (1 mg/kg nei bambini) ogni 4-6 ore nell'attacco acuto a seconda della gravità, cercando di non superare i 400mg/die. Betametasone (Bentelan D.Pr .Eq = 0,6), Deflazacort (Flantadln, Deflan D.Pr .Eq. =7,5), Prednisone (Deltacortene D.PR.Eq =5): 40-80mg/die (1-2mg/kg nel bambini) nel trattamento acuto a breve termine.
Disodiocromoglicato e farmaci simili (cromoni) Il disodiocromoglicato è un farmaco per uso topico che esplica la sua azione nell'asma attraverso meccanismi diversi: 1. Inibisce il rilascio di mediatori IgE-dipendente dai mastociti umani; 2. Inibisce l'attivazione di cellule della infiammazione (Ieucociti, monociti-macrofagi); 3. Inibisce il broncospasmo immediato e ritardato, indotto dall‘inalazione di allergeni e quello immediato indotto da sforzo, inalazione di aria fredda o anidride solforosa. E' utile nella terapia di mantenimento dell'asma lieve e moderato. Ha effetti collaterali trascurabili. Le preparazioni commerciali (Lomudal, Frenal) prevedono la somministrazione di polvere per via inalatoria, di spray o di aerosol ed il dosaggio normale è 20mg x 4/die (10mg per lo spray). Il Nedocromile sodico (Tilade) ha effetti simili ma è più potente (dose 4mg x 4/die)
- Dapsone - Idrossiclorochina. Altri farmaci utilizzati per ridurre la flogosi bronchiale o il dosaggio di steroidi - Inibitori dei leucotrieni (montelukast, zaphirlukast) sono stati recentemente inseriti nelle linee guida. I leucotrieni sono potenti mediatori biochimici rilasciati da mastociti, basofili ed eosinofili che provocano contrazione della muscolatura liscia bronchiale, iperproduzione di muco e richiamano ed attivano cellule della flogosi. Possono essere utili nell’asma lieve-moderato per ridurre l’uso di steroidi e di broncodilatatori. - Chetotifene (Zaditen): ha meccanismi d'azione diversi: 1. Azione antistaminica (anti-H1); 2. stabilizzazione mastocitaria e inibizione rilascio mediatori; inibizione del PAF; 4. restaura responsività dei b-recettori in caso di tachifilassi. E' utile nella terapia dell'asma lieve e moderata, soprattutto dei bambini, ma richiede terapia prolungata. Dosaggio 1mg x2/die (nel bambino O,5mg x2). - Altri anti H1. - Troleandomicina, macrolide che riduce l'eliminazione di teofillina e metil-prednisolone. - Metotrexato. - Sali d'oro. - Ciclosporina. - Dapsone - Idrossiclorochina.
Agonisti beta-2-adrenergici. Rilasciano il muscolo liscio bronchiale aumentando il cAMP intracellulare e riducendo le concentrazioni di Ca; inoltre aumentano la clearance muco-ciliare, riducono la permeabilità vascolare e diminuiscono il rilascio di mediatori da mastociti e basofili. Utilizzabili per via locale o sistemica; effetti collaterali ridotti per la loro selettività di azione, ma l'uso continuo ad alte dosi determina tachifilassi (refrattarietà). Il loro uso razionale è rappresentato dall'impiego intermittente al bisogno per rimuovere la broncostruzione (attacco di asma acuto) o per la prevenzione dell'asma da sforzo. L'uso regolare non controlla l'asma e l'aumentato consumo è segno di aggravamento. La maggioranza di questi farmaci ha breve durata d'azione (4-6 ore): Clembuterolo (Clenasma, Monores, Spiropent), Fenoterolo (Dosberotec), Orciprenallna (Alupent, Novasmasol), Terbutalina (Terbasmin). Il Salbutamolo (Ventolin, Broncovaleas, Salbutard) ha durata d'azione medio-lunga. Formoterolo, salmeterolo (Serevent) e procaterolo (Masacin, Procadil) hanno durata d'azione di 12 ore o più.
METILXANTINE Gruppo che comprende numerosi farmaci somministrabili principalmente per os o per via parenterale: Teofillina e derivati, Aminofillina, Diprofillina, Doxofillina, Bamifillina, Acefillinpiperazina. Alcuni di questi preparati sono a lento rilascio ed hanno lunga durata d'azione. Le metilxantine rilasciano la muscolatura liscia bronchiale, diminuiscono l'edema mucoso, inibiscono la degranulazione mastocitaria e accelerano la clearance muco-ciliare. Sono farmaci indicati per la terapia dell'attacco acuto o dell'asma grave, ma il loro impiego richiede cautela poiché possono provocare gravi effetti collaterali. Deve essere monitorata la concentrazione sierica (livello terapeutico 5-15mcg/ml) all'inizio della terapia, ad intervalli regolari di 6-12 mesi e quando compaiono effetti indesiderati o non si hanno risultati. I principali effetti collaterali sono a livello gastrointestinale (nausea e vomito) e cardiaco (tachicardie e aritmie); nel bambino possibili attacchi epilettici e morte. Il metabolismo di questi farmaci è alterato da malattie febbrili, gravidanza, epatopatie, scompenso cardiaco congestizio,associazione con altri farmaci (cimetidina, macrolidi).
Anticolinergici topici. L’lpratropio bromuro (Atem) blocca le vie efferenti post-gangliari vagali e, riducendo il tono vagale, induce broncodilatazione. Inibisce inoltre la broncocostrizione riflessa indotta da irritanti, ma non le reazioni immediate e ritardate da allergeni e quelle da sforzo. Ha azione additiva al beta-2-stimolanti nelle riacutizzazioni; In questa situazione il dosaggio utile è 2 puff (36mcg) x 4-5/die.
NOTA: L’approccio “a gradini” rappresenta una linea guida per le decisioni cliniche e non deve essere interpretato come una prescrizione specifica. L’asma è altamente variabile ed il medico deve scegliere specifici piani terapeutici secondo le necessità del singolo paziente. Ottenere il controllo più rapidamente possibile e ridurre il trattamento al minimo necessario per mantenere il controllo. Cicli di steroidi sistemici possono essere necessari in ogni momento ed in ogni grado. Alcuni pazienti con asma intermittente possono avere crisi gravi; questo può essere favorito da infezioni respiratorie ed è raccomandato un breve ciclo di steroidi sistemici.
Malattia influenzale Definizione: "Malattia acuta febbrile delle alte e basse vie respiratorie, generalmente autolimitantesi, causata dall'infezione con virus influenzali, che si manifesta con focolai epidemici di varia entità, quasi ogni anno, preferenzialmente nella stagione invernale. Le manifestazioni respiratorie si associano a segni e sintomi sistemici: cefalea, mialgie, astenia".
Eziologia L'agente eziologico è un virus Orthomyxovirus, virus a RNA, di cui esistono tipi diversi: A, B e C (meno importante), distinti in base alle caratteristiche antigeniche delle componenti proteiche, in particolare nucleoproteina (P) e proteina della matrice (M). Da: www.virology.net/ Da: www.rkm.com.au/
Sulla superficie della particella virale sono presenti glicoproteine che svolgono un ruolo importante nell'infezione: - emoagglutinina (antigene H, soggetto a frequenti variazioni antigeniche - si distinguono varianti H1, H2 e H3) responsabile dell'adesione del virus alle cellule dell'apparato respiratorio. - neuroaminidasi (antigene N, di cui si distinguono varianti N1 e N2) che facilita l'adesione del virus rimuovendo la mucina e riduce l'agglutinazione delle particelle virali. Da: www.public-health.uiowa.edu/
Da: micro.magnet.fsu.edu/ Da: www.gifu-u.ac.jp/
In base alle caratteristiche degli antigeni H e N si differenziano i sottotipi. I singoli ceppi sono denominati in base al tipo, al luogo del primo isolamento, al numero di isolamenti, all'anno di isolamento e al sottotipo; ad es. Influenza A/Victoria/3/79/H3N2. Il virus si trasmette per contatto con secrezioni respiratorie di soggetti con infezione acuta (aerosol generati da tosse e starnuti). Da: www.scienceinafrica.co.za/
Epidemiologia Si tratta di una malattia molto diffusa e rappresenta la maggiore patologia epidemica dell'uomo. Ciò è legato alla capacità del virus di mutare la propria struttura antigenica. Si distinguono: - variazioni minori, dopo le quali il virus può essere neutralizzato, almeno parzialmente, dagli anticorpi formati da precedenti contatti. Queste variazioni rendono il virus capace di provocare epidemie che colpiscono parti della popolazione e che avvengono ogni 1-2 anni. - variazioni maggiori, contro le quali immunizzazioni precedenti non proteggono. Queste variazioni rendono il virus capace di provocare una malattia di maggior gravità, con diffusione praticamente a tutta la popolazione mondiale; queste epidemie si verificano ogni 10-15 anni e vengono definite "pandemie".
Nell'ambito del tipo A sono possibili varianti maggiori. Pandemie si sono verificate nel 1918-19 ("spagnola"), 1957 ("asiatica"), quando il virus A circolante passò da H1N1 a H2N2, nel 1968 quando passò da H2N2 a H3N2; nel 1977 quando circolò nuovamente la variante H1N1 si verificò una epidemia che colpì prevalentemente i giovani nati dopo il 1957 che non erano protetti verso questa variante.
Da: www.the-travel-doctor.com/ Da: www.santa-laurensia.com/
Le varianti minori, dette anche intrasottotipiche, esistono sia per il tipo A che per il tipo B. Sono legate a piccole modifiche degli antigeni H e N, che non le rendono diverse dalle precedenti in maniera sostanziale, ma sono sufficienti a causare una nuova epidemia. Le epidemie influenzali nel territorio di una nazione hanno inizio brusco, picco a 2-3 settimane, e ne durano 5-6. Si distinguono 4 fasi: 1. Aumento delle infezioni respiratorie nei bambini - Possibilità di isolare il virus. 2. Aumento dei casi tra adulti e della circolazione virale. 3. Aumento delle assenze dal lavoro e dei ricoveri ospedalieri per malattie respiratorie - Riduzione della circolazione virale. 4. Fase dell'analisi retrospettiva che rileva aumento di mortalità per malattie respiratorie - Conferma dell'epidemia influenzale.
Anatomia patologica Il virus si localizza a livello dell'apparato respiratorio dove si evidenzia iperemia della mucosa tracheale e bronchiale con desquamazione delle cellule epiteliali e perdita delle ciglia (quadro di tracheobronchite acuta). Possibile anche l'interessamento delle componenti a valle dei bronchioli terminali.
Manifestazioni Generalmente inizio brusco, dopo 1-3 giorni di incubazione, con: cefalea (frontale o generalizzata), sensazione di malessere e febbre (che sale fino a 38-40°), dolori muscolari (mialgie), soprattutto agli arti inferiori e alla regione lombare, dolore faringeo (faringodinia) e tosse. I sintomi respiratori talora possono mancare. In alcuni casi inizio graduale con sintomi di rinite virale. Successivamente i sintomi sistemici si attenuano mentre la tosse e gli altri disturbi respiratori si accentuano. Se non insorgono complicazioni la malattia si risolve in 2-5 giorni e dopo una settimana il paziente sta perfettamente bene; in alcuni casi può persistere astenia postinfluenzale.
Complicazioni Non frequenti, ma diverse: - Polmonite primaria virale, quadro simile all'influenza che tende a protrarsi; può essere molto grave. Here is the microscopic appearance of a viral pneumonia with interstitial lymphocytic infiltrates. Note that there is no alveolar exudate. Thus, the patient with this type of pneumonia will probably not have a productive cough. The most common causes for viral pneumonia are influenza, parainfluenza, adenovirus, and respiratory syncytial virus (RSV appears mostly in children). Cytomegalovirus can appear in immunocompromised hosts.
Complicazioni - Polmonite batterica secondaria, provocata da superinfezione batterica sulle lesioni provocate dal virus; inizialmente l'influenza sembra migliorare, ma in seguito i sintomi peggiorano. - Polmoniti miste. - Riacutizzazione di una bronchite cronica. - Laringite stenosante (grave, colpisce soprattutto i bambini). - Miositi (dolori intensi, aumento della creatinchinasi -CK- nel siero). - Sindrome di Reye (grave encefalopatia collegata a influenza, principalmente B, e varicella; possibile per uso di ASA in malattie febbrili prima dei 16 anni di età, soprattutto nei bambini). La comparsa di marcata dispnea, cianosi, rantoli diffusi all'ascoltazione e ipofonesi alla percussione deve far sospettare una complicanza polmonare.
Diagnosi Nel singolo paziente è principalmente clinica. All'inizio delle epidemie è possibile l'isolamento virale presso centri attrezzati, da confermarsi da parte dell'ISS. Sul liquido di lavaggio del cavo orale dopo gargarismi è possibile in alcuni laboratori la diagnosi mediante test che identificano il virus. Possibile, ma eseguibile solo "a posteriori", la diagnosi sierologica confrontando i titoli anticorpali di campioni prelevati all'inizio della malattia e dopo 2-3 settimane.
Terapia E' prevalentemente sintomatica, somministrando analgesici-antipiretici per la cefalea, le mialgie e la febbre, sedativi per la tosse e gocce nasali per la rinite. Una terapia eziologica specifica antivirale è disponibile per l'influenza da virus A ed è rappresentata da amantadina o rimantadine; tali farmaci tuttavia sono utili soltanto se assunti nelle prime 24-48 ore dall'inizio della malattia e possono provocare effetti collaterali a livello gastrointestinale o del SNC; possono essere usati anche a scopo profilattico.
Più recentemente sono stati approvati dalla FDA inibitori della neuroaminidase attivi sia su virus A che B (Zanamivir e oseltamivir). Anch’essi vanno usati nei primi 2 giorni di malattia e bloccano l’infezione di nuove cellule da parte del virus. Gli antibiotici devono essere somministrati nei soggetti a rischio o in caso di complicazioni.
Profilassi E' possibile ed efficace la vaccinazione con virus ucciso coltivato su embrione di pollo (il vaccino è controindicato nei soggetti con allergia all'uovo), somministrato per via intramuscolare. In fase sperimentale vaccini con frammenti virali di sintesi (per ovviare alle reazioni allergiche) o con virus vivi attenuati per via orale o nasale. La vaccinazione è raccomandata nei soggetti a rischio, con cardiopatie o broncopneumopatie croniche, ma è consigliabile negli anziani e nei soggetti che provvedono a servizi pubblici essenziali. E' obbligatoria la notifica della malattia.