Il paesaggio secondo Dardel

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Il paesaggio secondo Dardel 1- L. Febvre: “Tutta la geografia è nell’analisi del paesaggio” 2- Paesaggio è un insieme: una convergenza, un momento vissuto p. 33 3- Il paesaggio agrario 4- Classici della geografia secondo Dardel

L. Febvre: “Tutta la geografia è nell’analisi del paesaggio” Per capire Dardel è necessario leggere Febvre, La terra e l’evoluzione umana. Introduzione geografica alla storia, Torino 1980 lasciandosi guidare da Farinelli secondo il quale la geografia del francese è una geografia della vita la cui filosofia è ispirata da Bergson. Se la vita è evoluzuzione creatrice, imprevedibile creazione di forme, ogni geografia ratzeliana ( e …vidaliana ) diventa “determinista”. I concetti scientifici non sono in grado di riprodurre la realtà, ma solo di ordinarla: di qui un’immensa prospettiva di lavoro per immaginare l’inesauribile universo di significati possibili che i mutevoli punti di vista propongono (p. XXXI).

Paesaggio è un insieme: una convergenza, un momento vissuto Dardel per convergenza intende quella “impressione che unisce tutti gli elementi”, La “ tonalità affettiva dominante” che dà senso ai singoli oggetti si ritrova nei paesaggisti. In Caspar David Friedrich (1774-1840), per esempio. Il pittore del silenzio operò a Dresda e ispirò per certo A. v. Humboldt . Per la proposta di superamento della “apparenza estetica” , per il progetto di una scienza del paesaggio si veda ancora F. Farinelli, la sua Introduzione ai Quadri della natura (Firenze 1998). Il testo humboldtiano, nel duplice aspetto letterario ed scientifico, risente di tedesca e contemporanea Naturphilophie, tende a confondere arte e scienza come due facce di una stessa moneta.

Il paesaggio agrario I “legami esistenziali con la terra o se si vuole la geograficità originale degli uomini” (p.34) si tradurrebbe in paesaggio agrario nei modi suggeriti da Marc Bloch, Les caractères originaux de l’histoire rurale francaise, Parigi 1931 e ripresi da Roger Dion, Essai sur la formation du paysage rural francais, Tours 1934. Per questo “inserimento dell’uomo nel mondo” cfr. L. Gambi, Critica ai concetti geografici di paesaggio umano, in Una geografia per la storia, Torino 1972, pp. 149-174. Openfield, bocage e colture promiscue mediterranee sono le tre forme dell’agricoltura europea. Il paesaggio come fatto visivo sarebbe risultato e riflesso della struttura sociale ed economica. Poiché paesaggio da qs angolatura diventa “elementare schizzo estrinsecativo”(p.174), è chiara la distanza dal punto di vista dardelliano. Secondo Dardel la sistemazione dei campi e delle case “esteriorizza la relazione fondamentale dell’uomo con la terra” (p.37). NB Ricorda come Gambi conoscesse il peso del bergsonismo sui geografi francesi e sul Meynier in specie…

Classici della geografia come paesaggio secondo Dardel A. Demangeon, Les Iles Britanniques, Parigi 1927 L. Febvre, La terra e l’evoluzione umana, Torino 1980 R. Dion, Essai sur la formation du paysage rural francais, Tours 1934 De Castro, Géographie de la faim, V. de La Blache, Principes de Géographie Humaine, Parigi 1922 B. de Saint Pierre, Paul et Virginie, Parigi 1787 A. Siegfried, Le Canada, puissance internationale, Parigi 1939 M. Bloch, Les caractères originaux de l’histoire rurale francaise, Parigi 1931

Classici della geografia secondo Farinelli Discussione preliminare quale invito senza pretese alla lettura critica del Dardel. D. Cosgrove, Realtà sociali e paesaggio simbolico, Milano 1990 ( distingue la figura dell’insider e outsider nella percezione del paesaggio) S. Passarge, Grundlagen der Lanndschaftkunde, Amburgo 1919 (paesaggio: unica forma di realtà accessibile al geografo) A. v. Humboldt, Les Tableaux de la Nature , Milano 1808 ( esaminati i concetti di Eindruck, Einsicht, Zusammenhang) R. Biasutti, Il paesaggio terrestre, Torino 1949 ( “riferimento fondamentale della geo. del paesaggio”) L. Gambi, Una geografia per la storia, Torino 1972 (i limiti del visibile) Il ragionamento di Farinelli potrebbe riassumersi nella lettera di W. M. Davis (ciclo di erosione) ad A. Penk del 1921 : “ Davvero noi diciamo soltanto quello che vediamo? Io credo stupido pensare che possa esistere un’osservazione che non comporti un ‘inferenza. Una Kodak può osservare!” vedi: F. Farinelli , Geografia. Un’introduzione ai modelli del mondo, Torino 2005