CORSO PIANI INDUSTRIALI RELAZIONE FIESOLE, 17 OTTOBRE 2007
A COSA SERVE IL PIANO INDUSTRIALE PER PRECISARE LE STRATEGIE DI AZIENDA, SOPRATTUTTO A LIVELLO DI GRUPPO PER ORIENTARE I COMPORTAMENTI E LE AZIONI PER VERIFICARE LANDAMENTO DELLAZIENDA MARKETING FINANZIARIO
A CHI SERVE AL CdA AL MANAGMENT DELLE VARIE AZIENDE DEL GRUPPO ALLE STRUTTURE ORGANIZZATIVE E COMMERCIALI AGLI ANALISTI FINANZIARI
Le fasi dellelaborazione /1 ANALISI DEL CONTESTO GENERALE – SCENARI ITALIANI ANALISI DEL CONTESTO COMPETITIVO DELLAZIENDA/GRUPPO ANALISI DELLAZIENDA/GRUPPO – PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA – RAFFRONTI CON COMPETITORI
Le fasi dellelaborazione /2 STRATEGIE DI MERCATO FATTORI DI SUCCESSO INTERVENTI SU – STRUTTURE DISTRIBUTIVE, POLITICHE COMMERCIALI – STRUTTURE ORGANIZZATIVE – RISORSE UMANE IPOTESI DI RISULTATI ATTESI
ANALISI DEL CONTESTO ITALIANO
ANALISI ESTERNA DEL MERCATO DI RIFERIMENTO Analisi territoriale: – Della clientela – Della rete distributiva – Delle dinamiche economiche
Esempio – analisi delleconomia del territorio dove è presente lazienda - internazionale
Esempio – analisi delleconomia del territorio dove è presente lazienda (regioni It)
Esempio 2– analisi delleconomia del territorio dove è presente lazienda (regioni It)
Esempio – confronto Italia/Eu mercato
Esempio – analisi italiana del proprio settore di business
Esempio – analisi reputazionale
ANALISI DEI COMPETITORS 1 ASSETS DIPENDENTI SPORTELLI IMPIEGHI DEPOSITI RACCOLTA INDIRETTA, GESTITA, AMMINISTARTA, ASSICURAZIONI, PREVIDENZA Come sono fatti gli altri? Perché?
Esempio – confronto su quote di mercato
ANALISI DEI COMPETITORS 2 RICAVI UTILE COST/INCOME ROE/ROA – COMPLESSIVI – PER SUDDIVISIONE TERRITORIALE – PER SUDDIVISIONE DI SEGMENTO DI MERCATO Dove gli altri fanno meglio? Perché?
Esempio – analisi principali dati gruppi italiani
Esempio – analisi quota di mercato territoriale
IL PUNTO DI PARTENZA: ANALISI DELLA SITUAZIONE ATTUALE DELLAZIENDA PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA Come si è?
Esempio – dal punto di vista storico
Esempio – dati di struttura - posizionamento
Esempio - Dal punto di vista organizzativo/di governance
Esempio – sempre dal punto di vista organizzativo/Governance
Esempio – dal punto di vista economico, andamento
Esempio – dal punto di vista economico, storico
Esempio – analisi del posizionamento internazionale
Esempi – punti di forza/debolezza
Esempio – foicalizzazione sul rischio di credito
COSA FARE? CAMBIAMENTI DA IMPOSTARE – Di governance – Organizzative Impatto sui costi Impatto sui ricavi – Capitale – patrimonio (accantonamenti, rischiosità, ecc.) – Ict – Risorse Umane
Le strutture organizzative
Esempio – consequenzialità logica analisi -> cambiamenti -> risultati
Levoluzione
Levoluzione in corso…
Esempio – riorganizzazine distribuzione territoriale – riduzione costi
Esempio – miglioramento rapporto Cost/income grazie allaumento delle masse. Come?
Sul come: analisi
proposta
Esempio – Patrimonio, rischiosità: concentrarsi sul core business dellazienda.
Esempio – mix di interventi
Esempio - organizzazione
Esempio – leva risorse umane
Attenzione al fattore patrimoniale
CHE RISULTATI RAGGIUNGERE Dato il contesto, Gli interventi proposti Che risultati si possono ipotizzare? – Come misurarli? – Quando misurarli?
Esempio – risultati per area di business, con analisi ed intervento
Esempio – obiettivi articolati
Esempio – Obiettivo utile netto
Esempio – OBIETTIVI ECONOMICI
Esempio – obiettivi economici
Esempio – attenzione al patrimonio
Esempio – obiettivi per struttura aziendale, le fabbriche prodotto
Esempio – intervento sulle risorse umane: prima riduzione
… poi ricollocazione
… quindi utilizzo delle dinamiche di scale per scopo
Esempio – risorse umane, non solo riduzioni /1
Esempio – risorse umane, non solo riduzioni /2
Esempio – il capitale e gli azionisti…
ATTENZIONE LANALISI DEL CONTESTO DEVE ESSERE CORRETTAMENTE SVILUPPATA LA STRATEGIA AZIENDALE DEVE ESSERE COERENTE COL MERCATO DI RIFERIMENTO LE AZIONI DI SVILUPPO DEVONO ESSERE SOSTENIBILI SUI 3 INPUT: RISORSE UMANE, ICT, PATRIMONIO LE AZIONI DI SVILUPPO DEVONO ESSERE MOTIVATE DAI PUNTI DI FORZA/DEBOLEZZA I RISULTATI DEVONO ESSERE COERENTI CON I PRECEDENTI PUNTI: – PERCHE LAZIENDA/GRUPPO PUO FARE PIU DEGLI ALTRI? – A PARITA DI QUANTITA SE QUALCUNO GUADAGNA, ALTRI DEVONO PERDERE. Ragionare dal punto di vista dellimprenditore
Esempio – risorse umane, non solo riduzioni /3
I sistemi di misurazione LEva
EVA (finanza on-line) Eva (Economic Value Added) è un indicatore studiato dall' economista americano Bennett Stewart (Stern Stewart & Co.),per calcolare il valore creato da un'azienda. Ormai sempre più aziende italiane lo utilizzano come strumento operativo per valutare l'allocazione delle risorse tra diverse alternative di investimento e per valutare i risultati. L'EVA serve per misurare il valore creato, ossia ciò che rimane dopo aver sottratto al reddito di gestione la remunerazione di tutto il capitale che finanzia l'attivo patrimoniale netto, ossia i debiti ed i mezzi propri
LUTILE NETTO/Il Notpat (net operating profit after tax) A questo scopo, l'utile netto presenta due limiti: riflette solo la remunerazione del capitale di debito (dato che è il residuo calcolato togliendo dai ricavi i costi operativi, straordinari e gli oneri finanziari) e non tiene conto dell'accrescimento del patrimonio aziendale di tipo immateriale, dato per esempio dal posizionamento competitivo
EBIT EBIT (Earning Before Interest and Taxes) È l'utile prima delle tasse, dei proventi/oneri finanziari e dei componenti straordinari. È un indicatore della redditività della gestione caratteristica, o tipica, di una società. Viene anche chiamato reddito operativo o risultato operativo.
ebitda EBITDA (Earning Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization) Utile prima delle imposte, dei proventi/oneri finanziari, delle svalutazioni e dell'ammortamento e delle componenti straordinarie. Chiamato anche MOL (Margine Operativo Lordo), misura la redditività della gestione caratteristica al lordo dei costi di ammortamento e accantonamenti.
VaR Value at Risk (VaR): identifica la perdita inattesa di un'esposizione o di un portafoglio in un intervallo di confidenza e in un determinato orizzonte di tempo. Il VaR viene stimato mediante la distribuzione dei valori delle perdite (o del portafoglio) e rappresenta la differenza fra il valor medio della distribuzione ed il valore in corrispondenza di un determinato percentile della distribuzione (solitamente il 99% o il 99.9%) che dipende dal grado di propensione al rischio della banca. A seconda del percentile utilizzato si ottiene il VaR che rappresenta la massima perdita inattesa con probabilità pari al valore del percentile.