MEDIA EDUCATION A Breve storia della Media Education CORSO DI LAUREA MAGISTRALE MEDIA EDUCATION A.A. 2011/2012 MEDIA EDUCATION A Breve storia della Media Education in Italia e nel mondo Prof.ssa Giovannella Greco giovannella.greco@unical.it
ME: primi sviluppi nel XX secolo in Italia Il cinema Il secolo si apre con l’affermazione della “settima arte”: il cinema. 1895: cinema muto 1927: cinema sonoro Dopo la Grande Guerra: arrivo del colore e del grande schermo Oggi: sviluppo degli effetti speciali Già agli inizi del ‘900, si registra un grande interesse per il cinema da parte di studiosi ed educatori. Tra il 1900 e il 1918, appaiono ben 25 riviste cinematografiche tra cui “La rivista sul cinematografo italiano” (Fabbri Editore), che contiene le prime riflessioni sul ruolo educativo delle pellicole. Nel 1946 viene fondato a Roma il “Movimento del Cineforum”.
ME: primi sviluppi nel XX secolo in Italia La televisione 3 gennaio 1954 nasce la TELEVISIONE ITALIANA “La Rai, Radio Televisione italiana, inizia oggi il suo regolare servizio di trasmissioni televisive. Le maggiori trasmissioni dell’odierno programma sono: ore 11.00 Telecronaca dell’inaugurazione degli studi di Milano e dei trasmettitori di Torino e di Roma; ore 15.45 Pomeriggio sportivo; ore 17.30 Le miserie del Signor Travet film diretto da MarioSoldati”. (Fulvia Colombo, “prima sig.na Buonasera”, 3 gennaio 1954)
ME: primi sviluppi nel XX secolo Effetti sociali della TV “Da qualche mese, nella vita dei piccoli paesi della risaia vercellese, è entrato un elemento nuovo: la televisione, e si può già dire che essa incida sul costume paesano più di quanto non abbia fatto in tanti anni il cinema. Infatti, nei paesi dove esiste una sala cinematografica gli spettacoli sono saltuari o limitati ai giorni festivi, e assistervi assume un carattere di eccezionalità. Invece la televisione c’è tutte le sere, e vi si assiste in un ambiente tradizionale e tipico della vita paesana: l’osteria; e non c’è da pagare lo spettacolo, ma solo la consumazione, che poi non è dappertutto obbligatoria […]. I quattro locali pubblici di Lignina (paese di 1350 abitanti, nella quasi totalità braccianti) hanno messo uno dopo l’altro la televisione. Al circolo ENAL di Ronsecco (1700 abitanti, braccianti e salariati agricoli) alla sera, da quando c’è la televisione, la sala è tanto piena che hanno dovuto mettere un cartello: si prega di lasciare libero il passaggio fra i tavolini. Mentre nella vita delle nostre città la televisione ha ancora un peso irrilevante, nella vita paesana si può già dire che essa eserciti un’influenza sulle abitudini sociali: e, al contrario di quanto può parere a prima vista, la sua fortuna si adatta particolarmente ad una situazione di povertà e isolamento, dove altri svaghi sono inaccessibili e le possibilità di spostamento limitate”. Italo Calvino La televisione in risaia, “Il Contemporaneo”, 1954
ME: primi sviluppi nel XX secolo Effetti sociali della TV Se nei primi anni dell’avvento della televisione in Italia, paese ancora agricolo-comunitario, la gente si riuniva nelle piazze, nei bar, nei cinema, nei teatri per assistere alla programmazione; successivamente, in pieno boom economico (alla fine degli anni ’50), inizia la tendenza all’acquisto del proprio apparecchio televisivo da mettere in casa.
ME: primi sviluppi nel XX secolo in Italia “La TV è una sorta di grande orologio che scandisce, attraverso i suoi ritmi, i suoi appuntamenti, le abitudini di ascolto condivise dall’intera popolazione e favorisce una sorta di unificazione all’interno di un tessuto sociale che non disdegna di rivelare le sue trame… rispecchia i mutamenti della società dopo aver alimentato le condizioni di questi mutamenti”. Aldo Grasso, Storia della Televisione Italiana, Garzanti, Milano 1992 PALEO-TELEVISIONE o TV delle ORIGINI (1954-1975 c.ca) Monopolio RAI con una mission a impronta pedagogizzante volta a istruire ed educare le masse Caratteristiche principali: progetto formativo-comunicativo a caratteri pedagogici ed educativi; rapporto paternalistico-didascalico con il telespettatore; funzioni (dell’emittenza pubblica) di servizio sociale e di divulgazione culturale.
Il caso “Lascia o raddoppia?” ME: primi sviluppi nel XX secolo Il caso “Lascia o raddoppia?” Prima puntata 26 novembre 1955 Conduttore: un giovane Mike Bongiorno che il giovedì sera comincia a porre domande ai concorrenti in studio, sotto forma di quiz. Funzione: impriniting pedagogizzante. Effetti nella società italiana: elevazione dell’obbligo scolastico e riforma della scuola media inferiore (1962). Mike e Lascia o raddoppia? 2 icone della Tv delle origini Aldo Grasso, op. cit., Garzanti, Milano 1992
Il caso “Non è mai troppo tardi?” ME: primi sviluppi nel XX secolo Il caso “Non è mai troppo tardi?” Prima puntata 15 aprile 1960 Conduttore: Maestro Alberto Manzi che, con gessetti e sguardo severo ma comprensivo, ha alfabetizzato generazioni di italiani insegnando a “leggere, scrivere e far di conto”. Funzione: programma di educazione popolare a cura della pubblica istruzione. Effetti nella società italiana: in quegli anni, circa 35.000 italiani superarono l’esame di V elementare grazie ai suoi insegnamenti; è uno dei personaggi che ha contribuito ad unificare linguisticamente la penisola.
ME: primi sviluppi nel XX secolo in Italia Nel 1972 viene pubblicata la Rivista EDAV (Educazione Audiovisiva) che propone un metodo semiotico-strutturale di lettura dell’immagine (fissa, cinematografica, televisiva). Dal 1985 i programmi scolastici danno ampio rilievo all’educazione all’immagine.
ME: primi sviluppi nel XX secolo in Italia Nel 1991 iniziano le prime esperienze di Media Education nell’ambito dell’ISCOS (Istituto di Scienze delle Comunicazione Sociale) dell’Università Salesiana. Nel 1996 un gruppo di ricercatori, professionisti dei media ed educatori, attraverso la fondazione del MED-Media Education. Associazione Italiana per l’educazione ai media e alla comunicazione, accredita e rende permanente il network di interessati alla materia, che si era costituito nei cinque anni precedenti attorno alla figura di Don Roberto Giannatelli (padre salesiano che ha promosso la ME in Italia).
ME: primi sviluppi nel XX secolo nel Mondo Il termine MEDIA EDUCATION appare sullo scenario mondiale all’inizio degli anni ‘70. L’Australia è tra le prime nazioni a proporre la ME come curricolo scolastico, preceduta, almeno come dibattito, dalla tradizione inglese fin dagli anni ‘30. A partire dagli anni ’80/’90, vi sono stati i primi documenti, le prime dichiarazioni e i convegni che hanno attestato la nascita/esistenza di questa disciplina non ancora formalizzata a livello istituzionale.
ME: primi sviluppi nel XX secolo nel Mondo 1982: l’Unesco si fa promotrice della Dichiarazione di GRUNWALD Piuttosto che condannare o esaltare l’indubbio potere dei media, noi dobbiamo accettare il loro significativo impatto e la loro penetrazione nel mondo intero come un fatto indiscutibile ed anche apprezzare la loro importanza come un elemento della cultura del nostro tempo. I sistemi politici ed educativi dovranno essere consapevoli del loro obbligo di promuovere nei cittadini una comprensione critica del fenomeno della comunicazione moderna.
ME: primi sviluppi nel XX secolo nel Mondo 1990: Colloquio internazionale di Toulouse nel quale si forniscono “nuove direzioni” per gli educatori e i ricercatori: studiare i media come un sistema e studiare l’audience e la ricezione; promuovere la cooperazione tra i professionisti dei media e gli educatori; studiare il rapporto media-educazione-democrazia e promuovere la cittadinanza come obiettivo della ME.
ME: primi sviluppi nel XX secolo Principali Convegni Internazionali Con il Patrocinio dell’UNESCO iniziano a svilupparsi incontri internazionali per lo studio e la promozione della MEDIA EDUCATION 1962 – OSLO (Norvegia) seminario sull’educazione ai film e alla tv 1982 – Grunwlad (Germania) simposio internazionale di Media Education 1990 – Toulouse (Francia) colloquio su nuove direzioni per l’educazione ai media 2000 – Toronto (Canada) summit on Media Education 2004 – Rio de Janeiro (Brasile) summit sulla Media Education 2006 – Roma Convegno internazionale “Dieci anni di ME in Italia e in Europa” (Morcellini, Rivoltella 2007) 2008 – Milano Convegno Internazionale sulla Media Education
ME: primi sviluppi nel XX secolo Alcune date importanti Nel 1933 a Londra viene fondato il British Film Institute con una sezione a carattere educativo. Nel 1982 a Parigi nasce il CLEMI (Centre de Liaison de l’Enseignement et des Moyens de l’information) finalizzato alla lettura critica della stampa e poi degli altri media. In Canada l’Association for Media Literacy (nata nel 1978), pubblica dal 1989 i programmi di alfabetizzazione mediale per la scuola secondaria.
ME: primi sviluppi nel XX secolo Fasi della Media Education FASE 1: Discernere e resistere (anni ’30-’40) 1933 esce il libro Culture and enviornment: the training of critical awareness di F.R. Leavis e D. Thompson, una prima serie sistematica di proposte per l’insegnamento sul tema dei mass media nella scuola. L’obiettivo principale era preservare l’eredità letteraria insieme alla lingua, i valori e la salute della nazione di cui essa era vista come personificazione e rappresentazione. I media erano considerati come influenza negativa, orientati a offrire piaceri superficiali anziché i valori autentici della grande arte e letteratura. Lo scopo dell’insegnamento della cultura popolare era incoraggiare gli studenti a “discernere e resistere” per premunirsi contro la manipolazione commerciale dei mass media e riconoscere gli evidenti meriti della cultura alta. Insomma era una forma di vaccinazione e protezione dal male prodotto dai media.
ME: primi sviluppi nel XX secolo Fasi della Media Education FASE 2: Cultural studies e arti popolari (anni ’50-’60) Primi anni ’60: momento di inizio dei CULTURAL STUDIES Williams e Hoggart si contrapposero alla precedente ideologia, sfidando il concetto di cultura proposto da Leavis e la distinzione tra cultura alta e cultura popolare e tra arte ed esperienza vissuta. Con il testo The popular arts di Stuart Hall e Paddy Whannel fu divulgato questo approccio nella scuola e tra gli insegnanti, offrendo loro una ampia serie di suggerimenti per l’insegnamento sui media e sul cinema. Gli insegnanti venivano così incoraggiati a considerare l’uso di film in aula, sebbene preferibilmente film europei e inglesi, mentre il mezzo televisivo rimaneva ghettizzato.
ME: primi sviluppi nel XX secolo Fasi della Media Education FASE 3: Screen generation e demistificazione (anni ’70) Lo sviluppo chiave era quello della “Teoria dello schermo” come esposta nelle pagine delle riviste “Screen” e “Screen Education”. Screen era il veicolo più significativo per i nuovi sviluppi della semiotica, dello strutturalismo, della teoria psicanalitica, del post-strutturalismo e delle teorie dell’ideologia marxista. Screen Education suggeriva in quale modalità dovessero essere applicati questi approcci accademici all’insegnamento nella scuola. L’autore più influente di questo approccio è LEN MASTERMAN, il padre della Media Education. Masterman era particolarmente critico nei confronti di quello che riconosceva come elitarismo accademico della “teoria dello schermo”; rifiutava con forza quello che vedeva come approccio valutativo, “da ceto medio”, di Leavis e dei suoi sostenitori. Promuoveva l’applicazione dei metodi analitici propri della semiologia. Agli studenti veniva richiesto di mettere da parte le proprie opinioni e attitudini soggettive e intraprendere forme sistematiche di analisi, in grado di evidenziare le ideologie nascoste nei media e dunque di liberare loro stessi da tale influenza. Dal discernimento sul piano del valore culturale si passa a una forma di demistificazione politica ed ideologica.
ME: primi sviluppi nel XX secolo Fasi della Media Education FASE 4: New Media Education (in corso) La diffusione del digitale, che ridefinisce sia gli strumenti che le modalità di rapporto con i media, interviene a produrre una profonda trasformazione culturale. La media cultura che le giovani generazioni contribuiscono, oggi, a costruire è una cultura caratterizzata da: una socializzazione orizzontale; una ridefinizione delle logiche temporali (annullamento del passato, enfatizzazione del presente, perdita del futuro); l’integrazione e la sovraesposizione della comunicazione mediata nella vita personale e sociale; il prevalere della dimensione tattile ed emozionale; il protagonismo nell’appropriazione del sapere di forme di lettura brevi (perché si contraggono i tempi dell’attenzione), intermittenti (perché il consumo a singhiozzo diventa la regola) e nomadi (in relazione alla portabilità degli strumenti). Le trasformazioni prodotte dalla media cultura, esercitando la loro influenza sui processi educativi, impongono una ridefinizione delle acquisizioni sulle quali la Media Education, e più in generale l’educazione, hanno finora riposato.
ME: primi sviluppi nel XX secolo Fasi della Media Education FASE 4: New Media Education (in corso) Gli aspetti emergenti che oggi impongono una ridefinizione delle pratiche educative riguardano essenzialmente: la configurazione portabile e personalizzata dei media digitali; la configurazione multitasking e produttiva delle giovani generazioni.
ME: primi sviluppi nel XX secolo Fasi della Media Education FASE 4: New Media Education (in corso) Configurazione portabile e personalizzata dei media digitali La portabilità degli strumenti digitali, affrancando l’utente da una postazione fissa, contribuisce a invalidare o, perlomeno, a rendere insufficienti gli accorgimenti educativi fin qui perseguiti (consumo condiviso, lettura critica), dal momento che l’accesso ai media, e ai mondi che essi dischiudono, diventa un’attività che sfugge completamente al controllo dell’adulto e ricade interamente sulla responsabiltà del giovane. Quanto al carattere personale dell’uso di tali strumenti, può essere inteso in due diversi modi: il primo rimanda al fatto che i media digitali diventano protesi tecnologica del vissuto e della memoria della persona il secondo rimanda al fatto che l’uso dei media digitali, sia pure finalizzato all’interazione, alla costruzione e al mantenimento di una rete di relazioni, è peculiare della singola persona. In entrambi i casi, la riconfigurazione degli spazi (domestico, scolastico, extrascolastico, lavorativo, quotidiano) indotta dai media digitali è vissuta dalle giovani generazioni come un sistema di pratiche sottratto al controllo dell’adulto.
ME: primi sviluppi nel XX secolo Fasi della Media Education FASE 4: New Media Education (in corso) Configurazione multitasking e produttiva delle giovani generazioni La configurazione multitasking delle nuove generazioni rimanda al nuovo stile cognitivo incoraggiato dai media digitali, ovvero alla capacità di svolgere diverse attività allo stesso tempo, gestendo contemporaneamente diversi livelli di comunicazione: una tendenza che, se da una parte solleva dubbi relativi alla sua influenza sulla compressione dei tempi di attenzione e alla sua compatibilità con l’esigenza di approfondimento del dato culturale, dall’altra favorisce l’acquisizione di nuove competenze quali, ad esempio, flessibilità cognitiva, adattabilità, propensione a gestire situazioni complesse, velocità di esecuzione. L’ultimo aspetto da considerare riguarda il fatto che, grazie ai tools multimediali del cellulare, ai blog, ai siti di social network, i giovani da consumatori si sono trasformati in autori. Questa pratica comporta, sul piano educativo, innegabili rischi puntualmente registrati dalla cronaca (il caso del cyberbullismo è uno di questi) ma, anche, inedite opportunità (acquisizione di nuove competenze e nuove modalità di espressione).
ME: primi sviluppi nel XX secolo Le sfide della comunicazione all’educazione Le sfide che la media cultura pone alla Media Education, e complessivamente all’educazione, investono al tempo stesso più livelli: culturale metodologico organizzativo
ME: primi sviluppi nel XX secolo Le sfide della comunicazione all’educazione Sul piano culturale, si pone la necessità di un passaggio dalla pura e semplice introduzione nella scuola delle tecnologie dell’istruzione a una vera innovazione, fondata sul desiderio di costruire un’altra società, e dunque un’altra scuola, dove – come sempre – si impara qualcosa che non si può apprendere altrove, ma a partire da ciò che si sa, si vede, si sente e si comprende nella comunicazione hic et nunc (J. Jacquinot 2007). Sul piano metodologico, considerato il carattere portabile e personale dei media digitali, che consentono alle giovani generazioni di portare con sé il proprio mondo di connessioni e pratiche, sottraendolo al controllo degli adulti, nonché di trasformarsi da utenti ad autori, il problema più urgente da affrontare rimane quello di una educazione alla responsabilità, che comporta tanto una condivisione dei valori della convivenza umana, quanto la consapevolezza della distinzione fra attività off line e attività on line e tra ciò che è pubblico e ciò che è privato (Rivoltella 2007). Sul piano organizzativo, infine, si tratta di superare i limiti del dibattito sull’introduzione nella scuola della media education che, per anni, ha visto contrapporsi i disciplinaristi (fautori della necessità di pensarla come una disciplina tra le altre) ai trasversalisti (fautori della possibilità di pensarla come un insieme di contenuti e metodi da spalmare, secondo le specifiche competenze, sulle diverse discipline), e assumere un’altra prospettiva che suggerisce di guardare alla Media Education come a una svolta comunicativa per l’educazione (Rivoltella 2007).