DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE

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Pag. 294 Disturbi del comportamento alimentare  I DCA sono malattie di origine multifattoriale: fattori psicologici, biologici, familiari e culturali.
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DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE

Anoressia Aspetti descrittivi: Attuali criteri diagnostici secondo il DSM IV-TR: rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra o al peso minimo normale per l'età e la statura; intensa paura di acquistare peso o diventare grassi, anche quando si é sottopeso; alterazione del modo in cui il soggetto vive il peso o la forma del corpo, o eccessiva influenza del peso e della forma del corpo sui livelli di autostima, o rifiuto di ammettere la gravità dell'attuale condizione di sottopeso; nelle femmine, dopo il menarca, amenorrea, ovvero l'assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi.

L'anoressia viene inoltre distinta in due sottotipi: con restrizioni, nell'episodio attuale di Anoressia Nervosa il soggetto non ha presentato regolarmente abbuffate o condotte di eliminazione (per esempio, vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi); con abbuffate/condotte di eliminazione, nell'episodio attuale di Anoressia Nervosa il soggetto ha presentato regolarmente abbuffate o condotte di eliminazione (per esempio, vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi).

Comprensione psicodinamica Fondamentali i contributi di Hilde Bruch: la preoccupazione nei confronti del cibo da parte di soggetti anoressici, altro non é che una manifestazione tardiva di un disturbo più profondo che riguarda il concetto di sé.

la malattia tipicamente si manifesta in brave bambine, con un atteggiamento compiacente nei confronti dei genitori, che diventano improvvisamente negativiste e testarde nell’adolescenza; il corpo a viene esperito come parte separata dal sé, appartenente ai genitori; le ragazze anoressiche perdono completamente il loro senso di autonomia, fino a percepirsi del tutto incapaci a controllare le proprie funzioni corporee. Eziologia: l’origine del disturbo è da rintracciarsi nella relazione precoce con una madre che si prende cura della bambina solo in funzione dei propri bisogni. La bambina, a questo punto, si sente un’estensione della madre.

L’approccio di Selvini Palazzoli e di Minuchin, ha confermato e ampliato alcune intuizioni della Bruch, sottolineando lo schema di invischiamento familiare caratterizzato da un generale assenza di confini intergenerazionali e da ipercoinvolgimento. Le pazienti non sono state in grado di separarsi psicologicamente dalla madre e percepiscono il corpo come abitato da un cattivo introietto materno; il digiuno potrebbe essere praticato per fermarne la crescita.

Boris definisce il nucleo della patologia in un’intensa avidità Boris definisce il nucleo della patologia in un’intensa avidità. I desideri orali sono troppo grandi e inaccettabili per la paziente, vengono così gestiti grazie all’identifica-zione proiettiva: la rappresentazione avida e esigente viene trasferita sui genitori, i quali di fronte al rifiuto da parte della figlia di alimentarsi, diventano ossessivi nei confronti del cibo. A questo punto sono loro ad avere desideri smisurati. L’anoressia si caratterizza come un’incapacità di ricevere cose buone a causa di un debordante desiderio di possesso. Recentemente si sono evidenziati pattern tipici nella relazione padre-figlia: i padri sono superficialmente coinvolti, interessati e supportivi, ma abbandonano emotivamente le figlie in caso di reale bisogno. Spesso questi padri cercano nutrimento affettivo nelle figlie piuttosto che darlo.

Si possono rintracciare i seguenti temi (Gabbard, 2007): Tentativo disperato di essere unici e speciali Attacco al falso-sé promosso dai genitori Affermazione nascente di un vero sé Attacco all’introietto ostile materno visto come equivalente al corpo Una difesa proiettiva dal desiderio abnorme e dall’avidità Tentativo difensivo di evitare le proiezioni non metabolizzate da parte dei genitori Una richiesta estrema di aiuto

Tratti cognitivi caratteristici: (che accompagnano fattori psicodinamici) Distorta percezione dell’immagine corporea. Pensiero dicotomico (tutto-o-nulla). Pensiero magico. Pensieri e rituali ossessivo-compulsivi. 

Bulimia Aspetti descrittivi: I criteri diagnostici elencati dal DSM IV-TR: ricorrenti abbuffate caratterizzate da due condizioni: 1. mangiare in un definito periodo di tempo (per esempio un periodo di due ore), una quantità di cibo significativamente maggiore di quello che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso tempo ed in circostanze simili, 2. sensazione di perdere il controllo durante l'episodio (per esempio sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa e quanto si mangia); ricorrenti e inappropriate condotte di compensazione per prevenire l'aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici, enteroclismi o altri farmaci, digiuno o esercizio fisico eccessivo; le abbuffate e le condotte compensatorie si verificano entrambe in media due volte alla settimana, per tre mesi; i livelli di autostima sono indebitamente influenzati dalla forma e dal peso corporei; l'alterazione non si manifesta esclusivamente nel corso di episodi di Anoressia Nervosa.

Due sottotipi di Bulimia Nervosa: con condotte di eliminazione, nell'episodio attuale di Bulimia Nervosa il soggetto ha presentato regolarmente vomito autoindotto o uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi; senza condotte di eliminazione, nell'episodio attuale il soggetto ha utilizzato regolarmente altri comportamenti compensatori inappropriati, quali il digiuno o l'esercizio fisico eccessivo, ma non si dedica regolarmente al vomito autoindotto o all'uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi.

Comprensione psicodinamica Il quadro clinico della Bulimia Nervosa può essere osservato in soggetti molto diversi tra loro, con precise strutture di personalità, personalità che si può collocare lungo il continuum che va dall'organizzazione nevrotica, a quella borderline, fino ad arrivare alla psicotica.

Mintz: anoressia e bulimia come due facce della stessa medaglia. Paziente anoressica: Maggiore forza dell’Io, Estremo controllo del Super- Io. Paziente bulimica: Io debole, Super-Io che la fa soccombere agli impulsi. Le abbuffate e l'uso improprio di condotte compensatorie adottate dalla bulimica non sono problemi di controllo degli impulsi isolati, molto spesso, infatti, sono anche accompagnati da relazioni sessuali impulsive e comportamenti autodistruttivi come l'abuso di sostanze.

Gli studi condotti hanno evidenziato notevoli difficoltà nella separazione sia nelle pazienti, sia nei loro genitori. Ricorrente è l’assenza di oggetti transizionale nell’infanzia. La lotta per la separazione può riattivarsi usando come oggetto transizionale il corpo: l’ingestione è espressione del desiderio di fusione simbiotica, l’espulsione il tentativo di separarsi.

Un’altra ipotesi spiegativa è rappresentata dall’uso dei figli come oggetti-sé da parte di genitori al fine di convalidare il loro sé. In queste famiglie ciascun membro dipende da tutti gli altri per mantenere un senso di coesione e predomina una modalità di gestione delle qualità cattive inaccettabili dei genitori che, spesso vengono proiettate nel paziente designato, al fine di assicurarsi difensivamente la possibilità di essere visti come interamente buoni. Il paziente designato si identifica inconsciamente con le qualità proiettate e diventa l’unico portatore di tutta l’avidità e l’impulsività familiari. La resistenza ai trattamenti del paziente designato concorre a mantenere l’equilibrio omeostatico della famiglia, spostando l’attenzione dai conflitti intra o inter genitoriali.

In molti casi la bulimia è una concretizzazione dei meccanismi di introiezione-proiezione delle relazioni oggettuali; la scissione può essere ulteriormente concretizzata dall’attribuzione di diverso valore ai vari nutritivi. Questa strategia di gestione dell’aggressività, in quanto basata su scissione, diniego e proiezione, dà come esito un senso di “bontà” assai instabile che fa incorrere in ripetute crisi.

Disturbi dell’alimentazione e disturbo borderline di personalità (BPD) I disturbi alimentari rappresentano uno dei 3 disturbi più comuni presenti nel BPD. In comune soprattutto con la bulimia: impulsività e dinamiche legate allo svuotarsi e riempirsi che rispecchiano all’esterno le scissioni interne.