IERI ED OGGI SCUOLA PRIMARIA”SILVIO PELLICO”

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Transcript della presentazione:

IERI ED OGGI SCUOLA PRIMARIA”SILVIO PELLICO” CLASSE III ANNO SCOLASTICO 2007-2008

DATI GENERALI ASPETTI STORICI TRADIZIONI LOCALI

DATI GENERALI Sorge nella pianura del basso Varesotto, con limiti nelle colline moreniche di Crenna e Cajello. Confina in senso orario da nord con i comuni di: Cavaria, Cassano Magnago, Busto Arsizio, Samarate, Cardano al Campo, Arsago Seprio, Besnate. Il territorio è attraversato dal torrente Arno e rientra nel parco del Ticino.

Origine del nome “Gallarate” ASPETTI STORICI Origine del nome “Gallarate” Il primo documento in cui appare il nome della nostra città è una pergamena dell’anno 974, redatta sotto il regno di Ottone II e giacente nell’Archivio di stato di Milano. Secondo alcuni il nome deriva da “Gallarum arx” (cittadella dei galli ) o “Gallorum ara” (luogo per sacrifici dei Galli). Secondo altri il nome deriverebbe da “Gallerita avis”, (specie di allodola vivente da queste parti). Altri ancora ritengono il suo nome da collegare al nome “Galerius”, forse Gaio. Galericus Valerio Massimiliano successore di DIOCLEZIANO. Se ciò fosse vero la nostra città avrebbe il suo nome legato ad un imperatore Romano e non a tribù barbariche. Infine, c’è chi pensa che il nome derivi dalla voce latina “Glarea” in pratica “ghiaia” materiale presente nel territorio gallaratese per la presenza di corsi d’acqua che la attraversano o che scorrono in vicinanza(ARNO, TICINO, OLONA). Cenni di storia

TRADIZIONI LOCALI La Rama di Pomm La festa di Natale La festa del Patrono La Gioeubbiana

LO STEMMA DELLA CITTA’ Nello stemma della città di Gallarate riconosciuto ufficialmente dal Governo, con decreto 21 febbraio 1933, sono raffigurati due galli: “uno rosso su campo bianco e uno bianco su campo rosso. Così esso appariva già nel 1860, anno in cui Gallarate fu eretta al rango di città, prima ancora della proclamazione del Regno d’Italia.

La storia Abitata sin dal neolitico, probabilmente fondata dai Galli (come testimonia una tomba gallica del sec. I a.C. rinvenuta in piazza Ponti), si sviluppò con l'avvento dei Romani che a partire dalla fine del sec. I a.C. (è di questo periodo una tomba romana rinvenuta in località Crenna) riorganizzarono il territorio, dividendolo in centurie, costruendo strade, favorendo lo sviluppo di villaggi celtici preesistenti. Poco si sa del periodo successivo sino al 974, in cui in una pergamena viene citato un piccolo villaggio di nome Galeratis. Non più un borgo importante, quindi ma un piccolo villaggio che probabilmente deve il suo nome a un Galerius. Nel Medioevo, Gallarate appartenne al Contado del Seprio e ne seguì le vicende. Nel Trecento, il Seprio venne assegnato a Lodrisio Visconti che si stabilì nel castello di Crenna e da qui tramò per impadronirsi del potere a Milano. Nel 1344 esistevano in Gallarate due case di Umiliati, frati di un ordine minore che lavoravano e tessevano la lana. Dalla loro attività presero il via manifatture tessili di lana e di seta e un vivace commercio di manufatti. Nei secoli che seguirono Gallarate fu ripetutamente teatro di scontro dapprima contro le invasioni degli Svizzeri, che affiancavano i francesi, poi per la guerra tra francesi e spagnoli. Nel 1786, l'imperatore austriaco Giuseppe II fece di Gallarate il capoluogo della provincia. Nel 1796, con l'avvento di Napoleone, Gallarate divenne capoluogo del IV distretto del dipartimento dell'Olona e nel 1798 furono aboliti tutti i feudi. Nel 1799 tornarono gli austriaci e Gallarate fu saccheggiata dalle truppe russe di Suvarov. Nel 1860 Gallarate ottenne il rango di città. Sorsero in questo periodo le prime attività industriali. Accanto all'industria tessile si svilupparono officine meccaniche, calzaturifici, oreficerie...

Gallarate antica MILLE ANNI FA LA CITTA’ DI GALLARATE ERA CIRCONDATA TUTTO INTORNO DALLE MURA; IN ESSE VI ERANO PORTE CHE RESTAVANO APERTE DI GIORNO E CHIUSE DI NOTTE. ERA PURE CIRCONDATA DA UN GRANDE FOSSO CHE SI RIEMPIVA CON L’ACQUA DELL’ARNO, QUANDO I NEMICI TENTAVANO DI ENTRARE IN CITTA’. GALLARATE AVEVA ANCHE UN CASTELLO E UNA TORRE. IL CASTELLO NON C’E’ PIU’, MA LA TORRE RIMANE ANCORA: E’ IL CAMPANILE DELLA CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA. IL PICCOLO BORGO DI GALLARATE ANTICA È DIVENTATA OGGI UNA BELLA E GRANDE CITTA’.

L’ARNO Il torrente Arno (così battezzato, sembra dagli Etruschi, in omaggio ed a ricordo del loro più grande e maestoso fiume toscano) ha origine tra le colline di Brunello, Gazzada e Morazzone, in diversi rami che si riuniscono, dopo breve corso isolato poco prima di Valdarno, tra Castronno e Albizzate. Segue poi un percorso tortuoso in direzione nord-sud termina dopo un percorso di 35 km senza tuttavia aver foce né al Ticino, né al canal Villoresi, che sono i due corsi d’acqua più vicini a quella località. Nei pressi di Orago riceve un affluente, il Tenore, che scende dai colli tra Albizzate e Menzago. Un braccio dell’Arno si staccava a Gallarate per ritornarvi dopo attraversata la città: prendeva il nome di Arnetta, ora coperta. L’Arno a quei tempi limpido e pulito usciva sempre dagli argini. La prima citazione riguardante l’Arno, risale al 974 d.c.; la prima riguardante un’inondazione al 1177. Poi le uscite dell’Arno si fecero frequentissime e sono innumerevoli, ecco le più importanti: 1629, 1640, 1732, 1852, 1910, 1951. Molti rischiarono la polmonite invece nell’inondazione duplice del 1951.

LA RAMA DI POMM Una tradizione, ancora viva, è la “Festa delle Mele” chiamata popolarmente “Rama di Pomm”. Essa si celebra tutti gli anni intorno al 21 novembre nel rione di Madonna in Campagna. Il 21 novembre 1631 fu trovato fiorito un melo selvatico vicino ad un santuario a dar prova che la madonna aveva accolto le preghiere dei suoi devoti di far cessare la peste allora imperversante nel Gallaratese. Il palio della Rama di Pomm è suddiviso in 4 settori in cui i “madonna campagnini” svolgono dei giochi come tiro alla fune, gioco delle bocce, partite a carte….e quelli folcloristici come la corsa degli asini, quelli divertenti come la corsa con i sacchi, l’albero della cuccagna e lavori a maglia. Si deve allora alla fantasia popolare l’idea di infilzare alcune mele sulle spine dei rami di Gleditsia e venderle ogni 21 novembre.

La festa di Natale La festa di Natale ai vecchi tempi non era la festa dei doni, ma della famiglia e della religione. I presepi si facevano così: la mamma comprava fogli su cui c’erano stampati Re Magi e altri personaggi, si ritagliavano e si incollavano sui coperchi delle scatolette di caffè e di cicoria. Ai bambini di scuola, le maestre facevano studiare la poesia a memoria e a scrivere una lettera per i genitori: la mettevano sotto il piatto e trepidanti aspettavano che il papà la leggesse; per regalo a Natale davano 10 centesimi. Le massaie preparavano poche cose per il pranzo di mezzogiorno e accendevano nel camino il fuoco con il ceppo di Natale che durava tutto il giorno. Poi si faceva uno spuntino: Cassouela o la Busècca e la Rustiscia.

La festa del Patrono In occasione della festa del Patrono San Cristoforo, il 25 luglio, alcuni ragazzi con un filo di ferro formavano un pallone e lo ricoprivano di bambagia, detta “bombasina” e lo portavano in chiesa. Il sacerdote gli dava fuoco e appena il palloncino incominciava a bruciare si vedeva uno stormo di uccellini bianchi, liberati dalle gabbie da alcuni ragazzi. Oggi, la festa di San Cristoforo si conclude con la tradizionale benedizione degli automezzi, spettacoli musicali e un concerto bandistico.

LA GIUBBIANA La più antica tra le tradizioni i gallaratesi è la festa della “Giubbiana”. L’ultimo giovedì di gennaio, verso sera nella piazza principale della città si accendeva un immenso falò. Intorno ad esso piccoli e grandi facevano gran rumore, danzando e suonando strani strumenti. Al termine della festa le braci accese venivano date alle vecchiette povere. In casa quella sera era tradizionale il risotto con la “luganega”. Un’altra tradizione, abbastanza moderna, è la “Festa del brodo”. Essa si svolge in uno dei quartieri più vecchi di Gallarate che, dalla festa, ha preso anche il nome: “Cuntrada dal Broeud”. La festa dura 3 giorni e inizia il sabato seguente la festa della Madonna del Carmine (16 luglio). Ad essa partecipa tutto il popolo, comprese le autorità che, dopo i discorsi, gustano il tradizionale brodo di manzo che viene offerto gratuitamente a tutti.