A cura di Eleonora Bilotta L’attenzione A cura di Eleonora Bilotta
William James I “Principi di Psicologia” (1890) di William James contengono alcune descrizioni dei processi cognitivi che sono ancora oggi degne di considerazione. James delinea alcuni di quelli che sono i problemi fondamentali dello studio dell’attenzione. A quante cose è possibile prestare attenzione allo stesso tempo? Qual è la relazione tra l’attenzione e la percezione? In che modo l’attenzione influenza la memoria? Che cos’è l’inattenzione? Inoltre individua nell’attenzione due caratteristiche principali: focalizzazione: processo selettivo mediante il quale decidiamo quale stimolo, tra i tanti, prendere in considerazione. concentrazione: la quantità di sforzo cognitivo richiesto per mantenere l’attenzione focalizzata sullo stimolo.
Effetto Stroop Uno dei fenomeni più noti in psicologia sperimentale è l'«Effetto Stroop». In una delle sue tante versioni, al soggetto vengono mostrate delle parole scritte con colori diversi. Il compito consiste nel pronunciare a voce alta il nome del colore e viene misurata la latenza della risposta. Il colore è l'informazione rilevante per lo svolgimento del compito, mentre il significato della parola (che non deve essere letta) è l'informazione non rilevante. Alcune delle parole sono in realtà il nome di un colore ed il nome può essere congruente o incongruente rispetto al colore. Per esempio, si ha congruenza quando la parola «rosso» è scritta in rosso, mentre si ha incongruenza quando la parola «rosso» è scritta in verde.
Stimoli usati per studiare l’Effetto Stroop
Attenzione ed elaborazione automatica Neisser (1976) ha fatto presente il fatto che alcuni processi sono in grado di acquisire informazioni in maniera più o meno automatica. Un processo automatico è altamente autonomo: è possibile eseguirlo senza prestarvi attenzione. Vi sono attività in cui è necessario prestare attenzione affinché vengano eseguite propriamente. Tali processi sono chiamati controllati (Shiffrin e Schneider 1977). Mentre nell’Effetto Stroop la tendenza a leggere i nomi di colori deve essere deliberatamente inibita se si vuole nominare il nome dell’inchiostro con cui le parole sono state stampate, in questo caso la lettura diventa un processo automatico.
Elaborazione preattentiva Anne Treisman ha elaborato una teoria riguardante l’integrazione di caratteristiche (feature integration theory). Secondo la Treisman, prima di essere in grado di prestare attenzione agli oggetti nell’ambiente, è necessario estrarre le loro caratteristiche (features) costituenti. Il processo di estrazione delle caratteristiche sembra operare al di fuori della consapevolezza e per questa ragione è chiamato elaborazione preattentiva. I processi preattentivi estraggono le caratteristiche come la forma, il colore, la profondità e il movimento degli eventi del mondo esterno
Elaborazione preattentiva La percezione del margine tra le lettere T verticali e le lettere T inclinate è immediatamente evidente. Invece il margine tra le lettere T e le lettere L è molto meno evidente e potrebbe anche passare del tutto inosservato.
Attenzione selettiva e attenzione divisa Secondo alcune teorie l’attenzione costituisce un ‘processo che dipende da un elaboratore centrale, per cui dovrebbe essere possibile prestare attenzione soltanto ad una cosa per volta. Il processo centrale, infatti, può controllare soltanto un compito per volta e, se vi sono due compiti, il processore centrale dovrà dedicarsi in maniera alternata a ciascuno di essi. Per eseguire simultaneamente due compiti gli individui dovrebbero alternare rapidamente la loro attenzione nei loro confronti e prestare attenzione in maniera selettiva soltanto ad uno di essi alla volta. Questo punto di vista si contrappone all’ipotesi secondo cui è possibile prestare attenzione contemporaneamente a più di una cosa per volta. Questa capacità viene chiamata attenzione divisa.
Attenzione come risorsa L’attenzione è stata talvolta caratterizzata come una risorsa limitata (Norman e Bobrow 1975). Secondo Hirst (1986) e Hirst e Kalmar (1987), l’ipotesi che l’attenzione sia una risorsa può significare molte cose diverse: l’attenzione è simile ad una riserva di energia (Kahneman 1973); l’attenzione è dotata di limiti di carattere strutturale; l’attenzione è costituita da un insieme di abilità di cui si è dotati (Hirst e Kalmar ).Hirst e Kalmar Hirst e Kalmar sono giunti alla conclusione che l’attenzione può essere divisa facilmente se i compiti utilizzano risorse diverse, per cui essa può essere caratterizzata nella maniera più semplice facendo riferimento alla sua capacità di utilizzare risorse multiple.
Cadute di attenzione D.A. Norman (1981) ha proposto una teoria chiamata schema di attivazione-produzione (activation-trigger-schema) per spiegare quelle cose che sono state definite da Reason (1984) come cadute di attenzione (lapses of attention). L’esempio fornito da Norman è quello di una sequenza di azioni prolungata all’interno della quale ci sono molteplici azioni specifiche che vengono iniziate in momenti diversi della sequenza. Norman e Reason hanno studiato le varie cadute di attenzione , cercando di individuare le fonti dei diversi errori che possono essere commessi.
Cadute di attenzione Il primo tipo di errore considerato da Norman ha luogo quando noi formuliamo in maniera inadeguata quello che è nostra intenzione realizzare. Gli errori dovuti alla formulazione erronea delle intenzioni possono essere suddivisi in due sottoclassi: la prima è costituita dagli errori contestuali, che si verificano quando eseguiamo un’azione che sarebbe opportuna in un contesto diverso da quello in cui l’azione viene effettivamente eseguita; la seconda è costituita dagli errori di descrizione, dovuti alla formulazione inadeguata delle intenzioni, che si verifica quando non abbiamo una comprensione adeguata della situazione in cui ci troviamo.
Cadute di attenzione Un secondo tipo di errore può essere dovuto all’attivazione erronea di uno schema. In questa categoria troviamo i lapsus di cattura (capture slips), i quali si verificano quando uno schema familiare cattura il comportamento sostituendosi ad uno schema non familiare. Questo tipo di errori possono anche avere luogo nel caso di una mancanza di attivazione dello schema appropriato. Un terzo tipo di errore si verifica quando uno schema appropriato viene eseguito nel momento sbagliato. In questa classe troviamo, inoltre gli errori di anticipazione.
Cadute di attenzione Norman ha notato che l’esistenza di questi errori mette in evidenza l’importanza del monitoraggio del comportamento. Spesso gli individui si rendono conto di avere compiuto un lapsus. Per rendersi conto di avere fatto un errore, però, essi devono prestare attenzione a quello che stanno facendo al giusto livello.
Attenzione, consapevolezza ed elaborazione inconscia. James (1980) ha osservato che gli individui non sono consapevoli di tutto ciò di cui potrebbero essere consapevoli. Questa osservazione fa riferimento al fatto che gli individui codificano gli eventi in modi differenti. L’informazione, infatti, può essere codificata in diversi modi. Secondo Wichens il processo di codifica è largamente automatico, non è soltanto inconscio ed è molto rapido. Un evento può essere codificato simultaneamente in modi diversi. Per esempio, una parola può essere codificata nei termini della sua frequenza d’uso, nei termini delle emozioni che suscita in noi e anche nei termini delle sue caratteristiche fisiche, come la grandezza, la forma e cosi via. Questo processo è detto codifica multidimensionale.
Percezione subliminale La percezione subliminale si riferisce a quella classe di fenomeni in cui uno stimolo è in grado di influenzare il comportamento anche se è stato presentato troppo velocemente, oppure ad un livello di intensità troppo basso, perché il soggetto sia in grado di identificarlo. La percezione sublimale spesso ha a che fare con la semantica (studio del significato). Due parole di significato simile sono dette semanticamente collegate. Un fenomeno simile alla percezione sublimale può essere descritto per mezzo della distinzione tra figura e sfondo proposta dagli psicologi gestaltisti. Gli individui solitamente articolano la loro esperienza in una parte a cui prestano attenzione e in una parte a cui non prestano attenzione.
Mascheramento retroattivo Il mascheramento retroattivo è una tecnica largamente usata. Neisser (1967) ha recensito un gran numero di lavori che hanno usato questa tecnica. Essenzialmente, il mascheramento retroattivo consiste nella presentazione di uno stimolo (target) e nel mascheramento di questo stimolo per mezzo di un altro stimolo. La differenza temporale che intercorre tra la presentazione del primo stimolo e la presentazione dello stimolo di mascheramento è chiamata stimulus onset asynchrony, o SOA.