IL TEMPIO GRECO LE SUE TIPOLOGIE
IL TEMPIO (p. 92) Fin dall’8° secolo a.C., la struttura architettonica che più di ogni altra caratterizza e riassume lo spirito greco è il tempio. Era la dimora terrena degli dei. La religione greca era politeista, credevano in molte divinità, che avevano caratteristiche fisiche e sentimenti uguali a quelli umani, ma con qualche dote superiore. Di conseguenza, vi era un rapporto diretto e confidenziale tra l’uomo e la divinità.
SPAZI INTERNI DEL TEMPIO Il tempio greco nasce e si sviluppa parallelamente alla casa e ne assume la tipologia. La disposizione degli spazi interni può variare in relazione al periodo o alle dimensioni e luogo di costruzione del tempio. Ma alcuni elementi sono semprte presenti: il naos (cella) e il pronao (pro= davanti, naos= cella) spazio porticato antistante la cella.
PARTI DEL TEMPIO
NAOS Nel naos viene esclusivamente custodito il simulacro del dio a cui il tempio è dedicato, mentre tutte le celebrazioni e i sacrifici si svolgono fuori, su are = altari all’aperto. La cella presenta una pianta rettangolare e vi si accede attraverso un’unica porta aperta sul lato minore, orientato ad Oriente. L’interno è oscuro, illuminato da braceri o lampade votive a olio, ciò gli conferisce un’atmosfera di sacralità.
PRONAO Lo spazio porticato del pronao ha la funzione di filtro simbolico tra esterno (realtà umana) e l’interno della cella (realtà divina). In base al numero e alla disposizione delle colonna del pronao, il tempio assume diverse denominazioni, che ci sono state tramandate dall’architetto Vitruvio Pollione (vissuto nella 2^ metà 1° secolo a.C.) nel De Architectura.
TIPOLOGIE DI PIANTE
Le tipologie ricordate da Vitruvio variano in base alla planimetria (rappresentazione grafica della pianta di un edificio). Tempio in antis: prende il nome dai due pilastri quadrangolari (ante) costruiti al termine del prolungamento murario dei due lati maggiori del naos. Tra le ante vengono in genere edificate due colonne. Tempio doppiamente in antis: presenta anche sul retro della cella un secondo pronao, detto opistodomo (opistha= dietro, domos= casa), che a volte aveva ragioni funzionali, di deposito, ma più spesso ragioni estetiche per conferire al tempio maggiore simmetria.
Il tempio prostilo: ha la stessa pianta di quello in antis, ma davanti alle ante e al naos si ergono 4 colonne (pro= davanti, stylos= colonna). Tra le colonne e le ante si viene a creare un porticato che amplifica la funzione di filtro simbolico tra esterno ed interno. Il numero delle colonne varia in base alle dimensioni del tempio (tetrastilo 4, esastilo 6, eptastilo 7…). Il tempio anfiprostilo: è il raddoppiamento di quello prostilo, con due colonnati, uno anteriore ed uno sul retro. Anche in questo caso vi è una ragione estetica legata alla simmetria.
Il tempio periptero: e circondato da colonne lungo tutto il perimetro (peri=intorno, ptheros= alato, leggiadro). Si crea così un porticato continuo chiamato peristasi. Il tempio psedudoperiptero: il colonnato sembra corcondare la cella, in realtà si hanno solo delle mezze colonne addossate alle pareti della cella (pseudes= falso).
Il tempio diptero: consiste in un doppio colonnato che circonda l’intero perimetro (dis= doppio). Il tempio pseudodiptero: è un edificio diptero semplificato, l’unico colonnato che lo circonda ha una distanza doppia dalla cella, potrebbe ospitare un secondo colonnato interno. Il tempio a tholos: è circolare, così chiamato per similitudine con la pseduocupola micenea. Il naos assume una forma cilindrica e la peristasi è un porticato circolare.
NOMENCLATURA DEL TEMPIO GRECO
I 3 ORDINI ARCHITETTONICI (p. 94) L’ordine architettonico è la più grande novità introdotta dai Greci nell’arte di costruire. Una serie di regole geometriche e matematiche regolano ogni elemento di un edificio e tutte strettamente in rapporto fra loro con le dimensioni dell’edificio nel suo insieme. Lo spunto deriva dall’osservazione della natura, nella quale piante e animali presentano sempre proporzioni ben definite. Unità di misura (modulo) è il diametro (raggio) di una colonna. Secondo Vitruvio, la progettazione dei templi si basa sulla simmetria, che nasce dalla proporzione (analoghia), cioè la commisurabilità delle singole parti di un’opera, fra loro e con l’insieme. Nessun tempio, secondo Vitruvio, potrebbe avere una razionale progettazione, senza un esatto rapporto proporzionale con le membra del corpo umano.
DORICO IONICO CORINZIO
ORDINE DORICO (p. 96) Il più antico e maestoso. Usato solo per la costruzione di templi (dal 7° secolo a. C.) inizialmente in Peloponneso, Magna Grecia e Sicilia. Il tempio dorico non poggia direttamente sul terreno, ma su un crepidoma in pietra (krepis= fondazione), sul quale poggiano tutte le colonne. La parte superiore del crepidoma ha il nome di stilobate (stylos= colonna, bathus= basamento della colonna). La colonna si compone di: fusto (verticale cilindrico) e capitello (coronamento), uniti dal collarino (elemento anulare di raccordo).
FUSTO Realizzate un tempo in legno, furono poi sostituite da colonne in pietra o marmo. Il fusto non era monolitico (con un solo blocco di pietra), ma composto in più pezzi, rocchi (rotulus= rotoli) sovrapposti e fissati da un perno centrale in bronzo. Il fusto è rastremato verso l’alto (si stringe verso l’alto) ma in modo non uniforme, poiché ad un terzo dell’altezza presenta un leggero rigonfiamento, entasi (entasis= gonfiore), che serve a correggere la percezione ottica della colonna, che vista da lontano sembrerebbe inaturalmente sottile.
Il fusto dorico è scanalato, cioè percorso verticalmente da scanalature a spigoli vivi (in genere 20), realizzate dopo aver sovrapposto i rocchi. Esse creano un netto contrasto di luce ed ombra che contribuisce a dare senso di compattezza e solidità alla colonna. CAPITELLO E’ il coronamento della colonna ed è formato da abaco (inferiore) ed echino (superiore). L’echino (riccio di mare) ha forma di catino circolare convesso. L’abaco (tavola, basamento) ha forma di parallelepipedo molto basso. TRABEAZIONE Trabeazione (trabea= trave) l’insieme degli elementi strutturali e decorativi che si appoggiano sui capitelli. E’ composta da tre elementi: architrave, fregio, cornice.
L’architrave collega orizzontalmente le colonne e serve da appoggio per le travi del tetto. L’architrave è sormontata da un fregio che si sviluppa lungo l’intero perimetro del tempio, con un ordinato alternarsi ritmico di metope e triglifi. Le metope (metà= fra, opè= apertura, foro) in epoca classica venivano dipinte o decorate a bassorilievo con scene tratte dalla mitologia. I triglifi (treis= tre, glyphe= incavo, scanalatura) sono decorate con 4 scanalature verticali, le due centrali uguali, le due laterali larghe la metà delle altre. CORNICE La cornice (geison) aggetta sul fregio sottostante al fine di proteggerne i bassorilievi dalla pioggia.
Le due falde del tetto a capanna del tempio formano, nei lati minori, due spazi a forma di triangolo isoscele, il timpano (con riferimento allo strumento musicale). FRONTONE L’insieme del timpano e delle cornici costituiscono il frontone (frons= fronte). Alla sommità del frontone e ai suoi due vertici laterali cono collocati piedistalli e statue che prendono il nome di acroteri (akroterion= sommità). In origine tutti gli elementi architettonici erano vivacemente colorati.